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Chiesa Cattolica e conflitto sociale

Chiesa Cattolica e conflitto sociale

Ci fa piacere che anche Simone Giusti, il pisano a capo della diocesi
livornese della Chiesa cattolica, si sia accorto che a Livorno sia in
corso un drammatico conflitto sociale.

Sono anni che a Livorno, come in tutta Italia, è in corso una guerra
contro i lavoratori, gli sfruttati, i ceti popolari.  I licenziamenti,
gli sfratti, i tagli ai servizi sociali, l’aumento delle tasse, la
miseria crescente e il peggioramento del tenore di vita sono tutti
segnali di questa guerra.

Chi vive nei quartieri popolari se ne è accorto da anni, come si è
accorto da anni della repressione crescente: licenziamenti
discriminatori, diminuzione dei diritti sul posto di lavoro, denunce,
manganelli, fogli di via, denunce e arresti per chi non si rassegna
alle scelte delle istituzioni, locali e nazionali.

Ma le classi privilegiate si accorgono di questa guerra solo quando le
vittime si organizzano pèer resistere alla violenza, quando i
lavoratori della TRW prendono iniziative non concordate con i
sindacati pronta-firma, quando migliaia di livornesi scendono
pacificamente in strada, senza l’imprimatur di organizzaizoni
ufficiali.
Allora i capitalisti hanno paura, e i loro servi parlano del rischio di
conflitto sociale. Ecco cosa dimostrano le parole di Simone Giusti:
se gli operai vogliono che si parli di loro, devono fare paura.
Devono fare paura perché si organizzano da soli, senza pastori
addomesticati, perché rompono le regole del gioco con l’azione
diretta e l’autorganizzazione.
E la soluzione dei problemi dei lavoratori non sarà certo la minestra
riscaldata della Caritas. Il conflitto sociale avrà fine solo quando
scomparirà la divisione in classi della società.

La Commissione di Corrispondenza
della Federazione Anarchica Livornese

 

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