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4 novembre, non c’è niente da festeggiare!

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Con qualche giorno di ritardo pubblichiamo una foto dello striscione del presidio antimilitarista del 4 novembre in Piazza Cavour e il testo del volantino distribuito. Al presidio hanno preso parte circa una quarantina di persone, un buon risultato, dal momento che si trattava di un’iniziativa a carattere principalmente informativo.

4 novembre,

non c’è niente da festeggiare!

Il 4 novembre, festa delle forze armate, viene esaltata la guerra, vengono esaltati i massacri di ieri e di oggi in preparazione di quelli di domani: i “festeggiamenti” di oggi, sono solo un insieme di retorica patriottarda e guerrafondaia.

A sud e a nord del Mediterraneo, ad Est e a Ovest, in Israele, in Siria, in Egitto, in Turchia, gli stati, con la scusa del terrorismo scatenano guerre che si rivolgono principalmente contro le popolazioni e i civili massacrati sono dieci volte più numerosi dei militari morti.

Con la scusa del terrorismo il governo italiano ha sguinzagliato i militari nelle strade, un’altra missione, un altro saccheggio del pubblico erario.

Tutto questo ha un costo di vite umane, militari e civili e economico, in un periodo di crisi in cui si taglia su scuola, sanità, salari e pensioni

Nei giorni scorsi aerei occidentali hanno bombardato ospedali dediti alla cura delle vittime dei “danni collaterali”, allo stesso modo in Italia e nel resto dell’Europa viene bombardata la sanità con tagli e privatizzazioni. Tutto questo mentre non si accenna neppure lontanamente a ridurre le commesse per l’acquisto di nuove armi.

Ed è scandaloso, dato che almeno l’1,7% del nostro Pil è impiegato per armare e addestrare l’esercito, mentre alla ricerca e allo sviluppo viene destinato solo lo 0,5%.

Nel 2014 il Governo italiano ha impegnato 67 miliardi di euro per spese militari e armamenti. Ma a quanto ammontino veramente le spese militari è un mistero: la spesa è stata spezzettata tra varie voci, e assegnata solo in parte al bilancio della Difesa, in parte ai bilanci di altri ministri (come quello dello Sviluppo economico), le spese militari sono per giunta nascoste grazie al “segreto militare”.

Operazioni come quelle compiute dalla Turchia nel Kurdistan, con attentati che provocano migliaia di morti, non avvengono senza l’avallo o il tacito consenso dei servizi segreti, che sono integrati a livello internazionale con quelli degli Stati Uniti, sotto la copertura dell’alleanza atlantica.

Lo stesso si può dire dell’operazione Strade Sicure o del pattugliamento delle coste libiche deciso dal governo italiano.

La NATO è il braccio militare del Fondo Monetario Internazionale, e viceversa, il FMI è il braccio finanziario della NATO: fra i due organismi c’è collaborazione e scambio di dirigenti.

La guerra viene usata dagli stati come principale strumento di gestione della politica internazionale, della spartizione economica e delle aree di influenza.

La politica di guerra dell’esercito e del governo va contrastata con l’azione antimilitarista:

  • boicottando le iniziative di propaganda, come quella di oggi o come il TAN, che cercano di coinvolgere i giovani e la cittadinanza;

  • liberando le nostre strade dall’odiosa presenza di militari armati

  • denunciando il carattere guerrafondaio delle cerimonie commemorative;

  • sostenendo i movimenti popolari di lotta, come il movimento NO MUOS, quello contro gli F-35, quello contro le esercitazioni militari in Sardegna;

  • costruendo un movimento che con la lotta riesca a chiudere le basi militari straniere, a cacciare la NATO dall’Italia, a ritirare le truppe italiane dagli scenari di guerra.

Se vuoi la pace, denuncia, ostacola, combatti chi prepara la guerra!

Antimilitariste/i Livornesi

Posted in Antimilitarismo, Generale, Internazionale.

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