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Il pifferaio del Quirinale

Il pifferaio del Quirinale

Il punto centrale del discorso che Sergio Mattarella, attuale presidente della repubblica, ha tenuto il 31 dicembre è l’appello ai ragazzi del ’99, che sono iscritti per la prima volta nelle liste elettorali, perché partecipino in massa alle elezioni.
Ha paragonato gli attuali ragazzi del ’99 con quelli della prima guerra mondiale, quando i nati nel 1899 vennero avviati al fronte per fermare l’esercito austro-ungarico dopo la rotta di Caporetto. Il paragone ci dice molto sulla considerazione che hanno le classi dominanti per le masse oppresse e sfruttate: esse contano solo come carne da cannone, e l’accostamento fra i nuovi elettori e i massacrati nelle trincee della guerra 15-18 per la grandezza di Casa Savoia dovrebbe illuminare i giovani del 1999 sul destino che li attende.
Del resto, anche la considerazione sul “lungo periodo di pace del nostro Paese e dell’Europa”, visto che ancora oggi in Europa, perché l’Ucraina è in Europa, è in corso un sanguinoso conflitto. Ma i paesi europei sono comunque stati in guerra, Francia e Regno Unito soprattutto, dalla crisi di Suez alla guerra d’Algeria, ma anche l’Italia che fra l’altro, proprio nell’anno in cui nascevano i nuovi elettori, partecipava alla guerra di aggressione contro la Federazione Jugoslava, e poi partecipava all’aggressione nei confronti della Libia.
La pace dei padroni e dei governanti consiste solo nella possibilità di sfruttarci sempre di più.
Come le guerre sono immani massacri per la gloria di assassini gallonati, per l’arricchimento dei pescecani capitalisti e il potere degli Stati, così le elezioni servono solo a consolidare il potere della borghesia. I giovani che andranno a votare per la prima volta riceveranno solo la speranza illusioria di poter cambiare le cose. Ogni volta che la democrazia ha minacciato gli interessi delle classi privilegiate, queste hanno usato tutta la forza e l’influenza che deriva dal monopolio della ricchezza per rovesciare il sistema democratico e imporre governi succubi del potere economico. Questa è l’origine del fascismo e del nazismo.
E’ bene inoltre che i giovani chiamati a sostenere questa infame baracca che chiamano Stato, non si facciano illusioni sui reali poteri dei rappresentanti del popolo. Lo Stato vive solo grazie al debito pubblico, cioè grazie ai finanziamenti che il sistema del credito, cioè l’oligarchia finanziaria, concede al Governo. Le tasse servono solo a pagare gli interessi su un debito pubblico sempre crescente. Ogni provvedimento del Governo ha bisogno di essere finanziato, il denaro viene fornito dal mercato, cioè dall’oligarchia finanziaria, che è la vera arbitra dell’azione del Governo. Qualunque sia la maggioranza che vince le elezioni, l’azione del Governo sarà finanziata nella misura in cui corrisponde agli interessi dei creditori.
Come dice giustamente Mattarella, partecipando alle elezioni si diviene protagonisti della vita democratica, ci si impegna a pagare un debito che altri hanno contratto per noi, che è stato usato a vantaggio di una minoranza privilegiata. La Repubblica è basata sul lavoro, il lavoro è la fonte di ogni ricchezza che minorane privilegiate si appropriano grazie all’ordinamento giuridico e alla proprietà dei mezzi di produzione.
I giovani del 1999, come i loro antenati di cento anni fa, aspirano ad una società più giusta e più libera, ma la partecipazione alle elezioni è uno degli inganni di cui si serve il Governo per mantenere l’attuale organizzazione sociale. L’astensionismo quindi è un primo segnale di ribellione, a cui deve seguire un impegno concreto per cambiare le cose.
Le menzogne di Mattarella sono uno strumento di governo.
Sostiene Francesco Guicciardini che uno Stato, per sopravvivere, ha bisogno di due cose: le armi e la religione. L’affermazione del Guicciardini è stata variamente tradotta: forza e consenso, coercizione e persuasione, Stato e Chiesa, o, nella versione anarchica, violenza e inganno.
Gli interventi degli uomini politici rientrano nella seconda categoria: con l’inganno cercano di spingere le masse oppresse e sfruttate ad accettare l’oppressione e lo sfruttamento. D’altra parte la menzogna, per essere efficace, deve dare un’immagine distorta della realtà e delle intenzioni delle classi dominanti, degli obiettivi che intendono raggiungere con le loro menzogne.
La critica di queste menzogne non è quindi solo un esercizio moralistico, il nostro scopo non è ristabilire la verità perché anche noi siamo uomini di parte, siamo dalla parte degli sfruttati e della rivoluzione sociale. La critica della visione offerta dalla comunicazione ufficiale è quindi la premessa indispensabile della critica dello sfruttamento e dell’oppressione, della trasformazione sociale. I ragazzi del ’99 hanno già provato sulla propria pelle le contraddizioni dell’attuale formazione sociale; ora è bene che prendano coscienza delle possibilità che hanno di cambiarla, con l’azione diretta e l’autorganizzazione.
Tiziano Antonelli

Posted in Anarchismo, Antimilitarismo, Generale.

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