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2 GIUGNO: SPEZZONE ANTIMILITARISTA E PARTENZA DA LIVORNO

pubblichiamo dal Coordinamento livornese contro le missioni militari

Si può fare! Smantellare e riconvertire le basi militari
SPEZZONE ANTIMILITARISTA
alla manifestazione nazionale del 2 giugno a Coltano
h 14:30 Coltano (Pisa) – Villa Medicea, Via Palazzi 21
Nessuna base per nessuna guerra!
Contro l’apertura della nuova base del “Tuscania”
Per la chiusura di quelle già esistenti
Per il ritiro delle missioni militari all’estero
Basta spese militari, basta tagli ai servizi sociali
No alle politiche di riarmo, alla produzione bellica e al mercato degli armamenti
Per la solidarietà internazionalista contro tutte le guerre e gli imperialismi
Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero – Livorno
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Chiudiamo il polo della guerra
Basi e caserme non ne vogliamo, né a Coltano né all’Ardenza, né altrove
Il progetto di costruzione di una gigantesca base militare nei pressi di Coltano, tra Pisa e Livorno, ha sollevato un’ampia opposizione. Il governo ha decretato il 14 gennaio scorso con un DPCM l’intervento infrastrutturale per la costruzione della base che sarà destinata al I Rgt. Carabinieri paracadutisti “Tuscania”, al GIS, e al Centro cinofili. Ma è da oltre due anni in realtà che l’area per la mega caserma è stata individuata, è scritto negli atti parlamentari e nei documenti ufficiali della pubblica amministrazione. Perciò quando esponenti politici dei partiti che partecipano al governo o amministratori locali affermano che non ne sapevano niente, se non che addirittura che sono contrari, non la raccontano giusta. Queste informazioni erano pubbliche da tempo.
Si sta formando un movimento di opposizione al progetto, per rifiutare l’ennesimo scempio ecologico e l’ennesima base di guerra che incrementerà la militarizzazione della zona. L’uso dei fondi del PNRR per la transizione ecologica per realizzare la base è una beffa, e il fragile equilibrio del territorio sarà definitivamente compromesso da una progetto che prevede 440 mila metri cubi di nuove edificazioni da costruire all’interno di un Parco protetto, su una area complessiva di 730 mila metri quadrati. Questo progetto devastante si inserisce in un quadro già molto grave, segnato dall’ampliamento in corso della base USA di Camp Darby e dall’apertura circa due anni fa della base del COMFOSE (Comando delle Forze Speciali dell’Esercito). Progetti spesso accompagnati dalla grande menzogna della transizione ecologica, vero e proprio greenwashing del settore bellico, come il progetto “caserme verdi” che ha finanziato interamente la costruzione della base del COMFOSE. Si tratta di un piano complessivo di riorganizzazione dei reggimenti che compongono forze speciali e di intervento rapido e che sono in via di trasferimento dalle sedi di Livorno all’area compresa tra San Piero a Grado e Coltano, dove si sposteranno tutte le attività addestrative. Questi reggimenti, impiegati nelle missioni di guerra fuori dai confini nazionali, saranno concentrati attorno alla base di Camp Darby, che già oggi è uno dei principali arsenali statunitensi nel mondo, rifornisce di armi e materiale bellico tutta l’area mediterranea e mediorientale e si prepara ad incrementare questo ruolo. La creazione di un vero e proprio polo della guerra tra Livorno e Pisa era già stato annunciato dall’allargamento dell’Aeroporto militare di Pisa con il progetto dell’Hub militare circa dieci anni fa.
Rifiutiamo la nuova gigantesca base a Coltano, insieme all’ampliamento di Camp Darby e alla nuova sede del COMFOSE. Lottiamo per una smilitarizzazione del nostro territorio, perché a Livorno, come anche a Pisa, sappiamo bene cosa significa subire la presenza di questi reggimenti in città: la continua propaganda di guerra, per celebrare le missioni a cui partecipano; le parate nostalgiche e l’esaltazione della dittatura fascista; le prepotenze dei militari; la devastazione ecologica e sociale che accompagna la militarizzazione del territorio. Per questo sosteniamo le iniziative contro questo progetto. In questi mesi la guerra in Ucraina e il riarmo degli stati europei che l’accompagna, prefigura una possibile espansione del conflitto. La partecipazione dell’Italia con l’invio di militari ai confini con l’Ucraina a potenziare le missioni NATO si inserisce in un più generale inasprimento della politica militare italiana, particolarmente evidente nell’impegno neocoloniale condotto dallo stato italiano in Libia, nel Sahel, e in altre zone dell’Africa, spesso al fianco dell’ENI. Missioni ormai presentate secondo una nuova retorica guerrafondaia, non più come “umanitarie”, ma come interventi per la “difesa dell’interesse nazionale”, rendendo chiaro il rinnovato carattere predatorio e aggressivo della politica estera dell’Italia. Abbiamo costituito mesi fa il Coordinamento proprio per opporci a questa nuova prospettiva di guerra. Su queste premesse ci uniamo a chi sul piano antimilitarista si oppone a questo progetto, ribadendo che basi e caserme non le vogliamo né all’Ardenza, né a Coltano, né altrove.
Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero
no_missioni_livorno@anche.no

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DAL PRESIDIO ASSEMBLEA DI PIAZZA GRANDE VERSO LA MANIFESTAZIONE DEL 2 GIUGNO “NESSUNA BASE PER NESSUNA GUERRA”!

DAL PRESIDIO ASSEMBLEA DI PIAZZA GRANDE VERSO LA MANIFESTAZIONE DEL 2 GIUGNO “NESSUNA BASE PER NESSUNA GUERRA”!
2 GIUGNO: ORE 12:30 ALLA STAZIONE DI LIVORNO PER ANDARE INSIEME A COLTANO
ORE 14:30 SPEZZONE ANTIMILITARISTA ALLA MANIFESTAZIONE A COLTANO, VILLA MEDICEA, VIA PALAZZI 21
Oggi 30 maggio in Piazza Grande a Livorno presidio/assemblea per lanciare la partecipazione da Livorno alla manifestazione nazionale del 2 giugno contro la base militare di Coltano e per avviare anche in città la campagna contro la militarizzazione del territorio tra Pisa e Livorno. Una settantina i presenti, molti interventi, tra cui anche quello di compagnx da Pisa del Movimento No Base a cui partecipiamo come Coordinamento livornese.
Molte persone ci hanno chiesto indicazioni per partire insieme il 2 giugno per raggiungere Coltano. Per questo abbiamo lanciato in piazza un appuntamento alle 12:30 alla stazione di Livorno per partire insieme condividendo il viaggio in auto. Invitiamo comunque a contattarci attraverso questa pagina o attraverso la mail no_missioni_livorno@anche.no per segnalare sia esigenze di passaggi sia la possibilità di mettere a disposizione posti in macchina.
In ogni caso dalle 11 a Coltano saranno già presenti stand, attività e l’accoglienza preparata dal Movimento No Base. l’appuntamento per il corteo è per le 14.30 alla Villa Medicea.
Il Coordinamento sarà presente in manifestazione con un proprio striscione e invita le realtà antimilitariste a unirsi in uno spezzone contro la guerra e antimilitarista.
Si può fare! Smantellare e riconvertire le basi militari
SPEZZONE ANTIMILITARISTA
alla manifestazione nazionale del 2 giugno a Coltano
h 14:30 Coltano (Pisa) – Villa Medicea, Via Palazzi 21
Nessuna base per nessuna guerra!
Contro l’apertura della nuova base del “Tuscania”
Per la chiusura di quelle già esistenti
Per il ritiro delle missioni militari all’estero
Basta spese militari, basta tagli ai servizi sociali
No alle politiche di riarmo, alla produzione bellica e al mercato degli armamenti
Per la solidarietà internazionalista contro tutte le guerre e gli imperialismi
Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero – Livorno
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Chiudiamo il polo della guerra
Basi e caserme non ne vogliamo, né a Coltano né all’Ardenza, né altrove
Il progetto di costruzione di una gigantesca base militare nei pressi di Coltano, tra Pisa e Livorno, ha sollevato un’ampia opposizione. Il governo ha decretato il 14 gennaio scorso con un DPCM l’intervento infrastrutturale per la costruzione della base che sarà destinata al I Rgt. Carabinieri paracadutisti “Tuscania”, al GIS, e al Centro cinofili. Ma è da oltre due anni in realtà che l’area per la mega caserma è stata individuata, è scritto negli atti parlamentari e nei documenti ufficiali della pubblica amministrazione. Perciò quando esponenti politici dei partiti che partecipano al governo o amministratori locali affermano che non ne sapevano niente, se non che addirittura che sono contrari, non la raccontano giusta. Queste informazioni erano pubbliche da tempo.
Si sta formando un movimento di opposizione al progetto, per rifiutare l’ennesimo scempio ecologico e l’ennesima base di guerra che incrementerà la militarizzazione della zona. L’uso dei fondi del PNRR per la transizione ecologica per realizzare la base è una beffa, e il fragile equilibrio del territorio sarà definitivamente compromesso da una progetto che prevede 440 mila metri cubi di nuove edificazioni da costruire all’interno di un Parco protetto, su una area complessiva di 730 mila metri quadrati. Questo progetto devastante si inserisce in un quadro già molto grave, segnato dall’ampliamento in corso della base USA di Camp Darby e dall’apertura circa due anni fa della base del COMFOSE (Comando delle Forze Speciali dell’Esercito). Progetti spesso accompagnati dalla grande menzogna della transizione ecologica, vero e proprio greenwashing del settore bellico, come il progetto “caserme verdi” che ha finanziato interamente la costruzione della base del COMFOSE. Si tratta di un piano complessivo di riorganizzazione dei reggimenti che compongono forze speciali e di intervento rapido e che sono in via di trasferimento dalle sedi di Livorno all’area compresa tra San Piero a Grado e Coltano, dove si sposteranno tutte le attività addestrative. Questi reggimenti, impiegati nelle missioni di guerra fuori dai confini nazionali, saranno concentrati attorno alla base di Camp Darby, che già oggi è uno dei principali arsenali statunitensi nel mondo, rifornisce di armi e materiale bellico tutta l’area mediterranea e mediorientale e si prepara ad incrementare questo ruolo. La creazione di un vero e proprio polo della guerra tra Livorno e Pisa era già stato annunciato dall’allargamento dell’Aeroporto militare di Pisa con il progetto dell’Hub militare circa dieci anni fa.
Rifiutiamo la nuova gigantesca base a Coltano, insieme all’ampliamento di Camp Darby e alla nuova sede del COMFOSE. Lottiamo per una smilitarizzazione del nostro territorio, perché a Livorno, come anche a Pisa, sappiamo bene cosa significa subire la presenza di questi reggimenti in città: la continua propaganda di guerra, per celebrare le missioni a cui partecipano; le parate nostalgiche e l’esaltazione della dittatura fascista; le prepotenze dei militari; la devastazione ecologica e sociale che accompagna la militarizzazione del territorio. Per questo sosteniamo le iniziative contro questo progetto. In questi mesi la guerra in Ucraina e il riarmo degli stati europei che l’accompagna, prefigura una possibile espansione del conflitto. La partecipazione dell’Italia con l’invio di militari ai confini con l’Ucraina a potenziare le missioni NATO si inserisce in un più generale inasprimento della politica militare italiana, particolarmente evidente nell’impegno neocoloniale condotto dallo stato italiano in Libia, nel Sahel, e in altre zone dell’Africa, spesso al fianco dell’ENI. Missioni ormai presentate secondo una nuova retorica guerrafondaia, non più come “umanitarie”, ma come interventi per la “difesa dell’interesse nazionale”, rendendo chiaro il rinnovato carattere predatorio e aggressivo della politica estera dell’Italia. Abbiamo costituito mesi fa il Coordinamento proprio per opporci a questa nuova prospettiva di guerra. Su queste premesse ci uniamo a chi sul piano antimilitarista si oppone a questo progetto, ribadendo che basi e caserme non le vogliamo né all’Ardenza, né a Coltano, né altrove.
Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero
no_missioni_livorno@anche.no

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Nessuna base per nessuna guerra! 30/05 Presidio assemblea in P Grande verso la manifestazione del 2 giugno

segnaliamo questa iniziativa del Coordinamento di cui facciamo parte
Nessuna base per nessuna guerra!
Lunedì 30 maggio h 17.30
Presidio-assemblea
In Piazza Grande
Il governo vuole costruire una nuova grande base militare tra Livorno e Pisa, a Coltano. Sarà un ulteriore luogo militarizzato sul nostro territorio da cui partiranno missioni di guerra. Da poco più di un mese si è costituito per opporsi al progetto il “Movimento No Base – né a Coltano né altrove”, di cui facciamo parte come Coordinamento livornese.
Una manifestazione nazionale contro questo progetto si terrà il 2 giugno alle 14.30 proprio a partire dalla Villa Medicea di Coltano. Lanciamo un appuntamento di piazza per preparare la partecipazione alla manifestazione del 2 giugno e costruire anche a Livorno l’opposizione alla nuova base militare.
Saranno presenti attivistx del Movimento No Base
Coord. Cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero

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20 Maggio sciopero generale contro la guerra

Pubblichiamo il comunicato per lo sciopero del 20 maggio redatto dal Coordinamento livornese per il ritiro delle missioni militari di cui facciamo parte.
20 Maggio sciopero generale contro la guerra
Sosteniamo lo sciopero generale convocato dalle sigle del sindacalismo di base e conflittuale che ha trovato larga adesione tra realtà antimilitariste, associazioni, collettivi, movimenti e organizzazioni. In questi mesi tante iniziative, manifestazioni, blocchi, scioperi, assemblee sparse sui territori e nelle città hanno mostrato che ci sono forze pronte a dar voce ad un’opposizione alla guerra che è radicata e diffusa nella società.
Lo sciopero del 20 maggio è una prima occasione per aggregare quelle forze che pur da diversi punti di vista si oppongono alla guerra, che vogliono fermare il conflitto in Ucraina che per centinaia di milioni di proletar* significa fuga dalle proprie case, paura, morte, distruzione, miseria, peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, carovita, tagli alla spesa sociale, militarizzazione e repressione. Un disastro che colpisce non solo chi vive nei paesi direttamente coinvolti nella guerra e viene arruolato e mandato al macello dai propri governanti, ma che seppur con intensità diversa colpisce tutt* noi.
La guerra scatenata dall’invasione da parte della Russia il 24 febbraio e alimentata dalla politica del governo italiano che assieme all’UE e alla NATO invia armi, soldi e truppe, non è l’unica né certo la prima guerra in corso. Già in occasione dello sciopero generale dell’11 ottobre avevamo sollecitato le organizzazioni sindacali ad estendere la piattaforma di sciopero anche alla questione della guerra, della spesa bellica, delle missioni militari all’estero, richiesta accolta in molte città nella convocazione delle manifestazioni. La politica di riarmo e di interventismo militare all’estero condotta dai governi che si sono succeduti nell’ultimo decennio in Italia, con missioni neocoloniali in Libia, Mali, Niger, Golfo di Guinea, Iraq, e in molti altri paesi ha bisogno di un’opposizione determinata. Questa rinnovata strategia militare aggressiva dello stato italiano non è presentata ormai neanche più dalla propaganda ufficiale con la bugia delle “missioni umanitarie” ma con il nuovo paradigma delle “missioni per la difesa dell’interesse nazionale”. In realtà sono missioni di guerra per tutelare gli interessi e i privilegi di chi ci governa e ci sfrutta quotidianamente.
Il nuovo interventismo bellico, aggressivo e predatorio dello stato italiano non può che fallire nel suo disegno neocoloniale. Ma rischia comunque di condurre la società nel vicolo cieco della guerra, rischio concreto nel contesto di grande tensione internazionale in cui l’estensione del conflitto in Ucraina ad altre regioni dell’Europa viene presentato come una minaccia reale.
Scioperiamo il 20 maggio per dare un forte segnale contro la guerra, partecipiamo alle manifestazioni.
Contro la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra
No all’invio di armi e all’aumento delle spese militari
Si all’aumento delle spese sociali
Contro tutte le guerre, per un’opposizione di classe internazionalista
Contro ogni forma di imperialismo
Disertiamo i posti di lavoro per prepararci a disertare la guerra!
Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero

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PRIMO MAGGIO ANARCHICO A CARRARA 2022

PRIMO MAGGIO ANARCHICO A CARRARA 2022
No alle guerre tra i popoli
Si alla lotta di classe
Contro i padroni e il capitalismo
Contro le guerre e chi le arma
Per un mondo senza sfruttati e sfruttatori
Ore 9.30 concentramento in p.zza Battisti
Ore 10.00 interventi dal palco
Ore 11.30 corteo lungo le strade del centro che si concluderà in Piazza Matteotti sotto la sede del Germinal
Gruppi Anarchici Riuniti

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Ucraina, Russia, Kazakistan – Nella morsa degli imperialismi

Ucraina, Russia, Kazakistan
Nella morsa degli imperialismi

– Dalle ore 17:30 ne parliamo con:

Yuri Colombo, giornalista, saggista abitante a Mosca ed esperto delle società post-sovietiche

– Dalle 20 apericena

– Dalle 22 musica live con Obverse Drive
Alternative Rock da Livorno

– A seguire Radio Rom Dj set
(Post Punk / ’80 / Atomic Wave / Electronic / EBM)

Radio Rom: fondatore dell’etichetta discografica livornese Blackash Records, label indipendente che si occupa di produzione di musica ambient noise e sonorizzazione sperimentale di film.

Contro tutte le guerre, per un’opposizione di classe internazionalista

Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero

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MANIFESTAZIONE A PISA 07/05: Per Franco Serantini, contro il fascismo e la guerra

 

Ricordare e continuare a lottare

Nel 2022 come nel 1972,
contro il fascismo e contro la guerra
Franco Serantini è ancora con noi

SABATO 7 MAGGIO
PISA
MANIFESTAZIONE
ore 15 P.zza XX Settembre

Parole e musica per Franco Serantini
in P.za Serantini (già S. Silvestro)

Circolo Anarchico Vicolo del Tidi – Pisa,
Federazione Anarchica Livornese – FAI,
FAI Empoli e Valdelsa,
Gruppo Germinal FAI Carrara

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Ucraina: senza frontiere contro la guerra – Dibattito + aperitivo

Senza frontiere, contro la guerra!

Sabato 23 aprile

presso la FAL

in Via degli Asili 33

A due mesi dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia milioni di persone stanno pagando sulla propria pelle le conseguenze della guerra. Da chi viene mandato al macello da generali, preti e governanti a chi non riesce più a permettersi un tetto o un pasto decente, come sempre sono le classi sfruttate e oppresse di tutto il mondo a vivere la paura, le privazioni e il disastro della guerra. In guerra chi non può essere uniformato è messo a tacere, imprigionato, torturato, cancellato. Si è visto con la dura repressione delle proteste contro la guerra in Russia, si vede con il brutale trattamento che spesso è riservato alle minoranze, alla popolazione Rom e ai migranti che vivono in Ucraina, perseguitati dal razzismo dello stato ucraino, degli stati confinanti e dell’Unione Europea.

Di fronte a questa guerra e alla corsa al riarmo nei paesi NATO e nell’Unione Europea, già coinvolti nel conflitto in Europa orientale, quali possibilità di azione antimilitarista e internazionalista?

Ore 17 Assemblea-dibattito

interverranno:

– Giacomo Sini, fotogiornalista e compagno del Collettivo Anarchico Libertario, appena tornato dall’Ucraina e dalle aree di confine con la Polonia dove ha documentato la situazione dei profughi, delle minoranze e della popolazione Rom

– Compagnx della Federazione Anarchica Livornese e del Collettivo Anarchico Libertario con contributi sulla situazione internazionale e le prospettive antimilitariste

Ore 20 aperitivo

Collettivo Anarchico Libertario

Federazione Anarchica Livornese

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A 31 ANNI DALLA STRAGE DEL MOBY PRINCE

A 31 ANNI DALLA STRAGE DEL MOBY PRINCE
Condividiamo un messaggio pubblicato da Giacomo Sini, figlio di una delle vittime e nostro compagno
«In un giorno così difficile e così importante mi ritrovo in quarantena senza la possibilità di sentire la vicinanza e la solidarietà di chi negli anni ci è sempre stato vicino. È Solo grazie alle battaglie nate e cresciute dal basso, a chi c’era 31 anni fa e non ci ha mai abbandonati, a chi ha seguito le nostre lotte, che si è arrivati anche solo a riparlare sempre del nostro caso, a tentare di strappare uno stralcio di verità ufficiale. 31 anni, senza che sia stata fatta verità e giustizia dagli organi ufficiali dell’apparato statale. Tante parole, tante promesse, pochi fatti e tanto dolore. Ogni anno quel babbo che mi tiene in collo in questa foto sbiadita viene ucciso dalla mancanza di una giustizia che distrugge. Non ce la facciamo più ogni anno a dover ripetere sempre le stesse cose. Vorremmo un giorno poter solo commemorare le nostre ed i nostri cari, senza dover ribadire la necessità di giustizia. Vorremmo ogni anno non dover piangere altri morti sul lavoro, vorremmo non dover ricordare che ci sono ancora persone che muoiono in mare in cerca di una vita migliore senza esser soccorse o chi muore per progetti assassini di alternanza scuola lavoro. Vorremmo non dover ricordare che la sicurezza sul lavoro e nella mobilità devono essere priorità assolute.
Invece in nome di una sicurezza armata sentiamo parlare di “spese militari in aumento”, giustificate da un’emergenza nazionale. L’emergenza reale è la guerra quotidiana alle lavoratrici ed ai lavoratori, ed in questo caso non si parla mai di un aumento di investimenti a garanzia della sicurezza di queste e quest’ultimi sul posto di lavoro. Non dimentichiamoci mai che la nostra strage è stata la più grande su di un posto di lavoro in Italia. Mai smetterò di ricordare che i signori Onorato facevano viaggiare quel maledetto traghetto senza alcune delle misure di sicurezza basilari da seguire per una navigazione tranquilla. Mai messi sul banco d’imputazione. Allora continuerò a pensare che lo stato ed i suoi apparati a loro giustizia la hanno già fatta, da anni. Siamo stufe e stufi.»
Giacomo Sini

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Contro le guerre e chi le arma! Manifestazione a Milano il 2 aprile

L’Italia è in guerra. I governi che si sono succeduti hanno coperto le operazioni belliche tricolori sotto un manto di ipocrisia. Missioni umanitarie, operazioni di polizia internazionali hanno travestito l’invio di truppe sui fronti di guerra in Somalia, Libano, Serbia, Iraq, Afganistan, Libia. Quest’estate, per la prima volta in quarant’anni un ministro della Difesa, in occasione del rifinanziamento delle missioni militari italiane all’estero, ha rivendicato spudoratamente le avventure neocoloniali delle forze armate come strumento di tutela degli interessi dell’Italia. Ben 18 delle 40 missioni militari all’estero sono in Africa nel triangolo che va dalla Libia al Sahel sino al golfo di Guinea. Sono lì per fare la guerra ai migranti diretti in Europa e per sostenere l’ENI. La bandiera gialla con il cane a sei zampe dell’ENI accompagna il tricolore issato sui mezzi militari. Le multinazionali energetiche come l’ENI e le banche producono guerre e saccheggio ambientale. La guerra viene progettata, organizzata, condotta da generali senza divisa e stellette, quelli che in giacca e cravatta siedono nei consigli d’amministrazione delle multinazionali insieme ai loro strapagati consulenti. Sono loro che lasciano ad altri il “lavoro sporco” mentre pianificano una guerra invisibile, che apparentemente non distrugge, non sparge sangue. Il fronte non è solo sui campi di battaglia ma passa attraverso le nostre città e le nostre vite. Un fronte invisibile, solo apparentemente silenzioso, ma che ogni giorno presenta il bollettino di caduti che hanno tanti volti. Il volto della classe lavoratrice, con il carovita e il progressivo prelievo dai salari per finanziare le spese militari ormai senza limite. Il volto delle giovani generazioni ripagate con la precarietà, con salari che bastano solo a sopravvivere. Il volto dell’ambiente devastato per alimentare la macchina della produzione. Essere in piazza significa denunciare tutto questo e lottare per una trasformazione sociale radicale che investa tutte e tutti, umani e non umani, per costruire un presente ed un futuro senza sfruttamento, oppressione, guerre e saccheggio dell’ambiente. Contro informare, organizzarci e lottare sono le nostre armi. Le armi della dignità delle persone e della coscienza antiautoritaria di classe. Il conflitto imperialista tra la NATO, che mira a continuare l’espansione ad est cominciata dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, e la Russia, che, dopo decenni di arretramento, ha deciso di passare al contrattacco occupando l’Ucraina, ha causato un grande balzo in avanti della propaganda militarista. Draghi ha deciso un ulteriore aumento della spesa militare e l’invio di truppe sul fronte est della NATO. 500 militari, scelti tra gli incursori della Marina, Col Moschin, Forze speciali dell’Aeronautica e Task Force 45, si vanno ad aggiungere ai 240 alpini in Lettonia e i 138 uomini dell’Aeronautica in Romania. Nel Mar Nero ci sono la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con i cacciabombardieri F-35. Noi non ci stiamo. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rifiutiamo la retorica patriottica e nazionalista, diretta emanazione della logica patriarcale, come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche.
L’antimilitarismo,


l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri” governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del capitalismo in ogni dove. Opporsi allo Stato di emergenza bellico, all’aumento della spesa militare, lottare per il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per la chiusura e riconversione dell’industria bellica, per aprire le frontiere a tutti i profughi, ai migranti e ai disertori è un concreto ed urgente fronte di lotta.

Il 2 aprile saremo quindi in piazza a denunciare le guerre scaturite dagli interessi delle multinazionali energetiche, dal mantenimento di apparati militari sempre più costosi e dalla devastazione dell’ambiente schiacciato dalla logica feroce del profitto. Per indicare in modo chiaro i responsabili manifesteremo nelle piazze del potere finanziario da Piazza Affari a Piazza della Scala.

Contro le banche, i veri padroni del sistema energetico, i responsabili della rapina ambientale e del finanziamento dell’apparato industriale militare.

Per fermare le guerre non basta un no. Bisogna mettersi di mezzo. A partire dalle nostre città.

RITIRO DELLE TRUPPE ITALIANE ALL’ESTERO
CHIUSURA E RICONVERSIONE DELL’INDUSTRIA BELLICA
BASTA SPESE MILITARI

SOLIDARIETÀ E ACCOGLIENZA AI PROFUGHI DI TUTTE LE GUERRE

Assemblea Antimilitarista

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