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La lezione di Roma sulla polizia democratica

La lezione di Roma sulla polizia democratica

Quanto è avvenuto a Roma a partire dal 19 agosto scorso, quando è iniziato lo sgombero di uno stabile di proprietà di un fondo di investimento occupato da dei rifugiati etiopi ed eritrei, ha reso evidente quanto accade quotidianamente in tutto il paese. La violenza esercitata per mettere in atto lo sgombero dei rifugiati in Via Curtatone, l’accanimento contro coloro che dopo lo sgombero erano rimasti in Piazza Indipendenza, il barbaro inseguimento a Termini di persone a cui ufficialmente lo Stato italiano sta garantendo la tutela dell’asilo per le persecuzioni che subiscono nei propri paesi d’origine, ma che vengono anche qui braccate, ferite e offese proprio dagli apparati statali. Questo è ciò che accade tutti i giorni, non solo ai rifugiati ma a tutti noi, su scala diversa magari, durante le retate contro gli ambulanti sulle spiagge e nei mercati, durante i controlli d’identità sulle strade e nelle stazioni, durante le manifestazioni nelle città, durante i picchetti sui posti di lavoro, durante gli sfratti e gli sgomberi, nelle piazze che si animano la sera, come a Torino, nella quotidianità delle operazioni di un commissariato di polizia o di una stazione di carabinieri, come ad Aulla. Negli ultimi anni, per governare la crisi, si è registrato un inasprimento del controllo sociale, un tangibile rafforzamento dei poteri delle forze incaricate della sicurezza interna e dell’ordine pubblico. L’attuale ministro degli interni Minniti, che si appresta ad emanare nuove direttive per lo sgombero degli edifici occupati, si è distinto per i suoi recenti provvedimenti, che si realizzano nell’irrigidimento della repressione e del controllo di migranti e rifugiati e negli interventi per il decoro e la sicurezza urbana, nella caccia a chi vive in strada e nel il “daspo urbano” a chi fa il giocoliere in strada o a chi protesta a voce un po’ più alta del solito. Ma i gravi fatti di Roma non sono rappresentativi solo per l’arroganza del potere e la violenza esercitata in piazza dalle forze dell’ordine, essi mostrano infatti ancora una volta come funzioni la polizia.

Durante l’inseguimento dei rifugiati verso la Stazione Termini il 24 agosto scorso un funzionario ha ordinato ai suoi sottoposti la condotta da tenere con coloro che avessero opposto resistenza: “Devono sparire, peggio per loro. Se tirano qualcosa spaccategli un braccio”. Perché quando durante un inseguimento un funzionario grida delle indicazioni ai suoi sottoposti sta dando degli ordini. Questa scena, ripresa in un video, è stata resa nota dalle principali testate giornalistiche ed ha suscitato ampia indignazione. La Repubblica e il Fatto Quotidiano hanno segnalato che non si tratterebbe della prima occasione in cui il funzionario in questione si sarebbe distinto sul campo per il suo zelo. In particolare il Fatto Quotidiano segnala che si tratterebbe dello stesso funzionario che ha ordinato il 21 febbraio scorso le cariche sui tassisti che protestavano davanti alla sede nazionale del PD; lo stesso che gestiva l’ordine pubblico il 12 maggio del 2016 al Campidoglio, quando la piazza in cui manifestavano i movimenti di lotta per la casa venne spazzata da manganellate e idranti, con cariche anche lungo la scalinata; lo stesso che il 29 ottobre 2014 ordinò sempre in Piazza Indipendenza a Roma la carica a freddo contro il corteo degli operai della AST di Terni assieme ai segretari nazionali della FIOM e della FIM che intendevano raggiungere la sede del Ministero dello Sviluppo Economico imboccando Via Solferino; lo stesso funzionario che a Livorno ordinò il 1 dicembre 2012 la carica di polizia e carabinieri contro un presidio di poche decine di persone in zona pedonale, operazione che provocò diversi contusi e feriti.

Già nel 2016 il Comitato “Livorno non si piega” aveva sostenuto che il funzionario responsabile dell’ordine pubblico in Piazza Cavour il 1 dicembre 2012 a Livorno, il Dott. Zerilli, era lo stesso funzionario di polizia che aveva ordinato le cariche a Roma nell’ottobre del 2014 contro gli operai delle acciaierie di Terni. A Livorno era giunto nel febbraio 2011 come Capo dell’Anticrimine, dopo esser stato nel Reparto mobile di Genova, nei Nocs, nella direzione centrale Antidroga, nella squadra mobile di Roma e nel gabinetto regionale di polizia scientifica, come segnala il Tirreno, che lo definisce un “vero operativo”. Fu lui quindi il primo dicembre del 2012 ad ordinare la carica contro un presidio in zona pedonale che stava di fatto per concludersi. Si trattava infatti dell’ultima tappa di un presidio itinerante con interventi al megafono nelle varie piazze del centro, per protestare contro contro le cariche avvenute il giorno prima, 30 novembre 2012, alla Stazione Marittima di Livorno durante una contestazione a Bersani che, allora segretario del PD, stava concludendo la campagna per le primarie nelle quali disputava con Renzi. Il primo dicembre in piazza Cavour le cariche immotivate e senza preavviso ordinate dal dirigente dell’anticrimine alle squadre di polizia e carabinieri provocarono contusi e feriti tra le poche decine di manifestanti e tra i passanti, numerosi in una piazza del centro cittadino piena per il sabato pomeriggio. La violenza delle cariche suscitò una forte indignazione in città, tanto che il giorno successivo almeno mille persone scesero in piazza contro la violenza della polizia e per affermare la libertà di manifestazione. Neanche due mesi dopo i fatti del dicembre 2012 il funzionario venne trasferito a Roma all’ispettorato del Viminale. Da allora ha continuato a far carriera come dirigente, guidando alcuni dei più importanti commissariati della capitale, fino ad essere incaricato quest’anno della dirigenza del centralissimo Commissariato Trevi Campo-Marzio di Roma.

Questo conferma, a chi ancora avesse dubbi, come lo zelo repressivo venga non solo coperto, ma premiato e promosso nella Polizia. Se il funzionario non avesse detto davanti alle telecamere quelle “frasi improvvide” come le definisce il Capo della Polizia di Stato Gabrielli, probabilmente non avrebbe avuto difficoltà a diventare Questore, e non è detto che non vi riesca comunque. Dopotutto chi era Questore a Livorno durante i fatti del dicembre 2012 e rivendicò “la linea dura”, l’ex arbitro Cardona, è ora Questore di Milano nonostante una condanna penale.

A Livorno un Ispettore di Polizia, Basilio Curasì, è stato condannato nel 2016 per le lesioni provocate ad una passante durante le cariche di Piazza Cavour del primo dicembre 2012. La donna, madre di un giovane manifestante che passava per caso, era stata colpita alla testa con una pesante ricetrasmittente dall’ispettore che era incaricato di fare da autista al Dott. Zerilli che quel giorno era appunto responsabile della piazza. Una sentenza significativa. Probabilmente necessaria una città di provincia dove la gravità degli avvenimenti e la controinformazione messa in atto dalle realtà di movimento aveva creato una certa pressione sulle istituzioni. Allo stesso modo oggi per i fatti di Roma è il dirigente che ordina di spaccare le braccia ad essere messo sotto accusa dalla stampa ufficiale e stigmatizzato dallo stesso Capo della Polizia.

È così che funziona nella polizia come in tutti i corpi gerarchici. Le colpe ricadono sempre sui sottoposti, specie su coloro che non si possono o non si vogliono coprire, magari sacrificabili per scambi o conflitti tra gruppi di potere interni all’apparato, e anche se la garanzia d’impunità resta uno dei migliori incentivi per avere una truppa fedele, se c’è bisogno un colpevole di comodo lo si trova sempre. Ma colpevoli di cosa? Chi manganella per ordine di un superiore impugnando correttamente il manganello svolge il suo dovere ovviamente, chi ordina in modo professionale agli agenti di una squadra antisommossa di caricare dei manifestanti che oppongono resistenza, sta svolgendo il proprio incarico. Alcuni “democratici” potrebbero affermare che lo Stato detiene il monopolio della forza e che se questa è esercitata, anche attraverso la polizia, nel rispetto della legge che tutela i diritti dei cittadini, non vi è niente di male. In effetti questo sarebbe già un traguardo se si considera che spesso è proprio la forza pubblica ad intervenire in modo improprio ed illegale. Ma è possibile che un corpo chiuso e gerarchico possa accettare di perdere privilegi, impunità e potere? E soprattutto chi e cosa tutela la legge? La libertà oppure la proprietà? L’uguaglianza oppure l’autorità?

I fatti di Roma e quello che rappresentano, specie in un contesto di involuzione autoritaria come quello attuale, devono far riflettere. Dove può condurre la “democraticità” dello Stato e dei suoi apparati? Da quasi dieci anni nelle nostre città l’esercito, spesso con armi da guerra, pattuglia le strade. Cosa vogliamo vedere ancora prima di capire che non solo possiamo, ma dobbiamo, abolire la polizia, l’esercito, lo Stato?

DA

 

da umanità nova

http://www.umanitanova.org/2017/08/27/la-lezione-di-roma-sulla-polizia-democratica/

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In memoria di Filippo Filippetti, anarchico ucciso dai fascisti

In memoria di Filippo Filippetti, anarchico ucciso dai fascisti

Alcune foto della commemorazione organizzata come ogni anno il 2 agosto dalla Federazione anarchica livornese e dal Collettivo anarchico libertario alla lapide che ricorda il compagno Filippo Filippetti, ucciso dai fascisti nel 1922. Presenti molte compagne e compagni, sono intervenuti anche l’ANPPIA e l’ANPI.

Di seguito parte del testo del volantino di presentazione dell’iniziativa:

Filippo Filipetti, giovane anarchico, viene ucciso il 2 agosto 1922 dai fascisti mentre si oppone, assieme ad altri antifascisti, ad una spedizione punitiva contro Livorno.

Il 2 Agosto 1922 un gruppo di giovani antifascisti, tra i quali alcuni anarchici, ingaggia uno scontro armato nei pressi di Pontarcione con i camion dei fascisti. Muore nella sparatoria Filippo Filippetti, membro degli Arditi del Popolo, sindacalista dell’USI per il settore edile.

Nell’estate del 1922 si giocano le ultime carte per fermare la reazione antiproletaria: il paese è attraversato da un crescendo di aggressioni compiute dai fascisti nei confronti delle organizzazioni del movimento operaio e dei singoli militanti; si contano decine di morti fra gli antifascisti.

Da mesi l’Unione Anarchica Italiana e il giornale “Umanità Nova” si battono a sostegno del movimento degli Arditi del Popolo, per costituire un fronte unico proletario che organizzi la difesa.

Su iniziativa del Sindacato Ferrovieri Italiano è costituita l’Alleanza del Lavoro, a cui partecipano tutti i sindacati, con l’appoggio dell’Unione Anarchica, del Partito Repubblicano, del Partito Comunista e del Partito Socialista.

L’Alleanza del Lavoro indice uno sciopero generale ad oltranza per fermare le violenze fasciste a partire dalla mezzanotte del 31 luglio.

I fascisti finanziati da agrari e industriali, armati da Carabinieri ed Esercito, protetti dalla monarchia e dalla chiesa, aggrediscono le roccaforti operaie.

In molte città, fra cui Piombino, Ancona, Parma, Civitavecchia, Bari i fascisti vengono respinti anche grazie all’azione degli Arditi del Popolo. Nel momento in cui la resistenza operaia cresce, CGL e PSI, sperando in un ennesimo compromesso, si ritireranno dalla lotta, aprendo la strada alla rappresaglia armata del Governo.

Livorno è uno dei centri dello scontro. Tra il 1° e il 2 Agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, facendo irruzione nei quartieri popolari che resistono all’invasione.

Molti furono gli assassinati in quei giorni. Popolani, militanti comunisti, anarchici, repubblicani e socialisti, tra i quali Luigi Gemignani, Gilberto Catarsi, Pietro Gigli, Pilade Gigli, Oreste Romanacci, Bruno Giacomini e Genoveffa Pierozzi.

Negli scontri in periferia viene ucciso il giovane anarchico Filippo Filippetti.

Federazione Anarchica Livornese
cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it

Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmail.it
http://collettivoanarchico.noblogs.org/

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CdC FAL: Effetto Minniti a Livorno

Effetto Minniti a Livorno

L’intervento repressivo delle forze dell’ordine mobilitate per la rimozione di un semplice striscione comunicativo dagli scali del Refugio ha dimostrato con chiarezza chi sta dalla parte della violenza e del disordine: è questo il ruolo inequivocabile di chi fa irruzione armata in una festa cittadina cercando di provocare reazioni o incidenti. Quello che figurava sullo striscione oltre ad essere una semplice espressione di dissenso rispetto alle politiche governative, era anche una denuncia chiara, comprensibile, visibile e condivisibile, che andava oscurata con le modalità che le dittature conoscono molto bene.

Questa azione di forza ha mostrato, una volta di più, il vero significato dell’operazione sicurezza: controllo ossessivo e repressione. Non possono essere credibili le voci che si levano per criticare l’intervento delle forze dell’ordine senza mettere in discussione complessivamente la manovra sicurezza di cui questi interventi brutali fanno parte. Non ci interessano le sceneggiate e i botta e risposta, istituzionali e non, finalizzati a creare consensi spendibili nei prossimi appuntamenti elettorali. Quello che ci interessa è la politica vera, la pratica quotidiana di denuncia, di lotta, di contrasto, di affermazione di libertà e di solidarietà, che trova tanto più sostegno quanto più le odiose misure governative si fanno represssive. Che ci sia o meno uno striscione a dichiararlo, c’è la realtà, viva e inequivocabile di chi lotta a fianco degli sfruttati.

Commissione di Corrispondenza

della Federazione Anarchica Livornese

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Contro le imposizioni del governo, contro i tagli Lottiamo per la salute!

volantino diffuso in questi giorni al banchetto sugli Scali del Refugio

Contro le imposizioni del governo, contro i tagli

Lottiamo per la salute!

Il decreto sui vaccini varato dal governo non è che l’ennesima misura – questa volta particolarmente odiosa – con cui si entra d’autorità nella libera scelta, si impongono comportamenti e terapie, si limitano diritti, si disciplina la vita dei singoli, si esasperano le forme di controllo.

La scusa di questo nuovo atto di autorità è, ancora una volta, quella dell’emergenza. Infatti anche per questo provvedimento viene agitata l’emergenza sicurezza che tanto funziona in ogni  caso, che si parli di migranti, di guerre o, appunto, di salute e malattie. Intanto, a dispetto della scientificità su cui le misure del governo si baserebbero, il numero dei vaccini scende a dieci, la vaccinazione “antimeningite” viene esclusa quando questa malattia sembrava rappresentare un’emergenza. Misure caotiche, prive di logica e rispondenti solo all’interesse politico di imporre autoritarismo e all’interesse economico delle multinazionali farmaceutiche.

Intanto il governo e le forze politiche che tanto hanno a cuore la nostra salute e la profilassi vaccinale, tagliano a tutto spiano la sanità, imponendo politiche di austerità che producono un peggioramento generale della salute della popolazione. Mentre inquinamento, nocività e reale mancanza di sicurezza provocano danni alla nostra salute, il sistema sanitario nazionale viene smantellato: servizi e prestazioni sanitarie con tempi e costi inaccettabili; sempre più persone costrette a rinunciare a curarsi perché non hanno i soldi per farlo; servizi assenti o impraticabili, come l’IVG (aborto) limitata dagli obiettori (questi però non vengono radiati!)

NON È VERO che i tagli sono una necessità imposta dal debito pubblico, dalla crisi, dalle risorse che non ci sono. È UNA SCELTA POLITICA DEI GOVERNI, DI TUTTI I GOVERNI. I SOLDI CI SONO : quando si devono salvare le banche (20 miliardi stanziati) quando si devono sostenere le spese militari (80 milioni al giorno)

Da quando sono cominciati i tagli alla sanità pubblica, da circa 20 anni, sono aumentate progressivamente le cliniche private e ambulatori convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale, che spesso offrono prestazioni in tempi più brevi e talvolta anche con costi minori rispetto al pubblico. E mentre non si fa che sottolineare l’inefficienza del settore pubblico, le cliniche private, una larga parte delle quali sono gestite dalla Chiesa, vengono esaltate e aumentano i loro giri di affari a spese della fiscalità pubblica. Il taglio delle tasse alle imprese ha come unica conseguenza certa di simili politiche la soppressione dei servizi pubblici, sostituiti da imprese gestite da privati, il cui unico scopo è il profitto e non la salute. In questo modo la salute viene subordinata ai profitti dei privati.

L’opposizione al decreto Lorenzin può essere un’occasione per rimettere la sanità al centro del dibattito pubblico, per rivendicare la libera scelta di terapia, ma anche un servizio sanitario che serva a tutti e sia gratuito e accessibile.

Federazione Anarchica Livornese

Collettivo Anarchico Libertario

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Livorno: interviene la celere per togliere uno striscione contro Minniti

 

Livorno: interviene la celere per togliere uno striscione contro Minniti

Squadre della celere, polizia, carabinieri e guardia di finanza con caschi e manganelli, DIGOS e funzionari della questura bloccano una strada per far rimuovere uno striscione. Sembrerebbe solo una scena grottesca se non si trattasse di una grave negazione della libertà di espressione.

Ogni anno a Livorno, a fine luglio, il Comune organizza “Effetto Venezia”, per alcuni giorni bancarelle, concerti e altre iniziative si tengono nel quartiere della Venezia, nelle piazze e lungo i fossi. Ogni anno contemporaneamente a questo evento, sugli Scali del Refugio, strada del quartiere su cui si affaccia Il Teatrofficina Refugio, spazio occupato dal 2006, le varie realtà di movimento organizzano “Effetto Refugio”. Dibattiti, performance teatrali, concerti e banchetti informativi animano un controfestival le cui entrate vanno tutte a sostegno della cassa di resistenza per le spese legali di movimento, e in cui hanno spazio le questioni sociali e politiche più calde a livello locale e nazionale. Ogni anno viene esposto da “Effetto Refugio” un grande striscione ben visibile sul muro dell’ex Carcere dei Domenicani, quello che fino a poco più di trenta anni fa era il carcere giudiziario cittadino, dove fu prigioniero Pietro Gori e dove furono costretti molti compagni, sia durante il fascismo sia nel il periodo repubblicano. In alcuni casi questi striscioni sono stati al centro dell’attenzione mediatica e politica per il loro contenuto di forte critica e denuncia, come nel caso dello striscione esposto nel 2014 in solidarietà alle vittime dei bombardamenti israeliani su Gaza.
Quest’anno lo striscione esposto, che intendeva esprimere una forte opposizione ai provvedimenti del Ministro dell’Interno su immigrazione e sicurezza urbana riportava “L’unica sicurezza è quella sociale… un lavoro e una casa dove stare! Attaccate poveri e migrati per coprire le vostre colpe – il vero nemico siete voi e non chi fugge dalla fame e dalle bombe! Minniti boia!”.

Nel pomeriggio di ieri, 26 luglio, prima giornata di “Effetto Refugio”, viene esposto lo striscione in alto, come sempre, sul muro dell’ex Carcere, in modo che sia ben visibile. Come già è accaduto in altre città nei mesi scorsi, le critiche al Ministro dell’Interno non sono però ben tollerate dalle autorità. Così a Livorno accade qualcosa di mai visto. Prima delle 20 attorno al Teatrofficina Refugio si erano fatti vedere numerosi agenti in borghese, alcuni già con casco e manganello, e si era radunata nella vicina Piazza dei Domenicani qualche decina di agenti in tenuta antisommossa, con mezzi, mentre nel fosso si era piazzato addirittura un gommone della polizia. Poco dopo le ore 20 da Piazza dei Domenicani polizia, carabinieri e guardia di finanza sono avanzati schierati, indossando l’attrezzatura antisommossa e con manganelli in pugno lungo gli Scali del Refugio, guidati dal Vicario del Questore, in giacca, cravatta, casco e manganello, tra le bancarelle di dolciumi e gli occhi increduli e preoccupati dei passanti.

Il grosso di questa truppa si è schierata a bloccare la strada, a pochi metri dall’ingresso di Via Santa Caterina, di fronte ad alcune famiglie con passeggini, mentre altri si pongono attorno al banchetto della stampa anarchica, che si trovava proprio di fronte al muro su cui era esposto lo striscione.
Sono in tanti e tante ad accorrere per dire alla truppa che se ne deve andare, decine di persone si ritrovano a fronteggiare gli scudi della polizia scandendo slogan, questo atto di arroganza non viene accettato.
Anche sugli Scali del Monte Pio, dall’altra parte del fosso, sono ormai tantissimi quelli che guardano ciò che sta succedendo. Anche chi era uscito per una passeggiata serale tra le bancarelle ora è fermo, alcuni solidarizzano e fischiano contro quell’assurdo schieramento.
Subito dietro gli scudi arriva un mezzo dei Vigili del Fuoco con la scala, la squadra di pompieri rimuove lo striscione che però cade proprio dalla parte di chi fronteggia la polizia, e questa non riesce a sequestrarlo. La tensione creata dalla prepotenza della polizia è alta ma nessuno reagisce alle provocazioni e al contempo non si arretra di un passo. Tra slogan, grida di protesta e applausi ironici lo schieramento arretra.

Dopo poche decine di minuti lo striscione viene esposto sul palco principale della kermesse istituzionale, in Piazza del Logo Pio, dove stava cominciando la presentazione della squadra del Livorno Calcio.
Alcuni si erano infatti diretti nella piazza per denunciare quanto era appena avvenuto, intervenendo dal palco principale. Anche qui in molti hanno solidarizzato con chi aveva subito l’intervento repressivo dell’antisommossa.

Il Questore ed il Prefetto hanno mostrato, più di uno striscione, la natura autoritaria della politica condotta dal governo. Hanno infatti dimostrato, alla faccia delle misure folli di sicurezza per questa edizione di “Effetto Venezia”, da quale parte sia il disordine e la violenza. Ancora una volta si è vista un’ampia solidarietà e una spontanea reazione di fronte ad un atto di arroganza del potere, in questo caso di fronte ad un atto con cui è stata impedita l’esposizione di uno striscione e ai modi militari con cui è stata condotta l’operazione di censura. Che serva a capire che le prepotenze non passano in silenzio e senza reazioni.

Uno che c’era

Da “Umanità Nova”

 

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In memoria di Filippo Filippetti anarchico livornese, antifascista, ucciso dai fascisti

In memoria di Filippo Filippetti anarchico livornese, antifascista, ucciso dai fascisti

Mercoledì 2 agosto 2017

ore 19 Commemorazione presso la lapide

Via Provinciale Pisana 354, Livorno (andando verso Via Firenze, alla ex-scuola di fronte al circolo ARCI “Tamberi”)

Filippo Filipetti, giovane anarchico, viene ucciso il 2 agosto 1922 dai fascisti mentre si oppone, assieme ad altri antifascisti, ad una spedizione punitiva contro Livorno.

Il 2 Agosto 1922 un gruppo di giovani antifascisti, tra i quali alcuni anarchici, ingaggia uno scontro armato nei pressi di Pontarcione con i camion dei fascisti. Muore nella sparatoria Filippo Filippetti, membro degli Arditi del Popolo, sindacalista dell’USI per il settore edile.

Nell’estate del 1922 si giocano le ultime carte per fermare la reazione antiproletaria: il paese è attraversato da un crescendo di aggressioni compiute dai fascisti nei confronti delle organizzazioni del movimento operaio e dei singoli militanti; si contano decine di morti fra gli antifascisti.

Da mesi l’Unione Anarchica Italiana e il giornale “Umanità Nova” si battono a sostegno del movimento degli Arditi del Popolo, per costituire un fronte unico proletario che organizzi la difesa.

Su iniziativa del Sindacato Ferrovieri Italiano è costituita l’Alleanza del Lavoro, a cui partecipano tutti i sindacati, con l’appoggio dell’Unione Anarchica, del Partito Repubblicano, del Partito Comunista e del Partito Socialista.

L’Alleanza del Lavoro indice uno sciopero generale ad oltranza per fermare le violenze fasciste a partire dalla mezzanotte del 31 luglio.

I fascisti finanziati da agrari e industriali, armati da Carabinieri ed Esercito, protetti dalla monarchia e dalla chiesa, aggrediscono le roccaforti operaie.

In molte città, fra cui Piombino, Ancona, Parma, Civitavecchia, Bari i fascisti vengono respinti anche grazie all’azione degli Arditi del Popolo. Nel momento in cui la resistenza operaia cresce, CGL e PSI, sperando in un ennesimo compromesso, si ritireranno dalla lotta, aprendo la strada alla rappresaglia armata del Governo.

Livorno è uno dei centri dello scontro. Tra il 1° e il 2 Agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, facendo irruzione nei quartieri popolari che resistono all’invasione.

Molti furono gli assassinati in quei giorni. Popolani, militanti comunisti, anarchici, repubblicani e socialisti, tra i quali Luigi Gemignani, Gilberto Catarsi, Pietro Gigli, Pilade Gigli, Oreste Romanacci, Bruno Giacomini e Genoveffa Pierozzi.

Negli scontri in periferia viene ucciso il giovane anarchico Filippo Filippetti.

Gli anarchici invitano tutti gli antifascisti a partecipare alla commemorazione.

 

Federazione Anarchica Livornese
cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it

Collettivo Anarchico Libertario
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Alemanno Livorno ti schifa!

Martedì 18 luglio il fascista ex sindaco di Roma Gianni Alemanno era a Livorno, alcuni antifascisti erano presenti per dare un piccolo benvenuto a questo personaggio. Di seguito il testo del volantino diffuso:

“Oggi il fascista Alemanno è presente all’Hotel Palazzo per presentare l’ennesimo cartello elettorale di destra.

Da sindaco di Roma questo personaggio è stato il simbolo dei legami dell’estrema destra con criminalità organizzata e speculatori, saccheggiando la città e facendo affari d’oro.

Oggi Alemanno si presenta assieme ai relitti della destra cittadina nel più grande albergo di lusso della città.

Questo basta a mostrare quanto queste formazioni, ed i personaggi che la animano, sostengano politiche antipopolari e padronali.

Quindi quando questi soggetti parlano di “sovranità nazionale” non vogliono che rafforzare le politiche di sfruttamento che hanno sempre sostenuto.

Questi partiti sono infatti gli stessi che hanno sostenuto le politiche di precarizzazione e di cancellazione dei diritti conquistati dai lavoratori, politiche che hanno portato alla grave situazione di disoccupazione e povertà che viviamo oggi anche a Livorno.

Antifascisti livornesi

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Tagli alla sanità e lotta per la salute – dibattito e aperitivo

UNA SANITÀ PUBBLICA, GRATUITA E DI QUALITÀ …
UN’ UTOPIA IN QUESTA SOCIETÀServizi e prestazioni sanitarie con tempi e costi inaccettabili.
Sempre più persone costrette a rinunciare a curarsi perchè non hanno i soldi per farlo.

NON È VERO che tutto questo dipende dal debito pubblico, dalla crisi, dalle risorse che non ci sono.
È UNA SCELTA POLITICA DEI GOVERNI, DI TUTTI I GOVERNI
I SOLDI CI SONO :
quando si devono salvare le banche (20 miliardi stanziati)
quando si devono sostenere le spese militari (80 milioni al giorno).

Da quando sono cominciati i tagli alla sanità pubblica, da circa 20 anni, sono aumentate progressivamente le cliniche private e ambulatori convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale. Questi sono in grado di offrire gran parte delle prestazioni in tempi brevi e a volte anche con costi minori rispetto al pubblico.

LA SALUTE SUBORDINATA AI PROFITTI DEI PRIVATI
Con questo sistema ci convincono sempre più che il pubblico è inefficiente e scadente e che il privato è bello e funzionale; vengono sempre più messi in risalto scandali e disservizi nella sanità pubblica e si dimenticano e tralasciano buona parte degli scandali sanitari che hanno visto coinvolte molte cliniche private che hanno aumentato i giri di affari a spese della fiscalità pubblica per mezzo di imbrogli, tangenti e corruzione, tutto con il beneplacito della politica.

È un luogo comune pensare che il taglio delle tasse alle imprese aumenti le possibilità di assunzione e alimenti la crescita; l’unica conseguenza certa di simili politiche è la soppressione dei servizi pubblici il cui finanziamento, non essendo più possibile attraverso la fiscalità generale, apre la strada proprio alla privatizzazione.

Non si tratta di proporre o riformare, si tratta di lottare per un servizio che serve a tutti e dovrebbe essere gratuito e accessibile.
Rompiamo l’isolamento in cui ci troviamo, spesso completamente abbandonati, di fronte a disservizi inconcepibili .
DIVISI NON SIAMO NULLA, UNITI POSSIAMO LOTTARE PER TUTTO QUELLO CHE CI SPETTA! SOLO LA LOTTA PAGA !

SABATO 24 GIUGNO
ore 18 presso la FAL
Via degli Asili 33, Livorno

DIBATTITO
Introducono Paola Sabatini e Marco Paganini della CUB Sanità di Firenze

a seguire, dalle 20:30, aperitivo

Federazione Anarchica Livornese – cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it
Colettivo Anarchico Libertario – collettivoanarchico@hotmail.it

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Ma di quale sicurezza parlano? presidio antifascista mercoledì 14 giugno

Ma di quale sicurezza parlano?

Contro chi alimenta odio e razzismo

Contro i fascisti, contro chi impone miseria, guerra e sfruttamento

Nel pomeriggio di mercoledì 14 uno dei tanti partitini che si richiamano al vecchio partito fascista MSI terrà presso la sala della Circoscrizione 1 nel quartiere di Corea un “convegno sulla sicurezza”.

Chi parla di sicurezza dovrebbe pensare a chi la sicurezza non ce l’ha più, la sicurezza della pensione, del reddito, della scuola, del sistema sanitario.

Ma questi personaggi di quale sicurezza parlano? La sicurezza necessaria per difendere gli interessi degli speculatori e dei padroni, per mantenere i privilegi della classe dirigente e dei militari. Sono gli stessi che quando erano in Alleanza Nazionale hanno sostenuto e promosso i provvedimenti legislativi come la Legge Biagi che hanno riportato indietro di mezzo secolo le condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone, causando maggiore precarietà, disoccupazione e salari più bassi. Sono gli stessi che hanno promosso le politiche di tagli e sfruttamento che hanno spianato la strada alle successive politiche di austerità e sacrifici, e alla macelleria sociale condotta dai governi del PD.

I livelli di povertà, di disoccupazione, di emigrazione dimostrano che l’unica sicurezza che abbiamo è che questo sistema sociale, il sistema basato sulla proprietà privata e il governo, non garantisce le condizioni di vita della maggior parte delle persone.

Chi dice “padroni a casa nostra” dovrebbe pensare prima a chi la casa non ce l’ha, agli sfrattati, ai senza casa, intervenendo contro gli speculatori immobiliari. Chi dice che gli immigrati ci rubano il lavoro, dovrebbe pensare ai miliardi regalati alle aziende perché delocalizzassero, alla cassa integrazione, alle speculazioni edilizie sulle aree industriali.

Per questo ci fanno la guerra. La lotta al degrado, la politica della sicurezza, servono solo a mascherare l’aumento delle diseguaglianze sociali. In questo contesto i fascisti provano a rialzare la testa, rinfrancati dai recenti decreti sulla sicurezza varati dal governo, che vogliono mettere a tacere ogni forma di dissenso, dai militari nelle strade, dai blindati, dai mitra spianati. Una militarizzazione della società che è il segno di un colpo di stato strisciante che vuole imporre nuovi tagli, nuovi sacrifici, nuove tasse sui consumi popolari.

I fascisti, i soliti cani da guardia delle classi dominanti, cercano di farsi strada sfruttando il disagio sociale e la sofferenza.

Noi diciamo che l’unica strada è la solidarietà e l’organizzazione di classe!

Contro la miseria e la guerra, contro lo sfruttamento e il fascismo.

Contro le politiche razziste, sessite e omofobe e chi le sostiene.

Per la casa, il reddito, la salute, la scuola, le pensioni.

MERCOLEDÌ 14 GIUGNO

PRESIDIO ORE 17 IN VIA GOBETTI

Antifascisti Livornesi

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“Il Capitale” e gli anarchici

“Il Capitale” e gli anarchici

A centocinquant’anni dalla pubblicazione del primo libro de “Il Capitale”
ne parliamo con Tiziano Antonelli

Sabato 17 giugno
presso la sede della Federazione Anarchica Livornese
in Via degli Asili 33, Livorno
dalle ore 18

“Il proudhonismo è strocato alla radice” (Marx ad Engels – 1859)

Che cosa fa sì che gli operai salariati, i capitalisti ed i proprietari fondiari formino le tre principali classi sociali in cui la moderna società borghese si divide?
Marx ha il merito, innanzi tutto, di mostrare come il rapporto fra queste classi derivi dal loro ruolo rispetto al processo di produzione; ha il merito di dimostrare come questo ruolo determini la forma del loro redditi, come questi redditi, sotto qualsiasi forma siano distribuiti, trovino la loro origine nel lavoro, vivo od oggettivato. In altre parole, Marx dimostra che i redditi delle classi privilegiate non siano altro che estorsioni a danno dei lavoratori salariati.

Nel fare questo, Carlo Marx sviluppa la critica delle forme in cui il modo di produzione capitalistico appare ai suoi agenti, dei concetti e delle categorie che queste forme assumono, dell’ideologia che pretende di darne una giustificazione scientifica, l’economia politica. Non a caso il sottotitolo del “Capitale” è “Critica dell’economia politica”.

Nel fare questo, Marx esprime sul piano della riflessione teorica la critica che il nascente movimento operaio faceva del modo di produzione capitalistico; innanzi tutto con l’organizzazione, con la lotta per la riduzione dell’orario di lavoro, per salari decenti, per una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita.

Questo mantiene la sua validità, nonostante il fallimento del progetto politico elaborato da Marx, cui il “Capitale” doveva fornire la base scientifica, nonostante la disgregazione del “socialismo scientifico”.

Attraverso il “Capitale” Marx intendeva colpire l’anarchismo e dimostrarne l’inconsistenza teorica, l’incapacità di criticare radicalmente il capitalismo.
A centocinquant’anni di distanza, la storia ci dà il suo verdetto: i sistemi basati sulla concezione scientifica di Marx sono tornati al capitalismo, i partiti “operai” basati sulla centralizzazione e sulla partecipazione alle elezioni sono diventati succubi delle politiche di austerità.
“Il Capitale” continua a parlarci ancora oggi, e la critica dello sfruttamento capitalistico di 150 anni or sono ci aiuta nella critica dello sfruttamento capitalistico di oggi.

“se il capitalismo fosse distrutto e si lasciasse sussistere un governo, questo, mediante la concessione di ogni sorta di privilegi lo creerebbe di nuovo poiché non potendo accontentar tutti avrebbe bisogno di una classe economicamente potente che lo appoggi in cambio della protezione legale e materiale che ne riceve.” (Programma Anarchico).

Collettivo Anarchico Libertario
Federazione Anarchica Livornese

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