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24 Aprile: presentazione de “La controrivoluzione preventiva” e cena sociale

1922 – 2012

AGOSTO 1922 LIVORNO SI OPPONE AL FASCISMO

IL RUOLO DEL MOVIMENTO ANARCHICO

la memoria degli antifascisti e degli arditi del popolo a 90 anni

dagli scioperi e dalle lotte che contrastarono l’avvento del fascismo

Nell’estate del 1922 il paese è attraversato da un crescendo di aggressioni compiute dai fascisti nei confronti delle organizzazioni del movimento operaio e singoli militanti; si contano decine di morti fra gli antifascisti.

Su iniziativa del Sindacato Ferrovieri Italiano è stata costituta l’Alleanza del Lavoro, a cui partecipano le principali organizzazioni del movimento operaio, con l’appoggio dell’Unione Anarchica e del Partito Socialista.

L’Alleanza del Lavoro indice uno sciopero generale ad oltranza per fermare le violenze fasciste a partire dalla mezzanotte del 31 luglio.

I fascisti finanziati da agrari e industriali, armati da Carabinieri ed Esercito, protetti dalla monarchia e dalla chiesa, aggrediscono le roccaforti operaie.

In molte città, fra cui Piombino, Ancona, Parma, Civitavecchia i fascisti vengono respinti anche grazie all’azione degli Arditi del Popolo. Nel momento in cui la resistenza operaia cresce, CGL e PSI, sperando in un ennesimo compromesso, si ritireranno dalla lotta. Il Governo potè così aprire la strada ai fascisti mandando Esercito e Carabinieri a disarmare gli oppositori.

Livorno è uno dei centri dello scontro. Tra il 1° e il 2 Agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, facendo irruzione nei quartieri popolari che resistono all’invasione.

Molti furono gli assassinati, tra popolani e militanti comunisti, anarchici, repubblicani e socialisti, tra i quali Gemignani, Catarsi ed i fratelli Gigli.

Negli scontri in periferia viene ucciso il giovane anarchico Filippo Filippetti.

Nel novantesimo anniversario dei fatti dell’agosto 1922, la Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario hanno programmato un ciclo di iniziative per la valorizzazione della memoria antifascista e degli arditi del popolo. Le iniziative si concluderanno nel mese di settembre e troveranno uno dei momenti più significativi all’inizio di agosto, con la giornata in memoria di Filippo Filippetti.

Il programma sarà inaugurato martedì 24 aprile con il seguente incontro:

24 APRILE: ore 18 presso la Federazione Anarchica Livornese

via degli Asili 33

presentazione della riedizione del libro

LA CONTRORIVOLUZIONE PREVENTIVA” di Luigi Fabbri.

Saranno presenti i compagni di Bologna del Nodo Sociale Antifascista.

Ore 21: cena sociale.

Presentazione del libro dal sito delle Edizioni Zero in Condotta: Nel 1922 Luigi Fabbri compiva quarantacinque anni, era maestro elementare a Bologna e militante anarchico da oltre vent’anni. Aveva subìto per questo intimidazioni e bastonature e la sua riflessione sul fascismo è anzitutto quella di un testimone che ha visto una città «rossa» come Bologna diventare in pochi mesi la «culla» della reazione antiproletaria.
Dinanzi a un fenomeno nuovo e difficile da interpretare, la Controrivoluzione preventiva delinea il formarsi di una cultura reazionaria di massa promossa dallo Stato e dalla borghesia «con la triplice azione combinata della violenza illegale fascista, della repressione legale governativa e della pressione economica derivante dalla disoccupazione». Per Fabbri le violenze fasciste non sono un evento isolato, ma una funzione primaria della «controrivoluzione preventiva» attraverso cui la borghesia aggrediva le conquiste operaie e le libertà sociali.
La tesi di quel saggio, riproposto ora a cura dell’Assemblea Antifascista Permanente (ora Nodo Sociale Antifascista) di Bologna, ebbe fin da subito larga risonanza e contribuì al formarsi di una coscienza antifascista rivoluzionaria: il concetto di «controrivoluzione preventiva» attraversa infatti per intero la storia intellettuale del Novecento fino a Marcuse e Debord e può fornirci ancora oggi una chiave di lettura degli avvenimenti attuali.

Federazione Anarchica Livornese
cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it

Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmail.it
http://collettivoanrchico.noblogs.org

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Grecia. Il muro di Evros e la guerra all’immigrazione

da: senzafrontiere.noblogs.org

La Grecia ha deciso: il muro lungo il confine con la Turchia si farà. Lo ha annunciato il ministro “per la protezione dei cittadini” Michalis Chrisochoidis. L’Unione Europea non finanzierà il progetto, peraltro caldeggiato da Sarkozy, ma non si opporrà a quello che l’incaricata UE Cecilia Malmström, ha definito un “affare interno”. La pressione dell’estrema destra xenofoba, che i sondaggi danno in crescita, il tentativo di spezzare il fronte della lotta di classe giocando la carta della guerra tra poveri, sono all’origine della scelta di dare una ulteriore svolta disciplinare all’immigrazione nel paese ellenico. Molti immigrati sono afgani, spesso minorenni, cui è negato l’asilo politico o il riconoscimento dello status di profughi, perché provengono da una paese “democratico” e non hanno “motivo” di fuggire. Tanti si ammassano in campi di fortuna alle spalle di Patrasso, nella speranza di guadagnare un passaggio clandestino verso l’Italia. Nel nostro paese se ne parla solo quando qualcuno muore schiacciato dalle ruote di un camion cui si era aggrappato. Il muro di Evros è solo uno dei tasselli – forse solo il più visibile – di una politica di repressione dell’immigrazione clandestina, che nei prossimi mesi porterà alla costruzione di 30 centri di detenzione da mille posti l’uno. Nei quartieri periferici di Atene, la grande città dove si concentrano gran parte degli immigrati che provano, attraverso la Grecia, ad approdare nell’Europa più ricca, si moltiplicano le aggressioni fasciste.

Ne abbiamo parlato con Georgios del gruppo di comunisti libertari di Atene.

Ascolta l’intervista a radio Blackout

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Per un Primo Maggio di lotta a Livorno

da: senzasoste.it

Oggi 12/4/12 è nato dall’assemblea tenutasi alla sala della circoscrizione 2 il “Comitato contro le politiche di austerità, per la difesa dell’art. 18” che come prima iniziativa propone di costruire nelle prossime due settimane una manifestazione cittadina per il 1° maggio. Quest’anno il 1° maggio è stato individuato come una giornata di mobiltazione a livello mondiale contro le politiche di austerità portate avanti dai governi e dai banchieri. L’obiettivo del Comitato è quello di costruire a Livorno questa giornata coinvolgendo nella partecipazione i settori dei lavoratori, dei giovani , degli extracomunitari e di tutti coloro che ritengono importante costruire un’opposizione ai colpi sferrati dal governo Monti alle proprie condizioni di vita.

Questa prima iniziativa del Comitato fa parte di un percorso teso alla costruzione di uno sciopero generale dal basso per il ritiro della cotroriforma pensionistica, contro la definitiva privatizzazione dei servizi pubblici e dell’acqua, per la salvaguardia dell’art.18 e dei diritti dei lavoratori.

Livorno 12/4/12 Per il Comitato

Franco Lovascio e Claudio Galatolo

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11A. Blocchi, presidi e marce in Val Susa [aggiornato]

da: http://anarresinfo.noblogs.org

Bussoleno, ore 12,46, autostrada A32. Sin dalle 10 del mattino è partito un blocco della A32 a Bussoleno all’imbocco della galleria del Prapuntin.

Per primi sono partiti i ragazzi delle superiori, poi si sono uniti tanti altri. Barricate chiudono l’accesso alla galleria nei due sensi.

La giornata di lotta ha avuto un anticipo con la fiaccolata da Giaglione alla zona occupata in Clarea. Nonostante l’abbondante nevicata alcune centinaia di No Tav hanno raggiunto le reti, cantando “bella ciao” e scandendo slogan.
Nelle prime ore del mattino un corteo di qualche centinaio di persone è partito da Giaglione ed è tornato alle reti. Nonostante la zona rossa proclamata dalla Prefettura, nessuno sorvegliava i jersey prima del sottopassaggio dell’autostrada.

A Chiomonte altre centinaia di No Tav si sono dati appuntamento al cancello che blocca l’accesso alla strada dell’Avanà. Battiture, slogan, the caldo e la consapevolezza che la giornata sarà ancora molto lunga.

Aggiornamenti ore 13,29, Clarea. Qualche metro di rete tagliata, una manifestante incatenata alla rete. La polizia sta chiudendo dai due lati i manifestanti. Situazione molto tesa. L’unica via d’uscita è verso la montagna.

Aggiornamenti ore 14. La situazione è più tranquilla la polizia si è accontentata di riprendere il totale controllo dell’area senza caricare i manifestanti.

Aggiornamenti ore 15. Parte il blocco della statale 24 a Bussoleno, dove già passano i tir fatti uscire dall’autostrada bloccata al Prapuntin. Un blocco a intermittenza: dieci minuti si apre, dieci minuti si chiude.
L’altra statale viene lasciata aperta per consentire ai compagni che man mano scendono dalla Clarea di raggiungere la zona. I blocchi vanno avanti per circa tre ore.

Aggiornamento ore 18. Sull’autostrada si fa il punto della situazione e si decide di moltiplicare le iniziative per mettere sabbia nella macchina dell’occupazione militare. La notte sarà lunga.

Aggiornamento notturno. Bloccata l’autostrada in alta valle da un gruppo di No Tav, che la chiudono con una barricata.
Intorno alle 13 termina l’occupazione della A32 all’imbocco della galleria del Prapuntin a Bussoleno.

Giovedì 12 viene fissato un appuntamento alle 18 a Giaglione per assemblea, passeggiata in paese contro la decisione del sindaco di dichiarare abusivo il presidio sorto di fronte al campo sportivo del paese.

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11 aprile. Primavera di resistenza

da: http://anarresinfo.noblogs.org/

L’11 aprile è il giorno degli espropri. L’ultimo atto prima dell’avvio dei lavori per il tunnel geognostico della Maddalena. 11 mesi dopo il primo attacco, le truppe di occupazione hanno concluso la recinzione dei terreni. Sono stati mesi di resistenza pressoché quotidiana, mesi nei quali abbiamo cercato di mettere i bastoni tra le ruote ad una macchina militare costruita con cura e intelligenza per disciplinarci, dividerci, spaventarci. Non ci sono riusciti e ogni volta ne provano una nuova per spezzare un movimento di irriducibili rompiscatole, gente che non si fa dividere, gente che non molla né si spaventa, gente che da il “cattivo” esempio un po’ a tutti. Domani in tutta Italia vi saranno iniziative di lotta a sostegno dei No Tav ma, soprattutto, a sostegno di un’idea di relazioni politiche e sociali diversa da quella in cui siamo forzati a vivere, dove libertà, uguaglianza, solidarietà siano impegni e obiettivi comuni non parole con cui celebrare la retorica di una democrazia fatta di guerra, sfruttamento, oppressione. La lotta No Tav è divenuta punto di riferimento per le tante resistenze del nostro paese. Una lotta popolare, dove i processi decisionali provano a costruirsi dal basso, tramite il metodo del consenso, nel confronto diretto nelle assemblee e nei comitati locali. Non sempre ci si riesce, perché l’abitudine alla delega, la forza delle gerarchie che segnano una società autoritaria, sono difficili da sconfiggere. Ma, con pazienza e con fatica, ci proviamo, perché sappiamo che la posta in gioco è molto alta. La possibilità di immaginare costruendolo e di costruire immaginandolo un futuro che dia senso al nostro presente. Ieri al merendin di pasquetta in Clarea, assediati da imponenti recinzioni, uomini in armi e mezzi militari dappertutto, alcuni di noi si domandavano quanta strada avessimo fatto in tanti anni, quanti chilometri avessimo macinato, quante iniziative costruito, quante parole spese per tessere la tela robusta della quale è fatto questo nostro movimento. Una tela che è forte anche della capacità costante di re-inventarci spazi e prospettive, di sorprendere i nostri avversari, di allargare nel contempo il consenso popolare intorno alle nostre iniziative. Ieri c’era chi mangiava, chi arrostiva il cibo sulla brace, chi cantava e chi discuteva. C’era anche chi saliva alle vasche e di lì alla Maddalena occupata. La scena è desolante: un deserto circondato da muri e reti, coronate di filo spinato. Una enorme ferita. Il 27 giugno, il 16 e il 24 agosto e infine il 27 febbraio si sono presi tutto. Dall’alto si vedono bene le recinzioni concentriche che segnano i progressi degli occupanti. Ormai da mesi, sin da metà settembre, il movimento si interroga sulle prospettive di lotta, che certo non sono più quelle del 2005. Oggi il governo ha affinato i mezzi, sapendo calibrare propaganda e violenza. Nel 2005 i check point di polizia che impedivano l’accesso al paese di Mompantero rendevano visibile l’occupazione militare in tutto il suo portato materiale e simbolico, oggi il check point sulla strada dell’Avanà chiude una strada di vigne, senza case, persone, affetti divisi. Il catino della Clarea è perfetto per una guerra tra eserciti, molto meno per una lotta popolare, che ha i suoi ritmi, fatti di partecipazione diretta di tutti, anziani, ragazzini e malati compresi. L’8 dicembre con 14 ore di occupazione popolare dell’autostrada, poi in modo più netto con i blocchi prolungati di fine febbraio il movimento ha ri-trovato il suo ritmo, una lotta capace di mettere nuovamente in difficoltà l’avversario. Un avversario che non guarda in faccia nessuno, che pesta, gasa e rompe ossa in ogni dove ma indubbiamente preferisce farlo in una zona appartata e remota come la Clarea piuttosto che nel cuore della valle, a due passi dalle case. Quando i lacrimogeni centrano i cortili delle abitazioni, quando la guerra attraversa il tuo paese, quando la democrazia reale si mostra senza infingimenti né belletti, la resistenza si rinforza, la gente esce dal lavoro e va alla barricata, il tempo della libertà prende il sopravvento su una quotidianità scandita dal ritmo della merce. C’è chi si affeziona ai luoghi. Fa bene, perché i luoghi vivono grazie a chi li ama. Vedere la Clarea ridotta a polvere e filo spinato fa male a tutti. Ma non è lì che si gioca la partita. Il governo lo ha capito tanto bene che ha deciso di far partire l’iter di approvazione di nuove leggi che sanzionino pesantemente i blocchi stradali e ferroviari. Se non gli dessimo fastidio, se volessero tenerci lontani da quelle dannate reti, perché fare una legge per tenerci invece lontani dall’autostrada? Con la grande manifestazione del 25 febbraio e con i blocchi della settimana successiva abbiamo rotto l’accerchiamento mediatico con il quale hanno giustificato repressione ed arresti. La scommessa per i prossimi giorni e mesi – l’11 è solo una tappa – è di creare le condizioni perché le truppe siano costrette al ritiro. Occorre inceppare la macchina dell’occupazione, intralciarla con pazienza giorno dopo giorno, rendendo visibile la gestione militare del territorio. In quest’angolo di nord ovest la situazione può divenire ingovernabile, specie se riusciremo ad unire le resistenze non in un cartello politico ma nella pratica del mutuo appoggio e della solidarietà concreta. Scegliamo noi i luoghi della resistenza. Se ci riusciremo, se ogni paese, ogni strada diventerà per loro un problema, saranno costretti ad andarsene da Clarea come se ne andarono da Venaus.

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Mercoledì 11 aprile: manifestazione No Tav a Livorno

da: senzasoste.it

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Il prossimo 11 aprile in Val di Susa si attende il verdetto sulla legittimità, da parte dello Stato italiano, ad espropriare i terreni di proprietà di libere cittadine e liberi cittadini per i/le quali rappresentano fonte di reddito e sostentamento per cominciare la costruzione di un’opera dannosa, inutile e costosa.

Come laggiù non sembra più contare la volontà popolare così anche nella nostra città ci è stato impedito di dire no al Rigassificatore Offshore e non si ascoltano le voci che chiedono lo stop alla costruzione della discarica del Limoncino.

Noi accogliamo quindi l’appello del popolo No Tav e portiamo avanti la lotta di tutte e tutti coloro che si battono contro lo sperpero di denaro pubblico a fini privatissimi, contro la devastazione del territorio, contro la definitiva trasformazione in merce delle nostre vite e delle nostre relazioni sociali.

Difendere la propria terra e la propria vita è difendere il futuro nostro e di tutt*: dei giovani condannati alla precarietà a vita, degli anziani cui è negata una vecchiaia dignitosa, di tutt* quell* che pensano che il bene comune non è il profitto di pochi ma una migliore qualità della vita per ciascun uomo, donna, bambino e bambina. Qui e ovunque.

In ogni ospedale che chiude, in ogni scuola che va a pezzi, in ogni piccola stazione abbandonata, in ogni famiglia che perde la casa, in ogni fabbrica dove Monti regala ai padroni la libertà di licenziare chi lotta, ci sono le nostre ragioni.

MANIFESTAZIONE CITTADINA

CONTRO IL TAV, LE OPERE INUTILI E LA RIFORMA DEL LAVORO, PER I BENI COMUNI, PER UNA SCUOLA PUBBLICA E GRATUITA E PERCHÈ LE NOSTRE VITE VALGONO PIÙ DEI LORO PROFITTI!

MERCOLEDI 11 APRILE ORE 17.30

VIALE CARDUCCI

ANGOLO BAR “IL TRAMEZZINO”

ASSEMBLEA NO TAV LIVORNO

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Venerdì il prof. Ichino a Livorno. L’appello per il presidio per la difesa dell’art.18

da: senzasoste.it
ichino
Pietro Ichino sarà a Livorno venerdì 6 per tenere una lezione sul nuovo diritto del lavoro, presso la Camera di Commercio alle ore 17.
Ichino è docente ordinario di Diritto del Lavoro all’Università Statale di Milano (Clicca qui per vedere chi è Ichino)
Nel 2008 è stato eletto senatore per il Partito Democratico, attualmente è membro della Commissione Lavoro del Senato.
Ichino sostiene che:
  • si deve rendere inconsistente la tutela dell’art.18 per le vittime di licenziamenti discriminatori;
  • si deve annullare la tutela dei lavoratori in caso di licenziamento collettivo;
  • si deve spostare la contrattazione dal livello nazionale a quello aziendale.
Chissà che cosa potrà insegnare ai lavoratori della Giolfo e Calcagno, della Delphi, delle migliaia di precari, cassaintegrati, disoccupati vittime della politica del governo sostenuto dal partito di Ichino, dei furti dei fondi europei e dei vari contributi ottenuti con la scusa dell’occupazione, dei corsi fantasma.
Noi non abbiamo niente da imparare, noi che non crediamo più alle favole, noi che abbiamo capito che la sola arma è la lotta, a partire dalla difesa dell’articolo 18.
Presidio alla Camera di Commercio di Livorno, in Via del Porticciolo
Venerdì 6 aprile – h 16:30
Bisogna costruire un ampio movimento per la difesa dell’articolo 18, contro l’attacco portato al mondo del lavoro, ai giovani e alle donne.
Le mobilitazioni per il Primo Maggio stanno crescendo: dagli USA con occupy mayday , alla Spagna, alla Grecia. Il Primo Maggio sarà un’importante giornata di lotta per far pagare la crisi a chi l’ha prodotta.
Unire le lotte dal territorio, alla scuola e all’università, alle lotte per il lavoro, alle lotte dei migranti.
Chiediamo ai giovani e alle donne, alle lavoratrici e ai lavoratori, ai precari, ai pensionati e ai migranti, ai movimenti civili sociali e ambientali, alle forze organizzate, di lavorare partendo dalla difesa dell’articolo 18 perché anche a Livorno il Primo Maggio torni ad essere una data di lotta e di mobilitazione.
Giovedi 12 aprile ore 17,30 sala Circoscrizione 2 scali finocchietti Assemblea in difesa dell’articolo18

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12 maggio a Pisa manifestazione nazionale anarchica per Franco Serantini

A quarant’anni dalla morte di Franco Serantini l’assemblea degli Anarchici Toscani ha deciso di organizzare a Pisa, per il 12 maggio, una manifestazione nazionale anarchica.
Oggi più che mai è doveroso riprendersi le piazze e le strade della città con un corteo, forti anche delle ragioni e delle idee per cui Franco lottava.

 SABATO 12 MAGGIO

PISA – PIAZZA SANT’ANTONIO – ORE 15

Franco Serantini faceva parte del gruppo anarchico Pinelli di Pisa, che aveva sede in via San Martino. La volontà di lottare per una società di liberi e di eguali lo univa ai compagni ed a tanti altri giovani proletari, in una fase di grande fermento sociale; era sicuramente una pagina nuova della sua giovane e difficilissima vita, che aveva conosciuto l’abbandono, l’orfanotrofio e la durezza delle istituzioni.

L’impegno di Franco si dispiegava nelle iniziative sociali di quegli anni, come l’esperienza del “mercato rosso” nel quartiere popolare del CEP, ma anche, in senso specificamente politico, nella campagna contro la strage di Stato, per la difesa della memoria di Pinelli, per la scarcerazione di Valpreda e di altri compagni. Dopo le grandi lotte del ’68 e del ’69, padroni e fascisti cercavano di rialzare la testa rispondendo con la strategia della tensione e sferrando una feroce campagna antianarchica.

Il 5 maggio del 1972 Franco partecipa ad una presidio contro il comizio del fascista Niccolai. Il presidio viene duramente attaccato dalla polizia. Franco viene circondato sul Lungarno Gambacorti da un gruppo di poliziotti del I Raggruppamento celere di Roma, e pestato a sangue. Portato nel carcere Don Bosco, Franco sta male, ma le sue condizioni vengono ignorate, nonostante si aggravino rapidamente. Dopo due giorni di agonia e coma, Franco muore. E’ il 7 maggio 1972. I suoi funerali vedono una grande partecipazione popolare.

Anno dopo anno, si susseguono le manifestazioni di piazza in sua memoria. Inoltre, a Torino gli viene dedicata una scuola, a Pisa una lapide viene collocata all’ingresso di palazzo Thouar, dove Franco visse nell’ultimo periodo della sua vita. Negli anni nascerà in città la biblioteca a lui intitolata, e nella piazza S. Silvestro, nota a tutti come piazza Serantini, verrà posto un monumento dedicato a Franco, dono dei cavatori di Carrara.

In una situazione sociale e politica come quella che stiamo attraversando, in cui aumenta la stretta della repressione, in cui si giunge persino a parlare di leggi speciali contro gli anarchici, sentiamo la necessità di unirci in un momento di lotta comune. Per questo gli Anarchici Toscani invitano tutti i compagni a partecipare a livello nazionale alla manifestazione del 12 maggio. Una manifestazione che porterà in piazza non solo una parte della storia del Movimento Anarchico, ma anche un aspetto importante della memoria della città di Pisa.

A 40 anni di distanza da quei fatti siamo nuovamente di fronte ad un attacco feroce da parte dello Stato e dei suoi apparati repressivi contro ogni manifestazione di dissenso. Dai recenti arresti ai danni dei compagni e delle compagne del movimento NO TAV che da venti anni si oppone alla costruzione dell’alta velocità in val di Susa, passando per gli innumerevoli episodi di repressione e costante minaccia che gli apparati repressivi operano, ormai quotidianamente, nei diversi contesti di lotta. E accanto alla repressione attuata con manganelli e lacrimogeni, quella pervasiva e diffusa del controllo sociale contro tutti coloro che muovono una critica radicale al paradigma dominante e desiderano sperimentare la praticabilità di un metodo e di un agire basati sulla libertà, sulla giustizia sociale, sull’eguaglianza reale e soprattutto sulla solidarietà. Perché tutto questo è pratica rivoluzionaria.

La repressione ed il controllo sociale si realizzano massimamente nelle istituzioni totali e nelle strutture detentive. Ecco dunque le politiche razziste e la reclusione e deportazione dei migranti in istituzioni repressive come i CIE; ecco la recrudescenza neofascista, alimentata dalle istituzioni, dalla chiesa, dai padroni. Una violenza che si scatena, come nei casi di Torino e di Firenze, ora contro i rom, ora contro lavoratori senegalesi, ora contro qualsiasi settore sociale marginale.

Si cerca di dividere il fronte degli sfruttati, sempre più esteso a causa degli attacchi alle generali condizioni di vita, alimentando l’odio dello straniero e la rottura di meccanismi di solidarietà. In questo contesto, per i governi risulta fondamentale rafforzare il razzismo e il fascismo. Si rende quindi necessario oggi come 40 anni fa combattere con la solidarietà ogni forma di fascismo, razzismo ed esclusione. Per una società che spezzi le catene dei confini fisici e mentali che attualmente ci vengono imposti ed entro i quali ci vogliono costringere.

Facciamo appello a tutti coloro che vorranno scendere in piazza per ricordare Franco Serantini, anarchico, rivoluzionario.

Facciamo appello a tutti coloro che vorranno scendere in piazza contro la repressione, contro il razzismo, contro ogni fascismo.

Per una società di liberi e di eguali.

Anarchici Toscani

per contatti e adesioni: anarchicitoscani@autistiche.org

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PRESIDIO UNITARIO – L’art.18 non si tocca!

Il governo Monti è riuscito là dove il governo Berlusconi aveva fallito, mettere le mani sull’articolo 18 della legge 300 del 1970 che garantisce di non essere licenziati in base al totale arbitrio padronale. Nello stesso tempo vengono ridimensionati gli ammortizzatori sociali.

In questi anni altre conquiste di fondo sono state stracciate dal padronato e dai governi che si sono susseguiti: un contratto nazionale di lavoro adeguato per tutti, andare in pensione in tempi ragionevoli, un mercato del lavoro basato sul contratto a tempo indeterminato e non la precarietà dilagante che coinvolge i giovani, ma anche i meno giovani.

Il governo Monti Napolitano Fornero rappresenta fino in fondo gli interessi delle banche e del padronato: la cancellazione dell’articolo 18 lascia liberi i padroni di ricattare i dipendenti ogni giorno, di cacciarli, di impedire l’organizzazione di un reale sindacato dei lavoratori.

Dicono: “La libertà di licenziamento porta sviluppo economico”; è la più grande balla mai sentita; serve solo a sfruttare di più gli operai; tutte le misure prese da Berlusconi e poi da Monti precipitano il paese nella recessione economica.

I sindacati hanno la gravissima responsabilità di aver avallato una finta trattativa con il Governo deciso solo a fregare la classe lavoratrice. La CGIL dichiara la sua contrarietà alla manomissione dell’articolo 18 ma la più grande organizzazione di massa del paese non avrebbe mai dovuto sedersi a quel tavolo chiamando da subito alla mobilitazione e alla lotta come aveva chiesto la FIOM e come proponevano i sindacati di base.

In questi ultimi giorni ci sono stati importanti scioperi e manifestazioni in molte fabbriche e città. E’ questa la strada da seguire per battere un governo che vuole lo scalpo della classe operaia.

Rispondiamo con la lotta al violento attacco del governo Monti.

Rialziamo la testa per difende i nostri diritti e il nostro futuro

e quello dei nostri figli.

  • Difendiamo l’articolo 18,

  • Difendiamo i salari e l’occupazione,

  • Serve un salario sociale e un salario minimo garantito,

  • Rivogliamo il diritto alle pensioni di anzianità.

In Portogallo (22/3) ed in Spagna (29/3) stanno già scioperando contro le riforme del lavoro, costruiamo anche da noi lo

SCIOPERO e la MOBILITAZIONE GENERALE

Per preparare la mobilitazione nel nostro territorio

GIOVEDI’ 29 MARZO h. 17.30

Presidio in Piazza Grande a Livorno

 

Organizzano:

CIB-Unicobas

Unione Sindacale di Base

Aderiscono:

Collettivo Anarchico Libertario

Federazione Anarchica Livornese

Partito Comunista dei Lavoratori

Sinistra Critica

 

FIP Via Pieroni 27 – Livorno. 29/3/2012

 

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Martedì 13 Assemblea cittadina NO TAV

da: senzasoste.it
Martedì 13 marzo h 21 all’Ex-Caserma Occupata
Assemblea cittadina NO TAV.
Dopo i presidi di solidarietà ed il corteo con blocco dei binari degli scorsi giorni, è necessario confrontarsi su come continuare a sostenere la lotta del movimento NO TAV.
Molte proposte sono già emerse: sensibilizzazione sulle ragioni dell’opposizione al TAV, informazione sulla lotta in Valle e sulle violenze della polizia, sostegno agli arrestati, opposizione alla repressione ed alla criminalizzazione dei movimenti. L’intenzione è quella di creare un momento di discussione aperto a ulteriori proposte, che possa organizzare nuove iniziative.

Tutti i soggetti politici e sindacali, i comitati, le realtà ed i singoli sono invitati a partecipare all’assemblea cittadina di martedì.

PER ESSERE NO TAV NON OCCORRE ESSERE VALSUSINI,

BASTA ESSERE INFORMATI

  1. No_Tav_stazione_2Questa opera è totalmente INUTILE: La regione Piemonte 20 anni fa stimava che i passeggeri tra Italia e Francia sarebbero cresciuti da 1 milione e mezzo fino a 7 milioni e 700 mila in dieci anni; ora invece sono 700 mila, un decimo del previstoeinfatti ilvecchio treno Torino – Lione è stato soppresso. Quindi si è cambiato il progetto per fare il TAV per le merci anziché per i passeggeri. Si potrà così risparmiare 30 minuti (!!!) nel trasporto delle merci. Il commercio annuo tra Italia e Francia è salito fino al 2000 e poi è crollato, passando da 8 a 2,5milioni di tonnellate di merci. La linea esistente ha una capacità di 20 milioni di tonnellate. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a quella della linea storica (attualmente sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro) che tra l’altro è già una linea Tgv che collega da anni Torino con Parigi.
  1. Questa opera è DANNOSA: vi è un forte rischio inquinamento a causa dei lavori (migliaia di camion e gas di scarico prodotti oltre ai materiali da rimuovere), aumenterebbe fortemente il dissesto idrogeologico sia in superficie che nelle falde sotterranee (già causati dalla costruzione e ammodernamento della attuale ferrovia, delle due strade statali e dell’autostrada con viadotti e trafori. Si vedano inoltre gli irrimediabili danni prodotti dal TAV qui in Toscana, nel Mugello), per non parlare della presenza accertata di amianto e uranio nelle montagne valsusine (L’ AGIP il 15 Aprile 1977 nel pieno fermento nucleare italiano si dichiarò interessata ad effettuare estrazione di materiali radioattivi proprio in quei luoghi. Lo stesso fece la ditta francese Minatome nel 1981. Si veda a lato il rilevamento in Bequerel di una roccia estratta in quelle valli, che è risultato superiore a quelli di Chernobyl). Qui si possono trovare maggiori e precisi riferimenti:

http://www.notav.info/documenti/nella-miniera-duranio-a-giaglione/

  1. Questa opera è un FINANZIAMENTO ALLE MAFIE E AI PARTITI: tutti questi soldi mossi nell’appalto pubblico agevolano l’infiltrazione della mafia nei cantieri. Nei sistemi di appalti e sub-appalti si crea un mix esplosivo di concessioni lavorative e voti pilotati verso i partiti.

Le ditte interessate dai lavori sono la CMC (cooperativa rossa di cui Pier Luigi Bersani fu amministratore), la ROCKSOIL (fondata e guidata da Giuseppe Lunardi – Ministro dei trasporti del governo Berlusconi) e IMPREGILO (33% del Gruppo Gavio, latitante in passato e indagato per corruzione con reato prescritto – 33% Gruppo Benetton noto per lo sfruttamento nel tessile asiatico e per la sottrazione di quasi un milione di ettari ai Mapuche in sud america – 33% Gruppo Ligresti patteggiò 4 anni nell’inchiesta Tangentopoli e ora di nuovo in attività).

Questa una dichiarazione di Ferdinando Imposimato, Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione e Membro della Commissione Antimafia dal 1987 al 1994: “Ci attivammo come Commissione Antimafia perchè l’avvio del progetto e del conseguente cantiere fu accompagnato da bombe e attentati contro le imprese che si trovavano lungo la tratta. Per questo, decidemmo di aprire un’inchiesta, perché mi resi conto che nell’opera confluiva anche la malavita organizzata, al fine di lucrare somme ingenti attraverso la moltiplicazione dei costi. E’ venuto fuori che nella Tav partecipavano politici corrotti e imprese della mafia”.

Il 25 Febbraio 2012 scritto in piccolo su diversi quotidiani esce questa notizia: «Il rapporto del nucleo investigativo dei carabinieri di fine dicembre è stato depositato dalla Procura a disposizione dei legali dei 191 indagati di “Minotauro”: ridefinisce questi legami e estende ombre nuove su appalti pubblici, compresa “la commessa aggiudicata da Ltf (Lyon Turin Ferroviaire) per realizzare la recinzione nel cantiere di Chiomonte”». Bruno Iaria nipote di Giovanni Iaria (esponente del PSI e attualmente in carcere per legami con la ‘ndrangheta) già arrestato per estorsione e detenzione d’armi, definito dai carabinieri come il capo della “locale” della ‘ndrangheta a Cuorgné (Torino), è stato dipendente della Italcoge tra 2006 e 2007.  La stessa Italcoge che ha eseguito i lavori preparatori per il Tav a Chiomonte, in Val di Susa. Anche Roberto Saviano scrive: “Tutti parlano di Tav, ma prima di ogni cosa bisognerebbe partire da un dato di fatto: negli ultimi trent’anni l’Alta velocità è diventata uno strumento per la diffusione della corruzione e della criminalità organizzata, un modello vincente di business […]Questa è una certezza giudiziaria e storica.” E ancora: “Le mafie si presentano con imprese che vincono perché fanno prezzi vantaggiosi che sbaragliano il mercato, hanno sedi al nord e curricula puliti, e il flusso di denaro destinato alla Tav rischia di diventare linfa per il loro potenziamento, aumentandone la capacità di investimento, di controllo del territorio, accrescendone il potere economico e, di conseguenza, politico. Non vincono puntando il fucile. Vincono perché grazie ai soldi illeciti il loro agire lecito è più economico, migliore e veloce. Lo schema finanziario utilizzato sino ad ora negli appalti Tav è il meccanismo noto per la ricostruzione post-terremoto del 1980: il meccanismo della concessione, che sostituisce la normale gara d’appalto in virtù della presunta urgenza dell’opera, e fa sì che la spesa finale sia determinata sulla base della fatturazione complessiva prodotta in corso d’opera, permettendo di fatto di gonfiare i costi e creare fondi neri per migliaia di miliardi. La storia dell’alta velocità in Italia è storia di accumulazione di capitali da parte dei cartelli mafiosi dell’edilizia e del cemento. Il tracciato della Lione-Torino si può sovrapporre alla mappa delle famiglie mafiose e dei loro affari nel ciclo del cemento. Sono tutte pronte e già si sono organizzate in questi anni.”

Aggiungiamo inoltre che Paolo Comastri, direttore generale di Ltf, è stato condannato in primo grado per turbativa d’asta nell’ambito della gara di appalto per il tunnel di Venaus. Comastri era difeso da Paola Severino, attuale Ministro della Giustizia. Il Ministro della giustizia è l’avvocato difensore di chi voleva imbrogliare lo Stato in un’asta sui lavori del TAV.

Questa opera è un enorme SPRECO DI DENARO PUBBLICO: Le cifre parlano da sole. E’ comunque assurdo pensare che l’Italia pagherà il 57% di un’opera che passa solo per il 30% sul nostro territorio. La stima del costo è di 18-20 MILIARDI di euro e questi sono solo i preventivi, ma come sappiamo i costi in Italia lievitano in corso d’opera. Il costo medio  al km per linee ferroviarie ad Alta Velocità è di 9,3 milioni di euro in Giappone, 10,2 in Francia, 9,8 in Spagna e 62,5 in Italia!!!!!!!!!!!!

NON E’ VERO CHE IL TAV E’ SOLO INUTILE

IL TAV E’ ANCHE DANNOSO!

 

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