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Solidarietà alla libera repubblica della Maddalena

Solidarietà alla libera repubblica della Maddalena

Di seguito il comunicato emesso ieri dalla Commissione di Corrispondenza
della Federazione Anarchica

Almeno duemila agenti fra polizia, carabinieri, guardia di finanza e corpo
forestale.
Una quantità impressionante di lacrimogeni sparati contro i manifestanti.
Idranti e ruspe per spazzare via le barricate contro il TAV. A dieci anni
dal massacro di Genova, lo Stato italiano ha voluto imporre il suo dominio
contro la Libera Repubblica della Maddalena, un presidio di libertà e
autogestione costruito dalla popolazione valsusina che resiste alla
devastazione ambientale.
Le minacce del ministro dell’Interno Maroni si sono concretizzate alle
prime luci dell’alba: un’operazione militare in grande stile sostenuta dal
plauso di tutti i poteri forti, dai partiti di centrodestra e
centrosinistra passando per Confindustria.
Nonostante questo, il movimento NO TAV non si piega: la resistenza
continua nella convocazione di scioperi spontanei nelle fabbriche della
valle (quattro fabbriche, da stamane, in sciopero spontaneo), nei blocchi
stradali e ferroviari di queste ore convulse, nella generosa
consapevolezza dei valsusini che lottano a mani nude per la salvaguardia
della loro valle, della loro salute, del loro futuro.
La mobilitazione in risposta all’arroganza del governo si sta estendendo
nella penisola: alcune organizzazioni hanno proclamato lo sciopero
generale; presidi e manifestazioni di protesta si annunciano, per il
pomeriggio, in moltissime città italiane.
I fatti di questa mattina dimostrano che la vera violenza è quella dello
Stato che spiana la strada agli interessi criminali del capitalismo
ripristinando il suo disordine in punta di manganello.
La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana
denuncia la repressione dello Stato nei confronti di questa lotta
decennale per la libertà e l’autodeterminazione e rinnova la sua massima
solidarietà alle popolazioni valsusine in lotta.

Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana – FAI

Lunedì 27 giugno 2011

Commissione di Corrispondenza
Federazione Anarchica Italiana
www.federazioneanarchica.org
Tel. 333 3275690

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Comunicato sulla manifestazione di solidarietà di ieri a Livorno

riceviamo e pubblichiamo

 

Ieri, lunedì 27, numerosi soggetti politici e sociali e semplici cittadini, sono scesi in piazza per un presidio di solidarietà con il movimento NO TAV, attaccato con violenza dalla polizia quella stessa mattina.

La manifestazione si è poi spontaneamente trasformata in corteo. Seguendo l’esempio di quello che stava succedendo in moltissime altre città italiane, è stata fatta una azione simbolica davanti a due sedi del Partito Democratico, come principale responsabile di anni di repressione e violenze contro la popolazione della Val di Susa e che solo poche settimane fa, aveva chiesto l’intervento dell’esercito contro il movimento NO TAV.

Leggiamo sul Tirreno on line che ci sarebbero stati “spintoni” tra manifestanti solidali con il movimento NO TAV e militanti del PD di fronte al circolo del PD di Piazza Magenta. Ma niente di tutto ciò è realmente accaduto. Lo stesso giornale riporta che un anziano militante del PD avrebbe riportato contusioni, questo è completamente falso. I fatti si sono svolti in modo totalmente diverso. Anzi, sono stati gli stessi militanti del PD presenti nella sede che hanno aggredito i manifestanti. I manifestanti, restando sul marciapiede, stavano legando davanti alla sede un nastro bianco e rosso dei lavori in corso, a quel punto i militanti del PD dalla soglia della loro sede hanno strappato il nastro e hanno rotto il cartello che un manifestante teneva in mano, cercando di strapparglielo.

Quando poi al megafono i manifestanti hanno più volte ripetuto che si trattava di una azione simbolica e pacifica e che i manifestanti presenti sul marciapiede erano stati aggrediti dai militanti del PD, questi ultimi sono rientrati nella sede. Quindi è stato di nuovo legato il nastro ed il corteo è ripartito per informare la cittadinanza sulla repressione in atto in Val di Susa.

I tentativi per far passare come violenza la libera espressione del dissenso politico non devono avere spazio. Violento è chi sgombera con ruspe, manganelli, lacrimogeni ed idranti l’intera popolazione di una valle, violento è chi invoca l’esercito contro un movimento di resistenza popolare, violento è chi non tollera, come il PD, ogni tipo di dissenso politico.

 

Manifestanti solidali con il movimento NO TAV

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STASERA CHIAMPARINO A LIVORNO!

dall’evento su facebook:

http://www.facebook.com/event.php?eid=115033165254189

 

h 21 Bottini dell’Olio (viale Caprera), Livorno

Il 28 Giugno, il sindaco di Livorno incontrerà l’ex sindaco di Torino, Chiamparino, ai Bottini dell’Olio. Chiamparino, per 10 anni sindaco di Torino, sostenitore del progetto TAV e complice della repressione subita dal movimento No Tav degli ultimi 10 anni, sarà domani a Livorno.

ORE 21.00 – BOTTINI DELL’OLIO

LIVORNO CITTA’ NO TAV.

SOLIDARIETA’ AL POPOLO VALSUSINO

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SOLIDARIETA’ AL MOVIMENTO NO TAV!

La violenta aggressione poliziesca alla popolazione della Valsusa è iniziata lunedì 27 alle 4,30. E’ quanto ha deciso il Governo per ottenere l’apertura dei cantieri per la costruzione dell’Alta Velocità ferroviaria.

 

Il governo afferma che se i cantieri non fossero stati aperti entro il 30 giugno l’Italia avrebbe perso i finanziamenti europei. I finanziamenti non sono destinati ai ceti popolari, i finanziamenti li pagano gli sfruttati di tutta Europa e vanno a vantaggio degli affaristi e degli speculatori che si arricchiscono devastando l’ambiente e la salute, sfruttando gli operai delle ditte che lavorano all’Alta Velocità.

 

Il Governo afferma che l’intervento poliziesco è stato reso necessario per difendere gli operai incaricati di aprire i cantieri. Ma dov’era la polizia quando gli operai sono morti a decine durante i lavori per l’Alta Velocità tra Firenze e Bologna?

 

Nel Mugello l’alta velocità ha saccheggiato l’Appennino tosco-emiliano, ha causato decine di omicidi bianchi, l’inquinamento e lo stravolgimento delle falde idriche. Per impedire che questo accada anche in Val di Susa, la popolazione locale lotta ormai da anni.

 

La lotta per fermare il TAV ha fermato per anni la speculazione con la solidarietà e l’azione diretta, ed è stata un esempio per tante altre lotte popolari. Oggi il Governo ci riprova.

 

Oggi noi siamo in piazza per esprimere la solidarietà concreta alla popolazione della Valsusa vittima dell’ennesima aggressione.

 

Invitiamo tutti coloro (gruppi, comitati, singoli cittadini) che hanno a cuore l’ambiente e la libertà di opporsi alle prepotenze a scendere in piazza con noi.

 

 

Federazione Anarchica Livornese – F.A.I.

Collettivo Anarchico Libertario

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Livorno si mobilita per la lotta NO Tav. Chiuse simbolicamente le sedi del PD

da: senzasoste.it

 

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Dopo che all’alba lo Stato con 2000 agenti delle forze dell’ordine ha attaccato la comunità della Val Susa sgomberando i terreni destinati all’alta velocità, in tutta Italia sono stati organizzati presidi e manifestazioni di solidarietà. E a Livorno, oggi, un centinaio di persone ha risposto alla mobilitazione in solidarietà ai NO Tav, con un corteo improvvisato che ha attraversato le strade della città. I manifestanti, partiti da piazza XX settembre, e distribuendo volantini durante il tragitto, si sono diretti alla sede del PD di Piazza Magenta. A quel punto la sede è stata simbolicamente chiusa con il nastro segnaletico. Una denuncia a chiare lettere per l’operato del partito di Bersani, che di fatto ha richiesto e ottenuto l’intervento delle forze dell’ordine in Val Susa. Un intervento contro la popolazione, in barba ai discorsi sulla democrazia, la legalità, la partecipazione. Parole gettate ancora una volta al vento per il Partito Democratico, che sceglie la linea degli affari, e non dello sviluppo come ci vorrebbero far credere, e rafforza la sua alleanza con la Lega Nord (che perde definitivamente la credibilità del suo slogan propagandistico “padroni a casa nostra”). Il ministro Maroni ha infatti accolto le richieste della galassia del PD piemontese, che con Fassino e Chiamparino su tutti, aveva richiesto al governo persino l’uso dell’esercito per iniziare finalmente i cantieri e ricevere i finanziamenti europei. E mentre 2000 agenti di polizia hanno inscenato una guerra, bombardando la valle con un’ora di lancio di lacrimogeni, e distruggendo i presidi NO TAV, il PD in giornata è riuscito solo a esprimere attestati di stima e solidarietà per quei pochi agenti feriti. Fiano, responsabile sicurezza PD, rovescia quasi la dinamica dei fatti, affermando che “non ci sono scuse per i violenti“. Bersani è sulla stessa scia. Questo è il Pd. Un comitato d’affari pronto ad appoggiare la peggiore delle repressioni quando c’è da salvaguardare il proprio tornaconto economico. E’ per questo che le sedi livornesi (come avvenuto in tutta Italia) sono state simbolicamente chiuse. Del resto anche il senatore livornese Filippi, in giornata, si è unito alla retorica condanna per chi difende energicamente le proprie terra dalla devastazione delle imprese, solidarizzando con le forze dell’ordine. Ma come hanno reagito i militanti del PD presenti alla sede del Partito Democratico per un giro di nastro isolante a chiudere la loro porta? 406 km tra Livorno e Chiomonte, ma le strategie e le risposte sono sempre le stesse. Chiamando la polizia e tentando in maniera goffa di allontanare a spinte i manifestanti. Il corteo è proseguito per via Magenta, ha attraversato Piazza Cavour, il Mercato Centrale e Piazza della Repubblica, poi ha imboccato Via Garibaldi. A metà della via, un’altra sede del PD è stata chiusa con il nastro. Poi il corteo è rientrato in Piazza XX Settembre. Una bella risposta cittadina, al tentativo di soffocare la lotta simbolo contro la devastazione dell’ambiente e la speculazione. E la giornata è stata è un chiaro segnale anche al PD livornese, complice delle scelte nazionali del partito e anch’esso impegnato nelle costruzione di grandi quanto inutili opere, come dimostra la scelta del rigassificatore off-shore. Da oggi, i nemici, son sempre meno all’ombra. (Orla. San.) 27 giugno 2011

Un video dell’iniziativa a cura di Giacomo Bazzi

Le foto:

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AGGIORNAMENTI DALLA VAL DI SUSA

riceviamo e diffondiamo

h 08:06

sfondata la barricata centrale. forte uso di lacrimogeni. i compagni sono
riusciti a chiudere la barricata successiva.

Barricata di Giaglione tutto tranquillo.

Per chi non riuscisse a venire in valle: alle 15.30 presidio davanti alla
sede torinese del PD in via San Francesco d’Assisi.

Federazione Anarchica Torinese // 338 6594361

h 07:37

La polizia si è messa in contatto con la comunità montana per comunicare
che tra dieci minuti attaccano per sgomberare tutto. Si rinnova a tutti
l’appello per venire qua a dare sostegno.

Per chi non riuscisse a venire in valle: alle 15.30 presidio davanti alla
sede torinese del PD in via San Francesco d’Assisi.

Federazione Anarchica Torinese // 338 6594361

h 06:53

Turi Vaccaro, anarchico e non violento, si è buttato
sull’autostrada per
tentare di bloccare la ruspa (che non è ancora riuscita a spezzare il
guard rail). È stato bloccato, malmenato e portato via di peso dalla
polizia.

Federazione Anarchica Torinese // 338 6594361

h 06:33

Una ruspa alla barricata dell’autostrada e diversi mezzi della polizia. I
compagni che non sono riusciti a scendere a Chiomonte in treno stanno
bloccando a singhiozzo la statale del Monginevro.

Per chi è a Torino ore 15.30 presidio davanti alla sede provinciale del PD
via San Francesco d’Assisi.

Nel frattempo si rinnova l’invito a venire qua in valle. Chi non riuscisse
è invitato a bloccare lì dove è.

Federazione Anarchica Torinese // 338 6594361

 

h 06:27

Hanno tagliato il guard rail sull’autostrada e si stanno avvicinando alla
barricata lato giaglione. stanno scendendo a piedi i carabinieri.

Bloccata anche la statale. L’autostrada continua ad essere bloccata su
ambo i sensi di marcia.

Per chi è a torino ore 15.30 presidio davanti alla sede provinciale del PD
via San Francesco d’Assisi.

Nel frattempo si rinnova l’invito a venire qua in valle.

h 06:19

Hanno tagliato il guard rail sull’autostrada e si stanno avvicinando alla
barricata del sol levante lato giaglione. stanno scendendo a piedi i
carabinieri.

Per chi è a Torino ore 15.30 presidio davanti alla sede provinciale del PD
via San Francesco d’Assisi.

Nel frattempo si rinnova l’invito a venire qua in valle.

Federazione Anarchica Torinese // 338 6594361

 

h 05:09

La polizia si sta avvicinando al presidio della Maddalena. Hanno bloccato
l’autostrada e diversi automezzi delle forze dell’ordine si stanno
avvicinando al presidio ma devono ancora raggiungere le barricate.

Federazione Anarchica Torinese // 338 6594361

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ARRIVA LA POLIZIA IN VAL DI SUSA!

DA notav.eu

 

Da Chiomonte
4.50 Le forze dell’ordine sono asserragliate dentro alla galleria, altri mezzi (idranti?) stanno salendo da Susa
5.00 Mezzi avvistati in uscita anche dalla galleria del Cels
La CUB ha annunciato lo sciopero provinciale del settore privato da oggi fino a fine occupazione della Valsusa
5.25 da twitter: primo contatto alla barricata della centrale (vicino al ponte)
Autostrada chiusa – La statale sembra aperta
Radio Maddalena si riesce a seguire anche dalle frequenze di Radio Blackout (nei momenti di maggior tensione)
5.40 Mezzi da Lavoro in discesa lungo le due corsie l’autostrada
6.00 Forze dell’ordine lavorano con il flessibile alla barricata verso Giaglione
6.10 Situazione di stallo: gli amministratori hanno chiesto di parlare con un funzionario responsabile ma la loro richiesta non è stata, almeno per il momento, ascoltata

6.15 DALLA BARRICATA DI GIAGLIONE SONO PARTITI I RAZZI CHE SEGNALANO L’ALLARME: ARRIVANO!!!
Chi può salga alla Maddalena, le statali sono aperti e la ferrovia è in funzione (badate solo a non prendere qualche tgv per sbaglio 😉 )

6.30 Alla barricata Stalingrado (Giaglione) un mezzo cingolato con pinza con a protezione, oltre a battaglioni di finanzieri, un vigile del fuoco con l’idrante in mano

6.50 Turi Vaccaro fa una verticale davanti alla “draga a pinza”  (per la serie “restiamo umani”) da infoaut
Turi Vaccaro è stato al momento fermato, il movimento ne chiede la liberazione

7.10 Al momento si riesce ancora ad arrivare a Chiomonte. Si sta formando un gruppo di persone all’inizio del paese
e chiedono che arrivino altre persone, per essere vicini al presidio e per evitare
che venga chiuso questo accesso

8.40 Sotto attacco la barricata Stalingrado, stanno usando lacrimogeni e idranti. La statale 24 è ancora aperta, servono rinforzi.

8.50 La barricata abbandonata, le forze dell’ordine stanno lanciando fumogeni sul piazzale del presidio e cercano di forzare passando anche dal parco archeologico.

9.10 Continua incessante il lancio di lacrimogeni, nonostante la richiesta di mediazione. Diversi gruppi di manifestanti si stanno radunando nei vari paesi della valle.

9.20 Sembra che alcune tende e la barricata centrale abbiano preso fuoco a causa dei lacrimogeni.

9.30 I manifestanti ripiegano per i boschi inseguiti dalle forze dell’ordine, si segnalano due feriti.

9.52 Importantissimo: PUNTO DI RITROVO A BUSSOLENO, SS 25 BLOCCATA

 

 

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SOLIDARIETÀ!

Nello stesso giorno in cui i partiti di opposizione festeggiavano il ritorno ad una “giustizia uguale per tutti” grazie all’esito del referendum, la giustizia e lo stato hanno mostrato il loro vero volto. Lunedì 13 giugno 7 persone sono state arrestate, 6 ai domiciliari e 1 in carcere a San Vittore a Milano, ad altre 9 è stato imposto l’obbligo di firma. Questo è un altro tassello che va ad aggiungersi all’operazione repressiva nei confronti del movimento fiorentino iniziata il 4 maggio scorso.

Lo scorso mese infatti con 22 perquisizioni, 17 obblighi di firma, 5 arresti domiciliari e 78 indagati, si apriva a Firenze una nuova pagina della guerra dichiarata dal governo ad ogni forma di dissenso.

Negli ultimi mesi in tutta italia si sono susseguite azioni repressive, a Bologna, a Padova, a Firenze, a Torino e proprio in questi giorni in Val di Susa contro il movimento NO TAV.

Quello di Firenze è forse l’esempio più evidente del senso complessivo di queste ultime operazioni poliziesche. Nel capoluogo toscano infatti si sono voluti colpire compagni e compagne, studenti, lavoratori, si è voluto colpire, con una montatura da 90 indagati, chi negli ultimi due anni si è attivato nel movimento contro la “riforma Gelmini”, nelle mobilitazioni antifasciste e nella lotta antirazzista.

Attorno ai reati contestati (tra cui istigazione a delinquere, oltraggio a pubblico ufficiale, deturpamento e imbrattamento, manifestazione non autorizzata, resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio), la questura, il PM ed il GIP hanno voluto costruire un’associazione a delinquere. Un vero e proprio tentativo di stroncare la Firenze che lotta, di attaccare ogni forma di dissenso, di colpire le realtà più attive per ostacolare nuove mobilitazioni e prevenire ogni forma di ribellione.

In un contesto come quello attuale, in cui la violenza dello stato e lo sfruttamento si fanno sempre più pesanti, in cui partiti ed istituzioni perdono sempre più consenso, in cui si vanno sviluppando e radicando nel paese numerose situazioni di lotta, cresce nel governo, nei partiti d’opposizione e nei padroni, la paura di una vera estensione e radicalizzazione delle lotte.

Nell’ultimo mese questa paura si è espressa nelle operazioni poliziesche in diverse città e nella richiesta di intervento dell’esercito, prima contro gli operai dei cantieri navali, poi contro il movimento popolare NO TAV in Val di Susa. Parallelamente si è tentato di catalizzare in senso elettorale il malcontento diffuso, sfruttando le elezioni amministrative ed il referendum.

E’ questo il senso dell’operazione repressiva a Firenze. E’ necessario adesso estendere la solidarietà e ripartire dalle lotte.

Come Collettivo Anarchico Libertario di Livorno siamo solidali e vicini a tutte le compagne ed i compagni arrestati.

LIBERTA’ PER TUTTE E PER TUTTI!

 

Collettivo Anarchico Libertario – Livorno

collettivoanarchico@hotmail.it

http://collettivoanarchico.noblogs.org

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NUOVI ARRESTI A FIRENZE. NON SI FERMA L’ATTACCO REPRESSIVO CONTRO L’OPPOSIZIONE POLITICA E SOCIALE

da: http://sostienifirenze4maggio.noblogs.org/
SUI FATTI DEL 13 GIUGNO

Già la retata del 4 maggio scorso aveva suscitato grande scalpore a livello cittadino e nazionale, con 5 arresti domicilari e 17 obblighi di firma: un tentativo evidente di frammentare il movimento, unito alla criminalizzazione mediatica di pratiche portate quotidianamente avanti dalle migliaia di persone scese in piazza durante le mobilitazioni di quest’anno.

A distanza di poco più di un mese la scena si ripete: stamani, 13 giugno, alle 6:30, 16 persone sono state svegliate da agenti della Digos nelle loro case. 6 di questi ragazzi sono ora agli arresti domicilari, con misure ancor più pesanti rispetto a quelle di maggio: non possono comunicare con nessuno, a meno che non viva nella loro stessa casa. A 9 è stato invece notificato l’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria, cioè l’obbligo di andare a firmare nel commissariato di turno svariate volte a settimana; come se non bastasse un compagno di Milano è stato rinchiuso in carcere, a San Vittore, dopo aver partecipato alla manifestazione in solidarietà agli arrestati di maggio. In totale gli indagati e i denunciati, tra studenti universitari, medi e compagni/e di realtà cittadine sono più di 90.

Quello di stamani si è configurato come l’ennesimo attacco alla libertà personale di ognuno a manifestare le proprie idee. Quest’anno Firenze è scesa in piazza per una scuola pubblica e accessibile a tutti, per città dove sia possibile porsi contro porvvedimenti del governo di turno senza essere manganellati, per un paese dove non esistano “lager democratici” dove persone vengono rinchiuse e umiliate, perché la memoria degli anni del fascismo non lasci spazio alle nuove destre: Firenze è scesa in piazza per un mondo migliore.

Riteniamo sia importante continuare a portare questi temi nelle piazze, manifestare contro ciò che di questo mondo ci digusta e per ciò che in questo mondo vorremmo creare. Durante quest’anno, come negli scorsi, nelle strade di Firenze non eravamo in 90. Eravamo migliaia. Facciamo appello proprio a queste migliaia di persone che con noi hanno condiviso momenti di lotta e di aggregazione, perché in questo momento tornino a manifestare le proprie idee nelle piazze e nelle strade, e perché portino la loro solidarietà ai compagni e alle compagne colpiti da questi provvedimenti.

Un abbraccio ai compagni e le compagne arrestati, amici, fratelli, che proprio in questo momento non devono mollare.

OGGI PRESIDIO h18 SOTTO LA PREFETTURA! via cavour, Firenze

Rete dei Collettivi Fiorentini

 

Nuovi arresti a Firenze. Non si ferma l’attacco repressivo contro l’opposizione politica e sociale

Non si ferma l’ondata repressiva nei confronti delle realtà politiche e sociali fiorentine. Questa mattina, esaurita la cosiddetta “operazione “400colpi”, la Digos ha proceduto all’arresto di 7 compagni/e e l’obbligo di firma per altri 9.
Di questi uno è stato rinchiuso nel carcere di San Vittore, e gli altri 6 agli arresti domiciliari.
Le motivazioni sono riconducibili ai comportamenti tenuti durante le manifestazioni in risposta agli arresti del 4 maggio.
Non vogliamo stare qui a disquisire sulla entità dei fatti per i quali sono state emesse le custodie cautelari, o se siano o meno troppo pesanti, ma ci interessa rilevare il quadro repressivo che da troppo tempo impunemente si dispiega su tutte le componenti sociali e politiche nella nostra città.
Il clima è cambiato e non ci vuole molto a capirlo, ma nemmeno può essere una facile semplificazione o una sua inconscia accettazione.
Hanno iniziato con gli avvisi orali per gli studenti, hanno proseguito con sei mesi di arresto per un semplice petardo, con gli arresti della famosa operazione 400 colpi, con gli obblighi di firma, con la presunta associazione a delinquere per giustificare le misure cautelari, per arrivare poi agli arresti di oggi. Trentacinque compagni/e tra studenti, militanti di centri sociali sono attualmente sotto misure restrittive, ovvero resi inoffensivi, privati della libertà individuale, ma allo stesso tempo privati della loro possibilità di essere in prima persona dentro le lotte di cui sono parte, e continuano ad esserlo al nostro fianco.

Firenze città aperta! Questo era lo slogan con cui veniva elogiata la Firenze del social forum. Se non pensavamo che lo fosse allora, è ben chiaro a tutti che ancor meno possa descrivere quella attuale.

Firenze città della repressione, degli spazi chiusi, delle piazze blindate, degli sgomberi dei richiedenti asilo, delle operazioni mediatiche ben funzionali alle strategie repressive verso le legittime richieste degli studenti. La città dove anche l’Ataf partecipa attivamente alla repressione con le denunce verso i manifestanti per interruzione di pubblico servizio.
Un clima in cui sarebbe un errore non sentirsi direttamente coinvolti per chiunque pensi che sia necessario non sottacere davanti alle ingiustizie, non fermarsi davanti ai divieti o alle nuove disposizioni restrittive quando le ragioni di chi lotta sono quelle della “giustizia”, quella vera. La giustizia che non nasce dai tribunali, dalle divisioni investigative, ma quella che da sempre anima le istanze di chi lotta in una fabbrica come in una scuola, nelle carceri e in quartiere.

SOLIDARIETA’ A TUTTI/E I COLPITI DALLA REPRESSIONE

Centro Popolare Autogestito Firenze Sud
Cantiere Sociale K100
Collettivo Politico Scienze Politiche
Collettivo di Lettere e Filosofia

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I referendum del 12 giugno Non al voto. Alla piazza!

Da Umanità Nova, settimanale anarchico, n.20 del 12 giugno 2011

 

Non abbiamo nessuna fiducia negli strumenti adottati dalle istituzioni. Nemmeno nei confronti dei referendum che potrebbero andare oltre la nostra critica al principio di delega ma non superano il criterio “democratico” della maggioranza che impone le sue volontà alle numerose minoranze.

Del resto anche nel meccanismo referendario le maggioranze politiche sono delle minoranze sociali.

Il sistema “democratico rappresentativo” dimostra, giorno dopo giorno, la sua incapacità di rappresentare la composita realtà sociale ed in essa misconosce, per definizione e costitutivamente, le istanze degli oppressi e degli sfruttati. Oppressione e sfruttamento che sono politici, economici, sociali, di genere, religiosi, etc.

Agire dentro i gangli del sistema si è dimostrato fallimentare – parafrasando un recente articolo della Rivista Anarchica – perché il sistema non può negarsi e quindi è alieno a qualsiasi istanza di reale libertà, giustizia sociale e solidarietà.

Fatte queste premesse metodologiche e di merito possiamo commentare il movimento di opinione che si è sviluppato attorno ai referendum; commentarne i contenuti, gli eventuali esiti ma, cosa che ci importa di più, vedere le inferenze che queste manifestazioni politico-istituzionali producono nel corpo sociale anche in quei contesti che, dal basso, contestano l’ordine presente delle cose.

Noi siamo sempre stati parte attiva nelle manifestazioni che hanno detto no al nucleare. Non da oggi.

Altrettanto dicasi per le rivendicazioni di un’acqua pubblica (ma non statale), gratuita, pulita.

Sulla questione del così detto “legittimo impedimento” non abbiamo mancato di sottolineare il carattere autocratico delle leggi ad-personam; le derive autoritarie (tendenzialmente totalitarie) apportate dalle politiche e dalla cultura del centro-destra. Ma, a parte il fatto che anche il così detto centro-sinistra non ha mancato (e non manca) di segnalarsi per un programma classista (in difesa della borghesia, of course), segregazionista (chi ha inventato i CPT?), autoritario (i sindaci sceriffi ve li ricordate?), come si fa, da libertari, a voler abrogare una norma che intralcia la giustizia?

Anche in questo caso, con la logica del male “minore”, ci si dovrebbe schierare a favore di quei magistrati che firmano fogli di via, arresti, perquisizioni, intercettazioni, che riempono le galere (amministrative e penali) di immigrati, di diseredati, di quella parte più sfruttata e oppressa della società, che perseguitano l’opposizione sociale, quella reale.

Che si viva in uno stato di polizia non c’è bisogno che lo dica il presidente del consiglio. Da che pulpito?!? Se ne fosse convinto sarebbe logico che si dimettesse o che facesse quanto in suo potere per abrogare il 90% del codice di procedura penale e altrettanto delle leggi in vigore.

Ma, è evidente, egli preserva gli interessi (anche i più inconfessabili) delle classi dirigenti e lascia in vigore o promulga le leggi che servono a mantenere in piedi questo sistema.

Segnalavamo, in tempi non sospetti (vedi http://www.umanitanova.org/n-27-anno-90/non-siamo-illusionisti), il carattere “nuovo” e “di base” del movimento che ha promosso i referendum sull’acqua. Spesso ci siamo trovati a condividere delle iniziative e delle lotte con i soggetti che hanno costituito questi comitati. Sempre abbiamo chiarito la nostra posizione di “scetticismo” circa la possibilità di raggiungere un qualche scopo con la via referendaria. Anche se è giusto, come obiettivo “intermedio” sottrarre la gestione dell’acqua, l’oro blu, agli aguzzi denti dei pescecani di turno, non si risolve il problema lasciando la gestione dell’acqua pubblica in mano ai carrozzoni lottizzati e clientelari. Pur immaginando che l’esito positivo dell’abrogazione degli articoli “Servizi pubblici di rilevanza economica” e “Tariffa del servizio idrico integrato” (vi risparmio i commi successivi, roba da mal di testa) possa fermare la speculazione delle aziende private sull’acqua (ma i produttori di acque minerali che sfruttano le concessioni demaniali dove li mettiamo?) questo no risolverebbe gli alti costi “di servizio” e gli sprechi “colabrodo” della gestione statale (nelle sue articolazioni) dell’acqua.

D’altra parte se parliamo di “ Servizi pubblici di rilevanza economica” cosa diciamo della gestione della scuola (le private, le confessionali), della sanità (il processo di esternalizzazione ha coperto il 70% delle risorse della sanità, per non parlare di tutto il giro delle cliniche private “convenzionate”), dell’assistenza e della previdenza sociale?

Così come per la gestione dell’energia e dei rifiuti è evidente come questo modello sociale sia indirizzato al collasso. Non basta quindi, evidentemente, fermare la costruzione delle centrali

nucleari (obiettivo necessario ma non sufficiente) ma immaginare una società completamente diversa che non vuole affatto dire una società più povera o più parca ma una società che utilizzi in modalità eco-sociali le risorse e sviluppi le attività in questo contesto con l’unica finalità di garantire un benessere diffuso senza altri vincoli come quelli oggi presenti, tutti tesi a garantire la piramide sociale. Uno dei settori nei quali maggiori sono gli sprechi di energia è quello dei trasporti. Giusto per fare un esempio, se anziché moltiplicare i viaggi delle merci ai fini delle logiche della produzione flessibile si utilizzassero pianificazioni intelligenti di stock “a chilometro zero” si risparmierebbero miliardi di barili di petrolio equivalenti; o se anziché avere lavoratori che devono fare 50-60 km per raggiungere il posto di lavoro (quando altrettanti lavoratori fanno il percorso contrario) si avessero delle regole di collocamento “rigide” anche in questo caso il risparmio energetico sarebbe enorme. Infine anche quand’anche fosse messa al bando la produzione di energia tramite la fissione nucleare se non cambia il modello di produzione basandosi su “piccole” fonti che producono tanto perché in rete fra loro, la concentrazione della produzione di energia riprodurrebbe i costi di gestione, sicurezza, trasporto, etc, non risolvendo ancora una volta il problema.

Abbiamo cercato di dialogare con i problemi che i quesiti referendari pongono. Giusto per non essere tacciati di voler il “tanto peggio”. Ma, com’è evidente, non abbiamo trovato ragioni sufficienti per appassionarci alla partecipazione “democratica” indicando, ancora una volta come non ci siano alternative, reali, a questo sistema se non in una prospettiva rivoluzionaria.

E, rifacendoci a quanto di più vivo e vivace si sta manifestando nel contemporaneo, prendendo spunto dal nord-Africa ma anche dalla Spagna, dalla Grecia e, perché no, dalla “libera repubblica della Maddalena”, diciamo: non al voto. Andiamo in piazza.

WS

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