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VITTORIO DANI MASSI LUCA PIETRO LIBERI!

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Comunicato Federazione Anarchica Livornese contro la repressione a Firenze

La Federazione Anarchica Livornese denuncia l’ennesima operazione contro gli anarchici e gli attivisti impegnati nelle lotte sociali, nelle scuole e nell’università.

La mattina del 4 maggio si conclude l’indagine della Digos di Firenze contro 78 giovani, 5 sono sottoposti agli arresti domiciliari, mentre 17 hanno l’obbligo di firma, il tutto è stato accompagnato da perquisizioni e misure amministrative.

La colpa di questi giovani è di essere stati attivi nelle mobilitazioni di quest’anno, dalla lotta contro le riforme Gelmini, alla lotta contro i centri di espulsione e la repressione, alle lotte a sostegno dei lavoratori.

Mentre il governo italiano invia le truppe in ogni angolo del globo per le proprie guerre imperialiste, con bombardamenti e vittime civili, la Digos di Firenze non trova di meglio che costruire una cervellotica ipotesi di associazione a delinquere per atti non violenti di disobbedienza civile.

Ancora una volta gli anarchici, in prima fila nelle lotte sociali, sono i primi ad essere colpiti dalla repressione dello Stato quando le classi dominanti sono spaventate dalla rivolta popolare: è un copione già visto, alla viglia dell’avvento del fascismo come dopo la Strage di Stato nel 1969 e l’assassinio di Giuseppe Pinelli; dopo gli anarchici toccherà alle altre organizzazioni del movimento operaio e antifasciste.

I rappresentanti dei partiti di governo, quelli che sostengono i bombardamenti in Libia e vogliono sparare agli immigrati, quelli che tagliano i servizi sociali per finanziare le avventure imperialistiche, i responsabili della miseria e della disoccupazione in cui vive la maggioranza del popolo, ipotizzano fantomatici collegamenti con attentati misteriosi.

La Federazione Anarchica Livornese invita tutti coloro che hanno a cuore la libertà e la lotta per l’emancipazione degli sfruttati a mobilitarsi per la scarcerazione dei compagni arrestati e per fermare la manovra repressiva.
La Federazione Anarchica Livornese esprime la propria solidarietà allo Spazio Liberato 400 Colpi, alla Rete dei Collettivi fiorentini e a tutti i compagni colpiti dalla repressione.

Per la commissione di corrispondenza della Federazione Anarchica Livornese

Tiziano Antonelli

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Contro la repressione estendere la solidarietà e rilanciare la lotta!

La mattina del 4 maggio e` scattata a firenze una nuova operazione repressiva.
Ci sono state 22 ordinanze di custodia cautelare ai danni di compagne e compagni attivi nel movimento studentesco, tra questi, 5 saranno agli arresti domiciliari e 17 con l`obbligo di firma. L’indagine è a carico di 78 compagni accusati di associazione a delinquere.
La repressione torna a colpire gli anarchici e gli studenti  come un mese fa e` successo a Bologna.
Gia` tempo fa lo Spazio Liberato 400 Colpi aveva denunciato la scoperta di telecamere nascoste e microfoni nella loro sede. Questa volta anche i servizi segreti si sono mossi per cercare di tagliare le gambe ad un movimeto forte come quello studentesco a Firenze, per colpire gli anarchici piu` attivi, per criminalizzare le lotte e dividere i movimenti tra buoni e cattivi.
Come ogni volta, anche questa azione repressiva arriva in un periodo in cui si scalda la situazione sociale.
Appare chiaro che questa operazione intende rendere meno conflittuale la giornata del 6 maggio, che per il governo e per la Camusso deve restare sul livello della pacificazione sociale, come dimostrato dalle stesse forme di sciopero decise dalla CGIL (4 ore per la maggior parte delle categorie, con cortei provinciali) e dalle recenti posizioni delle RSU delle Officine Bertone, che hanno deciso di accettare senza batter ciglio le stesse forme contrattuali che avevano finto di combattere a Pomigliao e a Mirafiori.
Inoltre Firenze sara’ teatro la prossima settimana di un incontro a cui parteciparanno esponenti dei governi europei, fra cui il ministro Frattini, motivo che sicuramente ha accelerato la repressione nei confronti di quelle persone  che si oppongono quotidianamente alla condizione esistente.
Allo Spazio Liberato 400 Colpi, alla Rete dei Collettivi fiorentini e a tutte le compagne e tutti i compagni del movimento studentesco fiorentino, diamo la nostra piu` totale solidarieta` e tutto il nostro sostegno.

Collettivo Anarchico Libertario

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Torino 1 maggio. Il PD aggredisce lo spezzone contro la guerra.

Il servizio d’ordine del PD ha tentato di fermare lo spezzone contro la guerra e il militarismo, promosso da Federazione Anarchica Torinese, Federazione Anarchica del Monferrato, Perla Nera, Zabriskie Point Novara, Collettivo Anarchico Studentesco Torinese.

Torino 1 maggio. Il PD aggredisce lo spezzone contro la guerra.

Il servizio d’ordine del PD ha tentato di fermare lo spezzone contro la guerra e il militarismo, promosso da Federazione Anarchica Torinese, Federazione Anarchica del Monferrato, Perla Nera, Zabriskie Point  Novara, Collettivo Anarchico Studentesco Torinese. In piazza Vittorio, alla partenza del corteo, il servizio d’ordine degli squadristi democratici del PD ha assaltato il furgone d’apertura degli anarchici. Hanno frantumato il parabrezza e rubato le chiavi del mezzo. Quando gli antimilitaristi, dopo un lungo scontro con i democratici, sono riusciti a riprendersi le chiavi, le hanno trovate spezzate. Gli stalinisti poi, temendo di essere riconosciuti, hanno aggredito un manifestante che stava fotografando il corteo, spaccandogli a pugni la macchina fotografica. Nonostante la violenza incontrata, nonostante il furgone fuori uso, lo spezzone è partito lo stesso per terminare numeroso in piazza San Carlo. Diffusa la notizia dell’aggressione, lo spezzone del PD è stato duramente contestato, insultato e anche schiaffeggiato dai manifestanti. Poi l’azione intimidatoria e repressiva del PD è continuata fuori dal corteo. Un compagno di Alessandria infatti, tornando alla propria auto,  si è ritrovato chiodi e viti intorno alle ruote. Questi sono i mezzi adoperati da un  partito ora all’opposizione, ma poco tempo fa al potere, che ha sostenuto e finanziato guerre in Afganistan, Iraq e nella ex Jugoslavia. Metodi già utilizzati a Torino nel 1999, quando era presidente del consiglio Massimo D’Alema, per reprimere il dissenso di chi si opponeva ai bombardamenti. Oggi, 1 maggio 2011, non potendo disporre delle truppe dello Stato, hanno assoldato picchiatori prezzolati in divisa rossa e bianca.  Dopo questa giornata, resta solo la miseria politica e morale di chi ha il coraggio di scendere in strada il 1 maggio,  quando tutto l’anno difende i profitti dei padroni e le guerre degli stati.

Federazione Anarchica Torinese – FAI, Federazione Anarchica del Monferrato – FAI, laboratorio anarchico Perla Nera di Alessandria, circolo Zabriskie Point  Novara, Collettivo Anarchico Studentesco Torinese

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Per un 1° Maggio di risveglio e di lotta

Sono passati cento anni dalla morte di Pietro Gori, ma i motivi che avevano animato la sua lotta e quella di generazioni di sfruttati e oppressi, sono rimasti immutati. Gli Stati e i poteri hanno cambiato nome e colore, sempre uguali invece le condizioni di vita di milioni di persone. Quello che sorprende è la passività nei confronti di questi poteri e l accettazione della politica degli stati, che generano esclusivamente oppressione, guerre continue, produzioni di morte, leggi razziste, sfruttamento per i più ed arricchimento per i pochi, negando in maniera totale le basilari libertà vitali. Localmente, anche qui a Piombino non può non mancare lo sdegno verso un potere politico ed economico che da decenni ha condizionato la vita di chi ci vive. La fabbrica risente di una crisi industriale che rende evidente il fallimento di un sistema capitalistico , che prima violenta e modifica un intero territorio sfruttandone ogni risorsa e poi scarica sui lavoratori e sulla popolazione decenni di devastazione ed avvelenamenti. E quando poi il settore industriale non è più redditizio ecco che la devastazione si accompagna al miraggio turistico; porti e cemento, intere spiagge distrutte e quelle poche rimaste quasi per intero privatizzate. Questo per loro è lo sviluppo sostenibile, il giusto abbinamento tra industria e turismo; da una parte inquinamento e produzioni a rischio dall altra il trastullo per danarosi proprietari di megabarconi. I politici in parlamento fanno il loro, nelle amministrazioni regionali provinciali , comunali lo stesso. gli industriali e i padroni vari pure. Noi, non solo possiamo farne a meno, ma è fondamentale non pensare che diventando uno di loro che le cose possano andare meglio. Altri esempi, altri modi di vivere, altre aspettative ci separano da un potere che sempre di più mostra il suo vero aspetto decrepito e agonizzante. «Il popolo fa da se», diceva Pietro Gori, questa massa di politicanti, a volte anche pericolosi per le sorti dell intera umanità, potrà continuare a fare questo fino a che gli sarà permesso , fino a che quel piccolo seme di consapevolezza, germogliando, riuscirà a scrollarsi di dosso questo peso opprimente.

Ore 10- Deposizione corone via L.Landi,via Gori,via Ferrer

ore 11- Comizio in piazza Verdi.Segue pranzo al mare

FEDERAZIONE ANARCHICA ELBANO MAREMMANA

PIOMBINO

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26 aprile APERITIVO+CINEFORUM

Terzo appuntamento per il cineforum organizzato dal Collettivo Anarchico Libertario in Via degli Asili 33 presso la sede della Federazione Anarchica Livornese

 

-ORE 20:30 APERITIVO CON ABBONDANTE BUFFET!

-ORE 21:30 PROIEZIONE
del film “Il corpo delle donne” del 2009, di Lorella Zanardo, Marco Malfi Chindemi, Cesare Cantù

segue dibattito

Prossimi appuntamenti del cineforum:

-giovedì 12 maggio ore 21:

“Come un uomo sulla terra” di Riccardo Biadene, Andrea Segre e Dagmawi Yimer

-martedì 17 maggio ore 21:

“Riff Raff” di Ken Loach

-giovedì 26 maggio ore 21:

“Carandiru” di Hector Babenco

Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmai

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Moby Prince: nessuna giustizia, tutto normale

da: Umanità Nova, settimanale anarchico

n.13 del 17 aprile 2011

 

Il 10 Aprile è stato il ventesimo anniversario dalla strage della Moby Prince.

Venti anni di depistaggi, insabbiamenti, minacce, manomissioni del relitto per inquinare le prove. Venti anni di rabbia e di lotta dentro e fuori i tribunali per i parenti delle 140 vittime.

Questo è stato però un anno importante. Nel corso delle celebrazioni del 6 aprile scorso a L’Aquila, a due anni

dal terremoto che ha devastato l’Abruzzo, si sono incontrate diverse associazioni di familiari delle vittime, per darsi una forma di coordinamento. Questa iniziativa ha coinvolto i familiari delle vittime della Moby Prince, degli operai della ThyssenKrupp di Torino, dei morti per l’amianto di torino, dei ragazzi della casa dello studente de L’Aquila, delle vittime della frana di Gianpilieri in Sicilia, della stazione di Viareggio, di Piazza Fontana, della Uno Bianca, della stazione di Bologna.

Era infatti presente a Livorno domenica 10 aprile una folta delegazione da Viareggio, a conferma di come la lotta per la verità e per la giustizia sia unica.

Riportiamo di seguito l’intervento, fatto durante la celebrazione del 10 aprile scorso da Giacomo, un compagno del Collettivo Anarchico Libertario di Livorno figlio di una vittima della Moby Prince.

 

Sono Passati 20 anni, ma il dolore non conosce il tempo; che siano 10 – 15 – 20 – 30 il ricordo rimane sempre il medesimo, la rabbia non cessa .
Anni nei quali ho sentito il dovere di chiamare in causa la mia coscienza, di strappare al dolore momenti di riflessione, di squarciare il velo della timidezza che mi faceva versare lacrime nel vuoto; Vuoto che si è colmato con l’attivismo in primis contro qualsiasi forma di ingiustizia che l’uomo può ricevere da un altro uomo o da altri uomini, dallo stato e dalla sua iniqua giustizia.
Rabbia che si è tramutata in un approccio critico alla vicenda con la piena consapevolezza di avere perso un padre in quel modo così assurdo, bruciato vivo a poche miglia dalla nostra costa, dentro un traghetto di linea (o meglio dentro ad una carretta del mare) insieme ad altre 139 persone. Colpevoli emersi dal primo processo all’epoca ?? Nessuno! Colpevoli oggi emersi dalle ultime vicende giudiziarie? Ancora Nessuno!

Sembra assurdo, una storia surreale: 140 persone che viaggiavano tranquillamente su di un traghetto, rimanevano imprigionate ore ed ore dentro ad un “fiammifero” galleggiante alla deriva a seguito di una collisione con una petroliera, in attesa di soccorsi che mai arrivarono. Dall’altra parte la petroliera ed il suo comandante che chiede alla Capitaneria di Porto di inviare i soccorsi al più presto verso la sua nave, i soccorsi arrivano non troppo tardi, tutti vivi sani e salvi.
“Una nave ci è venuta addosso”..”sembra una bettolina quella che ci è venuta addosso”..”non scambiate lei per noi”!

Le frasi registrate in quella notte sul canale 16 del vhf provenienti dalla voce del comandante Superina della Agip Abruzzo.
Tra le due navi, le azioni della Capitaneria di Porto: nessuno che cerca di indagare su quali navi fossero uscite dal porto nel momento in cui Superina comunica che una nave ha speronato la sua petroliera. Alcune motovedette della Capitaneria di Porto che rimangono ferme ai piloti ed un comandante, Albanese, che si dilegua nel niente del mare senza dare nessun ordine e nessuna indicazione alle proprie motovedette. Nessuno va alla ricerca della Moby. Solo dopo più di un ora e mezzo dal primo may day lanciato alla Capitaneria di Porto, due ormeggiatori su una piccola imbarcazione trovano per caso il traghetto, raccolgono un unico superstite e…sono costretti ad allontanarsi dal traghetto proprio sotto l’ordine di una motovedetta della Capitaneria di Porto arrivata sul posto, e che rimarrà immobile per più di mezz’ora sul luogo.
Qualche fischio ed una frase emblematica in dialetto pugliese “voi della Moby prendetevelo in culo”..e poi lunghi minuti di silenzio sul canale 16.
La Moby Prince? Gioello della compagnia Navarma Lines? ..radio con cali di frequenza, testimoniato dal marconista che precedentemente era imbarcato sulla moby, impianto splinter disattivato per paura che la moquette si rovinasse e tra i tre radar presenti sulla nave, uno solo funzionante e non in perfette condizioni. Tutte queste carenze, negli atti processuali, non vengono minimamente accennate e né addebitate alla responsabilità dell’armatore della Navarama, Achille Onorato.
Superina? il comandante Albanese? Onorato? .. Alla luce dei fatti emerge chiaramente che essi abbiano delle enormi responsabilità in quella tragedia ed invece la giustizia italiana non li ha neanche chiamati sul banco degli imputati;
Ma la verità è chiara e limpida: non si voleva fin da subito condannare una figura istituzionale come Albanese, non si voleva rovinare l’immagine della Navarma e del suo armatore, affondando i suoi profitti; mentre Superina semplicemente sistemava la sua coscienza avvalendosi della facoltà di non rispondere.
La soluzione semplice data all’epoca dal tribunale fu quella di mettere sul banco degli imputati 4 figure a mio avviso con responsabilità secondarie nella vicenda assolvendole con la formula “Tutti assolti perché il fatto non sussite”.
Questa l’unica verità ufficiale fino ad oggi emersa. Giustizia? nessuna, ma tutto è normale, nessuno dall’alto che si scandalizza per la mancanza di responsabilità riconosciute ufficialmente. La giustizia che tanto piace ai potenti ma che colpisce il debole ha fatto il suo corso e tanto va bene così.
Ma di che giustizia parliamo? Io non mi riconosco in essa e non amo che così la si chiami perché semplicemente non lo è.
La mia idea di giustizia emerge, così come la verità storica, da quelle persone che ogni anno si uniscono con la forza della solidarietà alla nostra lotta.
La mia giustizia è quella che emerge dal basso, dalla coscienza civile.
La giustizia sentita nelle parole delle persone trovate all’Aquila qualche giorno fa con Loris [Presidente della “Associazione 140” dei familiari delle vittime del Moby Prince] e con i Viareggini, che nella fiaccolata notturna per ricordare le vittime del terremoto, sono venute a ringraziarci della presenza con la forza del sostegno alla nostra causa, che è la stessa causa di chiunque subisce una sopraffazione, lasciandoci emozionare ed essere più fiduciosi per il futuro.
E’ questa l’unica giustizia in cui mi riconosco e la reale verità riesiede proprio in essa.

Moby Prince 140 morti: molti colpevoli, ma salvaguardati dalla legge!”

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Secondo report: Dentro al campo profughi di Manduria

da: http://www.senzasoste.it/migranti/dentro-al-campo-profughi-di-manduria

Proteste all’interno del campo di Manduria

All’interno del campo profughi di Manduria, oggi, sabato 16 aprile, si è respirata un ‘aria molto più pesante  rispetto a ieri, infatti, alle ore 20:30 del giorno precedente,  vi è stata un’ altra vittima del campo profughi. Un uomo di 51 anni, mentre stava camminando sul ciglio della strada, è stato travolto da un auto, ed è morto sul colpo.

Questa rappresenta la terza vittima per colpa della velocità delle macchine che sfrecciano  su questa strada, la quale divide il campo profughi dall’immensa campagna.

Una colpa non attribuibile soltanto alla velocità delle macchine,o alla accidentalità, come ci dichiarano i cittadini del paese,  ma anche dall’odio che alcune persone nutrono verso i migranti.

Intanto i giornali del luogo riportano due versioni diverse dell’accaduto, il primo “il quotidiano di Puglia” scrive che la donna al volante non ha proprio visto i ragazzi sulla strada, l’altro “la gazzetta del Mezzo Giorno” riporta una versione diversa, ovvero, che la donna non ha fatto in tempo a frenare, perché i ragazzi dal ciglio della strada, si sono spostati troppo velocemente al  centro della corsia. Insomma due versioni che non danno una reale versione dei fatti, in quanto non combaciano nel loro accaduto.

Una domanda, di fronte a tutto questo, sorge spontanea:  perché le autorità, non hanno messo neanche una pattuglia sulla strada, quando d’avanti e dentro il centro profughi vi sono ventine di macchine, camionette (e perfino cavalli) della polizia e dei carabinieri? Perché si preoccupano tanto di sorvegliare questi ragazzi, quando a pochi metri di distanza, altre persone, italiane, uccidono o feriscono dei ragazzi, di fronte agi occhi impassibili di tutti?

A queste domande, non occorre trovare complicate risposte, basta riflettere  su dove, il nostro governo ha situato i ragazzi, ovvero dentro a veri e propri lager, e con quale “accoglienza” ha deciso di accompagnare la loro permanenza in Italia, ovvero con quella del terrore e della polizia.

Un ragazzo del campo, Mohammed, (il più disponibile  a raccontare che cosa accade dietro a quelle mura), ci ha dichiarato che la polizia, nelle prime ore del mattino, l’ha rintracciato sia  per poter svolgere l’identificazione del corpo, attraverso una fotografia,  sia per poter comunicare alla famiglia del defunto, la perdita del proprio caro. Costringendolo così, a sopportare un triplo dolore.

Durante questa triste mattinata, i ragazzi del campo profughi, di Santa Maria Capovetere, si sono messi telefonicamente  in contatto con noi, per poterci comunicare l’arrivo di 130 permessi di soggiorno, subito distribuiti all’interno del campo.  Ma  a Manduria , la polizia, ritarda nelle distribuzione dei permessi.

Mohammed, ci racconta che una mediatrice del campo, gli ha confidato che i permessi sono già arrivati, ma che la polizia ha deciso di non spartirli fra i ragazzi, almeno fino a lunedì.

Per questa motivazione, alle ore 02:00, del mattino di sabato, nel campo si è manifestata una lunga protesta, in cui i ragazzi urlavano soltanto  una frase “VOGLIAMO I PERMESSI !”

Mohammed, non capisce le motivazioni di questo comportamento da parte della polizia, pensa soltanto che l’unico fine sia quello di innescare una rivolta all’interno del campo, soprattutto perché nella prima mattinata sono state aggiunte nuove reti e nuovi fili spinati al campo profughi.

Nuovamente parliamo con altri ragazzi, rinchiusi nel campo, domandandogli  se la polizia li ha mai informati dei loro diritti, dei loro permessi, di dove si trovavano soltanto geograficamente, ma l’unica risposa è che la polizia non li ha mai informati di niente, tanto che nei primi giorni, quando alcuni ragazzi tentavano di scappare dal campo,alcuni di loro arrivarono a piedi fino a Bari, credendo di essere arrivati a Bologna. Dunque si può notare la più totale disinformazione dei ragazzi, sia di dove si trovano sia dei loro diritti.

Le uniche informazioni, che sono riusciti ad avere, sono state quelle derivanti dai cittadini e dalle associazioni presenti nel luogo.

Il dialogo, soprattutto negli ultimi giorni, con le forze dell’ordine è inesistente, soprattutto perché non si fidano di quelle divise, e perché vogliono soltanto una cosa … i loro permessi di soggiorno.

Non tutti i ragazzi, che abbiamo intervistato o con cui abbiamo semplicemente parlato, ci raccontano apertamente di come la pensano sulle forze dell’ordine e sulla loro gestione del campo, perchè hanno molta paura di andare in contro a diversi tipi di ripercussioni, altri invece si fidano di chi gli intervista, e sono determinati a far sapere a tutte le persone , che cosa avviene in quei luoghi .

Una cosa è certa, i loro occhi e il loro tono di voce, ci comunica una profonda rabbia per ciò che sono costretti a subire,  e una profonda stanchezza, perché come ci dicono, si sentono presi in giro da questo governo e da questa polizia, che ogni giorno gli promettono  il rilascio del  proprio permesso di soggiorno, e ogni giorno, puntualmente, infrangono  questa promessa.

Tutti liberi !!!

Irene C.

17 aprile 2011

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APERITIVO + CINEFORUM GIOVEDI’ 21

Secondo appuntamento per il cineforum organizzato dal Collettivo Anarchico Libertario.

GIOVEDI’ 21ORE 20:30

presso la Federazione anarchica Livornese, Via degli Asili 33, Livorno
-ORE 20:30 APERITIVO CON ABBONDANTE BUFFET!

-ORE 21:30 PROIEZIONE
del film “Il giudizio universale” del 1961, di Vittorio de Sica

Prossimi appuntamenti del cineforum:

-martedì 26 aprile ore 21:

“Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo, Marco Malfi Chindemi, Cesare Cantù

-giovedì 12 maggio ore 21:

“Come un uomo sulla terra” di Riccardo Biadene, Andrea Segre e Dagmawi Yimer

-martedì 17 maggio ore 21:

“Riff Raff” di Ken Loach

-giovedì 26 maggio ore 21:

“Carandiru” di Hector Babenco

Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmail.it

http://collettivoanarchico.noblogs.org/

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Dentro al campo profughi di Manduria

da: http://www.senzasoste.it/migranti/dentro-al-campo-profughi-di-manduria

manduria_campo_profughi

Lo  scenario che si presenta a Manduria , nel campo profughi,  è quello di uno schieramento di macchine della polizia, camionette e poliziotti a cavallo ( per poter prendere più facilmente i migranti in fuga ). Uno schieramento che non può che provocare un insito terrore nelle menti delle persone, come se fra quelle mura e quel filo spinato si nascondessero i peggiori criminali del mondo, controllati dall’esterno dalle nostre forze dell’ordine, pronte a salvaguardare la cittadinanza da quel  mostro, definito “extra comunitario o immigrato”. Un profondo contro senso, perché in questa contorta Italia, che protegge politici corrotti e mafia, si controllano persone, che non hanno nessun tipo di pericolosità, che scappano dalle loro terre per avere una seconda vita, per poter trovare un luogo dove si respiri libertà e non oppressione di un regime di tipo dittatoriale.

I ragazzi del campo profughi , appena scendiamo dalla macchina, si avvicinano subito a noi, si presentano, sorridono tutti quanti, hanno voglia di comunicare, di parlare di condividere ciò che stanno vivendo giorno per giorno dentro a questo lager. Offriamo a loro sigarette, cibo e vino, ma non siamo gli unici. Tutte ,o quasi, le persone che vivono nei paesi intorno a Manduria, portano ai ragazzi del campo profughi ogni tipologia di cibo, bevande, vestiario, offrendo loro la più completa disponibilità per qualsiasi tipo di favore da quello economico a quello di tipo comunicativo, per poterli mettere in contatto, con i loro cari tramite internet o tramite vie telefoniche. Vi è perfino un panificio, che per questi ragazzi, ha ridotto il prezzo di pane, schiacciata, pizza…rispetto al costo normale.  Fortunatamente, nonostante le mosse messe in campo da  questo governo di terrore verso i migranti, le persone del luogo si dimostrano molto accoglienti verso i ragazzi, e cercano in tutti i modi di poterli aiutare. 

Un ragazzo, Mohammed, ci parla brevemente della loro situazione. Ci racconta delle sue aspettative, prima di partire dalla Tunisia, che nutriva verso l’Italia, aspettative puntualmente deluse. La permanenza nel campo non è semplice , ma al limite dell’immaginabile.

Sono costretti a dormire dentro a delle tende, in nove persone, dove è raro trovare dei materassi su cui poter sdraiarsi, e dunque,  costretti a riposare per terra, tra umido,acqua e sporco.  Nei loro bagni non vi è acqua, anche se sono muniti di finiti rubinetti, e l’unico modo con cui possono lavarsi è tramite le docce, che sono dotate solo ed esclusivamente di acqua gelida. Mohammed, mi dice che da quando è qua, soffre di tosse e raffreddore cronico, difficile da poter superare, vivendo in condizioni simili…in condizioni che neanche un animale da macello è costretto a dover superare.

Il cibo è molto scarso, e per poterlo prendere, come per fare qualunque altra cosa (dalla doccia all’accesso dei wc) , devono affrontare file chilometriche di persone. Basti immaginare, che all’interno del campo vi sono 2.500 persone, per poter capire quanto può essere impossibile compiere un gesto, anche quello che a noi risulta il più comune, come quello di mangiare un piatto di pasta.

La comunicazione, inoltre, all’interno del campo tra forze dell’ordine e immigrati, è inesistente. I ragazzi non  si fidano della polizia. Come mi dice Mohammed, ci sono stati molteplici episodi , nei quali, la polizia ha picchiato e maltrattato i ragazzi del campo. Sia quando volevano scappare,dove  sono stati picchiati dalla polizia che li ha rincorsi a cavallo, sia quando noi eravamo proprio fuori dal campo profughi, dove un ragazzo, dopo aver fatto una lunghissima fila per prendere la sua dose di cibo, è stato spintonato dalle forze dell’ordine svariate volte. E questo ultimo particolare ci è stato riportato proprio da un altro ragazzo del campo, che ha assistito a tutta la scena.

Mohammed ci dice, che la loro domanda più frequente è : “Perché ci fanno questo?! Perché ci trattano così?! Noi non siamo animali “

Infatti questi ragazzi non sono animali, ne  tanto meno degli assassini o dei terroristi, sono persone, normali … che vengono costrette a sopravvivere in lager e sotto una mentalità fascista, esercitata dalle forze dell’ordine italiane, nonché esercitata dallo Stato italiano.

Questo è stato soltanto il primo giorno che io sono arrivata al campo, e questi ragazzi mi hanno subito comunicato la loro voglia di far sapere che cosa accade dietro quel filo spinato e che cosa sono costretti a subire giornalmente, senza far sì che le atrocità delle forze dell’ordine, restino rinchiuse dentro a quelle tende, in mezzo a quelle file e scolpite sui quei corpi… ma provando a urlare a tutte le persone una parola sola “LIBERTà!” .

NESSUN UOMO è ILLEGALE !!!!

per Senza Soste, Irene C.

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