Da: Umanità Nova, n.20
del 24 maggio 2009,
anno 89
Giorno dopo giorno, sia l’attenzione dell’opinione pubblica sia i
riflettori dei media vanno gradualmente spegnendosi sul disastro che ha
colpito i territori dell’aquilano, contribuendo (volutamente?) a
determinare una pericolosa involuzione delle politiche di intervento in
atto. Giustificando il tutto con l’urgenza di gestire una "fase di
transizione verso la normalità", alla popolazione e alla
comunità vengono quotidianamente sottratte le proprie
capacità organizzative e gestionali, nonché la
volontà di essere soggettività attive, partecipi e
determinanti nella riorganizzazione della vita sociale e politica del
proprio territorio. La situazione, inoltre, se inserita e analizzata
nel quadro complessivo regionale, è di gran lunga più
grave di quanto si possa immaginare: la regione Abruzzo, infatti, con
un deficit pubblico che ammonta (ad oggi) a quasi 4 miliardi di euro,
è impegnata con il Commissario di governo nella realizzazione di
un Piano di Rientro caratterizzato da una politica di tagli
indiscriminati alla spesa pubblica che, in relazione alla situazione
determinatasi con il sisma, rappresenta un elemento di forte
destabilizzazione sociale.
Dal nostro punto di vista, per noi, abitanti di questo territorio,
lavoratori di questo territorio, studenti di questo territorio,
s’impone l’urgenza di:
1. definire concretamente le priorità e
gli aiuti indispensabili per la più veloce ripresa di una
quotidianità che si avvicini ad una qualche forma di
normalità;
2. elaborare un piano d’intervento capace di dare
risposte concrete alle esigenze e ai bisogni reali dei lavoratori e
della popolazione colpita dal sisma.
Il superamento dell’attuale condizione non passa affatto
attraverso l’idea di una "new town", quale risposta
all’inagibilità di fatto dell’intera città de l’Aquila e
dei centri abitati limitrofi, ma necessariamente per quelli che sono i
reali bisogni della collettività. Da questo punto di vista non
possiamo non rimarcare l’assoluta inadeguatezza delle risorse (5
miliardi circa) stanziate dal governo con il decreto n. 39/2009 per la
ricostruzione – diluite, fra l’altro, in 24 (ventiquattro) anni, e, per
di più, subordinate a giochi di prestigio e ad esperimenti
artistico-creativi quali nuove lotterie, giochi a premi, crediti
d’imposta che non vi sono, innalzamento dei ticket, etc… – che,
nonostante il gran da farsi dell’apparato propagandistico governativo,
risultano, agli occhi di tutti, evidentemente insufficienti.
Non dimenticando mai che l’attuale spaventoso deficit della regione si
è fortemente aggravato negli ultimi 10 anni a causa della
gestione "familiare" della sanità, sia di centrodestra che di
centrosinistra (Pace-Del Turco), che, concedendo nel nome di una
libertà senza uguaglianza privilegi ai privilegiabili, con
immense regalie e determinando il crescente disservizio di cui noi
paghiamo e subiamo sulla nostra pelle le conseguenze, riteniamo che per
superare questo tragico momento sia indispensabile sviluppare
immediatamente percorsi di mobilitazione e lotta per imporre ai governi
regionale e nazionale:
• di intraprendere azioni necessarie alla ripresa
economica (molte sono le aziende che hanno chiuso e altre che chiedono
aiuto per non farlo), di ricostruzione delle abitazioni e degli edifici
pubblici distrutti, il monitoraggio e la messa in sicurezza degli
edifici di tutto il territorio regionale (dichiarato ad alto rischio
sismico) stanziando i necessari fondi;
• il diritto alla casa per tutti, per rispondere alla
crisi abitativa e per porre fine al disumano fenomeno di "deportazione"
verso il territorio della riviera regionale;
• l’immediata assunzione di tutti i precari del
pubblico impiego, a cominciare da quelli della sanità,
impegnati, come tanti, nell’emergenza causata dal disastroso sisma;
• il blocco immediato del taglio di circa 1.400 posti
di lavoro nella scuola (tra insegnanti ed amministrativi) operati dal
Decreto Gelmini nella nostra regione e l’assunzione di altri precari
nella scuola, al fine di evitare l’esodo massiccio di studenti dalle
scuole aquilane;
• il mantenimento dell’Università degli Studi
de l’Aquila nel territorio, con l’assunzione di tutti i precari e
l’applicazione di un vero diritto allo studio, attraverso l’erogazione
di borse di studio in termini di gratuità dei servizi quali
trasporti, mensa, libri, alloggio, etc, per tutti gli studenti colpiti
direttamente e indirettamente dal sisma;
• l’estensione dell’indennità di
disoccupazione di € 800 non solo agli operatori commerciali ma a tutti
i lavoratori che a far data dal 6 aprile 2009 erano ufficialmente in
attività lavorativa e che attualmente sono senza lavoro. Tale
indennità dovrà essere erogata senza sospensioni fino
alla ripresa dell’attività lavorativa;
• il ripristino e il mantenimento del sistema
sanitario e assistenziale, che non può essere scaricato sulle
altre ASL, che vivono il dramma storico della carenza di personale, e
non può assolutamente essere delegato a strutture sanitarie da
"campo".
Se non si vuol fare solo demagogia e/o propaganda, riteniamo che su
queste fondamentali esigenze è necessario focalizzare e
programmare gli interventi, tenendo conto che i tempi sono sempre
più ristretti e che le risorse economiche ci sono: il governo
deve solo avere voglia di trovarle.
Edoardo