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Sgomberato Palazzo Mastiani. La protesta degli studenti davanti al
rettorato
Questa mattina intorno alle 7 l’intervento delle
forze dell’ordine dopo la segnalazione da parte dell’Università alla
Procura. Gli studenti dopo un presidio davanti allo stabile in corteo
davanti ad un Rettorato blindatissimo. Qualche momento di tensione con
le forze dell’ordine. I manifestanti chiedono le dimissioni del Rettore.
Ora è in corso un incontro con ilProrettore, Angelo
Baggiani.Un’assemblea pubblica alle 16 in Piazza Dante. Segui gli
aggiornamenti
Ore 11:55 Il Prorettore ai rapporti con gli
studenti, Angelo Baggiani, ha accolto la richiesta degli studenti del
Tijuana Project, uscendo dal Rettorato. E’ ora in corso sul Lungarno un
incontro tra le due parti.
Ore 11:25 La situazione si è momentaneamente
tranquillizzata dopo alcuni minuti di tensione tra polizia e
manifestanti. Prosegue così la protesta degli studenti del Tijuana
Project davanti al Rettorato. I manifestanti chiedono che il Rettore,
Marco Pasqualil, il prorettore ai rapporti con gli studenti, Angelo
Baggiani, ed il direttore amministrativo, Riccardo Grasso, escano dal
Rettorato per un incontro. Nel frattempo alcuni attivisti di Tijuana
hanno esposto uno striscione: ” Il vostro silenzio uccide una
generazione”
0re 11:10 Il corteo è arrivato davanti al Rettorato
dove è in corso la seduta del Consiglio di amministrazione
dell’Università di Pisa. I manifestanti hanno bloccato il traffico sul
Lungarno e chiedono di essere ricevuti dai membri del CdA. Palazzo alla
Giornata continua ad essere blindato dalla presenza di numerose forze
dell’ordine. Per riaprire la viabilità in questo momento i poliziotti
stanno spintonando i manifestanti che sono a mani alzate. I ragazzi del
Tijuana Project urlano al Rettore: “Dimissioni, dimissioni”
Ore 10:45 Gli studenti del Tijuana Project hanno
appeso davanti al portone un grande striscione con sopra scritto:
“Grazie a tutti voi che avete attraversato questo spazio. Grazie a tutti
voi che siete entrati a Tijuana. Uno sgombero quando nessuno può vedere
è l’immagine di un potere debole e vecchio. Ma noi non ci fermiamo. Ora
gli occupanti, una cinquantina, si stanno muovendo in corteo verso i
Lungarni in direzione del Rettorato dove si svolge la seduta del
Consiglio di Amministrazione. Qui circa 70 poliziotti sono presenti
dentro e fuori Palazzo alla Giornata sono da questa mattina.
Diversi
blindati presenti anche in Logge di Banchi, mentre si svolge in Piazza
XX settembre la giornata degli “Orti” con i bambini delle scuole
elementari.
Ore 9:55 Due ingegneri dell’ufficio tecnico
dell’Università sono giunti alcuni minuti fa a Palazzo Mastiani per
effettuare un controllo dell’immobile, dal quale non risulta nessun
danno o problema. Al momento il portone del palazzo è stato chiuso a
chiave dai due dipendenti dell’Università ed è piantonato da alcuni
poliziotti.
Ore 9:30 Prosegue il presidio degli studenti, circa
una trentina, davanti a Palazzo Mastiani sotto il controllo delle forze
dell’ordine che piantano l’ingresso dell’immobile Da parte del Tijuana
Project c’è “l’invito agli studenti ed alla città a recarsi davanti
all’edificio sgomberato per denunciare questo ennesimo atto di chiusura
da parte dell’ateneo”. Nel pomeriggio si dovrebbe svolgere intorno alle
16:00 un’assemblea pubblica in Piazza Dante.
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Un scenario di militarizzazione del centro cittadino si presenta per
chi sta attraversando questa mattina Corso Italia per recarsi a lavoro o
a scuola. Infatti intorno alle 7 del mattino le forze dell’ordine hanno
proceduto allo sgombero di Palazzo Mastiani, un edificio di proprietà
dell’Università e da diversi anni inutilizzato, che era stato occupato
negli scorsi giorni dagli studenti del Tijuana Project per trasformarlo
in un laboratorio sociale, culturale e politico.
Polizia, carabinieri ed agenti della digos si trovano ora a
presidiare l’ingresso del Palazzo, mentre gli attivisti del Tijuana
stanno facendo un presidio sotto l’immobile per protestare contro questo
intervento, richiesto nei fatti dalla stessa università che negli
scorsi giorni aveva inviato una nota alla Procura.
Grande è la rabbia degli studenti che denunciano come ancora una
volta l’amministrazione dell’Università di Pisa “rifiuti qualsiasi forma
di confronto e deleghi alle forze dell’ordine questioni di carattere
sociale e politico. Abbiamo chiesto l’apertura di una trattativa ai
vertici dell’ateneo che ci è stata rifiutata, ed oggi ci troviamo
davanti ad un sgombero”.
Nel frattempo dal Tijuana Project viene diffusa una nota
in merito a quanto sta avvenendo che pubblichiamo di seguito:
A tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno attraversato il
Laboratorio Occupato Tijuana…Stamattina, prima che le vostre
saracinesche fossero tirate su, prima che l’università aprisse, nel
buio, il Laboratorio Occupato Tijuana è stato sgomberato.
Oggi su questo spazio e sui suoi affreschi si spengono le luci.
Oggi si chiude la mostra permanente che avevamo installato. Si chiude
con i concerti jazz, con le assemblee, con le conferenze e i dibattiti.
Oggi si chiude uno spazio che voleva essere di produzione di arte e
cultura. Oggi hanno voluto tapparci la bocca.
Questa settimana avremmo dovuto parlare dei danni del
proibizionismo; dei modi in cui nella città si limitano i diritti e i
flussi della generazione precaria e studentesca; avremmo iniziato un
progetto di ricerca autonoma con i ricercatori che ogni giorno
mantengono in vita l’università, sostenendo gran parte del peso della
didattica e producendo conoscenze spesso a titolo gratuito. Avremmo
iniziato un’ inchiesta sul precariato e su quanto gli studenti incidano
sull’economia di Pisa.
Volevamo che questo spazio arricchisse la città e l’università.
Quest’ultima, proprietaria dell’immobile, ma incapace di sfruttarne le
potenzialità e per nulla interessata a riempirlo di cultura, arte,
musica e vita. Quell’istituzione, che dovrebbe essere uno dei centri
nevralgici per la promozione di cultura e di creatività, ha chiuso uno
spazio che accoglieva le voci, le preoccupazioni e i sogni della
generazione precaria. Ma tutte queste idee non cadranno nel vuoto,
troveranno altri spazi e contributi.
Davanti a Corso Italia n. 40 siete passati tutti, in molti siete
entrati, cominciando a creare uno spazio sociale, vivo aperto e
costruttivo. Abbiamo cercato di costruirlo con voi, non chiudendoci ma
cercando sempre il dialogo e il confronto. Da bravi vicini ci siamo
presentati al quartiere, cercando di conoscere chi ci vive, chi vi
lavora, chi lo attraversa. Abbiamo spiegato le nostre ragioni e cercato
di coinvolgervi alle iniziative. E in gran parte ci siamo riusciti.
Ma quanto studenti e lavoratori si sono interessati a noi, tanto
l’amministrazione dell’Università ci ha ignorati, chiudendosi in un muro
di silenzio che ha significato la negazione di un qualsiasi confronto
politico. Si è trincerata dietro questioni tecniche rivelatesi poi del
tutto inesistenti.
Siamo stati colti dallo stupore e dalla rabbia di fronte a ciò
che è successo.
Siamo amareggiati, ma non abbiamo dubbi: continueremo a portare
avanti il nostro progetto con le iniziative che avevamo in programma.
Continueremo a parlare, a discutere, a porre problemi e possibili
soluzioni, in modi e luoghi diversi forse, ma con la stessa anzi con
ancora maggiore determinazione.
La nostra generazione vuole essere costretta all’invisibilità
dentro la crisi, ma le nostre potenzialità sono infinite. Tijuana é uno
spazio di frontiera, Tijuana non si ferma davanti ai confini.