da senzasoste.it
64 pari e 7 astenuti al referendum sull’accordo siglato
dai sindacati
I lavoratori hanno deciso: l’accordo firmato dai sindacati
sugli esuberi è da rivedere. I lavoratori della multinazionale della
plastica hanno quindi messo un freno all’ennesima “ristrutturazione”
aziendale. La multinazionale svedese (ex Polypack) infatti aveva chiuso
appena un anno fa un accordo di ristrutturazione importante con
l‘esternalizzazione della produzione di gomma-tela alla GB di Guasticce e
la “cessione” di circa 40 operai. Un sacrificio enorme per la Rsu e gli operai stessi, un
salto nel buio coperto solo dalla garanzia che se la GB chiuderà la Trelleborg si sarebbe
impegnata a riassorbire gli operai. Ora vorrebbe chiudere il magazzino
con 13 lavoratori per “esternalizzarlo” ad altra azienda, senza
considerare che in questi anni qualche decina di operai è già uscita di
fabbrica fra pensione e mobilità.
Ma anche in questo caso la
multinazionale non si è accontentata ed ha inviato a presidente della
Provincia e sindacati una lettera firmata dal presidente Micheal
Andersen in persona così riassumibile: In questi anni abbiamo
puntato su Livorno trasferendo funzioni da Rio Saliceto (Carpi) e dalla
Germania e questo ha portato a cambiamenti organizzativi che hanno avuto
ricadute sui lavoratori. Ora servono ulteriori “ristrutturazioni” ma le
Rsu hanno proclamato lo stato di agitazione e la minaccia di sciopero.
Se queste azioni verranno confermate ce ne andiamo.
In risposta a questa minaccia i
sindacati hanno firmato un’accordo al cui interno ci sono garanzie di
investimenti per il futuro ma anche sacrifici per gli operai. Nei giorni
scorsi il referendum sull’accordo ha dato un clamoroso risultato (64
sì, 64 no e 7 astenuti) che ha fatto imbestialire la multinazionale che
ha rilanciato minacciando la delocalizzazione. Kutufà questa mattina ha
gridato allo scandalo: “Così facciamo fuggire le multinazionali”. Quindi
secondo il presidente della Provincia, ma anche i sindacati, non c’è
soluzione al ricatto. Se una multinazionale comanda i lavoratori devono
eseguire senza possibilità di giocarsi rapporti di forza o strategie
sindacali. E’ chiaro che ormai il metodo Marchionne abbia sfondato nella
mentalità di queste persone.
La situazione non è certo facile ma un
atteggiamento sempre e comunque di assecondamento delle richieste delle
aziende fa sorgere una domanda spontanea: se ogni volta che un’azienda
propone un diktat loro rispondono sempre sì, cosa lo prendono a fare lo
stipendio di politico e sindacalista? Quanti altri casi MTM dovremo
vedere a Livorno?
Per Senza Soste, Franco Marino
10 luglio 2010