Nella mattina del 10 luglio una
trentina di antirazzisti della Assemblea contro i centri di
espulsione ha contestato il presidente della regione Enrico Rossi,
che presenziava , nell’ambito dell’annuale meeting antirazzista,
alla assemblea regionale dei migranti Scopo principale dei
manifestanti era quello di denunciare la politica razzista della
giunta regionale toscana, che sostiene l’apertura di un Centro di
identificazione ed espulsione anche nella nostra regione. Al presidio
tenutosi all’esterno del meeting sono stati distribuiti volantini e
affissi striscioni che sono rimasti ben visibili; lo striscione
recante la scritta “smascheriamo la politica razzista della regione
toscana” ha costantemente seguito il presidente della regione nel
corso delle interviste e delle riprese effettuate dalle numerose reti
televisive presenti all’iniziativa. Da segnalare, oltre alla solita
presenza delle forze dell’ordine, l’atteggiamento ostile, rissoso e
provocatorio del presidente locale dell’ARCI, organizzazione che cura
il meeting, il quale ha tentato inutilmente di impedire ai
rappresentanti dell’assemblea contro i CIE l’ingresso a quella che
era un’iniziativa pubblica; il pretesto era quello di evitare una
contestazione a Rossi che peraltro si era già tenuta all’esterno,
negli spazi visibili che più era importante occupare.
I lavori di questa sessione del
meeting erano impostati in modo rigorosamente istituzionale:
interventi dei rappresentanti delle varie associazioni e comunità di
migranti e, a seguire, quelli delle istituzioni e amministrazioni
pubbliche (sindaco di Livorno, presidente della provincia, presidente
della regione). Nonostante il tono ingessato del dibattito, la
contestazione promossa dagli antirazzisti ha prodotto i suoi
effetti, poiché tutti gli interventi dei rappresentanti dei
migranti, pur ribadendo fiducia nelle amministrazioni locali, hanno
espresso ferma contrarietà ai CIE e in particolare alla costruzione
di un CIE in Toscana. I vari amministratori, a loro volta, sono stati
costretti a rispondere su questa tematica, opponendo miseramente alle
contestazioni la trita giustificazione delle competenze;l’intervento
di Rossi, contestato dagli antirazzisti presenti in sala, ha ribadito
che, in materia di CIE, le decisioni spettano al governo centrale,
che il governo regionale non può sottrarsi a doveri istituzionali
di adempimento, ma può solo attuare modalità di gestione
particolari : il famoso CIE dal volto umano, peraltro già bocciato
da Maroni. Il resto del dibattito si è svolto all’insegna del
paradosso: promesse su promesse basate sull’apertura di innumerevoli
tavoli, su concessione di diritti di rappresentanza, su promesse di
assessorati fantasma e vagheggiamenti di rappresentanze politiche;
insomma un dibattito interno tra ceto politico migrante e ceto
politico istituzionale. Tra tante evanescenti questioni una sola,
certa , concreta e pesante come un macigno: la volontà di aprire un
CIE in Toscana.
L’Assemblea contro i Centri di
Espulsione, ottenuto uno spazio d’intervento, ha messo in rilievo le
contraddizioni dell’ amministrazione regionale toscana , denunciando
l’eccessiva subalternità alle scelte governative, la mancanza di
tentativi di resistenza o di dilazione ( come quelli fatti ad esempio
dalla regione Liguria, che comunque rappresentano segnali politici
significativi di contrarietà). Inoltre è stata messa in evidenza la
mancanza di volontà politica di sfruttare le divergenze del centro
destra toscano, in disaccordo sull’individuazione del luogo di
costruzione del CIE, al fine di accantonare la questione. Infine è
stata sottolineata l’impossibilità di gestire una struttura
repressiva in modo umanitario, definizione ambigua, che cela sotto il
tono moralistico solo la volontà di istituire gare di appalto tra
associazioni candidate alla gestione dei CIE. Analogamente sono state
denunciate politiche repressive messe in atto dai comuni con la
persecuzione fisica degli ambulanti e, più in generale, della
popolazione immigrata, politiche che stridono in modo evidente con i
proclamati intenti di integrazione.
L’iniziativa di contestazione degli
antirazzisti ha avuto il merito di portare allo scoperto ambiguità e
contraddizioni presenti nella politica delle amministrazioni
regionali e comunali e di imporre il tema dei centri di
identificazione e di espulsione in un dibattito che non si proponeva
di affrontare la questione. In un contesto rigorosamente
istituzionale sono state portate le esigenze dei migranti
clandestini e sfruttati, di coloro che non hanno nel loro orizzonte
la poltrona di una consulta, ma che hanno diritto a vivere senza
l’incubo della galera.
p.n.