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Rassegna stampa sulla rivolta al CIE di Gradisca

da:  www.info-action.net

Da Il Piccolo del 19/07/10

Scoppia la rivolta al Cie, ustionato un algerino

di STEFANO BIZZI

GRADISCA È di un ferito il bilancio della rivolta scoppiata la scorsa
notte al Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca. Si tratta
di un nordafricano di 51 anni. L’uomo, di nazionalità algerina, si è
ustionato dopo aver dato fuoco insieme ai compagni a dei materassi al
centro del cortile della zona Blu, una delle tre in cui è diviso il Cie.
Nelle stesse ore al Cie di Milano si è scatenata una rivolta analoga:
un gruppo di oltre 100 immigrati ha inscenato un sit-in sul tetto e ha
distrutto distributori di bevande, porte, suppellettili e arredi vari.
C’è il sospetto che non siano state casuali le simultanee rivolte nei
Cie di Milano e di Gradisca. L’algerino ustionatosi a Gradisca dopo aver
ricevuto le prime cure da parte dei sanitari della struttura e dei
sanitari del 118, considerata la gravità delle ferite, ieri mattina è
stato trasferito all’ospedale di Udine dove ora si trova ricoverato nel
reparto ustionati. All’origine della rivolta scatenata dagli immigrati
ospiti a Gradisca d’Isonzo ci sarebbe il timore di imminenti rimpatri.
Da quanto si è potuto apprendere da fonti non ufficiali, a innescare la
protesta sarebbe stata proprio l’espulsione di un nordafricano a tre
giorni dalla scadenza dei sei mesi di trattenimento previsti dalla
normativa attuale. Secondo la ricostruzione, dei 140 clandestini
presenti nella struttura, a tentare la fuga sarebbe stata una trentina
di persone. I disordini sono iniziati intorno alle 21 e l’attività è
andata avanti fino alle 3 di notte. In principio la rabbia degli
immigrati si è scatenata contro le vetrate anti-sfondamento che
circondano il campetto da calcio. L’obiettivo era quello di abbattere i
vetri per poi scappare in massa scavalcando la recinzione esterna della
struttura sul lato posteriore. L’intervento degli agenti di polizia e
dei militari della Brigata di cavalleria “Pozzuolo del Friuli” ha fatto
desistere il gruppo che è quindi arretrato e ha avviato un’azione
diversiva. Ammassati i materassi nel cortile della zona Blu, hanno prima
incendiato le suppellettili quindi hanno alimentato le fiamme con
l’olio da condimento della mensa che avevano conservato nelle camerate.
Una parte degli immigrati è salita sui tetti, un’altra parte, in segno
di sfida, si letteralmente messa a giocare con il fuoco. È a questo
punto che l’algerino si è provocato le ustioni. Prima di entrare
all’interno dell’area gestita dal consorzio trapanese Connecting people,
gli agenti di guardia hanno atteso l’arrivo dei colleghi del turno
successivo per avere maggiore forza d’urto. Nonostante i rinforzi, al
loro ingresso nella zona Blu i poliziotti sono stati aggrediti con
oggetti contundenti. Nessuno degli immigrati è comunque riuscito a
fuggire. Per domare l’incendio sono intervenuti anche i vigili del fuoco
del comando provinciale di Gorizia. I pompieri hanno lavorato fino alle
3 di notte. Una squadra è tornata a Gradisca anche ieri mattina per
smassare il materiale in cenere. I danni sono ancora da quantificare, ma
da una prima valutazione sarebbero ingenti. Tra le altre cose sono
state distrutte due videocamere di sorveglianza e il sistema di
controllo è stato compromesso in modo definitivo. «Sarebbe bene dividere
i soggetti pericolosi e non metterli tutti assieme a Gradisca – osserva
in proposito il segretario provinciale del Sap, il sindacato autonomo
di polizia, Angelo Obit -. Tra gli altri, al Cie di via Udine si trovano
anche soggetti sospettati di terrorismo. Sono stati spostati qui da
Bergamo».

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Da Il Messaggero Veneto del 19/07/10

Controlli a filmati e telefonate

GORIZIA.

La questura di Gorizia ha acquisito le immagini riprese dalle
telecamere del circuito di sorveglianza del Cie di Gradisca d’Isonzo,
con l’obiettivo di risalire ai responsabili dei disordini avvenuti nella
notte di sabato all’interno del centro. Gli investigatori non escludono
che la rivolta possa essere in qualche modo collegata agli episodi
avvenuti contemporaneamente nell’analoga struttura di Milano: sono in
corso accertamenti da parte della Digos anche sulle telefonate. Secondo
la ricostruzione fornita dagli uffici della Prefettura di Gorizia, nei
disordini sono stati coinvolti una settantina di ospiti del centro, di
cui una trentina ha invano tentato di scavalcare le recinzioni,
incendiando materassi e suppellettili e rendendo necessario l’intervento
dei Vigili del Fuoco. Attualmente in Italia, secondo quanto riporta il
sito del ministero dell’Interno, ci sono 13 Centri di identificazione
temporanea con una capacità complessiva di 1.920 posti, una capienza che
è comunque soggetta a variazioni in caso di eventuali lavori di
manutenzione. Si tratta di Bari-Palese (196 posti), Bologna (95),
Caltanissetta (96), Lamezia Terme (75), Gradisca d’Isonzo (248), Milano
(132), Modena (60), Roma (364), Torino (204), Trapani (43), Brindisi
(83), Lampedusa (200) e Crotone (124). A questi, ha detto il ministro
dell’Interno Roberto Maroni lo scorso 5 luglio a Trieste, se ne
aggiungeranno entro la fine dell’anno altri quattro: uno in Veneto, uno
in Toscana, uno nelle Marche e uno in Campania.

Dal centro di Milano scappano in tre: una coincidenza che
insospettisce

MILANO. Non si esclude una «regia» unica tra la rivolta di Milano e
quella avvenuta, la scorsa notte alla stessa ora al centro di Gradisca. A
Milano la rivolta è scoppiata al Cie di via Corelli che ospita poco più
di 100 immigrati attorno a mezzanotte e mezza di sabato. Un gruppo ha
distrutto suppellettili e ha inscenato un sit-in sul tetto. Alcuni
immigrati hanno tentato di scavalcare le recinzioni e la fuga. In un
primo momento il peggio sembrava scongiurato, ma poi si sono perse le
tracce di tre immigrati. Nel frattempo altri due immigrati erano
ricoverati per accertamenti rispettivamente al San Raffaele e al
Policlinico, mentre sei poliziotti e un militare erano costretti a cure
mediche. Secondo quanto si è appreso la protesta sarebbe stata motivata
da quelle che sono definite le «pessime condizioni» di accoglienza nel
Cie di Milano. Sono state danneggiate le macchine di distribuzione di
bevande, porte, suppellettili e arredi del Cie. I tentativi di fuga dai
Centri di identificazione di Milano e Gradisca d’Isonzo sono l’ennesimo
campanello d’allarme: la situazione nei Cie, dopo l’entrata in vigore
del pacchetto sicurezza che ha allungato da 2 a 6 mesi i tempi di
trattenimento dei clandestini, «rischia di rivelarsi esplosiva». Medici
senza frontiere aveva dato l’allarme già a febbraio, pubblicando il
rapporto «Al di là del muro», un viaggio all’interno dei Centri per gli
immigrati svolto tra l’inverno del 2008 e l’estate del 2009. E sono
diversi i motivi per i quali i 13 Cie italiani, sottolinea Msf nel suo
rapporto, rischiano di esplodere: la «mancanza di linee guida per la
pianificazione e la gestione dei servizi, elevata presenza di stranieri
ex detenuti (40%), promiscuità tra trattenuti con condizioni sociali,
legali e psicofisiche eterogenee». Ma soprattutto, segnalava Msf,
«l’allungamento da 60 a 180 giorni del limite massimo di trattenimento
sembra determinare uno stravolgimento definitivo della funzione
originaria della detenzione amministrativa: non più una misura
straordinaria e temporanea di limitazione della libertà per attuare
l’allontanamento, ma una sanzione, estranea tuttavia alle garanzie e ai
luoghi del sistema penale». Una misura che «se attuata con rigore,
rischia di rendere ancora più esplosivo il clima all’interno dei
centri». Proprio la «carenza di attività ricreative» per occupare gli
immigrati, «obbligandoli ad un’inattività forzata» è, secondo Msf, il
punto su cui bisognerebbe intervenire con la massima attenzione. Nel Cie
di Gradisca d’Isonzo, per esempio, spazi abitativi e bagni «sono molto
spaziosi e in buone condizioni» ma «le condizioni di trattenimento
appaiono seriamente compromesse dall’assenza di attività ricreative».

Disordini e tentativo di fuga al Cie di Gradisca

GRADISCA D’ISONZO. Disordini e un tentativo di fuga, da parte di una
settantina di persone, sono avvenute nella notte fra sabato e domenica
all’interno del Cie di Gradisca d’Isonzo. La protesta –
contemporaneamente organizzata al Cie di Milano – è stata inscenata sui
tetti della struttura, che ospita circa 140 immigrati clandestini. I
protagonisti dell’episodio, fallito il tentativo di scavalcare la
recinzione del centro, hanno dato fuoco ad alcune suppellettili. Ha
avuto la peggio un algerino di 51 anni, trasportato d’urgenza al reparto
di chirurgia plastica dell’ospedale di Udine, per ustioni diffuse su
tutto il corpo. Stando alle prime ricostruzioni i primi disordini si
sono registrati poco dopo le 21.30, coinvolgendo i circa settanta
clandestini ospitati in quel momento nella cosiddetta “zona blu”, una
delle due sezioni in cui è diviso il Cie di via Udine, dove sono
complessivamente trattenute circa 140 persone (a fronte di una capacità
di 195 posti). A scatenare la sommossa, l’imminente avvio di una serie
di rimpatri da parte delle forze dell’ordine. La rivolta si è quindi
estesa anche al di fuori della zona notte, con gli immigrati che, una
volta guadagnati gli spazi esterni, hanno a più riprese tentato di
sfondare le lastre antisfondamento che separano la zona notte dal
campetto di calcio. Una trentina ha quindi preso di mira le grate
posizionate sui soffitti delle camerate e dei corridoi, riuscendo a
guadagnare il tetto, da dove ha tentato, inutilmente, la fuga.
L’immediato intervento delle forze dell’ordine ha impedito un’evasione
di massa, ma non ha impedito che i rivoltosi distruggessero
definitivamente il sistema anti-intrusione a infrarossi (già danneggiato
nel corso di precedenti rivolte e per questo non attivato al momento
della rivolta) e due telecamere del circuito interno. In più zone, poi,
sono stati bruciati materassi e altre suppellettili, rendendo necessario
l’intervento dei Vigili del Fuoco di Gorizia, arrivati nella struttura
isontina verso le 23.30. Nell’occasione un 51enne immigrato algerino,
per protesta, si è gettato sul fuoco, rimediando ustioni su tutto il
corpo. Immediatamente soccorso e trasferito nel centro medico interno al
Cie, l’uomo è stato medicato e, su indicazione del personale medico,
trasferito all’ospedale di Udine, dove è stato accolto nel reparto di
chirurgia plastica. Poco dopo l’una di notte, sfruttando il cambio del
turno e una forza operativa praticamente doppia rispetto alla norma,
finalmente le forze dell’ordine sono potute intervenire all’interno
della struttura per placare i rivoltosi. Voci ancora non confermate
riferiscono di scontri tra le parti, con i poliziotti che avrebbero
trovato una decisa resistenza da parte degli immigrati, armati di
spranghe e altri oggetti contundenti. Soltanto verso le 2 di notte,
confinati gli immigrati in alcune camerate, i vigili del fuoco sono
intervenuti all’interno della struttura, completando la messa in
sicurezza un’ora più tardi, poco prima delle tre di notte. Gli
inquirenti della Questura isontina stanno, ora, analizzando i filmati
della rivolta e i tabulati delle utenze telefoniche degli ospiti del
Cie: si ritiene ci possa essere una connessione con l’analoga rivolta
avvenuta nel Cie di Milano pressappoco la stessa ora. Marco Ceci

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