da: senzasoste.it
A Lampedusa il governo ha creato strumentalmente una situazione esplosiva; quello che poteva essere un transito di poche migliaia di persone, del tutto prevedibile in una fase di rivolgimenti politici nel Mediterraneo, è stata volutamente trasformata in qualcosa di diverso. E’ bastato impedire il deflusso dei migranti, concentrati e imprigionati su un’isola piccolissima, per creare un’emergenza umanitaria da gestire secondo le linee della politica razzista del governo: da un lato la prospettiva di rimpatri forzosi, dall’altro la deportazione verso le cosiddette “strutture di accoglienza”, una di queste a Coltano, vere e proprie tendopoli lager che si vanno ad aggiungere ai famigerati CIE.
Proprio per queste ragioni, oggi più che mai, di fronte alle politiche razziste dei governi c’è bisogno di combattere contemporaneamente sia l’instabilità della cittadinanza che quella del lavoro. E ‘ inammissibile che l’essere privo di documenti, soprattutto in una situazione internazionale come questa, dia luogo allo status di clandestino. E’ inammissibile che la clandestinità sia un reato. E’ inammissibile che, in una situazione di crisi, la perdita del lavoro si traduca in perdita dei diritti fondamentali, che si diventi clandestino e quindi carcerabile. E’ inammissibile che ci siano meccanismi come il permesso di soggiorno a tempo vincolato al contratto di lavoro.
Ed è inammissibile che, in una situazione straordinaria, l’Italia gestisca i flussi migratori con la repressione e la carcerazione, esasperando migranti e popolazioni locali; ricordiamo che la Tunisia in questo periodo è riuscita a gestire 160.000 profughi in fuga dalla Libia in modo assai diverso da quello del governo italiano.
C’è necessita di assicurare assistenza sociale e sanitaria ai migranti, ma qualunque sistemazione non deve precludere in alcun modo la libertà personale e il diritto dei migranti di muoversi e circolare. Rifiutiamo la divisione tra profughi e presunti clandestini; non c’è differenza tra chi scappa da una guerra e chi scappa da una situazione di miseria determinata spesso da politiche economiche imposte dai paesi occidentali e concordate con i tiranni locali. Tutti hanno diritto alla libertà di circolazione.
Rifiutiamo ancora una volta l’esistenza di strutture di detenzione,siano esse tendopoli o CIE, ma rifiutiamo anche l’ennesima riproposizione, da parte degli amministratori locali, di CIE “dal volto umano”, piccoli, diffusi sul territorio, ma sempre concepiti come strutture carcerarie funzionali alla politica razzista del governo. Ora come non mai è doveroso ribadire: nessun CIE né qui né altrove, nessuna tendopoli lager, nessuno spazio al razzismo, libertà per tutti e per tutte. Solidarietà internazionalista
Assemblea contro i Centri di Espulsione – Livorno