riceviamo e pubblichiamo
Domenica 10 luglio, baita No Tav nei boschi della Val Clarea. Sin dal mattino numerosi No Tav si incontrano alla casetta: vengono raccolti altri sacchi di porcherie lasciate dalle truppe di occupazione. In giornata tre No Tav con un camioncino vanno a recuperare e caricare i sacchi neri riempiti il giorno prima dai volontari No Tav che hanno risposto all’appello per la pulitura dei boschi alla Ramats. Uomini della digos guardano, ridono e non sanno che tanta volgarità non offende chi lavora ma da la misura di chi se ne fa vanto.
I bambini giocano, la gente chiacchiera, tanti si danno da fare per polenta e cibarie. Gli alberi nascondono le rete e per un po’ sembra che l’armonia dei nostri giorni si sia ricomposta.
Dopo pranzo un centinaio di No Tav va alle reti. I poliziotti sono pochi ma crescono presto di numero: dal “loro” lato il terreno è ingombro di cartacce, immondizia. Sembra proprio una gabbia.
I prigionieri sono loro: prigionieri dell’arroganza di un potere che vince con la violenza ma mostra tutta la propria debolezza politica e morale di fronte ad una comunità che resiste e non sia arrende.
Tanti battono con i sassi le reti: tre colpi ed un pezzo di filo viene via. Poi la gente torna alla baita. Nel tardo pomeriggio parte un’assemblea: tante voci, tante idee che, sedimentandosi, daranno corpo alla lotta dei prossimi giorni. Tanti insistono sulla necessità di organizzarsi per far diventare permanente il presidio alla Baita.
Poi, prima di raccogliere con cura ogni rifiuto, ancora un giro alle reti.
Battiture e slogan.
L’assedio continua.
Federazione Anarchica Torinese – FAI