Volantino distribuito oggi davanti all’ospedale di Livorno.
I lavoratori della sanità e dell’assistenza alla persona
della Lombardia scendono in sciopero l’8 maggio.
Le organizzazioni sindacali che hanno indetto lo sciopero puntano a generalizzare la lotta che si è sviluppata a partire dall’opposizione ai licenziamenti all’Ospedale San Raffaele di Milano e chiedono un contratto unico della sanità per tutti i lavoratori di strutture pubbliche o private, della sanità e dell’assistenza alla persona.
A questo si accompagna la denuncia dello smantellamento della sanità pubblica e privata, in accordo con la politica finanziaria del governo.
Il vecchio governo ha deciso un taglio alla spesa sanitaria, fino al 2015, pari a 6,8 miliardi di euro. Spese che, in rapporto al PIL (circa il 7,3%), ad oggi sono inferiori o pari a quelle di Francia, Germania, Svezia, GB, Olanda, Austria e ben inferiore alla media dei 27 paesi dell’UE.
In Lombardia l’assessore regionale alla sanità vuole chiudere un ospedale su cinque; nella sanità pubblica assistiamo al blocco dei contratti e a forme di taglio dei salari, mentre in quella privata è stato introdotto l’aumento dell’orario di lavoro di due ore settimanali senza aumento di salario, aumento insostenibile dei carichi di lavoro nel settore dell’Assistenza; tutto questo ovviamente ha conseguenze anche sui salari e sull’occupazione dei lavoratori delle ditte in appalto.
Le conseguenze per i cittadini sono gravissime: aumento delle liste d’attesa, chiusura di molti centri di cura, aumento delle prestazioni a pagamento: viene messo in discussione il diritto, riconosciuto dalla costituzione, alla salute per pagare gli interessi sul debito dello Stato italiano.
In Italia già oggi i cittadini pagano il 25% di tasca propria per visite mediche ed esami che il sistema sanitario non è più in grado di garantire in tempi e modi efficaci a causa dei tagli che si sono succeduti in questi anni. Un dato superiore alla media europea dove le prestazioni gratuite sono dell’85%.
Anche in Toscana la scure del Governo colpisce: riduzione del 20% dei posti di lavoro nelle aziende esterne dei servizi e degli appalti, il rapporto letti/abitanti arriverà al 3,15 per mille, ticket di 10 euro sugli esami computerizzati, malati che saranno costretti a spostarsi su tutto il territorio regionale per raggiungere gli ospedali dedicati alla loro patologia, abolizione del servizio di guardia medica, riduzione della rete dei laboratori di analisi, chiusura dei punti nascita dove si fanno meno di 500 parti, mentre l’anno prossimo saranno chiusi quelli che ne fanno meno di 1000.
Alla fine del 2012 abbiamo avuto la chiusura prolungata delle sale operatorie, con il personale mandato in riposo forzato e con decurtazione dello stipendio; la chiusura è stata usata per un’ulteriore riduzione dei posti letto nei reparti di chirurgia: questo è un altro esempio di come il governo regionale intenda affrontare i problemi della sanità.
A Livorno infine in provincia dovrà essere chiuso un ospedale, o Piombino o Cecina, mentre in città va avanti l’accorpamento e in pratica la sparizione delle specialistiche, la riduzione dei posti letto, il sovraccarico del Pronto Soccorso. Contemporaneamente si sono ridotti i distretti, così che i cittadini hanno più difficoltà ad avere prestazioni da quelli ancora funzionanti.
Il caso San Raffaele è emblematico, perché è una struttura privata ad alta specializzazione, un’”eccellenza”, come amano dire i politici, e nonostante questo è fallito. La politica della “sussidiarietà”, cioè del finanziamento pubblico delle strutture private, così come quella dell’eccellenza, che significa poche strutture centralizzate a discapito dei territori, sono smentite dai fatti. Oggi a difendere il diritto alla salute, a difendere i diritti dei cittadini sono rimasti solo i lavoratori della sanità in lotta.
Per questo oggi siamo solidali con lo sciopero in detto in Lombardia da COBAS Sanità, CUB Sanità, Si.COBAS, SLAI COBAS, USB, USI Sanità.
Sosteniamo la lotta dei lavoratori!
Sosteniamo il diritto alla salute!
Comitato cittadino per la difesa del diritto al lavoro