alcune foto del presidio di oggi e testo del volantino distribuito
SOLIDARIETA’ DAYANIŞMA SOLIDARITY
CON CHI LOTTA IN TURCHIA
Giovedì 30 maggio a Istanbul la polizia turca si presenta con i bulldozer a Gezi Park, l’ultimo parco dell’area di Piazza Taksim, da giorni occupato pacificamente dal movimento che si oppone alla distruzione dell’ultimo spazio verde della zona. Al posto del parco e dei suoi 600 alberi, il governo vuole costruire un enorme centro commerciale, un progetto che si inserisce nel più ampio processo di gentrificazione urbana della città, in corso già da anni, con interi quartieri distrutti per lasciare spazio a complessi residenziali, grandi centri commerciali, alberghi di lusso. Il costo della vita aumenta, aumenta la schiera degli emarginati, aumentano i profitti degli speculatori legati al partito
di governo, l’AKP.
Il parco viene sgomberato dalla polizia con brutalità. Oltre ai lacrimogeni e alle violenze sui manifestanti, la polizia incendia le tende degli occupanti e distrugge gli alberi che questi avevano piantato nel parco nei giorni precedenti.
Questa volta la violenza della polizia ha incontrato però una reazione determinata e di massa.
Centinaia di migliaia di persone si sono unite ai manifestanti per resistere alla brutalità con cui il governo turco reprime l’opposizione sociale. Dopo giorni di scontri la polizia, di fronte alla resistenza di un milione di manifestanti, si è dovuta ritirare da Gezi Park e dall’intera zona di Piazza Taksim.
Il movimento non si è fermato. Il terrore repressivo del governo guidato dal partito islamico conservatore AKP del primo ministro Erdoğan è stata la scintilla che ha acceso la rivolta in tutta la Turchia, con scioperi e manifestazioni che la polizia continua a reprimere con estrema violenza.
Non è ancora chiaro quale sia il numero dei morti. Un giovane è stato ucciso ad Ankara da un colpo di pistola alla testa sparato a bruciapelo dalla polizia, altre tre vittime sono state confermate. Gli arrestati e i feriti sono ormai incalcolabili.
La devastazione ambientale e sociale, la repressione a l’autoritarismo, le sempre più feroci condizioni di sfruttamento sul lavoro, l’oppressione religiosa imposta dal governo, l’attacco alla libertà delle donne, la propaganda nazionalista e la guerra in Siria, sono i fattori del malcontento che hanno fatto esplodere in Turchia una vera e propria rivolta di massa.
Nonostante le menzogne della stampa turca ed internazionale, i metodi fascisti del governo ed i tentativi di strumentalizzazione da parte dei partiti di opposizione complici delle politiche di sfruttamento, la protesta in Turchia non si sta spegnendo.
Nostra patria è il mondo intero!
La lotta che oggi in Turchia è portata avanti da donne e uomini, lavoratori e studenti, curdi e rivoluzionari, è la nostra lotta.
Appoggiamo chi lotta in Turchia contro la devastazione capitalista, contro il terrore di Stato e contro l’oppressione religiosa.
Federazione Anarchica Livornese, Collettivo Anarchico Libertario, Sinistra Critica, Partito
Comunista dei Lavoratori