In occasione della settimana di lotta lanciata dalla FAI contro le nuove missioni militari italiane in Africa, anche a Livorno c’è stata un’iniziativa di piazza sabato 17 marzo. Il presidio organizzato dalla Federazione Anarchica Livornese e dal Collettivo Anarchico Libertario nella zona del centro vicino al mercato, all’angolo tra Via Grande e Via del Giglio, dove è stato appeso lo striscione “Via le truppe italiane dall’Africa! No alla guerra!” è stato molto partecipato e l’iniziativa ha suscitato molto interesse tra i passanti vista anche la scarsa informazione sull’argomento. Si tratta della seconda iniziativa di piazza contro le nuove missioni in Africa che si tiene in città. Già il 4 febbraio scorso si era tenuto un partecipato presidio unitario in Piazza Cavour organizzato dagli Antimilitaristi livornesi. Queste iniziative possono servire da base per la costruzione di un’opposizione non solo all’invio di nuove truppe italiane in Africa ma più in generale alle politiche di guerra e alla militarizzazione della società.
Segue il testo del volantino diffuso a Livorno:
Via e truppe italiane dall’Africa!
No alle missioni militari in Niger, Libia, Tunisia! Basta guerra!
Basta spese militari!
Lo scorso 17 gennaio la Camera dei Deputati ha approvato, nel silenzio dei media, l’inizio di nuove missioni militari in Africa ed ha confermato il rinnovo delle missioni già in corso. Nei prossimi mesi quasi 1000 soldati e oltre 200 mezzi militari saranno inviati in Libia, Niger e Tunisia. Raddoppierà in questo modo la presenza militare italiana in Africa, cresciuta moltissimo dopo il 2011, quando l’Italia ha aggredito la Libia con bombardamenti aerei.
I soldati italiani in Niger non sono benvenuti
Il 25 febbraio varie migliaia di persone sono scese in piazza a Niamey, la capitale del Niger, e in altre città del paese contro le basi militari straniere e contro la legge finanziaria definita “antisociale”. Le manifestazioni erano organizzate da associazioni e sindacati. Lo stato italiano si prepara a inviare soldati e mezzi militari in un paese dove già i lavoratori e parte della popolazione protestano contro la presenza delle truppe francesi, statunitensi e tedesche. Lo stesso governo del Niger, probabilmente per le pressioni interne, ha espresso forti dubbi sulla missione italiana.
Come può un’altra guerra aiutare i migranti?
Fermare i “trafficanti di esseri umani” sembra essere la motivazione ufficiale degli interventi in Libia e Niger. Ma è stata proprio la classe dirigente italiana a preparare e strumentalizzare le stragi in mare per dare il via alla missione “Mare Nostrum”, che ha creato le condizioni per inviare le truppe in Libia a difendere gli interessi dell’ENI sul petrolio. Proprio il governo italiano accordandosi con il governo locale ha concorso alla creazione dei lager per migranti in Libia. L’orrore di quei lager è divenuto ora la giustificazione per inviare ancora più truppe in Libia e per inviare soldati in Niger.
In Tunisia per fare cosa?
In Tunisia i militari italiani costituiranno un Comando di Brigata della NATO. Nel 2011 l’insurrezione popolare ha fatto cadere il regime di Ben Ali, e oggi vi è un forte malcontento per i gravi problemi sociali non risolti dalla “rivoluzione interrotta”. Le prime settimane del 2018 sono state segnate da grandi proteste contro l’aumento dei prezzi e contro le riforme antipopolari imposte dal Fondo Monetario Internazionale. Il governo tunisino ha represso nel sangue le proteste, utilizzando i militari per sparare sui manifestanti. I soldati italiani e la NATO saranno in Tunisia dunque anche come garanzia della “stabilità” del paese. Da decenni l’Italia interferisce nella politica interna tunisina, al punto che il colpo di stato che nel 1987 portò al potere Ben Ali fu preparato dai servizi segreti militari italiani (SISMI). Oggi la situazione è più instabile e si inviano direttamente soldati italiani. Dopotutto per imporre la politica di sfruttamento ci vuole la forza delle armi. Inoltre, un Comando NATO in Tunisia, paese strategico per il controllo del nord Africa, prepara il terreno per nuovi interventi militari nella regione.
No al nuovo colonialismo italiano in Africa
In queste missioni non c’è nessuno scopo umanitario. Lo stesso governo non parla di missioni “umanitarie” ma di missioni per la “sicurezza nazionale”. I soldati italiani vanno in Africa per interessi economici enormi: l’uranio in Niger, gli interessi ENI in Libia e in Nigeria, il gasdotto che attraverso la Tunisia porta in Italia il gas algerino, il mercato delle ex-colonie francesi. L’Italia entra ufficialmente nelle guerre in Africa per partecipare alla grande spartizione del continente tra le potenze mondiali. Le nuove missioni costeranno 118.798.581 euro. Che si aggiungono a una spesa militare stimata a 25 miliardi per il 2018. 68 milioni al giorno. A noi resteranno solo tasche vuote, peggiori condizioni di vita e di lavoro e un aumento dei rischi e delle restrizioni connesse alla guerra.
Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario