foto della giornata del 17 novembre ad Atene [Marios Lolos]
Lo Stato greco all’attacco dei movimenti sociali
Nelle ultime settimane il governo greco guidato da Kyriakos Mitsotakis ha impresso una forte accelerazione alla strategia repressiva contro il movimento anarchico e delle occupazioni, di fronte al quale è urgente rilanciare l’attività di solidarietà. Lo scorso 20 novembre infatti è stato pubblicato dalla stampa greca un vero e proprio ultimatum alle occupazioni emesso dal “Ministero della protezione dei cittadini”, a cui è delegata la gestione dell’ordine pubblico, e da cui dipende assieme ai vigili del fuoco e la protezione civile, anche la polizia. Un ultimatum che intima a coloro che hanno occupato illegalmente edifici pubblici o privati di evacuarli, e continua dichiarando che i richiedenti asilo e le persone con nazionalità diversa da quella greca e che non sono cittadini di paesi UE che risiedono in questi edifici saranno comunque trasferiti in centri temporanei. Gli occupanti di edifici privati devono mettersi in contatto con i proprietari e cercare un accordo. Nel documento viene dato un termine di 15 giorni dal 20 novembre per evacuare gli edifici occupati o accordarsi con i proprietari se la proprietà è privata.
La risposta del movimento non si è fatta attendere, e oltre alle azioni e alle manifestazioni dei giorni successivi è importante segnalare il comunicato dell’occupazione abitativa per rifugiati e migranti Notara 26 che si trova ad Exarchia pubblicato il giorno dopo l’ultimatum del governo: “Da Exarchia occupata diamo 15 giorni di tempo per dare le dimissioni a tutti coloro che sognano il ritorno della dittatura”
È la prima volta che il governo greco mette in atto un simile attacco, generale e frontale contro tutte le occupazioni del paese. L’ultimatum si inserisce in una strategia repressiva più ampia e ricostruire gli eventi degli ultimi mesi può aiutarci a comprendere meglio questi ultimi sviluppi, che cosa c’è da aspettarsi dalle prossime settimane e dai prossimi mesi.
Con le elezioni del 7 luglio è tornato al governo il partito Nuova Democrazia della destra conservatrice, che ha conquistato la maggioranza dei seggi nel parlamento greco. Come annunciato durante la campagna elettorale, nel primo provvedimento fatto approvare dal governo in parlamento lo scorso 8 agosto c’era l’eliminazione dell’asilo universitario, ovvero del divieto alla polizia e all’esercito di intervenire negli spazi delle università se non con l’autorizzazione formale dei rettori. Un provvedimento dal grande significato simbolico considerando che l’inviolabilità delle università era stato una delle principali conquiste della lotta contro la dittatura dei colonnelli, ma ancor più importante sul piano concreto in quanto determina la seria messa in discussione di alcuni di quegli spazi di libertà nella società greca che avevano permesso ai movimenti di lotta di svilupparsi, crescere e radicarsi nell’ultimo decennio. A Novembre è invece tornata a pattugliare le strade di Atene la Squadra Delta che era stata abolita dal governo di SYRIZA, sotto la pressione dei movimenti di lotta. Si tratta di unità speciali che intervengono con moto montate da due poliziotti, sono state utilizzate per tendere agguati e colpire violentemente nelle strade chi partecipava a azioni e manifestazioni durante la rivolta del 2008 e durante gli anni caldi del movimento contro le politiche di austerità. Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio sulla natura politica repressiva di questo provvedimento, basterebbe ricordare che sia in campagna elettorale sia una volta al governo, Mitsotakis ha dichiarato di voler “ripulire” Exarchia, un quartiere in cui “è stata allevata una nuova generazione di terroristi”.
In agosto come molti ricorderanno è iniziata l’invasione del quartiere da parte della polizia, con posti di blocco e controlli ai principali ingressi del distretto. Il 26 agosto sono stati avviati i primi sgomberi di occupazioni abitative per richiedenti asilo e migranti, con 140 persone che fino a quel momento avevano vissuto nel centro di Atene che sono state deportate in campi fuori città. È seguito l’attacco e la distruzione ad alcune di quelle strutture che il movimento manteneva per sviluppare una rete sociale all’interno del quartiere, come la distruzione del chiosco nella piazza di Exarchia e i ripetuti attacchi al K*Vox. In questo contesto il 14 settembre si è tenuta ad Atene una importante manifestazione a cui hanno partecipato migliaia di persone, organizzata dalle principali realtà del movimento anarchico e da molte occupazioni e squat, anche non localizzate in Exarchia, come il Lelas Karagianni 37, occupazione storica nella zona di Kipseli. Al termine della manifestazione la polizia ha compiuto dei raid nelle strade di Exarchia, minacciando spazi autogestiti e bar, aggredendo ed arrestando numerose persone.
Con l’inizio di novembre la pressione esercitata dalla polizia è aumentata, è stato infatti sgomberato il 2 novembre lo squat Vancouver, uno spazio importante per le dinamiche del movimento anarchico ad Atene. Dall’inizio di questa campagna repressiva è la prima occupazione che ha un ruolo più politico all’interno del movimento ad essere sgomberata, fino a quel momento erano state colpite quasi esclusivamente occupazioni abitative. Una settimana dopo, l’11 novembre è stato sgomberato sempre ad Exarchia il Bouboulinas, un altro squat di migranti.
In quegli stessi giorni il governo ha anche avviato un più diretto attacco contro gli spazi di libertà all’interno delle università e contro il movimento studentesco in vista delle manifestazioni del 17 novembre. Il 17 novembre in Grecia si celebrano le vittime della rivolta studentesca del Politecnico di Atene del 1973, repressa nel sangue con i carri armati, che segnò l’inizio della fine della dittatura dei colonnelli, caduta l’anno seguente. Da allora la giornata del 17 novembre non è solo occasione di commemorazione e celebrazione per il nuovo stato democratico greco del proprio mito fondativo, ma è anche una giornata in cui scendono per le strade i movimenti di lotta, i movimenti radicali e rivoluzionari, in cui spesso la polizia interviene e vi sono duri scontri. Quest’anno la polizia ha concentrato le proprie forze sul quartiere di Exarchia, dove si trova anche il Politecnico, compiendo sia durante le manifestazioni sia dopo, durante la notte, violentissimi attacchi contro compagne e compagni che si trovavano per strada, ma anche nei confronti di passanti. Solo in quelle ore ci sono stati 90 arresti, per le strade sono rimasti numerosi feriti, molti fermati hanno subito maltrattamenti e torture. Il governo aveva preparato il terreno per questa violentissima repressione.
Grazie all’abolizione dell’asilo universitario in agosto infatti la polizia il 9 novembre ha fatto irruzione nell’Università di Economia e Commercio sul Viale 28 ottobre, non distante dal Politecnico, per sgomberare uno spazio anarchico all’interno dei locali dell’ateneo. L’intervento era stato motivato dalla ricerca di materiale da utilizzare durante scontri di piazza, ma la polizia non è riuscita a trovare niente che potesse giustificare l’irruzione nello spazio. Nonostante ciò la polizia ha ordinato che l’università restasse chiusa dall’11 al 17 novembre per evitare che potesse essere utilizzata dagli studenti per organizzarsi in vista delle manifestazioni del 17 novembre. Le autorità universitarie non si oppongono all’ordine della polizia anzi, decidono arbitrariamente di chiudere i cancelli dell’università il 10 di novembre. Sono proprio gli studenti allora il giorno successivo a riaprire l’università e ad occuparla contro il provvedimento autoritario, ma la polizia interviene con manganelli e lacrimogeni. Di fronte a questa scena che richiama i fatti del 1973 proprio a pochi giorni dalla commemorazione della rivolta del Politecnico, si scatena la protesta nelle università. In decine di università gli studenti protestano e occupano gli edifici universitari in tutta la Grecia, mentre nel giro di pochi giorni si tengono ad Atene tre grandi manifestazioni studentesche, e il 17 novembre nonostante le violenze della polizia sono migliaia a scendere in piazza.
In questo contesto, tre giorni dopo il 17 novembre, il governo lancia l’ultimatum di 15 giorni alle occupazioni. La scadenza imposta dal governo cade proprio nei giorni in cui si tengono ad Atene le manifestazioni per l’assassinio di Alexis Grigoropoulos da parte della polizia il 6 dicembre 2008, che scatenò una rivolta che si saldò con le proteste contro le politiche antipopolari e autoritarie del governo. È possibile quindi che con questo ultimatum il governo greco cerchi di garantirsi mano libera per agire contro le occupazioni in occasione delle manifestazioni del 6 dicembre prossimo.
Anche l’abolizione dell’asilo universitario può essere utilizzato per rimuovere quelle garanzie che sul piano legale quantomeno rallentano l’intervento della polizia. Alcuni squat infatti si trovano in spazi che sono di proprietà dell’università. Allo stesso modo il comunicato emesso dal “Ministero per la protezione dei cittadini” può servire ad aggirare le normali procedure e facilitare l’intervento della polizia.
È in questo senso che il governo greco ha dato un’accelerazione alla sua strategia repressiva. Nelle prossime settimane è probabile che si intensifichino gli attacchi violenti al movimento e gli sgomberi di spazi occupati.
Certo la strategia del nuovo governo non è stata pianificata dall’oggi al domani, è evidentemente una strategia a lungo preparata, e resa possibile dalla politica adottata dal governo precedente guidato da SYRIZA. Il governo di Alexis Tsipras non aveva infatti abbandonato la politica repressiva, anzi oltre ad attuare comunque sgomberi di occupazioni aveva adottato delle strategie finalizzate a isolare e indebolire il movimento delle occupazioni sul lungo periodo. Ad Exarchia questo si è concretizzato con il completo ritiro della polizia dal quartiere, che manteneva solo alcune pattuglie ai margini della zona e il contemporaneo supporto alla criminalità organizzata, in particolare alle narcomafie all’interno del quartiere per creare una situazione di insicurezza tale da rompere il tessuto sociale resistente e solidale del quartiere. Lo stesso vale per le università, il governo di SYRIZA ha avuto un ruolo importante nel processo ancora da compiere di integrazione delle strutture del Politecnico con quelle dell’adiacente Museo Archeologico. Una concreta musealizzazione, che eliminando lezioni e altre attività universitarie dai locali Politecnico, cancellerebbe l’agibilità politica in uno spazio che tuttora è il cuore pulsante dei movimenti di lotta ad Atene.
L’attuale governo di destra ha messo in atto una strategia più diretta, che punta ad attaccare il movimento anarchico e delle occupazioni per piegare quello che negli ultimi dieci anni è stato per tutto il mondo un esempio non solo di resistenza ma anche di autogestione, e organizzazione sociale alternativa di fronte alle misure “lacrime e sangue” che hanno devastato la società greca negli scorsi anni. Ma il governo vuole anche cercare eliminare o porre sotto controllo tutto ciò che potrebbe rappresentare un concreto ostacolo a una nuova ondata di provvedimenti rivolti contro la classe lavoratrice e la gran parte della popolazione, a sostegno della speculazione capitalista.
Il governo Mitsotakis si propone infatti di farsi paladino delle politiche anti-immigrati dell’Unione Europea, inoltre sono in programma nuove leggi che mettono a rischio la libertà di sciopero, nuove privatizzazioni dei bisogni sociali di base della popolazione e ulteriori liberalizzazioni del saccheggio delle risorse naturali. Questi provvedimenti se portati fino in fondo possono riaccendere un’ampia opposizione sociale in Grecia, sostenere il movimento anarchico e delle occupazioni in Grecia significa anche favorire lo sviluppo ti tale opposizione e una sua radicalizzazione nei prossimi mesi.
Dario Antonelli
Pubblicato su Umanità Nova n. 35 del 1/12/19