[Nella foto scattata probabilmente nel 1913 Errico Malatesta al centro tra alcuni anarchici ardenzini. Il secondo in piedi da sinistra è Amedeo Baldasseroni]
25 aprile
Dalle ore 17
Al gazebo di Largo Christian Bartoli di fronte ai Tre Ponti
25 aprile – Liberare l’antifascismo
Per ricordare l’insurrezione popolare che ci ha liberati dal fascismo e dalla guerra. Per ricordare gli anarchici Averardo Nardi e Amedeo Baldasseroni, che in quella località furono assassinati dai fascisti nel 1921
Il 25 aprile è antifascista. E’ una data che non ricorda l’unità nazionale, ma l’insurrezione popolare con cui ci si liberò dall’oppressione, dallo sfruttamento e dalla dittatura. Il 25 aprile ricorda la liberazione dal fascismo, con tutto quello che il fascismo portava con sé in termini di violenza , di repressione, di dominio, di alleanza con il padronato e con la Chiesa, di esaltazione del militarismo, del razzismo, del sessismo.
L’antifascismo, oggi come allora, significa riconoscere i nodi dell’oppressione e agire, in modo solidale, per liberarsene.
Il 25 aprile è la liberazione.
Ma anche l’antifascismo deve liberarsi. Liberarsi dalla retorica del tricolore, da sempre simbolo di nazionalismo patriottardo malamente adattato ad una insurrezione popolare che era tutt’altra cosa. Dai richiami all’unità nazionale, con cui i governi impongono continue politiche di sacrifici. Liberarsi anche dall’utilizzo strumentale della paura del fascismo, elemento che ha regolato la politica soprattutto negli ultimi tempi.
Lo spettro del fascismo è stato agitato per far diventare Giani presidente di Regione e Draghi presidente del Consiglio, secondo le improbabili alleanze e i giochi politici di chi l’antifascismo non sa nemmeno dove sta di casa. All’ombra di questo governo sedicente antifascista si dà agibilità ai fascisti e si manganellano i manifestanti No Tav, si sgomberano occupazioni, si taglia scuola e sanità, si alimentano politiche sessiste, si gestisce militarmente una campagna vaccinale fallimentare, si reprimono diritti sindacali, agibilità politica e sociale, si impone povertà.
La paura del fascismo rende un cattivo servizio all’antifascismo: gli antifascisti legalitari e istituzionali finiscono per accettare tutte le scelte dei governi, comprese quelle liberticide, guerrafondaie, antipopolari.
L’antifascismo è altro. Innanzitutto significa leggere in modo inequivocabile ciò che il fascismo è storicamente stato in Italia, vale a dire una risposta della Chiesa, della Monarchia e delle classi privilegiate alla paura sollevata dalla crescita del movimento rivoluzionario proletario e dell’anarchismo. Il fascismo è stato un regime repressivo delle istanze popolari che, in un determinato momento storico, ha trovato una giustificazione ideologica, per i fini di subordinazione sociale, nel suprematismo, nel maschilismo, nel razzismo, nel militarismo, nel culto delle tradizioni, nella religione, nell’uso reazionario della cultura classica.