Ieri siamo stati presenti al gazebo di Largo Christian Bartoli di fronte ai Tre Ponti con striscioni, cartelli, musica e volantinaggio per ricordare l’insurrezione popolare, e i primi che si opposero in armi al fascismo. Abbiamo infatti ricordato tre delle prime vittime del fascismo a Livorno. Proprio in quel tratto di lungomare l’11 agosto 1921 gli anarchici ardenzini e arditi del popolo Amedeo Baldasseroni e Averardo Nardi furono colpiti alle spalle da colpi di pistola sparati da fascisti, morendo nel corso delle successive settimane. Abbiamo inoltre posto uno striscione alla lapide dedicata a Filippo Filippetti in Via Provinciale Pisana, anarchico, ardito del popolo e sindacalista ucciso il 2 agosto 1922 durante uno scontro a fuoco, mentre con altri compagni attaccava i camion dei fascisti giunti da tutta la Toscana per espugnare la città.
Di seguito il testo del volantino distribuito
25 aprile – Liberare l’antifascismo
Per ricordare l’insurrezione popolare che ci ha liberati dal fascismo e dalla guerra. Per ricordare gli anarchici Averardo Nardi e Amedeo Baldasseroni, che in quella località furono assassinati dai fascisti nel 1921
Il 25 aprile è antifascista. E’ una data che non ricorda l’unità nazionale, ma l’insurrezione popolare con cui ci si liberò dall’oppressione, dallo sfruttamento e dalla dittatura. Il 25 aprile ricorda la liberazione dal fascismo, con tutto quello che il fascismo portava con sé in termini di violenza , di repressione, di dominio, di alleanza con il padronato e con la Chiesa, di esaltazione del militarismo, del razzismo, del sessismo.
L’antifascismo, oggi come allora, significa riconoscere i nodi dell’oppressione e agire, in modo solidale, per liberarsene.
Il 25 aprile è la liberazione.
Ma anche l’antifascismo deve liberarsi. Liberarsi dalla retorica del tricolore, da sempre simbolo di nazionalismo patriottardo malamente adattato ad una insurrezione popolare che era tutt’altra cosa. Dai richiami all’unità nazionale, con cui i governi impongono continue politiche di sacrifici. Liberarsi anche dall’utilizzo strumentale della paura del fascismo, elemento che ha regolato la politica soprattutto negli ultimi tempi.
Lo spettro del fascismo è stato agitato per far diventare Giani presidente di Regione e Draghi presidente del Consiglio, secondo le improbabili alleanze e i giochi politici di chi l’antifascismo non sa nemmeno dove sta di casa. All’ombra di questo governo sedicente antifascista si dà agibilità ai fascisti e si manganellano i manifestanti No Tav, si sgomberano occupazioni, si taglia scuola e sanità, si alimentano politiche sessiste, si gestisce militarmente una campagna vaccinale fallimentare, si reprimono diritti sindacali, agibilità politica e sociale, si impone povertà.
La paura del fascismo rende un cattivo servizio all’antifascismo: gli antifascisti legalitari e istituzionali finiscono per accettare tutte le scelte dei governi, comprese quelle liberticide, guerrafondaie, antipopolari.
L’antifascismo è altro. Innanzitutto significa leggere in modo inequivocabile ciò che il fascismo è storicamente stato in Italia, vale a dire una risposta della Chiesa, della Monarchia e delle classi privilegiate alla paura sollevata dalla crescita del movimento rivoluzionario proletario e dell’anarchismo. Il fascismo è stato un regime repressivo delle istanze popolari che, in un determinato momento storico, ha trovato una giustificazione ideologica, per i fini di subordinazione sociale, nel suprematismo, nel maschilismo, nel razzismo, nel militarismo, nel culto delle tradizioni, nella religione, nell’uso reazionario della cultura classica.
Essere antifascisti oggi significa comprendere la portata intersezionale con cui le varie forme di oppressione interagiscono e producono disuguaglianze sociali sistemiche.
Significa lottare contro il maschilismo, il militarismo, il razzismo, la gerarchia e il disciplinamento sociale che ancora oggi vengono imposti e propagandati con violenza dai governi e dalle istituzioni.
Significa demistificare i miti ideologici del nazionalismo, della patria e del tricolore, respingere le spinte identitarie divisive che vogliono distruggere solidarietà e internazionalismo, cioè quelle pratiche che furono determinanti per sconfiggere il fascismo.
Essere antifascisti oggi significa contrastare la violenza con cui lo stato, la Chiesa, i governi e le istituzioni vorrebbero reprimere chi lotta per la libertà e una vita migliore per tutte e tutti. Oggi come ieri, per liberarsi dal fascismo.
Federaziona Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario