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FAL: Comunicato stampa su libertà di scelta e tagli alla sanità

pubblichiamo il seguente comunicato della FAL

Comunicato stampa su libertà di scelta e tagli alla sanità

La Federazione Anarchica Livornese ritiene molto importanti le iniziative sul territorio attivate da Non Una Di Meno Livorno a denuncia dei generali tagli sulla sanità e sui consultori in particolare, con le conseguenti pesanti limitazioni alla libertà di scelta su aborto, maternità e contraccezione.

Ritiene gravi e vergognose le posizioni espresse a mezzo stampa dal primario di Ginecologia dell’ospedale di Livorno che denotano una volta di più l’approccio violento delle istituzioni, in questo caso quella sanitaria, all’autodeterminazione delle donne e delle libere soggettività.

La sanità pubblica è sempre più tagliata e malfunzionante. Accedere alle prestazioni è sempre più difficile. Accedere a servizi essenziali come quelli legati a contraccezione, aborto, salute sessuale lo è ancora di più.

Scelte politiche ed economiche da anni tagliano e riducono servizi sul territorio, incentivano la privatizzazione, dirottano le risorse verso quanto di più distante esista dal benessere delle persone. In questa situazione, il progressivo e spropositato aumento delle spese militari rappresenta, oltre che un pericolo mondiale, un insulto ai bisogni reali, sempre più disattesi. A farne le spese soprattutto le fasce sociali più deboli, in un sistema di gestione della salute sempre più classista.

L’attacco alla autodeterminazione in materia di salute riproduttiva e sessuale, l’attacco all’aborto, il taglio dei consultori e dei relativi servizi ha qualcosa che va oltre le scelte economiche di taglio e privatizzazione. La libertà di scelta delle donne sul proprio corpo è concepita come qualcosa di pericoloso, da ostacolare in ogni modo, perché sovverte la base del dominio, ciò su cui il patriarcato ha basato il suo potere, regolato dalla gerarchia sessista e dall’istituzione familiare come sistema di disciplinamento sociale; su di esso il capitalismo ha modellato la divisione del lavoro e la riproduzione delle condizioni di vita, oltre che della prole, coerenti con la logica del profitto. Una sessualità libera, una libera scelta di maternità, una libera scelta di abortire, un libero orientamento sessuale e un superamento del genere sono elementi pericolosi, che sovvertono l’ordine sociale, politico ed economico costituito.

In Italia l’aborto è regolamentato da una legge che funziona a scartamento ridotto; in alcune zone del paese la percentuale di obiezione di coscienza la rende impraticabile. È come se, in questo ambito, la famosa autonomia differenziata verso la quale si sta andando (attualmente deprecata anche da coloro che a suo tempo le spianarono la strada col referendum sul titolo V della Costituzione) fosse una realtà già da quarantacinque anni. Laddove per svariati motivi, pure tra le varie e sempre maggiori difficoltà, il servizio è più accessibile, abbiamo comunque l’aggressione alla libera scelta determinata dal moralismo, dal giudizio, dallo stigma, dalla colpevolizzazione, dalla condanna. È quanto abbiamo letto nelle parole del primario di Ginecologia dell’ospedale di Livorno, che imputa all’aborto l’origine di tutti i mali, compreso il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione livornese, che imputa alle donne la rottura degli schemi relazionali tradizionali, che rivendica per sé e per altri non meglio identificati soggetti la responsabilità di capire “cosa sia meglio per le nostre compagne per le nostre figlie e per noi stessi”. Come se le donne fossero persone incapaci di capire da sé.

La relazione tra aborto e calo demografico, spesso sottolineata dai settori più reazionari, suona quanto mai sinistra e richiama la definizione che l’aborto aveva nel codice penale prima della depenalizzazione, quando era classificato come “reato contro la sanità e l’integrità della stirpe”. E se non è possibile riportare indietro l’orologio come qualcuno vorrebbe, tante sono le iniziative di contrasto alla libertà di scelta sul proprio corpo. Anche perché la ripresa del movimento femminista e transfemminista, le costanti spinte all’autodeterminazione, le possibilità offerte dall’aborto farmacologico, gestibile senza ricorso ad ospedalizzazione e non disciplinato dalla legge 194 mettono paura. E le istituzioni corrono ai ripari per difendere il monopolio patriarcale sui corpi non conformi al destino riproduttivo. Lo fa la Chiesa, con le ribadite condanne espresse dai suoi vari esponenti, lo fanno molti stati e molti governi, lo fa la suprema corte degli stati uniti, lo fanno gli oltre 50 comuni italiani che hanno dedicato spazi ai cimiteri dei feti, lo fanno le regioni, Toscana compresa, che finanziano la presenza delle associazioni antiabortiste nei consultori, lo fanno le politiche di taglio dei consultori, lo fanno i fascisti di turno al governo che vogliono dare personalità giuridica ai feti in modo da imputare di infanticidio chi abortisce.

Non ce la faranno. Siamo convint3 che nonostante la repressione oscurantista, le colpevolizzazioni, gli ostacoli di una legge colabrodo come la 194, la lotta quotidiana per l’autodeterminazione portata avanti dal movimento femminista e transfemminista, dalle donne, dalle libere soggettività e da tutt3 coloro che le affiancano e sostengono andrà avanti. Perché la libertà di scegliere, come tutti i desideri di libertà, si rigenera, si riafferma, rompe le maglie del diritto che vorrebbe irreggimentarla, sfugge a chi vorrebbe domarla, si fa fluida e intersezionale. Questo desiderio di libertà animerà sicuramente le piazze dell’8 marzo, a Livorno, come in tutto il mondo

Federazione Anarchica Livornese

Posted in Anarchismo, Femminismo e Genere, Generale, Iniziative.

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