DISERTIAMO LE URNE, RIEMPIAMO LE PIAZZE!
Di fronte alle imminenti elezioni amministrative ed europee, non votare, organizzati e lotta.
La tanto sbandierata democrazia è sempre un inganno, ma nel caso delle elezioni europee si raggiunge il ridicolo.
L’Unione Europea ha il proprio centro di potere nella Commissione Europea, non nel Parlamento europeo, che non ha nemmeno la possibilità di proporre leggi, ma si limita a ratificare quanto deciso dalla Commissione.
Il gioco delle parti fra Commissione e governi nazionali fa sì che l’azione di entrambi sia svincolata da ogni controllo. I governi sono costretti ad adottare misure antipopolari perché vincolati dai piani di stabilità dell’Unione Europea, mentre la Commissione è costretta ad adottare queste politiche perché così vogliono alcuni governi nazionali. In ultima analisi né l’una né gli altri finiscono per essere vincolati dalla cosiddetta volontà popolare che si esprimerebbe nelle elezioni.
Le varie liste elettorali in competizione hanno in comune, in modo più o meno marcato, questioni inaccettabili: i piani di aumento della competitività e il potenziamento del ruolo dell’Europa rispetto alle altre potenze economiche in un contesto capitalista, i piani per proteggere la catena europea di approvvigionamento energetico tramite politiche predatorie di sfruttamento dei territori sostenute anche da specifiche missioni militari, i piani per costruire muri ai confini e armarsi fino ai denti secondo le linee di politica di guerra che caratterizzano la politica estera europea.
Sul fronte delle elezioni amministrative la musica non è diversa. In questo periodo abbiamo assistito all’as-semblaggio di liste fantasiose partorite da forze politiche che si sono apparentate anche in modi incompren-sibili pur di partecipare al gioco delle parti con lo schieramento simmetrico delle liste e gli accordi strategici in caso di ballottaggio. Accettare le regole del sistema significa avere programmi insulsi e raccogliticci, se non contraddittori, spesso slegati dalla realtà delle lotte. Significa prevedere che ci possa essere spazio per le destre, a cui democraticamente spetta la rappresentanza. Significa rinchiudersi nella asfittica dimensione delle mozioni se si è all’opposizione, stringere la mano ad affaristi, militari e lobby varie se si sogna di governare la città.
Il quinquennio della restaurazione piddì non ha segnato nessuna discontinuità rispetto all’amministrazione cinquestelle. I problemi della città sono restati inalterati e non è stato il consiglio comunale ad affrontarli, tanto meno a risolverli. Le lotte reali si svolgono costantemente fuori dalle aule consiliari, nelle strutture dal basso create dalle reti di cittadini lavoratori e disoccupati, quelle dove il metodo di lotta respinge il meccanismo della delega e la strumentalizzazione elettorale.
Il cambiamento non passa per le urne. Il voto non può dare la scossa alla città, ma solo alimentare deleterie illusioni.
In una città dove i problemi si chiamano disoccupazione, sfruttamento, casa, edilizia scolastica, militarizzazione, repressione, inquinamento, scempio ambientale la soluzione non passa per le urne.
Votare non serve. Le elezioni europee e le amministrative sono una truffa.
Astenersi è il primo passo per dire no a tutto questo!
Lottare, organizzarsi dal basso senza cedere all’inganno delle urne è fondamentale per cambiare realmente la società
Per discuterne insieme ci troviamo giovedì 6 giugno alle ore 21 presso la Federazione Anarchica Livornese, Via degli Asili 33
Federazione Anarchica Livornese