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LIVORNO: SABATO 17 SERATA DI MOBILITAZIONE CONTRO I CENTRI DI ESPULSIONE

SABATO 17 SERATA DI MOBILITAZIONE CONTRO I CENTRI DI ESPULSIONE  IN PIAZZA XX SETTEMBRE DALLE ORE 18:30

Negli ultimi mesi anche a Livorno, come
in altre località della toscana, è iniziata una mobilitazione
contro la costruzione di un Centro di Identificazione ed Espulsione
(C.I.E.) nel territorio regionale.

Con il varo del pacchetto
sicurezza da parte del governo Berlusconi, quelli che erano
stai creati come Centri di Permanenza Temporanea con la legge
Turco-Napolitano sotto il governo di centro sinistra nel 1998, sono
diventati C.I.E., confermando il loro ruolo di strumento di ricatto
nei confronti della popolazione immigrata. I migranti, sempre più
sfruttati, sono costretti a vivere sotto la minaccia della detenzione
amministrativa fino a sei mesi e alla deportazione nei paesi dai
quali sono fuggiti. Le notizie che giungono dai 13 centri già
esistenti in Italia parlano di continue rivolte, proteste e scioperi
della fame contro le condizioni disumane e le violenze subite.
Già da inizio anno il ministro dell’interno Maroni aveva annunciato
la costruzione di un C.I.E. in Toscana entro il 2010, decisione
sostenuta anche dalla giunta regionale. Sembra che negli ultimi giorni
si sia sciolto il nodo del luogo di realizzazione del C.I.E. toscano,
Maroni ha infatti comunicato di aver individuato un area presso Campi
Bisenzio. E’ ancora più urgente quindi che tutti gli antirazzisti si
mobilitino per impedire la costruzione del C.I.E.

Il percorso di mobilitazione
sviluppatosi nella nostra città, è composto da diverse
organizzazioni e singoli che intendono lottare contro l’apertura di
un lager per migranti in toscana e per la chiusura di tutti quelli
già esistenti. Dopo una serie di iniziative e presidi in centro, si
è formata in città l’ Assemblea contro i Centri di Espulsione. Dopo aver
contestato sabato scorso la politica razzista della regione
toscana al Meeting Antirazzista, l’Assemblea sarà nuovamente in piazza
sabato
prossimo, 17 luglio, per una serata di mobilitazione contro i C.I.E.

Sabato 17, in Piazza XX settembre,
saremo presenti dal tardo pomeriggio fino a tutta la serata con una
mostra contro i centri di espulsione, musica, dibattito ed interventi
al microfono. Alle ore 18:30 si aprirà il dibattito che vedrà la
presenza di Antonio D’errico del Comitato Antirazzista di Milano.

Dalle 20:30 cena sociale in piazza ed a
seguire musica dal vivo con canti popolari. Invitiamo tutti gli
antirazzisti e le antirazziste a partecipare al dibattito ed agli
altri momenti della serata, ed a seguire le prossime iniziative
dell’Assemblea contro i Centri di Espulsione per bloccare la
costruzione di un nuovo lager anche in toscana.


Assemblea contro i Centri di Espulsione

15/07/2010

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Rivolte nei cie di Torino e Trapani

Torino. Rivolta al CIE, occupata la Croce Rossa

Torino 14 luglio.
Oggi la deportazione tocca a tre “ospiti” del CIE, ma
nei prossimi
giorni potrebbero essere molti di più, perché l’accordo
stretto dal
governo con l’Algeria e la Tunisia consente espulsioni di
massa verso
i due paesi del nordafrica.
Il 12 luglio in un’intervista a “La
Padania” Maroni aveva dichiarato: è
“un passo meno eclatante dal
punto di vista mediatico rispetto all’accordo
con la Libia e tuttavia
è ugualmente, e sottolineo ugualmente,
importante”.

Intorno
alle 15 divampa la rivolta al CIE di corso Brunelleschi.
Alla fine la
polizia porta via due “ospiti” su tre. Gli immigrati dentro
riferiscono
che uno esce dal CIE pesto e sanguinante.
I prigionieri reagiscono
spaccando suppellettili e dando fuoco ai
materassi. Un’intera sezione
del CIE è resa inagibile: a nulla valgono gli
sforzi dei vigili del
fuoco chiamati a spegnere l’incendio. Alcuni
immigrati salgono sul
tetto.
Intorno alle 17 davanti al CIE si raduna un presidio di una
cinquantina di
solidali, che batte sui pali, fischia, urla per oltre
due ore, nonostante
il temporale che si abbatte sulla zona. I ragazzi
sul tetto si sbracciano
per salutare.
Si ha notizia di vari
feriti, forse portati in ospedale. Solo più tardi si
saprà che ci
sono feriti lasciati senza cure.
Un immigrato egiziano si taglia con
le lamette le braccia e il corpo: 10
poliziotti lo pestano a sangue.
Viene portato in ospedale intorno alle 21.
Ai volontari
dell’ambulanza viene imposto di non portarlo all’ospedale più
vicino,
il Martini di via Tofane, ma alle Molinette. Viene spiegato loro
che
si tratta di motivi di “ordine pubblico”. L’unico motivo di “ordine
pubblico”
è evitare la presenza degli antirazzisti. La notizia filtra
ugualmente:
la solidarietà è più forte dei trucchi della polizia.
Gli immigrati
pesti e bagnati vengono lasciati nel cortile sino alle 20,
quando
sono rinchiusi nella sezione femminile. Non ricevono né cibo né
acqua
sino alle 21,30, quando – da sotto le porte – viene passato loro
qualcosa
da mangiare. “Ce l’hanno allungato come ai cani” dicono. Uno di
loro
si è ustionato alle mani e ai piedi durante l’incendio della sezione:
chiede
aiuto ma nessuno lo ascolta.

Un gruppo di antirazzisti della
rete “10luglioAntirazzista” decide di
occupare il cortile della Croce
Rossa in via Bologna, consentendo
ovviamente alle ambulanze ed alle
auto di entrare e uscire.
Gli antirazzisti entrano nel cortile,
aprono lo striscione “Torino è
antirazzista” e chiedono inutilmente
di parlare con un responsabile per
avere spiegazioni sulle cure
negate ai feriti nel CIE. Quelli della Croce
Rossa, con
l’imperturbabilità di chi gestisce un lager, chiamano la
polizia.
Gli
antirazzisti decidono di restare finché non siano garantite le cure ai
reclusi
del CIE.
Dopo un po’ oltre alla digos arrivano anche quelli
dell’antisommossa.
La digos inizialmente nega la presenza di feriti,
poi l’ammette
minimizzando, infine, dopo tre lunghe ore, annuncia che
la guardia medica
visiterà l’immigrato ustionato.
È l’una quando
chiamano dal CIE per annunciare che finalmente è arrivato
il medico e
il ragazzo ferito è stato portato in infermeria.

Per info e
contatti:
“10luglioAntirazzista”
www.no-cie.noblogs.org
noracism@inventati.org
338
6594361

Trapani. Rivolta al CIE

Si è conclusa con quattro arresti la
rivolta divampata al CIE “Serraino
Vulpitta” dopo un tentativo di
fuga fallito.

Riportiamo di seguito il comunicato del
Coordinamento per la pace di
Trapani e due lanci di agenzia sulla
vicenda.

Rivolta al CIE “Serraino Vulpitta” – solidarietà agli
immigrati

La rabbia e la disperazione tornano a esplodere nel CIE
“Serraino
Vulpitta” di Trapani: l’ennesima rivolta che dimostra
quanto sia forte la
voglia di libertà di chi desidera vivere
degnamente la propria vita fuori
da queste strutture detentive,
contro le leggi razziste e le criminali
frontiere della Fortezza
Europa. Un episodio che conferma la quotidiana
insostenibilità delle
politiche repressive nei confronti degli immigrati.
Repressione che
non accenna a esaurirsi ma che, anzi, il governo intende
rilanciare.
Non solo con l’apertura di nuovi Centri di Identificazione ed
Espulsione
in tutta Italia, ma anche con l’annunciata esecuzione urgente
dei
rimpatri di massa di immigrati tunisini e algerini in virtù dei
recenti
accordi tra Italia, Tunisia e Algeria. Dal Viminale fanno sapere
che
le deportazioni – perché di questo si tratta – saranno giornaliere
fino
a “esaurimento delle persone raggiunte da espulsione che si trovano
nei
CIE”.
Un’altra vergognosa dichiarazione di guerra a un’umanità
schiacciata
dall’ingiustizia e dallo sfruttamento.

Coordinamento
per la Pace – Trapani
coordinamentoperlapace@yahoo.it
http://coordinamentoperlapacetp.wordpress.com
14/07/2010

AGI
15:52
14 LUG 2010
(AGI) – Trapani, 14 lug. – Si e’ concluso con quattro
nordafricani
arrestati e alcuni agenti di polizia contusi un
tentativo di fuga attuato
da almeno cinquanta extracomunitari nel
centro di trattenimento temporaneo
“Serraino Vulpitta” di Trapani.
L’episodio sarebbe avvenuto ieri sera, ma
non trova ancora conferme
ufficiali da parte della Questura. Gli
extracomunitari avrebbero
comunque aggredito in massa uno schieramento di
agenti di polizia,
anche con lanci di suppellettili. I poliziotti sono
riusciti infine a
sedare la rivolta, bloccando quattro rivoltosi, tunisini
e
marocchini.
Sono accusati di e resistenza e lesioni a pubblico
ufficiale.
Gli agenti rimasti contusi nello scontro sono stati
medicati al pronto
soccorso dell’ospedale Sant’Antonio Abate di
Trapani e dimessi con
prognosi di pochi giorni. I quattro
nordafricani sono stati invece reclusi
nella casa circondariale
trapanese e sono in attesa del giudizio
direttissimo. (AGI)
Cli/Pa/Rap

http://www.agi.it/palermo/notizie/201007141552-cro-rt10204-immigrati_tentano_fuga_in_massa_da_cpt_trapani_4_arresti

(ANSA)
– TRAPANI, 14 LUG – Un tentativo di fuga dal Cie ”Serraino
Vulpitta”
di Trapani, organizzato da un gruppo di extracomunitari è stato
bloccato
sul nascere. Vedendo i poliziotti gli immigrati si sarebbero
scagliati
contro di loro e nella colluttazione, alcuni agenti sono rimasti
leggermente
feriti. Quattro immigrati sono stati arrestati con l’accusa di
resistenza
a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento.

Per info e
contatti:
Federazione Anarchica Torinese
Corso Palermo 46 –
riunioni ogni giovedì dalle 21
338 6594361 – fai_to@yahoo.it

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SABATO SERATA CONTRO I CENTRI DI ESPULSIONE IN PIAZZA XX SETTEMBRE

 

 

 

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riunione dell’assemblea contro i centri di espulsione

Mercoledì 14 luglio ore 21:30 riunione dell’
Assemblea contro i centri di espulsione alla fal in Via degli Asili 33.
C’è da definire meglio la giornata del 17, organizzare il dibattito e la
logistica per la serata in piazza. C’è anche da fare il punto dopo la
contestazione di sabato e da parlare delle altre proposte che erano
emerse.

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Non scordiamo Marcello – STATO ASSASSINO

11 luglio 2003 – 11 luglio 2010

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Contestato Rossi al Meeting Antirazzista a Livorno

Nella mattina del 10 luglio una
trentina di antirazzisti della Assemblea contro i centri di
espulsione ha contestato il presidente della regione Enrico Rossi,
che presenziava , nell’ambito dell’annuale meeting antirazzista,
alla assemblea regionale dei migranti Scopo principale dei
manifestanti era quello di denunciare la politica razzista della
giunta regionale toscana, che sostiene l’apertura di un Centro di
identificazione ed espulsione anche nella nostra regione. Al presidio
tenutosi all’esterno del meeting sono stati distribuiti volantini e
affissi striscioni che sono rimasti ben visibili; lo striscione
recante la scritta “smascheriamo la politica razzista della regione
toscana” ha costantemente seguito il presidente della regione nel
corso delle interviste e delle riprese effettuate dalle numerose reti
televisive presenti all’iniziativa. Da segnalare, oltre alla solita
presenza delle forze dell’ordine, l’atteggiamento ostile, rissoso e
provocatorio del presidente locale dell’ARCI, organizzazione che cura
il meeting, il quale ha tentato inutilmente di impedire ai
rappresentanti dell’assemblea contro i CIE l’ingresso a quella che
era un’iniziativa pubblica; il pretesto era quello di evitare una
contestazione a Rossi che peraltro si era già tenuta all’esterno,
negli spazi visibili che più era importante occupare.

I lavori di questa sessione del
meeting erano impostati in modo rigorosamente istituzionale:
interventi dei rappresentanti delle varie associazioni e comunità di
migranti e, a seguire, quelli delle istituzioni e amministrazioni
pubbliche (sindaco di Livorno, presidente della provincia, presidente
della regione). Nonostante il tono ingessato del dibattito, la
contestazione promossa dagli antirazzisti ha prodotto i suoi
effetti, poiché tutti gli interventi dei rappresentanti dei
migranti, pur ribadendo fiducia nelle amministrazioni locali, hanno
espresso ferma contrarietà ai CIE e in particolare alla costruzione
di un CIE in Toscana. I vari amministratori, a loro volta, sono stati
costretti a rispondere su questa tematica, opponendo miseramente alle
contestazioni la trita giustificazione delle competenze;l’intervento
di Rossi, contestato dagli antirazzisti presenti in sala, ha ribadito
che, in materia di CIE, le decisioni spettano al governo centrale,
che il governo regionale non può sottrarsi a doveri istituzionali
di adempimento, ma può solo attuare modalità di gestione
particolari : il famoso CIE dal volto umano, peraltro già bocciato
da Maroni. Il resto del dibattito si è svolto all’insegna del
paradosso: promesse su promesse basate sull’apertura di innumerevoli
tavoli, su concessione di diritti di rappresentanza, su promesse di
assessorati fantasma e vagheggiamenti di rappresentanze politiche;
insomma un dibattito interno tra ceto politico migrante e ceto
politico istituzionale. Tra tante evanescenti questioni una sola,
certa , concreta e pesante come un macigno: la volontà di aprire un
CIE in Toscana.

L’Assemblea contro i Centri di
Espulsione, ottenuto uno spazio d’intervento, ha messo in rilievo le
contraddizioni dell’ amministrazione regionale toscana , denunciando
l’eccessiva subalternità alle scelte governative, la mancanza di
tentativi di resistenza o di dilazione ( come quelli fatti ad esempio
dalla regione Liguria, che comunque rappresentano segnali politici
significativi di contrarietà). Inoltre è stata messa in evidenza la
mancanza di volontà politica di sfruttare le divergenze del centro
destra toscano, in disaccordo sull’individuazione del luogo di
costruzione del CIE, al fine di accantonare la questione. Infine è
stata sottolineata l’impossibilità di gestire una struttura
repressiva in modo umanitario, definizione ambigua, che cela sotto il
tono moralistico solo la volontà di istituire gare di appalto tra
associazioni candidate alla gestione dei CIE. Analogamente sono state
denunciate politiche repressive messe in atto dai comuni con la
persecuzione fisica degli ambulanti e, più in generale, della
popolazione immigrata, politiche che stridono in modo evidente con i
proclamati intenti di integrazione.

L’iniziativa di contestazione degli
antirazzisti ha avuto il merito di portare allo scoperto ambiguità e
contraddizioni presenti nella politica delle amministrazioni
regionali e comunali e di imporre il tema dei centri di
identificazione e di espulsione in un dibattito che non si proponeva
di affrontare la questione. In un contesto rigorosamente
istituzionale sono state portate le esigenze dei migranti
clandestini e sfruttati, di coloro che non hanno nel loro orizzonte
la poltrona di una consulta, ma che hanno diritto a vivere senza
l’incubo della galera.

p.n.

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Trelleborg, il ricatto non passa. I lavoratori bocciano l’accordo

da senzasoste.it

64 pari e 7 astenuti al referendum sull’accordo siglato
dai sindacati

trelleborg

I lavoratori hanno deciso: l’accordo firmato dai sindacati
sugli esuberi è da rivedere. I lavoratori della multinazionale della
plastica hanno quindi messo un freno all’ennesima “ristrutturazione”
aziendale. La multinazionale svedese (ex Polypack) infatti aveva chiuso
appena un anno fa un accordo di ristrutturazione importante con
l‘esternalizzazione della produzione di gomma-tela alla GB di Guasticce e
la “cessione” di circa 40 operai. Un sacrificio enorme per la Rsu e gli operai stessi, un
salto nel buio coperto solo dalla garanzia che se la GB chiuderà la Trelleborg si sarebbe
impegnata a riassorbire gli operai. Ora vorrebbe chiudere il magazzino
con 13 lavoratori per “esternalizzarlo” ad altra azienda, senza
considerare che in questi anni qualche decina di operai è già uscita di
fabbrica fra pensione e mobilità.

Ma anche in questo caso la
multinazionale non si è accontentata ed ha inviato a presidente della
Provincia e sindacati una lettera firmata dal presidente Micheal
Andersen in persona così riassumibile: In questi anni abbiamo
puntato su Livorno trasferendo funzioni da Rio Saliceto (Carpi) e dalla
Germania e questo ha portato a cambiamenti organizzativi che hanno avuto
ricadute sui lavoratori. Ora servono ulteriori “ristrutturazioni” ma le
Rsu hanno proclamato lo stato di agitazione e la minaccia di sciopero.
Se queste azioni verranno confermate ce ne andiamo.

In risposta a questa minaccia i
sindacati hanno firmato un’accordo al cui interno ci sono garanzie di
investimenti per il futuro ma anche sacrifici per gli operai. Nei giorni
scorsi il referendum sull’accordo ha dato un clamoroso risultato (64
sì, 64 no e 7 astenuti) che ha fatto imbestialire la multinazionale che
ha rilanciato minacciando la delocalizzazione. Kutufà questa mattina ha
gridato allo scandalo: “Così facciamo fuggire le multinazionali”. Quindi
secondo il presidente della Provincia, ma anche i sindacati, non c’è
soluzione al ricatto. Se una multinazionale comanda i lavoratori devono
eseguire senza possibilità di giocarsi rapporti di forza o strategie
sindacali. E’ chiaro che ormai il metodo Marchionne abbia sfondato nella
mentalità di queste persone.

La situazione non è certo facile ma un
atteggiamento sempre e comunque di assecondamento delle richieste delle
aziende fa sorgere una domanda spontanea: se ogni volta che un’azienda
propone un diktat loro rispondono sempre sì, cosa lo prendono a fare lo
stipendio di politico e sindacalista? Quanti altri casi MTM dovremo
vedere a Livorno?

Per Senza Soste, Franco Marino

10 luglio 2010

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Milano: la polizia ferisce cinque operai

da:repubblica.it

Momenti di tensione nel centro di Milano, quando il corteo degli operai
della Mangiarotti nuclear a pochi passi dalla prefettura è stato
caricato dagli agenti in tenuta antisommossa e cinque lavoratori sono
rimasti feriti. A denunciare l’episodio è un delegato Fiom della Rsu
dello stabilimento milanese che rischia la chiusura per il trasferimento
della produzione a Udine. Ma fonti della questura smentiscono le
cariche facendo invece cenno ad “azioni di contenimento”: i manifestanti
non si sarebbero fermati nel punto prestabilito.

 

Milano, tensione al corteo degli operai

“Feriti in cinque per le
manganellate”

Scontri durante la protesta per
la Mangiarotti. La questura: “Non si sono fermati nel punto
prestabilito”



“Il percorso del corteo
era stato autorizzato – ha affermato Rosario Schiettini, delegato della
Fiom nell’azienda che produce componenti per l’industria nucleare – ma
all’imbocco di corso Monforte uno schieramento di forze dell’ordine ci
ha impedito di arrivare fino al portone della prefettura. Sono partite
le cariche e cinque operai sono stati colpiti dalle manganellate: uno di
loro è stato portato via in ambulanza”.

La giornata di
mobilitazione degli operai della Mangiarotti era iniziata davanti al
consolato francese per impedire che la committente Areva chiedesse il
trasferimento delle commesse dallo stabilimento di Milano. Dopo un
colloquio fra un gruppo di sindacalisti e il diplomatico francese, il
corteo a cui hanno partecipato anche una delegazione dei lavoratori
della Maflow di Trezzano sul Naviglio e alcuni esponenti dei centri
sociali, ha tentato di raggiungere la prefettura per chiedere al
rappresentante provinciale del governo il rispetto di una sentenza che
impone alla proprietà di mantenere la produzione nello stabilimento
milanese. Dopo gli scontri una delegazione di rappresentati sindacali è
riuscita a ottenere un’udienza in prefettura.

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Volantino: contestiamo Rossi al Meeting Antirazzista

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Gli aquilani a Roma, scontri e tensione: “Vergogna”

da:http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2010/07/07/aquilani_terremoto_roma_manifestazione.html

Scontri tra manifestanti e forze dell’ordine al corteo in corso a Roma
oggi di sindaci e cittadini delle zone colpite dal terremoto
dell’Aquila del 2009
, che chiedono al governo la sospensione delle
tasse e misure di sostegno all’economia. I tafferugli sono iniziati
quando i manifestanti, giunti a Piazza Venezia hanno cercato di forzare i
posti di blocco delle forze dell’ordine per entrare in Via del Corso.
Dopo una prima serie di scontri il blocco della polizia è stata fatto
arretrare in via del Corso. Qui hanno avuto luogo altri scontri tra
manifestanti e forze dell’ordine finchè il corteo è riuscito a
conquistare Piazza Colonna, dove si trova Palazzo Chigi.  Da qui gli
aquilani hanno poi raggiunto via del Plebiscito, inscenando proteste
sotto Palazzo Grazioli, residenza romana di Silvio Berlusconi. Il corteo
si è infine mosso verso il Senato. Nel primo pomeriggio un folto gruppo
di manifestanti, forzando il posto
di blocco a piazza Venezia, è arrivato a poche decine di metri da
Palazzo Grazioli, dove è in corso il vertice del Pdl col premier.
“Berlusconi hai sfruttato il nostro dolore; vieni qui se hai il
coraggio”. Sono questi gli slogan scanditi
dai partecipanti al corteo, i quali si sono poi diretti verso piazza
Navona, per raggiungere Palazzo Madama.

Le testimonianze dei manifestanti
– Un giovane presente
alla manifestazione dei terremotati aquilani è stato ferito alla testa.
Il ragazzo racconta di aver ricevuto due manganellate e presenta
lesioni sanguinanti. “Guardate il sangue di un aquilano – ha detto dopo
essersi rifugiato nella sede di una banca in via del Corso – La mia
unica colpa è essere un terremotato” (GUARDA
IL VIDEO CON LA TESTIMONIANZA
)

Il sindaco Cialente: “Dopo il terremoto anche le botte”
– “Non
ci è bastato il terremoto abbiamo preso anche le botte”. Cosi’ il
sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente commenta gli scontri di oggi alla
manifestazione dei terremotati a Roma. “Sono stato calpestato nei
tafferugli a piazza Venezia mentre cercavo di calmare gli animi”, ha
rassicurato Cialente, dopo che si era sparsa la voce che fosse stato
colpito da una manganellata. Il sindaco dell’Aquila accusa dolore a una
caviglia e dice: “non mi aspettavo il blocco da parte delle Forse
dell’ordine, abbiamo fatto sempre manifestazioni pacifiche”, ma spiega
di non essere a conoscenza del percorso autorizzato per la
manifestazione (GUARDA
IL VIDEO
). Al sindaco de L’Aquila ha risposto il sottosegretario
Giovanardi: “Pensi a lavorare”.

Bersani: “Per il Pd siete il problema numero uno”

Siamo pronti a sostenere un intervento di solidarietà fiscale. Si può
fare una
tassa di scopo e questa manovra può essere l’occasione per dare spazio a
queste
decisioni”. Lo ha detto ai manifestanti aquilani che hanno raggiunto
Piazza
Colonna a Roma, il
leader del Pd, Pierluigi Bersani (GUARDA IL VIDEO)
. “Sono qui per
far sapere al
popolo dell’Aquila che per il Pd la città abruzzese è il problema numero
uno”,
ha concluso tra gli applausi Bersani.


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