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Presidio di solidarietà e benvenuto per i naufraghi

Domani appuntamento alle 7:30 in fondo a Via del Molo Mediceo

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IL GOVERNO OSTACOLA I SOCCORSI IN MARE – LIVORNO SOLIDALE E ANTIRAZZISTA SALUTA L’ARRIVO DELLA LIFE SUPPORT E DELLA SEA EYE 4

pubblichiamo di seguito il comunicato della rete Livorno solidale e antirazzista di cui facciamo parte e con cui abbiamo organizzato la presenza al porto nekka giornata di oggi e di domani
IL GOVERNO OSTACOLA I SOCCORSI IN MARE – LIVORNO SOLIDALE E ANTIRAZZISTA SALUTA L’ARRIVO DELLA LIFE SUPPORT E DELLA SEA EYE 4
La mattina di oggi, 22 dicembre, al molo 75 del porto di Livorno è attraccata la Life Support di Emergency con a bordo 142 naufraghi. Dalle 6.30 di stamani a pochi metri dalla banchina alcune decine di persone hanno animato un presidio spontaneo in solidarietà con i naufraghi. Alcuni striscioni sono stati esposti al presidio e al monumento dei Quattro Mori. Questa notte alcunx antirazzistx hanno appeso sul muro del molo novo, di fronte a dove è poi attraccata la Life Support un grande striscione con un messaggio chiaro “Refugees Welcome”. Per domani mattina alle 10 è previsto l’arrivo della Sea Eye con a bordo 108 naufraghi. Anche per domani 23 dicembre è importante una presenza solidale al porto di Livorno.
Di seguito il comunicato che abbiamo condiviso come Livorno antirazzista e solidale, di cui fanno parte diverse realta politiche e sociali.
Livorno solidale e antirazzista rivolge un saluto di benvenuto ai naufraghi che saranno sbarcati nel nostro porto, probabilmente fra il 22 e il 23 dicembre.
Ringrazia gli equipaggi di Life Support e Sea Eye 4, e quanti si adoperano per aiutare queste persone ad affrontare questo momento drammatico della loro vita.
Purtroppo però la scelta di portare i naufraghi fino a Livorno viene dal Ministero degli Interni e non risponde alle esigenze delle persone soccorse, anzi rischia di rappresentare un nuovo ostacolo al soccorso dei naufraghi che sono stati salvati al largo della Libia e che sono stati costretti a patire altri tre giorni di navigazione, passando davanti a decine di altri porti. Per questo uniamo la nostra voce alla protesta di Emergency e delle altre organizzazioni che si occupano del soccorso in mare, denunciando la manovra del governo che punta a rendere insostenibile alle organizzazioni il costo dei soccorsi attraverso l’indicazione di porti sicuri estremamente distanti dalle aree di soccorso. Tutto questo avviene mentre il governo sta mettendo in campo nuove regole assassine per impedire di fatto le attività delle Ong per il soccorso in mare dei naufraghi.
Se qualche politicante pensa di poter fare di Livorno e del suo porto l’ennesimo palcoscenico per le proprie campagne di odio e per fare propaganda elettorale sulla pelle della gente ha sbagliato posto. Sul salvataggio dei naufraghi non si discute. Chi viene a fare passerella rischia di fare uno scivolone.
Segnaliamo inoltre una strana coincidenza tra questa operazione e l voci insistenti sull’apertura di un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) in Toscana, veri e propri lager per senza documenti, la cui apertura era stata impedita fino ad oggi dalla mobilitazione popolare.
Fanno pena le prese di posizione dei gruppi estremisti e fuori dalla realtà come la Lega che, in uno squallido gioco delle parti, non perde occasione per scagliarsi contro le decisioni dello stesso governo di cui fa parte.
Questa decisione del governo si unisce ad altre scelte autoritarie e antipopolari, ad una finanziaria che trova soldi solo per la Chiesa, i militari e i capitalisti, tagliando il reddito di cittadinanza e venendo meno alle promesse di aumento delle pensioni minime.
Livorno anche in questa occasione conferma la sua storia:
QUI NESSUNO È STRANIERO
Livorno antirazzista e solidale

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CHEDDITE ARMA LA DITTATURA IRANIANA – Immagini dal presidio

Oggi insieme al Coordinamento Livornese per il ritiro delle missioni militari all’estero di cui facciamo parte, alla Comunità iraniana di Pisa e a tante altre realtà eravamo di fronte alla Cheddite di Livorno, dove vengono prodotti i proiettili con cui la polizia iraniana spara sui manifestanti. Una importante iniziativa di solidarietà internazionalista e di denuncia per sostenere chi in questi mesi si rivolta in Iran e per fermare la produzione e il traffico di armi. Con la solidarietà, l’iniziativa unitaria e l’azione diretta possiamo fermare il traffico di armi.

 

 

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CHIUDERE IL 41BIS LIBERTÀ PER TUTTX – Dibattito il 16 dicembre alla FAL

CHIUDERE IL 41BIS

LIBERTÀ PER TUTTX

 

Solidarietà con Alfredo, Anna, Juan e Ivan

VENERDÌ 16 DICEMBRE

PRESSO LA FAL

In Via degli Asili 33, Livorno

Ore 20 cena aperitivo

Ore 21 dibattito

Interverrà l’avvocato Sauro Poli de foro di Firenze, tra i promotori dell’appello contro la deriva repressiva antianarchica

Federazione Anarchica Livornese

Collettivo Anarchico Libertario

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Giovedì 15 ore 12 PRESIDIO ALLA CHEDDITE – STOP ARMI PER LA REPRESSIONE IN IRAN

PROIETTILI LIVORNESI SPARATI SUI MANIFESTANTI IN IRAN!

BASTA INVIO D’ARMI ALLA TEOCRAZIA IRANIANA E AI REGIMI AUTORITARI E MILITARISTI!

SOLIDARIETÀ CON CHI SI RIVOLTA IN IRAN! STOP AL COMMERCIO DI ARMAMENTI!

LIVORNO SIA CITTÀ DI PACE, NON COMPLICE DI TEOCRAZIE E IMPERIALISMI

È notizia di qualche giorno fa: la polizia in Iran spara sui manifestanti con proiettili prodotti qui. Nella capitale dell’Iran, a Teheran, e in molte delle principali città, sono state rinvenute, dopo che la polizia era intervenuta sparando con i fucili sui manifestanti, cartucce recanti il marchio 12*12*12*12* utilizzato solo dall’azienda Cheddite.

La Cheddite è un’azienda italofrancese con sede a Livorno che produce cartucce per armi leggere. Non è la prima volta che le cartucce Cheddite sono utilizzate nelle strade sui manifestanti, ne era già stato denunciato il diffuso impiego l’anno scorso da parte del regime militare birmano. Dal 2014 risulta registrata al Registro del Ministero della Difesa per le imprese esportatrici di armamenti ai sensi della Legge 185/90. In quanto produttrice di proiettili leggeri e da caccia le esportazioni della Cheddite possono essere sottoposte a controlli meno rigorosi rispetto alle armi da guerra, in base alla legge 110/75. Tuttavia la vendita di armi anche leggere all’Iran è illegale dal momento che già dal 2011 il paese è sottoposto all’embargo totale della vendita di ogni tipo di arma utilizzabile per la repressione delle proteste di piazza.

L’ipotesi più probabile è che queste armi siano state vendute all’impresa turca Zsr Patlayici Sanayi A.S. e che in seguito questa abbia “triangolato” verso l’Iran. Un passaggio simile pare essersi verificato già nel 2021 verso la Birmania. Dal 2011 l’Italia ha esportato 85,8 milioni di euro di cartucce alla Turchia, che a sua volta nello stesso periodo ha esportato 7,06 milioni di euro di cartucce all’Iran. (Fonte: Domani del 30 novembre 2022).

Siamo pienamente solidali con la rivolta in Iran contro il Governo religioso di Raisi. È il protagonismo delle classi sfruttate e oppresse, dei giovani, delle donne, che sta aprendo percorsi di liberazione e possibilità rivoluzionarie nella regione, mentre le sanzioni del Governo USA hanno contribuito a fortificare la parte più reazionaria della società e della politica iraniana, colpendo le classi popolari e le fasce più fragili della popolazione.

Vogliamo chiarezza su questa vendita di armi, punta dell’iceberg di un export di armi diretto verso fulgide democrazie come l’Egitto, la Turchia o l’Arabia Saudita, che è proseguito senza variazioni sensibili tanto durante i Governi Conte, quanto durante il Governo Draghi e l’attuale Governo Meloni. L’impunità di cui gode la lobby degli armaioli italiani è arrivata al punto tale che Guido Crosetto, ex presidente dell’Aiad, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza affiliata a Confindustria, è ora Ministro della Difesa del Governo Meloni.

I governi Draghi e Meloni e i partiti che li hanno sostenuti hanno fatto carta straccia della legge 185/90 che vieta la vendita e la cessione di armi a paesi in guerra inviando ingenti rifornimenti di armamenti all’Ucraina.

La città di Livorno, dove oltre alla Cheddite ha sede la Leonardo-Finmeccanica, importante porto di transito internazionale, a due passi dalla base militare americana di Camp Darby, non vuole essere un luogo di produzione e transito di strumenti di morte e repressione.

PRETENDIAMO L’IMMEDIATO STOP DELLE ESPORTAZIONI DELLA CHEDDITE VERSO LA TURCHIA

STOP ALL’ESPORTAZIONE DI ARMI VERSO LA TURCHIA E GLI ALTRI PAESI AUTORITARI E/O IN GUERRA, COME PREVISTO DALLA LEGGE 185/90

NON VOGLIAMO ESSERE COMPLICI DI GUERRA E REPRESSIONE! COSTRUIAMO PACE, DISARMO E SOLIDARIETÀ!

GIOVEDÌ 15 DICEMBRE H 12 PRESIDIO DAVANTI ALLA CHEDDITE

Coordinamento livornese per il ritiro delle missioni militari

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Solidarietà con Alfredo, Anna, Juan e Ivan in sciopero della fame

Solidarietà con Alfredo, Anna, Juan e Ivan in sciopero della fame
Chiudere subito il 41 bis
Libertà per tutte e tutti

Dal 20 ottobre Alfredo Cospito ha iniziato uno sciopero della fame all’interno del carcere di Bancali a Sassari. Sta conducendo questa estrema forma di lotta contro il regime carcerario del 41 bis a cui si trova sottoposto e contro l’ergastolo ostativo che gli potrebbe essere inflitto dal Tribunale d’Assise d’Appello di Torino. In suo sostegno Anna Beniamino, Juan Sorroche e Ivan Allocco sono a loro volta entrati in sciopero della fame.

Sosteniamo la lotta di Alfredo Cospito, e di tuttx coloro che in varie forme si oppongono al 41 bis, all’ergastolo ostativo e ad altre forme di isolamento come l’Alta Sorveglianza. Nella già aberrante istituzione del carcere, il 41 bis e l’ergastolo ostativo rappresentano vere e proprie forme di tortura. Il 41 bis con l’isolamento e le enormi restrizioni su aria, visite, telefonate, corrispondenza, mira all’annientamento delle facoltà e della persona stessa. L’ergastolo ostativo impedisce l’accesso ai cosiddetti benefici penitenziari, quali lavoro esterno, domiciliari, permessi di uscita, a coloro che condannati per specifici reati non collaborano con la giustizia statale, mira a piegare la persona non solo e non tanto per ottenere realmente informazioni ma come forma di sottomissione.

In una fase come quella attuale, segnata da una crescente repressione nei confronti dei movimenti di lotta e delle forme di dissenso stiamo assistendo vera e propria deriva giudiziaria antianarchica denunciata fermamente in un appello promosso a ottobre da venti avvocati che ha presto superato le cento firme.

In tale contesto schierarsi al fianco di coloro che lottano contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo diviene importante su più livelli.

Per respingere l’applicazione di queste vere e proprie forme di tortura nei confronti di Alfredo Cospito.

Per fermare la deriva giudiziaria antianarchica, per cui sempre più frequentemente chi si richiama alle idee anarchiche viene condannato a pene gravissime, sottoposto a regimi carcerari speciali, perseguito per reati spropositati rispetto ai fatti contestati. Basti pensare che alle classiche montature dei reati associativi si sono aggiunti negli ultimi anni il reato di tentato omicidio, l’aggravante di terrorismo e addirittura il reato di strage contro la sicurezza dello stato. Quest’ultimo, come sottolineato da più parti, viene in questa deriva repressiva utilizzato per definire fatti che non hanno provocato vittime, mentre non è stato utilizzato né per la Strage di Piazza Fontana, né per la Strage di Bologna.

Per impedire che lo specifico caso e la più generale stretta autoritaria in atto creino dei precedenti, conducendo ad una sempre più diffusa applicazione del 41 bis nella repressione politica, e ad una più generale deriva di repressione del dissenso, fino alla sistematica applicazione di un vero e proprio diritto penale del nemico.

Per colpire il programma di galera e manganello del nuovo governo, che nel suo primo provvedimento, il decreto-legge 162 del 31 ottobre, fissa ulteriori sbarre alla gabbia dell’ergastolo ostativo inasprendo di fatto questa misura.

Per estendere a settori più larghi questa lotta. Perché nei fatti gli scioperanti della fame stanno portando avanti una lotta per tuttx. Non si tratta solo di lottare contro le aberranti condizioni di carcerazione riservate ad alcuni, che comunque sarebbe necessario. Si tratta di una lotta per la libertà di tuttx.

In questi mesi, al di là delle profonde differenze tra le le varie parti, numerosi gruppi, collettivi e personalità hanno espresso solidarietà con chi sta conducendo lo sciopero della fame. Sarebbe importante però che le prese di posizione si trasformassero in iniziativa concreta, perché l’impegno solidale e la lotta al 41 bis dovrebbe avere carattere più largo e di massa.

Nel 2022 si è registrato nelle carceri italiane il più alto numero di suicidi degli ultimi 10 anni, insieme ai casi di pestaggi che vengono denunciati e al massacro avvenuto nei penitenziari durante le rivolte nel marzo 2020, ciò rappresenta la drammaticità della condizione carceraria. Ma la sola privazione della libertà costituisce già una violenza quotidiana. La lotta contro il 41 bis, l’ergastolo ostativo e l’Alta Sorveglianza oltre a respingere la deriva repressiva in corso, può servire a mettere in discussione il carcere e l’ordinamento sociale che lo ha prodotto, quello di un mondo fondato dell’oppressione e lo sfruttamento. Per la libertà di tutte e tutti.

Collettivo Anarchico Libertario
12/12/22

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Dal gruppo anarchico Karala di Ankara: Dichiarazione sulla guerra

Dal gruppo anarchico Karala di Ankara: Dichiarazione sulla guerra

Nella notte del 9 novembre le terre del Rojava e del sud del Kurdistan sono state bombardate dagli aerei del TSK (Esercito Turco). Le YPG hanno annunciato che il centro della città di Kobane, un ospedale sulla collina di Miştenur, la foresta di Kobane, una centrale elettrica, i granai e molti villaggi sono stati bombardati. Gli invasori, che non hanno ottenuto risultati con le armi chimiche e con numerose operazioni di invasione per mesi, hanno diretto questa volta i loro sforzi contro il Rojava, la terra della rivoluzione.

L’attacco al Rojava, che è stato presentato come una ritorsione per il massacro ad Istanbul della scorsa settimana, in via Istiklal nella zona di Taksim, è un attacco contro il popolo proprio come quello di Istanbul. Entrambi gli attacchi sono stati pianificati nello stesso luogo. Le bombe che ieri hanno colpito gli ospedali in Rojava e le bombe che hanno ucciso i bambini a Taksim sono parte della stessa operazione. Il responsabile di entrambi è lo stato con tutte le sue istituzioni e organizzazioni.

Lo stato turco sta facendo tutto quello che può per prevenire la lotta per la libertà delle popolazioni oppresse. Questi attacchi vanno ben oltre i preparativi elettorali di una forza politica. Indicare il motivo di questi attacchi in un’elezione la cui data non è neanche ancora fissata è sbagliato, così come attribuirne la responsabilità solo al blocco di potere AKP-MHP. I mestatori e gli speculatori parlamentari che pensano anche che le eclissi solari siano legate alle elezioni, creando disinformazione, che è la parte più importante degli attacchi dello stato, sono complici dei massacri.

Gli invasori, che per mesi hanno negoziato l’approvazione degli USA e della Russia per invadere il Rojava, hanno trovato l’ultima risorsa nella cospirazione che hanno messo in atto con l’attacco a Taksim. La principale ragione di questi attacchi, che è possibile lascino spazio ad un’invasione via terra nei prossimi giorni, è la sopravvivenza dello stato. Lo stato turco ha costruito tutte le sue politiche su questa necessità elementare. Per uno stato che persegue politiche di negazione, annichilimento e assimilazione verso le popolazioni oppresse come uno stato nazione, in accordo con i suoi principi fondanti, la lotta per la libertà dei popoli che si oppongono a queste politiche è la principale minaccia.

Lo stato, per sua natura, è ostile alla rivoluzione del Rojava, che esiste come la lotta per la liberta delle popolazioni oppresse. Per questi invasori che sono ostili alla libertà, non c’è scelta possibile se non la distruzione della distruzione della rivoluzione del Rojava. Questa è la principale ragione dei massacri che hanno avuto luogo tra il 7 giugno e il 1 novembre 2015, ed è la stessa cosa che sta avvenendo oggi. Lo stato come è nella necessità di ogni altro centro di potere, o distruggerà la rivoluzione, o sarà distrutto.

Per questo interesse dello stato, è sempre lo stesso nemico ad aver compiuto le stragi alla Stazione dei treni di Ankara, a Suruç e in Istiklal e ad aver bombardato le popolazioni oppresse Miştenur, Afrin, Serekaniye. Dobbiamo fare in modo che la voce di Kobane, città della resistenza, sia udita. Siamo al fianco dei popoli del Rojava contro gli stati invasori.

I popoli che resistono vinceranno! Siwar hatin pêya çûn!*

*Sono arrivati a cavallo, se ne andranno a piedi. (proverbio curdo)

KARALA

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SOLIDARIETÀ ALLE ANTIFASCISTE E AGLI ANTIFASCISTI SOTTO PROCESSO!

SOLIDARIETÀ ALLE ANTIFASCISTE E AGLI ANTIFASCISTI SOTTO PROCESSO!
Testo del volantino distribuito ieri sera al Teatro Goldoni all’ingresso dello spettacolo dedicato ai Fratelli Gigli

Nella memoria del primo antifascismo
solidarietà alle antifasciste e agli antifascisti sotto processo

Nel ricordare il primo antifascismo e coloro che come i fratelli Gigli hanno pagato il prezzo più alto di fronte alla violenza fascista, vogliamo esprimere solidarietà a chi oggi si trova inquisito per aver manifestato il proprio antifascismo in una piazza di questa città.
A Livorno si sta tenendo un processo a 40 antifasciste e antifascisti – dai minorenni ai settantenni – che hanno osato contestare Giorgia Meloni nel febbraio 2018 in Piazza Garibaldi, a poche centinaia di metri da dove furono uccisi Pietro e Pilade Gigli. Sono accusati di “adunata sediziosa” e “resistenza” per una normale contestazione antifascista, in un periodo in cui gli esponenti politici di destra, tra cui Giorgia Meloni, spendevano parole di comprensione per l’attentatore razzista Luca Traini che a Macerata il 3 febbraio 2018 ferì sei persone nere sparando colpi di pistola dalla sua auto.

A 100 anni dal 1922

Nell’estate del 1922 si giocano le ultime carte per fermare la reazione antiproletaria: il paese è attraversato da un crescendo di aggressioni compiute dai fascisti nei confronti delle organizzazioni del movimento operaio e dei singoli militanti; si contano decine di morti fra gli antifascisti. In quei mesi l’Unione Anarchica Italiana e il giornale “Umanità Nova” si battevano per costituire un fronte unico proletario che organizzasse la difesa, come il movimento degli Arditi del Popolo. Su iniziativa del Sindacato Ferrovieri Italiano è costituita l’Alleanza del Lavoro, a cui partecipano tutti i sindacati, con l’appoggio dell’Unione Anarchica, del Partito Repubblicano, del Partito Comunista e del Partito Socialista. L’Alleanza del Lavoro indice uno sciopero generale ad oltranza per fermare le violenze fasciste a partire dalla mezzanotte del 31 luglio. I fascisti finanziati da agrari e industriali, armati da Carabinieri ed Esercito, protetti dalla monarchia e dalla Chiesa, aggrediscono le roccaforti operaie.

In molte città, fra cui Piombino, Ancona, Parma, Civitavecchia, Bari i fascisti vengono respinti anche grazie all’azione degli Arditi del Popolo. Nel momento in cui la resistenza operaia cresce, CGL e PSI, sperando in un ennesimo compromesso, si ritireranno dalla lotta, aprendo la strada alla rappresaglia armata del Governo. Livorno è uno dei centri dello scontro. Tra il 1° e il 2 Agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, facendo irruzione nei quartieri popolari che resistono all’invasione.

Molti furono gli assassinati in quei giorni. Popolani, militanti comunisti, anarchici, repubblicani e socialisti, tra i quali Luigi Gemignani, Gilberto Catarsi, Pietro Gigli, Pilade Gigli, Oreste Romanacci, Bruno Giacomini, Genoveffa Pierozzi, Filippo Filippetti.

Federazione Anarchica Livornese // cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it // federazioneanarchica.org

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30 Nov P Grande h 17.30 – DEFEND KURDISTAN – PRESIDIO/MANIFESTAZIONE

DEFEND KURDISTAN – PRESIDIO/MANIFESTAZIONE

Presidio-manifestazione a Livorno
Mercoledì 30 novembre h 17.30
Piazza Grande

Fermiamo i bombardamenti delle forze armate turche!
Impediamo una nuova invasione del Kurdistan!
Sosteniamo il progetto di una società libera, femminista, di pace nel Nord Est della Siria, nel Bashur, in Iran e altrove! Jin Jiyan Azadi!

In queste giornate in tutto il mondo si tengono iniziative contro i bombardamenti che colpiscono la città di Kobane, distruggendo ospedali, granai, centrali elettriche e villaggi. Lo stato turco prepara una nuova invasione di terra. L’Italia continua ad essere uno dei principali fornitori di armamenti della Turchia. Scendiamo in piazza anche qui a Livorno per fermare la guerra, per denunciare la complicità del governo italiano con il regime di Ankara, in solidarietà con chi lotta per una società più giusta e più libera.

Livorno per il Rojava

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RIPRENDIAMOCI I CONSULTORI! – Presidio al consultorio di Cecina

Importante iniziativa a Cecina orrganizzata dai nodi di Livorno e di Pisa di Non Una di Meno insieme ad Obiezione respinta.

Come noto, e uscito anche pubblicamente sulla stampa, attualmente il Consultorio delle valli Etrusche non funziona. Il servizio medico ginecologico è quasi azzerato. In una zona che va da Rosignano a Piombino vengono così ad essere pesantemente sacrificate o a mancare del tutto alcune prestazioni essenziali come visite ginecologiche, prescrizioni contraccettive, assistenza gravidanze a rischio, consultorio giovani, servizi a persone migranti. Il consultorio del comprensorio di Cecina deve funzionare e assicurare tutti i servizi!
Per questo saremo in presidio giovedì 24 novembre alle ore 11:00 all’ingresso dell’ospedale di Cecina (dove ha sede il consultorio), in Via Montanara 14, Cecina (LI).
In un quadro generale di tagli che colpiscono pesantemente la sanità pubblica a vantaggio del privato, la crisi di un servizio essenziale sul territorio, come un consultorio, è tanto più inaccettabile. Ci troviamo di fronte ad una sanità sempre più di classe, che lascia indietro i soggetti più poveri e socialmente più fragili, soprattutto le donne, le persone giovani, le persone straniere, le libere soggettività.
Sappiamo che la ASL locale ha previsto un ulteriore bando per reperire il personale mancante, ma il consultorio non può essere considerato un servizio accessorio, da ridurre e poi forse chiudere, bensì una reale necessità da sostenere con risorse adeguate e con tempestivi e idonei interventi di assunzione.
In Italia ci sono 1800 consultori, la legge ne prevede uno ogni 20.000 abitanti in zone urbane, ogni 10.000/15.000 in zone extraurbane. Ne abbiamo invece solo il 40%. Alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza di genere il 25 novembre, che ci vede da anni impegnate nel denunciare le varie forme in cui la violenza si presenta, noi diciamo che negare servizi che garantiscono la scelta è violenza!
Il consultorio deve rispondere ai bisogni e alla volontà di libera scelta in materia di salute sessuale, contraccezione, maternità e aborto con un servizio accessibile e gratuito per tuttə, indipendentemente da reddito, fascia di età, cittadinanza, orientamento sessuale.
Per questo come movimento femminista e transfemminista rivendichiamo con forza che tutti i consultori includano anche l’assistenza alle soggettività lgbtqia+ per ora indirizzate ai rari consultori dedicati. Riprenderci i consultori significa riportare in questi spazi l’intento con cui sono nati: non un mero servizio ambulatoriale, ma spazio socio-sanitari, intimamente politici, di cura, incontro e confronto.
Vogliamo che il consultorio di Cecina sia dotato di tutte le figure professionali utili al suo pieno funzionamento. La struttura ospedaliera può intervenire sulle urgenze ma NON PUÒ RICOPRIRE TUTTI I SERVIZI CHE IL CONSULTORIO FORNISCE.
Vogliamo un ampliamento dei servizi territoriali, incluso il consultorio, volti a migliorare la qualità della vita e garantire la libera scelta e l’autodeterminazione per tuttə.
I CONSULTORI SONO NOSTRI, ABBIAMO LOTTATO PER AVERLI E LI VOGLIAMO VIVI E FUNZIONANTI ADESSO!
IL CONSULTORIO DI CECINA DEVE FUNZIONARE!
CONSULTORI APERTI – LIBERI DA OBIETTORI – FUNZIONANTI E DIFFUSI SUL TERRITORIO
Non Una di Meno Livorno e
Non Una di Meno Pisa
Obiezione Respinta

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