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Comunicato C.d.c. della F.A.L. sulla contestazione antifascista a Montenero

La commissione di corrispondenza della
F.A.L., venuta a conoscenza di quanto accaduto sabato mattina a
Montenero,

denuncia l’uso da parte degli aderenti a Forza Nuova di una copertura religiosa per cercare spazio politico in città;

chiede se il vescovo di Livorno fosse a conoscenza del sostegno ufficiale e dell’”appello ai camerati” alla partecipazione lanciato dall’organizzazione neofascista alla manifestazione religiosa prevista per sabato 13;

chiede inoltre che rapporto può esserci fra l’impegno espresso più volte dai rappresentanti della
Chiesa Cattolica Italiana a favore dei migranti e il programma razzista di Forza Nuova;

rileva che questo atteggiamento equivoco ha provocato critiche fra quei cattolici più impegnati nel sociale;

condanna    l’atteggiamento dei mezzi di comunicazione (AGI, Il Tirreno, Il Corriere, La Nazione) che hanno dato credito alla versione degli estremisti di destra, criminalizzando la protesta spontanea di giovani antifascisti, cattolici e non;

esprime solidarietà ai giovani presenti sabato mattina a montenero per testimoniare il proprio antifascismo;

invita le organizzazioni antifascistee del movimento operaio a vigilare contro ogni tentativo di
        infiltrazione sotto qualsiasi forma si manifesti;

invita il vescovo in futuro ad essere più cauto nell’autorizzare manifestazioni religiose propagandate da organizzazioni      estremiste.

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COMUNICATO DEL COLLETTIVO ANARCHICO LIBERTARIO SULLA CONTESTAZIONE ATIFASCISTA A MONTENERO DI SABATO MATTINA

Giovani e residenti hanno dato luogo sabato mattina a Montenero ad una
contestazione antifascista, per denunciare l’ufficiale adesione del
gruppo neofasista Forza Nuova ad una manifestazione religiosa. Il
Collettivo Anarchico Libertario esprime la propria solidarietà nei
confronti degli antifascisti.
Il Collettivo inoltre denuncia la criminalizzazione dei manifestanti da parte della stampa locale.
Riteniamo
necessario che il Vescovo Giusti chiarisca i rapporti esistenti tra la
Chiesa e l’organizzazione di estrema destra,  e che ponga attenzione
all’uso strumentale che tali formazioni politiche sono solite fare
delle manifestazioni religiose; in Italia infatti, sempre più spesso,
organizzazioni fasciste usano una copertura religiosa per ricercare uno
spazio politico che evidentemente non hanno in altro modo.


Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmail.it
http://collettivoanarchico.noblogs.org/

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Assemblea Dibattito sulle elezioni

Di fronte alle elezioni comunali, la
posizione degli anarchici non cambia: votare è inutile, è la lotta
che decide.

Qual è  infatti il reale spazio delle
amministrazioni locali, di fronte a problemi come quello della
gestione del territorio, della casa, della sanità, della sicurezza?
Qual’è la natura di classe delle scelte che vengono compiute dai
comuni, dalle provincie?

Il governo centrale, su questioni come
quella dei rifiuti, dell’impatto ambientale, dei trasporti rosicchia
progressivamente i poteri di controllo delle autorità locali; dove
questi poteri non sono limitati da nuove leggi sono limitati dalla
mancanza di risorse, come per la sanità e l’istruzione.

I provvedimenti presi dalle
amministrazioni locali sono incapaci poi di affrontare la cronica
carenza di case per i proletari: la costruzione di case popolari è
ferma, il patrimonio pubblico viene svenduto, sulla crisi dei mutui
gli enti locali non hanno i mezzi per incidere. I provvedimenti presi
hanno l’unico risultato di distribuire in modo diverso la rendita
immobiliare.

La rendita immobiliare, prodotto
mostruoso della proprietà privata, è  una questione con cui
l’analisi di classe, in Italia, non si misura mai. La rendita e i
suoi percettori sono ignorati ufficialmente da politici, sociologi ed
economisti; in realtà sono i protagonisti reali della politica
locale. Chi vuole partecipare alla sua spartizione partecipi pure
alle elezioni comunali; chi vuole cambiare realmente non può che
affidarsi all’autorganizzazione e all’azione diretta.

 

A S S E M B L E A  D I BA T T I T O
Per discuterne insieme

venerdì 29 alle ore 21:30

presso la F.A.L. – Via degli Asili 33 57126 Livorno

Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario

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[Torino] aggiornamento arresto di Fabio e Marco

Domani udienza di convalida

Domani 25 maggio 2009 alle ore 10.30, ci sarà l’udienza di convalida degli arresti di Fabio e Marco.
Non saranno processati per direttissima quindi l’udienza sarà a porte chiuse.

Appuntamento alle ore 10.00 davanti al tribunale in Corso Vittorio Emanuele II, 130.

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I fatti:
Sabato mattina, 23 maggio 2009, il gazebo elettorale de La Destra a
Porta Palazzo è stato ribaltato da un gruppo di giovani frequentatori
del mercato e i fascisti sono stati anche oggetto di un lancio di
verdure avariate.
Subito dopo, però, un gruppo interforze di vigili, poliziotti e alpini
è riuscito a bloccare due dei contestatori: Fabio e Marco. Gli altri
invece si sono dileguati, aiutati anche dalla gente, che li ha coperti
nella fuga.

Mentre un po’ di compagni, un’ora dopo, si stavano riunendo al Balon
per protestare sono arrivate due notizie: la prima, pessima, era che i
due erano stati portati alle Vallette mentre la seconda, ottima, era
che degli sconosciuti poco prima erano riusciti a mandare in aria un
gazebo di Fiamma Tricolore in corso Palestro, di fronte agli occhi
attoniti della Polizia che lo proteggevano.

Nel primo pomeriggio, un volantinaggio/corteo con una quarantina di
compagni ha fatto il giro di Porta Palazzo per informare gli abitanti
dell’accaduto, e poi anche a San Salvario ci sono stati un paio di
comizi di strada in solidarietà con gli arrestati e contro la presenza
fascista in città.

In solidarietà, mandate loro dei telegrammi a questo indirizzo:

Fabio Milan
C.C. Lo Russo e Cotugno
via Pianezza 300 – 10151 Torino

Marco Da Ros
C.C. Lo Russo e Cotugno
via Pianezza 300 – 10151 Torino

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Sabato 23 a Torino arrestati due antirazzisti

Torino. Arrestati due antirazzisti

Solidarietà degli anarchici della FAI torinese a Marco e Fabio, arrestati
sabato mattina a Porta Palazzo, in seguito ad una contestazione al Gazebo
de la Destra.

C’è stato un tempo che i fascisti, in certi quartieri, non si facevano
vedere. Sapevano bene che in periferia la gente ha la memoria lunga e loro
non erano graditi.
Poi il tempo passa, la memoria sbiadisce, la guerra di classe cede il
passo alla guerra tra poveri, i militari girano per le strade. I fascisti
rimettono fuori il naso.
Ma c’è chi, come gli antirazzisti, alla guerra tra poveri, ai militari
nelle strade, alle retate di immigrati, alle leggi razziste, al fascismo
che avanza non è disposto a rassegnarsi.
Sabato mattina, è il 23 maggio ma a Torino fa caldo come ad agosto,
all’angolo tra piazza della Repubblica e via Milano, c’è un gazebo de la
Destra. A metà mattina il gazebo rovina a terra. In giro ci sono gli
alpini. Due antirazzisti, Marco e Fabio, sono fermati e poi arrestati e
portati al carcere delle Vallette.
Potrebbero essere processati per direttissima già lunedì.
Nel pomeriggio alcuni antirazzisti, accorsi alla notizia degli arresti,
hanno fatto un giro informativo per il mercato di Porta Palazzo e per il
Balon.

Oggi – domenica 24 maggio – alle 13 presidio solidale a Porta Palazzo.

Marco e Fabio liberi!

Chi volesse inviare telegrammi scriva a:
Marco Da Ros / Fabio Milan
Casa Circondariale Lo Russo e Cotugno
via Pianezza 300 – 10151 Torino

Federazione Anarchica Torinese – FAI
c.so Palermo 46 – la sede è aperta ogni giovedì dopo le 21
fai_to@inrete.it
338 6594361

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Ulteriori tasselli allo stato di polizia

Da:Umanità Nova, n.20
del 24 maggio 2009,
anno 89

 

 

Il 14 maggio ’09 la camera ha approvato il disegno di legge (DDL) C.
2180 titolato "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", meglio
noto come "disegno di legge sicurezza". Al senato la normativa era
stata approvata il 5 febbraio come DDL S. 733: alla camera ha subito
modifiche ed integrazioni e quindi torna al senato per l’approvazione
definitiva come DDL 733bis. La canea mediatica di questi ultimi giorni
intorno a questo disegno di legge ha fatto pensare che l’approvazione
della camera il 14 maggio fosse l’atto definitivo della vicenda, ma non
è così: perché le aberranti norme del DDL
sicurezza diventino legge dello stato bisognerà aspettare almeno
un mesetto, anche se certo l’approvazione in senato pare scontata.
Ricordiamo anche che il DDL in questione contiene quelle norme che
erano state stralciate dal cosiddetto pacchetto sicurezza approvato
prima dell’estate con decreto legge (d.l. 23.5.08 n. 92, convertito in
l. 24.7.08 n. 125).
Il testo che torna al senato è frutto dei lavori parlamentari di
questi mesi, ma in realtà il governo, all’inizio di maggio, ha
deciso di scrivere tre maxi emendamenti in cui far confluire tutte le
norme su cui la maggioranza aveva trovato un’intesa, e di porre quindi
la questione di fiducia per evitare sorprese, sorprese che non potevano
che arrivare dall’interno della maggioranza stessa e cioè dal
Pdl: come noto, infatti, alcuni dei punti tristemente qualificanti del
DDL sicurezza sono stati fortemente voluti dalla Lega e dal ministro
Maroni e l’approvazione o non approvazione prima delle elezioni europee
del DDL aveva ed ha certamente un peso negli equilibri tra Lega e Pdl.
Come detto, il testo che ritorna al senato consta di soli tre articoli
in cui sono stati stipati i 66 articoli con cui il testo era arrivato
alla camera dopo la prima approvazione al senato: quindi gli articoli
del DDL 733 sono diventati commi dei tre articoli nel DDL 733bis, con
difficoltà di lettura del testo acuita da modifiche,
spostamenti, aggiunte, soppressioni.
Preliminarmente, va ancora una volta ribadito che nel disegno di legge
in questione si ritrovano norme che rispecchiano le paranoie
securitarie di questo governo e del suo elettorato, da un lato, e che
costituiscono dall’altro nuovi tasselli dello stato di polizia che la
destra nostrana ha in progetto di perfezionare. Non solo sono evidenti
il razzismo, le fobie, le, dicevamo, paranoie che sono stati nutriti e
pian piano fatti crescere in questi ultimi anni: non è solo di
triviale razzismo. Insieme e accanto a questo c’è un disegno
inequivocabile di inasprimento del controllo sociale che intende
colpire direttamente ed indirettamente ogni forma di dissenso che
intenda rompere con il teatrino dell’opposizione "democratica" in un
tempo in cui ormai fascisti e clericali spadroneggiano a viso scoperto
con la protervia che solo loro sanno avere.
Molte norme tendono quindi ad inasprire la situazione degli stranieri
ed in particolare degli extracomunitari anche nella loro vita
quotidiana. Dai 200 euro per la domanda di cittadinanza, al maggior
periodo di residenza regolare sul territorio nazionale per contrarre
matrimonio, matrimonio che potrà essere celebrato solo esibendo
il regolare permesso di soggiorno. In ogni occasione di rapporto con la
pubblica amministrazione (salvo la scuola dell’obbligo e le prestazioni
sanitarie di base) sarà necessario esibire il permesso di
soggiorno: quindi anche per i servizi pubblici essenziali e per il
riconoscimento di un figlio. Gli stranieri potranno essere soggetti,
quando chiedono la residenza, a controllo delle condizioni
igienico-sanitarie dei loro alloggi. Test di lingua per soggiornanti di
lungo periodo e da 80 a 200 euro per il rilascio o rinnovo del permesso
di soggiorno. E così via.
Ma su tutto ciò spiccano l’introduzione del "reato di
clandestinità" e il prolungamento della detenzione massima negli
ex cpt ora "centri di identificazione ed espulsione" da 60 gg. a 18
mesi. Interessante che queste norme si sposino con un piccolo anticipo
della riforma della giustizia contenuta negli articoli che modificano
le norme sul processo davanti al giudice di pace, consentendo alle
forze di polizia, semplicemente chiedendo un’autorizzazione formale al
pubblico ministero, di portare direttamente davanti al giudice di pace
gli arrestati in flagranza per reati come: "ingresso e soggiorno
illegale nel territorio dello Stato", cioè il reato di
"clandestinità" (nuovo art. 10bis del T.U. Immigrazione): rapido
giro dal Giudice di pace e rapida espulsione; o, più
realisticamente, permanenza temporanea fino a 18 mesi in un cpt/cie. La
cosa è stata ottenuta senza prevedere la reclusione per il reato
di "clandestinità": basta rendere la condotta una fattispecie
penale, seppur contravvenzionale, punita con sola ammenda (comunque una
rilevante somma da euro 5000 a 10000 e non oblazionabile, cioè
non se ne può pagare una parte per estinguere il reato), ma con
un apparato sanzionatorio che marcia a tappe forzate con l’unica
finalità dell’espulsione o dell’internamento nel centro di
permanenza temporanea.
Una parte del DDL sicurezza è dedicata alla "criminalità
comune": sono previste norme che aggravano le pene e l’apparato
repressivo di reati come la violazione di domicilio (art. 614 c.p.), il
furto (art. 625 c.p.), la rapina (art. 628 c.p.), la truffa (art. 640
c.p.), prevedono un’aggravante per l’aggressione di anziani o per
l’aggressione nelle vicinanze di posta, banca, ecc.; altre norme vanno
a colpire "l’insozzamento delle strade" o l’occupazione di suolo
pubblico per il commercio ambulante o l’uso dei minori per
l’accattonaggio; diverse norme riguardano i reati di mafia, le misure
di prevenzione, il "carcere duro" per mafiosi e terroristi (art. 41bis
legge sull’ordinamento penitenziario).
Dure pene per chi scrive sui muri e inserimento di un nuovo articolo
del codice penale (art. 341bis) che prevede nuovamente (era stato
abrogato dieci anni fa) il reato di "oltraggio a pubblico ufficiale"
punito con reclusione fino a tre anni per chi offenda l’onore di un
pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni: una bella
fattispecie penale utilizzabile con grande elasticità per
colpire ad esempio i manifestanti che lanciano slogan "oltraggiosi"…
L’esperimento di perseguitare e criminalizzare un soggetto a
prescindere dalla sua commissione di fatti o di reato specifici, ma per
quello che è, cioè in questo caso un migrante, prosegue e
si lega al dilatarsi dei poteri della polizia, delineando, se ancora ve
ne fosse bisogno, i contorni netti di un vero e proprio stato di
polizia.

W.B.

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Percorsi di lotta dal campo di Fossa

Da: Umanità Nova, n.20
del 24 maggio 2009,
anno 89

 

Giorno dopo giorno, sia l’attenzione dell’opinione pubblica sia i
riflettori dei media vanno gradualmente spegnendosi sul disastro che ha
colpito i territori dell’aquilano, contribuendo (volutamente?) a
determinare una pericolosa involuzione delle politiche di intervento in
atto. Giustificando il tutto con l’urgenza di gestire una "fase di
transizione verso la normalità", alla popolazione e alla
comunità vengono quotidianamente sottratte le proprie
capacità organizzative e gestionali, nonché la
volontà di essere soggettività attive, partecipi e
determinanti nella riorganizzazione della vita sociale e politica del
proprio territorio. La situazione, inoltre, se inserita e analizzata
nel quadro complessivo regionale, è di gran lunga più
grave di quanto si possa immaginare: la regione Abruzzo, infatti, con
un deficit pubblico che ammonta (ad oggi) a quasi 4 miliardi di euro,
è impegnata con il Commissario di governo nella realizzazione di
un Piano di Rientro caratterizzato da una politica di tagli
indiscriminati alla spesa pubblica che, in relazione alla situazione
determinatasi con il sisma, rappresenta un elemento di forte
destabilizzazione sociale.
Dal nostro punto di vista, per noi, abitanti di questo territorio,
lavoratori di questo territorio, studenti di questo territorio,
s’impone l’urgenza di:
 1.    definire concretamente le priorità e
gli aiuti indispensabili per la più veloce ripresa di una
quotidianità che si avvicini ad una qualche forma di
normalità;
2.    elaborare un piano d’intervento capace di dare
risposte concrete alle esigenze e ai bisogni reali dei lavoratori e
della popolazione colpita dal sisma.
 Il superamento dell’attuale condizione non passa affatto
attraverso l’idea di una "new town", quale risposta
all’inagibilità di fatto dell’intera città de l’Aquila e
dei centri abitati limitrofi, ma necessariamente per quelli che sono i
reali bisogni della collettività. Da questo punto di vista non
possiamo non rimarcare l’assoluta inadeguatezza delle risorse (5
miliardi circa) stanziate dal governo con il decreto n. 39/2009 per la
ricostruzione – diluite, fra l’altro, in 24 (ventiquattro) anni, e, per
di più, subordinate a giochi di prestigio e ad esperimenti
artistico-creativi quali nuove lotterie, giochi a premi, crediti
d’imposta che non vi sono, innalzamento dei ticket, etc… – che,
nonostante il gran da farsi dell’apparato propagandistico governativo,
risultano, agli occhi di tutti, evidentemente insufficienti.
Non dimenticando mai che l’attuale spaventoso deficit della regione si
è fortemente aggravato negli ultimi 10 anni a causa della
gestione "familiare" della sanità, sia di centrodestra che di
centrosinistra (Pace-Del Turco), che, concedendo nel nome di una
libertà senza uguaglianza privilegi ai privilegiabili, con
immense regalie e determinando il crescente disservizio di cui noi
paghiamo e subiamo sulla nostra pelle le conseguenze, riteniamo che per
superare questo tragico momento sia indispensabile sviluppare
immediatamente percorsi di mobilitazione e lotta per imporre ai governi
regionale e nazionale:
•    di intraprendere azioni necessarie alla ripresa
economica (molte sono le aziende che hanno chiuso e altre che chiedono
aiuto per non farlo), di ricostruzione delle abitazioni e degli edifici
pubblici distrutti, il monitoraggio e la messa in sicurezza degli
edifici di tutto il territorio regionale (dichiarato ad alto rischio
sismico) stanziando i necessari fondi;
•    il diritto alla casa per tutti, per rispondere alla
crisi abitativa e per porre fine al disumano fenomeno di "deportazione"
verso il territorio della riviera regionale;
•    l’immediata assunzione di tutti i precari del
pubblico impiego, a cominciare da quelli della sanità,
impegnati, come tanti, nell’emergenza causata dal disastroso sisma;
•    il blocco immediato del taglio di circa 1.400 posti
di lavoro nella scuola (tra insegnanti ed amministrativi) operati dal
Decreto Gelmini nella nostra regione e l’assunzione di altri precari
nella scuola, al fine di evitare l’esodo massiccio di studenti dalle
scuole aquilane;
•    il mantenimento dell’Università degli Studi
de l’Aquila nel territorio, con l’assunzione di tutti i precari e
l’applicazione di un vero diritto allo studio, attraverso l’erogazione
di borse di studio in termini di gratuità dei servizi quali
trasporti, mensa, libri, alloggio, etc, per tutti gli studenti colpiti
direttamente e indirettamente dal sisma;
•    l’estensione dell’indennità di
disoccupazione di € 800 non solo agli operatori commerciali ma a tutti
i lavoratori che a far data dal 6 aprile 2009 erano ufficialmente in
attività lavorativa e che attualmente sono senza lavoro. Tale
indennità dovrà essere erogata senza sospensioni fino
alla ripresa dell’attività lavorativa;
•    il ripristino e il mantenimento del sistema
sanitario e assistenziale, che non può essere scaricato sulle
altre ASL, che vivono il dramma storico della carenza di personale, e
non può assolutamente essere delegato a strutture sanitarie da
"campo".
Se non si vuol fare solo demagogia e/o propaganda, riteniamo che su
queste fondamentali esigenze è necessario focalizzare e
programmare gli interventi, tenendo conto che i tempi sono sempre
più ristretti e che le risorse economiche ci sono: il governo
deve solo avere voglia di trovarle.
 
Edoardo

Posted in Generale.


Oggi 23/05 Presidio Astensionista e contro le politiche securitarie

OGGI SABATO 23 ORE 17:30 P.zza Attias
PRESIDIO ASTENSIONISTA E CONTRO LE POLITICHE SECURITARIE

Segue il testo del volantino che sarà distribuito:

Il Governo crea l’ "emergenza sicurezza" per distruggere i legami di solidarietà e colpire indiscriminatamente
tutti i lavoratori e gli sfruttati, sia italiani che stranieri.
Quindi il "Pacchetto Sicurezza", da oco approvato, e l’attuale questione dei respingimenti,
non
servono solo a fare propaganda elettorale, ma soprattutto a dividere
ancora di più gli sfruttati e ad arginare il malcontento sociale che
avanza.
Il Governo vuole difendersi perché è attaccato da piùfronti:
dalle lotte per la difesa dei posti di lavoro alle rivolte dei clandestini nei centri di identificazione ed espulsione,
dai profughi e rifugiati che rivendicano i propri dritti alla mobilitazione studentesca.

CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA
NO A RAZZISMO, SFRUTTAMENTO E REPRESSIONE DEL DISSENSO

PER LA SOLIDARIETA’ TRA GLI SFRUTTATI
PER LA DIFESA DEL DIRITTO DI ESPRESSIONE, DI MANIFESTAZIONE E DI SCIOPERO

E’ LA LOTTA CHE DECIDE,
NON VOTARE, LOTTA!

Venerdì 29 Maggio ore 21:30 Presso la F.A.L. in V.degli Asili 33
ASSEMBLEA PUBBLICA ASTENSIONISTA
sui temi: AMBIENTE, CASA, SICUREZZA

Fedeazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario

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Livorno, Giornata difficile per “Er Pecora”

 

Da "Umanità Nova" settimanale anarchico


 Domenica 17 Teodoro
Buontempo, detto "Er Pecora", presidente del partito fascista La
Destra, è stato a Livorno per presentare la lista "Identità e
Territorio" che partecipa alle amministrative locali. Non ha però avuto
una giornata tranquilla. La presentazione che avrebbe dovuto svolgersi
alle 18, si è potuta svolgere solo con un notevole ritardo. Buontempo è
infatti stato sorpreso con alcuni suoi camerati fuori da un noto bar
del lungomare livornese, la notizia si è sparsa rapidamente, e presto è
stato costretto a rifugiarsi all’interno del locale ormai vuoto,
accerchiato da una cinquantina di persone, con le porte sbarrate ed un
pugno di DIGOS all’esterno. Mentre decine di persone inveivano contro
di lui e molti passanti si fermavano ridendo nel guardare il fascista
attraverso le vetrine del bar, attaccato al telefono e visibilmente
agitato, sono arrivati alcuni mezzi di polizia e carabinieri che si
sono posti nel parcheggio dietro al locale,
senza intervenire.
Inizialmente Buontempo ed i suoi (era presente Pecoriello, noto
stragista nero) hanno cercato il contatto con i contestatori per
provocare, per poi sfogarsi con saluti romani in serie. Solo dopo oltre
un’ora hanno osato uscire dal retro, attraverso un cordone di DIGOS per
salire di nascosto in una macchina in mezzo all’antisommossa, si sono
quindi rapidamente diretti verso la sala circoscrizionale dove li
aspettavano meno di dieci persone per la conferenza. Anche là si erano
radunate alcune decine di persone, alta la tensione, alimentata
dall’aggressività dei carabinieri in assetto antisommossa. Anche qui la
gente si ferma e si unisce ai cori, molti alle finestre, i fascisti
rispondono coi saluti romani. Dopo circa un’ora, al termine della
conferenza, i fascisti sono andati via scortati. Si è continuato a
presidiare la zona fino a quando anche le forze dell’ordine non hanno
iniziato ad allontanarsi e la sala non era ormai chiusa.

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Resoconto corteo a Firenze CONTRO LA REPRESSIONE

Da Umanità Nova, settimanale anarchico


ll corteo contro la repressione di sabato 16 maggio a Firenze è stato
una decisa risposta non solo alle cariche di polizia che lunedì 11
hanno provocato numerosi feriti e contusi tra gli studenti medi, ma
anche più in generale al clima repressivo che partiti, istituzioni e
stampa stanno montando a Firenze.
2500 persone hanno attraversato con un lungo corteo il centro della città, moltissimi gli studenti ed i giovani.
Nei
giorni precedenti i giornali avevano annunciato una giornata di
violenza e la questura aveva continuato a criminalizzare gli studenti
medi, inventando legami tra attentati alle sedi del centrodestra
avvenuti negli scorsi mesi, l’assalto al banchetto elettorale del PDL
il 25 Aprile e gli studenti presenti al corteo spontaneo dell’11 maggio.
Nonostante
questo clima il corteo ha avuto una partecipazione di massa e ha
portato nelle strade un forte messaggio contro la repressione.
Lo
striscione di apertura sintetizzava la piattaforma del corteo: "Contro
repressione, pestaggi e denunce: estendere la solidarietà, rilanciare
la lotta".
Subito dietro lo striscione alcuni cordoni di
manifestanti e subito dopo il furgone con il corteo vero e proprio,
studenti soprattutto, molti genitori, nessun partito istituzionale
(rifondazione ha sostenuto la linea "isolare i violenti"), nessun
sindacato, visibili il medagliere del’ANPI e le bandiere rosse, molte
anche le bandiere rosse e nere. Nessun sound system, solo una banda e
tanti slogan e cori, urlati forte, contro la repressione, la polizia, i
padroni.
Forze dell’ordine invisibili ma presenti, alcune
provocazioni ignorate dai manifestanti: auto dei carabinieri vuote ed
incustodite a lato del corteo, singoli agenti DIGOS e carabinieri,
isolati e posti vicino al percorso, sicuramente in attesa di un
pretesto per dare ragione a chi desiderava un corteo violento.
Sabato
16 ha perso la paura e il tentativo di isolare chi lotta, è stato
incrinato il muro mediatico che paradossalmente aveva portato la
questione repressiva sulle prime pagine di firenze per settimane
oscurandola però totalmente già nelle città più vicine.
E’ da
considerare però che il silenzio, a livello regionale, sulle cariche e
sul pesante clima fiorentino non è responsabilità solo dei media
ufficiali, ma anche dei movimenti e delle realtà che dovrebbero
riempire questo vuoto d’informazione come minima forma di solidarietà
attiva; questo avviene in molte località, ma è preoccupante il silenzio
di alcune realtà, specie studentesche, attive in toscana.
Sono
adesso da attendere gli sviluppi della situazione, cosa seguirà alle 19
denunce per manifestazione non autorizzata e lesioni in relazione al
corteo dell’11 maggio e come dopo il corteo sarà il clima a Firenze.

Posted in Scuola/Università.