Skip to content


Fermiamo la guerra! 19 marzo manifestazione a Livorno

FERMIAMO LA GUERRA
Contro ogni imperialismo

Sabato 19 marzo
MANIFESTAZIONE
P. Grande h 16.30

La Russia ha invaso l’Ucraina bombardando le città. Migliaia di morti, miseria, distruzione, milioni di persone in fuga. Questo il risultato di tre settimane di guerra. La NATO e i governi UE tra cui l’Italia sono anch’essi in guerra. Fermiamo la guerra fermiamo l’estensione del conflitto.

Stop all’invio di armi all’Ucraina! Ritirare le truppe italiane dall’Europa orientale!

Per fermare l’ampliamento della base USA di Camp Darby

Per impedire l’aumento delle spese militari

Fermiamo la propaganda di guerra e il nuovo stato di emergenza del governo

Solidarietà internazionalista

Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero

Posted in General.


Urgente: Venite appena potete al presidio antidiscarica del Limoncino

Urgente: Venite appena potete al presidio antidiscarica del Limoncino

L’azienda che gestisce la discarica ha provato a forzare con il camion, aggredendo i presenti al presidio.

C’è bisogno di massima presenza con urgenza, anche nelle prossime ore e per la sera. Perché aspettano che ci sia meno gente per aggredire e passare.

Oggi poco dopo le 12.30 un camion carico di rifiuti per la discarica ha provato a imboccare la strada. Il camion era accompagnato da auto cariche di personale della Livrea, l’azienda che gestisce la discarica. Chi era al presidio in Via del Limoncino si è messo davanti al camion per far rispettare il divieto di passaggio ai mezzi pesanti. Il proprietario della discarica esortava l’autista del camion ad andare avanti e investire le persone del presidio. Due persone sono state aggredite fisicamente, gli scagnozzi dell’azienda hanno provocato e minacciato i presenti.

Le forze di polizia con atteggiamenti già visti quando ad essere aggrediti dalle squadre di picchiatori sono i picchetti dei lavoratori, si girano dall’altra parte di fronte alle violenze dei padroni e dei loro scagnozzi e mantengono un atteggiamento intimidatorio nei confronti dei chi protesta.

Da martedi 8 marzo con un presidio permanente, con una presenza costante giorno e notte sono stati fermati i conferimenti di rifiuti al Limoncino. È stata la lotta costante del comitato dal 2009 a fermare l’apetura di questa discarica che dovrebbe sorgere in un’area a rischio, già interessata dall’alluvione del 2017, sulle  colline alle spalle della città.

A Limoncino da oltre quattro ore il camion è fermo grazie alla presenza determinata al presidio. C’è bisogno di maggiore presenza per mantenere il presidio contro queste provocazioni. No ai veleni no alla violenza padronale.

Collettivo Anarchico Libertario
15/03/22

Posted in General.


Contestazione alla Meloni: L’antifascismo non si processa!

L’antifascismo non si processa!
Nella giornata di ieri, venerdì 4 Marzo, si è tenuta presso il Tribunale di Livorno la seconda udienza di un processo penale che coinvolge 40 persone, accusate di aver contestato Giorgia Meloni, esponente di Fratelli d’Italia, durante la giornata del 13 Febbraio 2018.
Quel giorno la piazza si riempì di numerosi abitanti della città, che senza alcuna concertazione, espressero spontaneo dissenso e sdegno per la presenza di un partito che si richiama alla dittatura fascista, che porta nel proprio simbolo ancora la fiamma tricolore che esce dalla tomba di Mussolini, un partito responsabile con gli altri che hanno governato il paese negli ultimi 30 anni dell’involuzione autoritaria della società, della precarietà, dei tagli alla spesa sociale, ai salari e alle pensioni. Chi si ritrovò in piazza quel giorno voleva dare una risposta chiara e ferma alle provocazioni di una parlamentare che aveva proprio in auei giorni rilasciato gravi dichiarazioni xenofobe dopo l’attentato razzista di Macerata ad opera di Luca Traini, un esponente dell’estrema destra marchigiana che era stato candidato per la Lega e che aveva provato a compiere una strage, sparando a sei persone nere in pieno centro, prima di arrendersi alle forze dell’ordine salutandole a braccio teso e con un tricolore stretto al collo. Pochi giorni dopo aver pubblicamente millantato che è colpa della sinistra e cercato altre simili giustificazioni per un simile attentato, Giorgia Meloni aveva scelto come teatro per la sua visita livornese Piazza Garibaldi, lo snodo più meticcio della città, un contesto non sempre pacificato, ma certo vivo, vissuto, densamente popolato e storicamente antifascista. Non sappiamo cosa si aspettasse di trovare, ma ricordiamo di averla vista attraversare la piazza sballettando, con evidente intento canzonatorio, sulle note di Bella Ciao, che qualcuno aveva fatto partire da una cassa bluetooth o forse da uno dei tanti balconi della piazza, molti dei quali adorni di striscioni di protesta. Dalla sua parte solo la sua scorta, forse un pugno di sostenitori raggranellati insieme alle città vicine e una trentina tra agenti e DIGOS.
Quello che è seguito è stato un quarto d’ora di antifascismo popolare, una risposta ad alta voce a una presenza fascista, identitaria, razzista e nazionalista che giudichiamo deleteria e nefasta e che, riteniamo, non dovrebbe trovare alcuno spazio nel dibattito politico, ma solo contestazione, almeno dalla Resistenza in poi.
A distanza di un anno e mezzo, nell’ottobre del 2019, per quel quarto d’ora sono stati notificati 40 decreti penali di condanna e 4 provvedimenti Daspo, per l’ammontare di oltre 200000 € di pena pecuniaria. Il reato principalmente contestato è Radunata Sediziosa, reato contenuto in un regio decreto del 1930 emanato in pieno regime fascista e quindi funzionale al mantenimento di un assetto autoritario che ad oggi va contro il principio fondamentale della libertà di dissenso.
Ogni aspetto di tale procedimento, dallo strumento processuale adottato al tipo di reato contestato, sono indicativi di una reiterata e nostalgica volontà politica di sopprimere l’esercizio dei diritti fondamentali, innanzitutto della libertà di manifestare, perpetrata attraverso la criminalizzazione di ogni tipo di dissenso.
Per questo le persone imputate hanno deciso di fare opposizione al decreto penale e di andare a processo, per affermare la libertà di manifestare il proprio dissenso e il proprio antifascismo.
La presenza in quella piazza, quel giorno, era necessaria e importante, e ha visto la più variegata partecipazione. L’antifascismo è anche questo: impedire la diffusione di idee e pratiche razziste, discriminatorie, portatrici di odio e violenza.
L’antifascismo non si processa!
Livorno antifascista
05/03/22
Solidarietà concreta! Sostieni le spese legali

Posted in Antifascismo, Iniziative, Repressione.

Tagged with , , , , , , .


5 marzo manifestazione contro la guerra a Livorno

FERMIAMO LA GUERRA
Contro ogni imperialismo
MANIFESTAZIONE A LIVORNO
Sabato 5 marzo h 16.30
Piazza Grande
Né con la Nato né con Putin
Solidarietà internazionalista
Coordinamento cittadino per il ritiro delle missioni militari italiane all’estero
Testo del volantino che sarà distribuito:

FERMIAMO LA GUERRA
Contro ogni forma di imperialismo

Contro la guerra in Ucraina
Il 24 febbraio la Russia ha invaso l’Ucraina bombardando le principali città, il conflitto sta proseguendo causando centinaia di vittime e distruzioni materiali. Condanniamo fermamente queste azioni che colpiscono in primo luogo la popolazione civile. Le classi sfruttate e oppresse dell’intero continente stanno già pagando le conseguenze umanitarie e sociali di questa guerra. I governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, dell’Unione Europea e della Russia si contendono il potere con armi ed eserciti giocando sulla nostra pelle. La NATO dopo aver portato con la Russia l’escalation fino allo scontro ne approfitta per consolidarsi e serrare le proprie fila, incrementa la presenza di contingenti militari nella regione e consegna carichi di armi all’Ucraina, oltre ad aver imposto sanzioni alla Russia che in gran parte graveranno sulla popolazione.
Stop all’invio di armi in Ucraina! Ritirare subito le truppe italiane dall’Europa orientale!
– Il governo italiano spinge il paese verso la guerra. 1350 militari inviati in Romania e Ungheria. Potenziamento delle missioni in Lettonia, Romania e Mar Nero con ulteriori 605 unità, mezzi corazzati, navi e aerei. Questo incremento del contingente NATO costa 174 milioni di euro. Altri 2000 militari sono pronti a intervenire in caso il governo lo ritenga necessario.
– Dall’aeroporto di Pisa sono partiti i primi carichi di armamenti per l’Ucraina. Saranno missili terra aria Stinger, controcarro Spike, mitragliatrici leggere e pesanti, munizioni, mine anticarro ad essere consegnate all’Ucraina. Fino a 150 milioni di euro di materiale bellico per alimentare la guerra. Le armi italiane sono utilizzate da entrambi gli schieramenti, l’industria bellica fa affari d’oro.
– La dichiarazione dello stato di emergenza per la situazione in Ucraina lascia mano libera al governo nel prendere questo genere di misure. Altri 110 milioni sono stati inviati dall’Italia al governo di Kiev.
Dobbiamo costruire un’opposizione antimilitarista per impedire la partecipazione italiana alla guerra e fermare la potente iniezione di armi e denaro nel conflitto in corso.
Per fermare l’ampliamento della base USA di Camp Darby
Già oggi arsenale e nodo determinante per la logistica di armi e mezzi nel Mediterraneo e non solo. L’ampliamento della base prevede tra l’altro la creazione di una nuova linea ferroviaria, che trasporterà fino a due treni carichi di armi ogni giorno.
Per impedire l’aumento delle spese militari.
Nel 2022 le spese militari hanno superato i 26 miliardi di euro e con questa guerra aumenteranno. Nel 2021 1 miliardo e 100 milioni sono stati spesi solo per le missioni militari italiane tra cui gli interventi neocoloniali in Africa.
Solidarietà internazionalista
Non collaboriamo con la guerra, scioperiamo nei settori strategici per il trasporto di armi e equipaggiamenti militari, nei porti e nelle ferrovie. C’è bisogno di uno sciopero generale. Fermiamo le produzioni belliche. Disertiamo la guerra.
Coordinamento cittadino per il ritiro delle missioni militari italiane all’estero // no_missioni_livorno@anche.no

Posted in Antimilitarismo, Generale, Iniziative, Internazionale.

Tagged with , , , , , , , , , , .


PRESIDIO 26/02 Fermiamo la guerra!!

SABATO 26 FEBBRAIO ORE 16.00
PIAZZA GRANDE – LIVORNO 
 
FERMIAMO LA GUERRA
Contro ogni forma di imperialismo 
 
Contro la guerra in Ucraina
Il 24 febbraio la Russia ha invaso l’Ucraina bombardando le principali città. Condanniamo fermamente queste azioni che colpiscono in primo luogo la popolazione civile. Le classi sfruttate e oppresse dell’intero continente stanno già pagando le conseguenze umanitarie e sociali di questa guerra.
I governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, dell’Unione Europea e della Russia si contendono il potere con armi ed eserciti giocando sulla nostra pelle. La NATO dopo aver portato con la Russia l’escalation fino allo scontro ne approfitta per consolidarsi e serrare le proprie fila. 
 
Per il ritiro immediato delle truppe, delle navi e degli aerei italiani dall’Europa orientale
Lettonia: truppe con carri armati e cingolati da neve, nell’ambito della missione “Baltic Guardian” della NATO.
Romania: nei pressi di Costanza è presente una squadriglia di 4 caccia Typhoon nell’ambito della missione “Air Black Storm”.
Mar Nero: sono presenti una fregata FREMM, un cacciamine e una portaerei con caccia F-35.
Questo dispiegamento di forze costa già 78 milioni. Cosa farà l’Italia? È stato già annunciato l’invio di altri 2000 soldati italiani e le forze armate sono in allerta. Dobbiamo costruire un’opposizione antimilitarista per impedire la partecipazione italiana alla guerra. 
 
Per fermare l’ampliamento della base USA di Camp Darby
Già oggi arsenale e nodo determinante per la logistica di armi e mezzi nel Mediterraneo e non solo. L’ampliamento della base prevede tra l’altro la creazione di una nuova linea ferroviaria, che trasporterà fino a due treni carichi di armi ogni giorno. 
 
Per impedire l’aumento delle spese militari.
Nel 2022 le spese militari hanno superato i 26 miliardi di euro. Nel 2021 1 miliardo e 100 milioni sono stati spesi solo per le missioni militari italiani tra cui gli interventi neocoloniali in Africa. 
 
Solidarietà internazionalista
Facciamoci sentire contro la guerra. Non collaboriamo con la guerra, scioperiamo nei settori strategici per il trasporto di armi e equipaggiamenti militari, nei porti e nelle ferrovie. C’è bisogno di uno sciopero generale. Fermiamo le produzioni belliche. Disertiamo la guerra. 
 
Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero
no_missioni_livorno@anche.no

Posted in Antimilitarismo, Generale, Iniziative, Internazionale.

Tagged with , , , , , , , , , , , , , , , .


Per fermare la guerra imperialista: sciopero generale, azione diretta, diserzione!

Per fermare la guerra imperialista

sciopero generale

azione diretta, diserzione!

ritiro immediato delle missioni all’estero
Né un soldo né un soldato né un’ora di lavoro per la guerra!
All’alba di giovedì 24 febbraio è iniziato l’attacco della Russia all’Ucraina. Centinaia di milioni di proletar*, oppress*, sfruttat* stanno già pagando le conseguenze terribili a livello sociale e umanitario di questa guerra.
La crisi dell’egemonia imperialista porta il confronto tra le potenze sul piano delle scontro militare diretto. Chi paga direttamente le conseguenze di questa follia sono le popolazioni civili e soprattutto le classi sfuttate in Ucraina, Russia, Bielorussia e in tutta Europa.
Ribelliamoci alla guerra, con lo sciopero generale, contro il governo Draghi che ha aumentato le spese militari nel 2022 a 26 miliardi e vuole gettare l’Italia nel vicolo cieco della guerra con le missioni in Africa.
Federazione Anarchica Livornese cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it
——————-
Di seguito il testo del documento contro la guerra in Ucraina approvato dal convegno della Federazione Anarchica Italiana dello scorso 20 febbraio:
Fermiamo la guerra. Fermiamo il massacro. Sulla questione Ucraina
Di fronte all’escalation militare in Europa orientale, che vede Ucraina e Russia fronteggiarsi portando il confronto militare ai limiti dello scontro diretto, e con il pesante coinvolgimento di Stati Uniti e Unione Europea, la nostra posizione non può che mantenere il rifiuto degli imperialismi degli Stati e delle coalizioni contendenti, NATO e OTSC.
Le politiche di potenza degli stati, i nazionalismi, le piccole patrie, sono solo paraventi per nascondere lo sfruttamento delle classi lavoratrici, delle risorse, dei territori. Le ricadute di questo confronto, anche se non si dovesse arrivare a una guerra aperta, saranno comunque estremamente gravi, in primis per le popolazioni civili delle zone interessate che si trovano da anni in una situazione di conflitto e privazione materiale. Ma questo conflitto riguarda anche lavoratori e lavoratrici di tutta Europa, che stanno già vedendo i loro redditi falcidiati dagli aumenti dei costi dell’energia e dei beni di prima necessità, nonché dal taglio della spesa pubblica sociale a beneficio dell’aumento delle spese militari.
Il conflitto in corso si inserisce in uno scenario mondiale di crescente disordine a livello politico e militare. Gli Stati Uniti, sebbene rimangano ancora la prima potenza mondiale, da anni sono in evidente difficoltà tanto sul piano esterno, come dimostra la fuga precipitosa dall’Afghanistan, che su quello interno come mostrato dall’insorgenza sociale del 2020 e la ripresa del conflitto di classe. Dal canto suo, la Federazione Russa si trova in una posizione difensiva che la costringe ad attaccare per rimanere in piedi. La crisi apertasi nella sfera d’influenza russa, risultata evidente con la mobilitazione sociale in Bielorussia nell’estate del 2020 e con le proteste in Russia nel Gennaio 2021, mostra la fragilità dello Stato Russo tanto sul piano esterno che su quello interno. Fragilità che potrebbe essere fatale nel caso in cui anche solo uno degli Stati vicini possa collassare, come dimostra la brutale e sbrigativa repressione della rivolta in Kazakhstan del gennaio 2021.
Per quello che ci riguarda l’Italia è pesantemente coinvolta nel confronto, con le basi militari USA e Nato in tutto il paese, e in particolare con le installazioni in Sicilia utilizzate per il controllo della flotta russa nel Mediterraneo. Inoltre lo Stato Italiano è presente direttamente in Europa orientale con proprie truppe,e prende quindi parte concretamente alla spirale di guerra. In Lettonia sono dislocate truppe con carri armati e cingolati da neve, nell’ambito della missione “Baltic Guardian” della NATO; in Romania, nei pressi di Costanza, è presente una squadriglia di 4 caccia Typhoon nell’ambito della missione “Air Black Storm”; nel Mar Nero sono presenti la fregata FREMM “Margottini” e il cacciamine “Viareggio”, oltre alla portaerei “Cavour” con gli F-35. Questo spiegamento di forze è stato autorizzato con uno stanziamento di 78 milioni di euro, che sicuramente il governo dovrà incrementare. Già è stato annunciata l’intenzione di inviare nell’area altri 2000 soldati italiani. Le crescenti spese militari sono giustificate con la nostra sicurezza, ma nessuno dice che sicurezza è soprattutto educazione e sanità, reddito per tutti e non la guerra.
Come anarchici, intendiamo innalzare la bandiera della solidarietà tra le classi sfruttate, al di là ed al di fuori di qualunque nazione.
Per questo facciamo appello a tutti coloro che si oppongono alla guerra a rafforzare e rilanciare la lotta contro la politica guerrafondaia del governo italiano, per creare un ampio movimento antimilitarista che sappia imporre il ritiro delle missioni militari all’estero.
Nell’ipotesi di un conflitto aperto, la nostra posizione rimane quella del disfattismo rivoluzionario, della solidarietà, della fraternizzazione e della ribellione contro gli Alti Comandi di ciascuno Stato.
Federazione Anarchica Italiana – federazioneanarchica.org – cdc@federazioneanarchica.org
20 febbraio 2022

Posted in Anarchismo, Antimilitarismo, Generale, Iniziative, Internazionale, Lavoro.

Tagged with , , , , , , , , , , , , , , .


FACCIAMOCI SENTIRE CONTRO LE GUERRE

SABATO 19 FEBBRAIO ORE 17:00
PIAZZA GRANDE – LIVORNO

FACCIAMOCI SENTIRE CONTRO LE GUERRE

Per fermare l’escalation imperialista in Ucraina
I governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, dell’Unione Europea e
della Russia insieme ai gruppi affaristici che li sostengono si
contendono il potere con armi ed eserciti giocando sulla pelle delle
classi sfruttate.

Per il ritiro immediato delle truppe, delle navi e degli aerei italiani
dall’Europa orientale
Lettonia: truppe con carri armati e cingolati da neve, nell’ambito della
missione “Baltic Guardian” della NATO
Romania: nei pressi di Costanza è presente una squadriglia di 4 caccia
Typhoon nell’ambito della missione “Air Black Storm”
Mar Nero: sono presenti una fregata FREMM, un cacciamine e una portaerei
con caccia F-35

Per fermare l’ampliamento della base USA di Camp Darby
Già oggi arsenale e nodo determinante per la logistica di armi e mezzi
nel Mediterraneo e non solo. L’ampliamento della base prevede tra
l’altro la creazione di una nuova linea ferroviaria, che trasporterà
fino a due treni carichi di armi ogni giorno.

Per impedire l’aumento delle spese militari.
Nel 2022 le spese militari hanno superato i 26 miliardi di euro. Nel
2021 1 miliardo e 100 milioni sono stati spesi solo per le missioni
militari italiani tra cui gli interventi neocoloniali in Africa.

Coordinamento Cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari all’estero

Posted in Anarchismo, Repressione, Scuola/Università.

Tagged with , , , , , .


Sosteniamo le lotte studentesche

SOSTENIAMO LE LOTTE STUDENTESCHE

A Livorno come in tutto il paese il movimento studentesco nato nelle scuole superiori sta portando nelle ultime settimane nelle piazze un nuovo protagonismo delle generazioni più giovani. L’opposizione all’alternanza scuola lavoro, ai tagli all’istruzione, al nuovo esame di stato, oltre al tema dell’edilizia scolastica che è esploso in questi due anni di pandemia, sono alcune delle questioni al centro delle lotte di questi giorni.

Manganellate a chi manifesta, divieti per i cortei, denunce, sgomberi violenti delle scuole occupate, minacce e ricatti. Le autorità – presidi o questori a seconda dei casi – hanno provato ad usare il pugno duro contro le proteste. Anche a Livorno non sono mancati i violenti tentativi repressivi delle istituzioni, per delegittimare, ridicolizzare e intimidire chi sta portando avanti questa lotta.

Per questo esprimiamo solidarietà verso lə studentə in lotta livornesi che si sono vistə negare la libertà di manifestare in piazza, hanno dovuto subire minacce di presidi e questore durante le occupazioni di queste settimane. L’apice di questo clima repressivo si è visto al liceo Enriques dove venerdì 11 si sono presentate le camionette del reparto mobile di Firenze per sgomberare la scuola occupata.

La prefettura, la questura, la provincia e il provveditorato, insieme ai dirigenti scolastici sono gli artefici di questo tentativo di reprimere il movimento studentesco. Sono gli unici responsabili di un clima di tensione nelle scuole che non si è mai visto in questa città negli ultimi decenni, almeno in modo così generalizzato.

Lə studentə in lotta hanno già dato una lezione a questi signori, non facendosi intimidire e proseguendo le iniziative di protesta.

La morte di Lorenzo Parrella e Giuseppe Lenoci nei tanti percorsi di formazione lavoro che incatenano le più giovani generazioni alla precarietà e allo sfruttamento già prima dei 18 anni, è il risultato dell’asservimento della scuola agli interessi delle aziende con le riforme degli ultimi 30 anni, sostenute da tutti i partiti che ora siedono in parlamento. È ora di dire basta alla scuola dello sfruttamento e dell’autoritarismo.

Le lotte studentesche di queste settimane danno indicazioni valide per tuttə: riprendiamoci tempi e spazi di libertà per confrontarci e creare legami solidali, blocchiamo la produzione, rovesciamo i divieti, organizziamoci per lottare e cambiare dal basso la società.

Collettivo Anarchico Libertario
Federazione Anarchica Livornese
18/02/2022

Posted in Anarchismo, Generale, Iniziative, Lavoro, Repressione, Scuola/Università.

Tagged with , , , , , , , , , , , , .


Roberto Traverso “Kabuy”. Un ricordo.

pubblicato sul settimanale Umanità Nova n. 4 del 13 febbraio 2022

Roberto Traverso “Kabuy”. Un ricordo.

Venerdì 21 gennaio ci ha lasciato Roberto Traverso detto Kabuy, portatoci via all’età di 46 anni da un male devastante che in poco meno di due mesi lo ha condotto alla morte. Kabuy aveva iniziato a frequentare gli anarchici da giovanissimo, quando poco più che quattordicenne bazzicava i locali occupati dagli anarchici in via San Martino 108 (dove allora aveva sede anche la Biblioteca Franco Serantini) e non aveva mai più abbandonato le idee libertarie e l’attivismo politico e sociale, partecipando attivamente a tutti i movimenti di lotta e di liberazione che negli ultimi trent’anni hanno rischiarato l’infinita notte neoliberista.

Coi suoi capelli folti, lunghi e scompigliati, la barba da vichingo, i suoi occhi luminosi e il suo sorriso gentile e sempre un po’ sorpreso che lo facevano assomigliare a una qualche creatura del Piccolo Popolo, Kabuy c’era sempre. Alle manifestazioni, ai presidi, alle Critical Mass (dalle CM pisane a cui aveva partecipato sin dalla prima fatta nel 1999 alla Ciemmona romana di fine maggio che per lui era un appuntamento immancabile), al G8 di Genova, in Val Susa, a pulire alla fine dei free parties di Canapisa molto dopo l’alba (ai tempi in cui ai free parties di CAnapisa partecipavano più di 10mila persone e i free parties finivano a notte fonda) alle manifestazioni di Non Una Di Meno e a quelle di Fridays For Future.

Appartenente alla generazione che faceva le scuole superiori ai tempi dell’esplosione del movimento dei centri sociali, Kabuy aveva partecipato molto attivamente in particolare all’esperienza di Rebeldia, prima nelle sedi dell’Ex Etruria e di via Battisti in cui insieme ad altr* attivist* della CM pisana ha dato vita alla Ciclofficina (che tuttora continua al Circolo Anarchico di Vicolo Del Tidi) e poi nelle occupazioni dell’ex Colorificio e dell’ex Distretto Militare. Era stato poi uno degli occupanti del Galeone, insieme ad un gruppo di compagne e compagni dell’area del Garage Anarchico, fino allo sgombero nell’estate del 2019. Più recentemente, era entrato a far parte del Cantiere Sanbernardo insieme agli altri membri di Istanti Sonori, un’associazione di musicisti dediti all’improvvisazione più estrema che da alcuni anni organizza un appuntamento mensile a Sanbernardo e di cui era stato uno dei fondatori. Kabuy, infatti, era anche un talentuoso batterista: il piccolo metallaro che aveva iniziato a frequentare San Martino 108 si era trasformato in un cultore del free jazz e della musica sperimentale.

Era una persona che nella vita era stato segnato anche da tutta una serie di traversie che però aveva sempre saputo affrontare senza rassegnazione, in qualche modo sempre indomabile con uno spirito curioso e ribelle che non abbandonava neanche nei momenti più difficili. Tra di noi le chiamavamo poi Le Avventure del Kabuy, perché era una persona capace di una grande ironia in ogni circostanza.

L’ultima avventura, purtroppo, ora però è finita male e lunedì 24 si sono tenuti i funerali di Roberto in forma civile, che hanno visto la partecipazione di tantissime persone ritrovatesi a ricordare, a piangere e ad onorare un compagno buono, intelligente e generoso e che sono stati chiusi da una performance di Istanti Sonori e dal coro di Addio Lugano bella. Che la terra Ti sia lieve, fratello, compagno, amico!…

rb

Posted in Anarchismo, Generale.

Tagged with , , .


Africa occidentale: L’Italia fa la guerra coi golpisti

pubblicato sul n. 3 di Umanità Nova del 6 febbraio 2022

Africa occidentale: L’Italia fa la guerra coi golpisti

Il 24 gennaio c’è stato un colpo di stato militare in Burkina Faso. Si tratta del terzo colpo di stato militare in solo sette mesi nell’Africa occidentale. In Mali il 24 maggio 2021 una fazione dell’esercito ha deposto il governo militare instaurato solo pochi mesi prima, il 20 agosto 2020, con un altro colpo di stato. In Guinea il 5 settembre 2021 una sollevazione militare ha posto fine al potere del presidente Condé che stava avviando il suo terzo mandato consecutivo alla guida del paese.

Sono eventi molto gravi che non possono essere ignorati e devono essere anzi tenuti bene in conto nel considerare la situazione che ci troviamo di fronte in questo periodo di rilancio della lotta antimilitarista. Il nostro impegno infatti è almeno in larga parte concentrato sull’opposizione alle missioni italiane in quella regione. Innanzitutto alla partecipazione dell’Italia alla Task Force Takuba nel Sahel con l’invio di uomini e mezzi in un contesto di guerra vera proprio tra Mali, Burkina Faso e Niger, basti pensare che il 23 gennaio scorso la base operativa avanzata di Gao in Mali, dove si trovano anche alcuni militari italiani, è stata attaccata con colpi di mortaio ed un soldato francese è morto nel bombardamento. Ma anche alla missione bilaterale in Niger MISIN, che ha stabilito la prima base militare esclusivamente italiana nella regione. E infine alla missione aeronavale nel Golfo di Guinea. Sono queste le tre principali missioni – ve ne sono altre di portata minore e ruolo diverso – con cui lo stato italiano rilancia la propria proiezione militare all’estero, inasprendo il carattere imperialista, aggressivo e predatorio della propria politica estera.

Questi colpi di stato avvengono dunque in una regione in cui c’è una significativa presenza militare dell’Italia e in paesi con cui lo stato italiano sta proprio in questi anni costruendo nuovi rapporti. Basti pensare ai trattati stipulati dal 2017 con vari paesi dell’area come Niger, Ciad e Burkina Faso o all’apertura tra 2018 e 2020 di nuove ambasciate proprio in Niger, Burkina Faso e Guinea.

Sappiamo bene che lo scontro per l’influenza nella regione è di portata globale, il Sahel è uno dei luoghi dove le potenze combattono quello che chiamano il nuovo “scramble for Africa”, la Russia, la Cina, le monarchie del Golfo hanno ormai consolidato il loro intervento imperialista nell’area, con la Francia, gli stati europei e l’UE stessa, che cercano di rinnovare le forme del loro tradizionale dominio coloniale per non perdere le posizioni. Non è quindi facile capire se questa sequenza di colpi di stato sia opera di una o più potenze o se sia la risposta delle élite militari locali al contesto di guerra continua. Certamente però l’impegno militare dell’Italia nella regione non è stato messo minimamente in discussione dal governo italiano – almeno non pubblicamente – in seguito a questi gravi rivolgimenti politici, anzi il governo è intenzionato a incrementare il numero di militari assegnati alle missioni nel Sahel. Una prospettiva che non fa che gettare l’Italia nel vicolo cieco della guerra. Dopotutto ormai dal 2020 in Mali governano gli ufficiali golpisti ed è con questa dittatura militare che lo stato italiano – nel silenzio – collabora nella “lotta al terrorismo” e nella “gestione dei flussi migratori”. Premesse che potrebbero condurre ad orrori ben peggiori di quelli che si verificano in Libia. Dopo il colpo di stato in Burkina Faso, condannato solo dall’ECOWAS e dall’Unione Africana, tutto lascia pensare che la guerra dell’Italia nel Sahel continuerà, nel silenzio, al fianco di una nuova dittatura militare.

«Il Movimento Patriottico per la Salvaguardia e la Restaurazione ha deciso di assumersi le proprie responsabilità» ha dichiarato in televisione il tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba annunciando la deposizione di Kaboré, il presidente del Burkina Faso in carica dal 2015. La costituzione è stata sospesa, il governo e il parlamento sono stati sciolti e le frontiere sono state chiuse. La nuova giunta militare – affermano gli ufficiali – sarà solo un governo transitorio per garantire “sicurezza”, “unità nazionale” e una efficace “lotta al terrorismo jihadista”.

Le stesse parole si trovano nelle dichiarazioni pubbliche dei golpisti in Mali e in Guinea, ma la corrispondenza non è solo dovuta al fatto che le formule con cui si presenta il potere eccezionale siano più o meno ovunque le stesse. È chiaro che c’è un legame tra questi colpi di stato, che sono parte dei processi in corso nel più ampio contesto della regione.

Il colpo di stato a Ouagadougou ha suscitato una certa attenzione a livello internazionale imponendo a media, osservatori e analisti di dare una lettura a questa sequenza di sollevazioni militari.

Molti hanno sottolineato come nei tre paesi le giunte militari siano guidate da giovani ufficiali. Altri evidenziano il carattere “populista” di questi governi, con particolare riferimento a come in Guinea e in Burkina Faso gli ufficiali affermino di avere il mandato del popolo per deporre politici corrotti e generali irresoluti. E alcuni pongono attenzione a come queste iniziative dei militari abbiano saputo approfittare del malcontento sociale causato dalla crescente disoccupazione e povertà, dall’insofferenza nei confronti dei vertici politici e militari, dovuto non solo alla corruzione ma anche al protrarsi della guerra. Altri guardano alla partita che stanno giocando le potenze per il controllo delle risorse, dalla bauxite al litio, dalle terre rare all’uranio.

Tutte queste letture possono aiutare a comprendere quello che sta succedendo, ma nessuno pone al centro la questione delle missioni militari, della presenza di eserciti e mercenari da tutto il mondo in quei paesi. È chiaro che l’inserirsi di potenze estere nella guerra tra i governi centrali di questi stati e le truppe principalmente islamiste ma non solo che ne minacciano il potere, non ha fatto che estendere e rendere più violento questo conflitto anziché risolverlo. La guerra diviene un elemento strutturale, le necessità militari sono in costante aumento e le relazioni con l’estero, la cooperazione e gli aiuti internazionali si muovono in misura sempre maggiore sui canali della difesa e della sicurezza, in questo modo gli eserciti vedono crescere il proprio potere, assumono un ruolo sempre maggiore nella società. Mentre i governi civili vedono restringere la propria legittimità fino ad essere deposti. La strategia della Francia, condotta principalmente attraverso l’operazione Barkhane, è fallita ed era destinata a fallire perché l’inasprimento del conflitto che essa ha deteriminato, ha armato nuove forze, ha dato opportunità a nuove potenze di scendere in campo, ha dato all’esercito un potere immenso. Adesso non potrà che inasprirsi ulteriormente la situazione in questi paesi dal momento che sono gli eserciti al potere a trattare direttamente gli accordi militari, le forniture di armamenti, le forme di cooperazione nel settore della difesa.

Con falsa ingenuità alcuni esponenti del think tank italiano si chiedono come mai l’Italia, e soprattutto l’UE non intervengano per condannare queste forme di “accesso illegittimo al potere”, e preferiscano la tutela dell’ormai assoluto “interesse nazionale” a creare le prospettive di “buon governo” che sarebbero alla base della politica in Africa dell’UE. Ma proprio nel Sahel si sta mettendo in atto il primo vero intervento di “difesa comune” dell’Europa, in quei paesi si trova spiegato di fatto l’esercito europeo che sulla carta deve ancora vedere davvero la luce. L’Unione Europea che è accorsa in aiuto della Francia, ormai impantanata in questa guerra, ha quindi una responsabilità centrale in questo conflitto e quindi anche nei rivolgimenti autoritari in atto.

Probabilmente la soluzione delle giunte militari è l’unica possibilità per chi vuole continuare la guerra nel Sahel. La situazione sociale disastrosa, l’ostilità verso gli eserciti stranieri e soprattutto verso le truppe francesi, l’avversione nei confronti dei governi e dei presidenti ormai compromessi dalla collaborazione con la Francia e dalla corruzione potevano rischiare di rallentare il conflitto e i grandi affari da cui tutte le potenze, indipendentemente dagli schieramenti che sostengono, alla fine traggono profitto. La guerra è garantita. Non si fermerà da sola, sta a noi fermarla iniziando a pretendere il ritiro delle missioni militari italiane in Africa e nel Sahel.

Dario Antonelli

Posted in Anarchismo, Antimilitarismo, Antirazzismo, Generale, Internazionale.

Tagged with , , , , , , , , , , .