Skip to content


Per un 4 novembre antimilitarista: ASSEMBLEA CITTADINA

OPPONIAMOCI A TUTTE LE GUERRE
4 NOVEMBRE GIORNATA DELLA DISERZIONE

22 OTTOBRE ASSEMBLEA
Sala del Dopolavoro Ferrovieri
Via Ippolito Nievo, 32
(1° piano, sopra Ex Aurora)

4 NOVEMBRE
MANIFESTAZIONE ANTIMILITARISTA
Piazza della Vittoria angolo Via Magenta
di fronte al monumento ai caduti
ore 17:30

PER L’INTERNAZIONALISMO
CON I DISERTORI DI TUTTE LE GUERRE

Rifiutiamo la celebrazione militarista del 4 Novembre, Giornata delle Forze Armate che celebra la “Vittoria” della Prima Guerra Mondiale che costò 650 mila morti e 1 milione di feriti solo dalla parte italiana. Da tempo il movimento antimilitarista ha reso questa giornata una importante occasione di lotta contro tutte le guerre e contro tutti gli eserciti, scendiamo in piazza anche quest’anno per fare del 4 Novembre la Giornata dei disertori! Rifiutare la celebrazione della guerra è ancora più importante adesso mentre si intensifica la guerra in Palestina, in Libano, in Ucraina.
Il governo per il 4 novembre ha deciso di affidare ai Comitati Militari dell’Esercito presenti in ogni regione il ruolo di intervenire nelle scuole. È l’ulteriore passo di un tentativo di arruolamento ideologico delle giovani generazioni in atto ormai da anni, che per fortuna finora ha avuto scarso successo e ha incontrato non poche resistenze.

Ma non è solo propaganda. Mentre si intensificano le guerre a livello globale, i militari italiani sono schierati in forze sui fronti più caldi, in Europa orientale, in Libano, nel Mar Rosso. Anche l’Italia è di fatto in guerra, con le missioni militari, con il sostegno finanziario, con i rifornimenti di armi e munizioni.

Il governo si sta preparando ad un ulteriore impegno bellico. Lo vediamo dalla propaganda di guerra che punta a distruggere il sentimento contrario alla guerra presente nella società e a inserire le giovani generazioni nel sistema militare. In questa direzione va anche il ddl “sicurezza” che se approvato anche al Senato istituirebbe pene durissime per normali pratiche di lotta. Una misura che punta a scoraggiare le proteste in generale e in particolare a disinnescare l’opposizione sociale alle politiche di guerra. Per sostenere queste politiche aumentano le spese militari e il supporto all’industria bellica con conseguenti tagli a sanità spesa sociale e istruzione. Tutto questo avviene anche grazie alla coesione dei media ufficiali e dei principali partiti a sostegno della politica del governo soprattutto sui temi considerati di “interesse nazionale” come la politica di difesa.

Diamo voce alle tante forme di opposizione alla guerra. Nelle diverse regioni del mondo c’è chi si rifiuta di combattere, chi sciopera, chi si rifiuta di caricare le armi nei porti, chi diserta o sfugge alla chiamata alle armi. In uno dei più cruenti conflitti in corso, quello tra Russia e Ucraina, la diserzione è diventato un serio problema per i comandi di entrambi gli schieramenti.
Per questi motivi è stata indetta per martedì 22 ottobre alle ore 16.30 l’ASSEMBLEA CITTADINA alla Sala del Dopolavoro Ferrovieri, Via Ippolito Nievo, 32 (1° piano, sopra Ex Aurora). L’assemblea sarà il luogo deputato al confronto e al dibattito in previsione della manifestazione per il 4 novembre, ed è quindi importante che la cittadinanza sia presente al fine di accrescere la sensibilità e la coscienza sui temi della guerra.

Scendiamo quindi in piazza il 4 novembre in sostegno con i disertori di tutte le guerre per la solidarietà tra le classi sfruttate e oppresse di tutti i paesi, contro ogni imperialismo e militarismo.

Coordinamento Antimilitarista Livornese

Posted in Antimilitarismo, Generale, Iniziative.

Tagged with , , , , , , , .


Campagna NO DDL 1660 – ASSEMBLEA IN P GARIBALDI

Il Disegno di legge (Ddl) Piantedosi-Nordio-Crosetto, conosciuto come “Pacchetto Sicurezza”, è stato presentato a dicembre 2023 e attualmente sta arrivando in Parlamento, per essere discusso e quindi approvato. In un contesto politico di attacco generalizzato ai bisogni primari di sanità, istruzione, casa e reddito, di pesanti ristrutturazioni che investono settori lavorativi, scuola e università, di economia di guerra e di militarizzazione della società, il governo adotta misure repressive sempre più pesanti per imporre le sue politiche e contrastare il dilagare del malcontento sociale, le proteste e le lotte. Il manganello è lo strumento di governo, e come cittadin3 dobbiamo organizzarci per contrastare una tale repressione inflitta sui nostri corpi.

– Fino a due anni per blocco stradale, reso reato con questo DDL
– Fino a 20 anni per proteste in carcere, nei CPR o nei “Centri di Accoglenza”
– Fino a 20 anni per chi protesta contro le grandi opere (TAV, Ponte sullo Stretto, ecc)
– Fino a 15 anni per resistenza attiva
– Fino a 7 anni per chi occupa un immobile sfitto o per chi solidarizza con gli occupanti
– Fino a 6 anni per terrorismo della parola, reato che punirà la propaganda delle lotte
– Fino a 4 anni per resistenza passiva
– Fino a 1 anno per imbrattamento, sarà sufficiente una scritta sui muri
– Fino a 10 anni di tempo per poter revocare la cittadinanza per condanne di “terrorismo”
– Estensione del DASPO per chi proverà a bloccare ferrovie e porti
– Aumento dei poteri e delle protezioni delle forze di polizia nello sgombero delle case occupate e attraverso il diritto di portare fuori servizio, anche senza licenza, armi non di ordinanza
– Carcere anche per le madri incinte o con figli di età inferiore a un anno
– Divieto dell’uso del cellulare per gli immigrati senza permesso di soggiorno

12 OTTOBRE
ASSEMBLEA CITTADINA
PIAZZA GARIBALDI ORE 17
Interverrà l’avvocato Sauro Poli

19 OTTOBRE
MANIFESTAZIONE
CONTRO IL DDL SICUREZZA
PIAZZA CAVOUR ORE 9

Azione Livorno Antifascista


 

Posted in Antifascismo, Generale, Iniziative, Repressione.

Tagged with , , , .


Biblioteca “E. Malatesta” – This is your place in life: il cinema inglese e la rappresentazione della working class

This is your place in life: il cinema inglese e la rappresentazione della working class

Un approfondimento di Emiliano Dominici

Domenica 20 OTTOBRE ore 18
Biblioteca del Circolo Culturale Errico Malatesta
FAI- Via degli Asili 33
a seguire aperitivo musicale working class

Dai documentari degli anni ‘30 alle nuove tendenze che caratterizzano l’inizio degli anni ‘60 fino all’aperta critica politico sociale degli anni ‘80 e dell’era Thatcher, il cinema inglese del Novecento si distingue per produzioni che danno una rappresentazione della classe operaia e degli strati sociali trascurati dalla filmografia ufficiale. Lotte, desideri, delusioni, sogni di chi è sempre stato tenuto ai margini, ma che ha segnato la storia, di quella classe di cui tante volte è stata decretata la scomparsa ma che ha una inesauribile vitalità, di quei “fiori non appassiti dal lezzo dei tuguri” che oltre alla ribellione, alla resistenza, alla lotta solidale, sono anche capaci di fornire suggestioni narrative al cinema come alla letteratura e alla musica. Emiliano Dominici ci accompagnerà alla scoperta di questa filmografia inglese che getta uno sguardo disincantato su una classe e sulla sua lotta per l’esistenza tra contraddizioni sociali, politiche di sfruttamento e orizzonti di libertà.

La biblioteca è aperta per consultazione e prestito il lunedì e il giovedì dalle 16 alle 20

Circolo Culturale “Errico Malatesta”

Posted in Generale, Iniziative, Internazionale, Lavoro.

Tagged with , , , , , , .


Guerra. Giusta per chi? Le operazioni ucraine in territorio russo e il mito della guerra difensiva

Guerra. Giusta per chi?
Le operazioni ucraine in territorio russo e il mito della guerra difensiva

[articolo pubblicato sul numero 27 del settimanale anarchico Umanità Nova del 22 aettembre 2024]

Se qualcuno avesse ancora avuto dei dubbi sulla rovina che la guerra rappresenta per le classi oppresse e sfruttate di tutto il mondo, avrà sicuramente avuto negli ultimi mesi occasione di vedere il vero volto della guerra.

Vediamo le vittime delle stragi compiute dagli eserciti di occupazione, i bombardamenti sulle città, i missili sui mercati, sugli ospedali, sulle scuole, che in diverse aree geografiche si ripetono come se i piani dei governi fossero ovunque gli stessi, come se la brutalità dello stato avesse sempre gli stessi obiettivi, come se la guerra fosse sempre innanzitutto contro i civili. Ma non è solo questo, e non solo perché sul piano dello scontro militare avvengono cose meno visibili, che spesso non appaiono sui media. C’è anche un’altra questione che spesso dimentichiamo perché viviamo immersi nella propaganda. Ogni esercito ogni stato definisce santa o giusta la guerra che conduce. In questo a volte la propaganda dei governi oltre a convincere una parte dei propri cittadini, convince anche tanti che non vivono nel paese in guerra. Così che molte persone, in ambiti anche molto diversi, ritengono giusto combattere una guerra, anche se vivono a migliaia di km di distanza.

Ma anche una guerra di difesa, come può essere giusta? L’aggredito può vincere solo se si trasforma in aggressore, da invaso in invasore. Qualcuno può dire “À la guerre comme à la guerre”, così gira il mondo. Certo il problema è proprio questo, la guerra non può portare in altre direzioni. Forse se il mondo gira così bisognerebbe pensare a cambiarlo. Questo è chiaro anche nella guerra tra Russia e Ucraina, di cui ultimamente si è tornati a parlare molto.

Lo scorso 10 settembre le forze armate russe hanno avviato una controffensiva nell’oblast di Kursk volta a riconquistare i territori finiti sotto il controllo delle truppe ucraine dal 6 agosto, quando queste erano penetrate nel territorio della Federazione russa con una massiccia operazione.

Per diversi commentatori, il “saliente di Kursk”, ossia l’area di proiezione creata dall’offensiva delle forze armate ucraine in territorio russo si potrebbe trasformare presto in una sacca in cui la parte più avanzata delle posizioni ucraine si troverebbe isolata e costretta a ritirarsi. Qualunque siano gli esiti sembra che gli scontri su questa parte del fronte abbiano assunto un particolare significato.

Da quando l’operazione è iniziata si sono succeduti commenti e analisi di ogni tipo, spesso anche contraddittorie. Come spesso accade in questi casi si può leggere tutto e il contrario di tutto: da chi, soprattutto all’inizio, salutava l’offensiva ucraina come un primo segnale di rovesciamento delle sorti del conflitto, a chi la giudicava più dannosa che altro per l’Ucraina. Convinzione, quest’ultima, che si è affermata in particolare nelle ultime settimane. Per molti rimane difficile da spiegare questa iniziativa delle forze armate ucraine che avrebbe esteso la linea del fronte costringendo a sottrarre forze da altri settori, in un momento in cui peraltro pare conclamato che dal lato ucraino le truppe scarseggino. Per comprendere qualcosa forse può aiutare uscire dalla ristretta dimensione da “risiko” in cui si rischia di cadere osservando solo fatti militari. Inserire questi eventi nel contesto politico generale, può dare ulteriori strumenti di comprensione. Le notizie sui colloqui di pace a inizio estate, la discussione – che si è riaccesa da agosto – sulla consegna delle armi a lungo raggio all’Ucraina da parte di paesi NATO e UE e sul loro uso in territorio russo, le elezioni presidenziali negli USA e la situazione politica in Francia e Germania. Sono solo alcune delle questioni che compongono il quadro.

Tuttavia, anche per gli strumenti ridotti che abbiamo, non è sicuramente su queste pagine che possiamo tentare una ricostruzione degli eventi, né ci interessa concentrare su questo la nostra lettura.

Ci sono invece delle questioni di carattere più politico che dal nostro punto di vista specifico è importante evidenziare. Indubbiamente dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa nel febbraio 2022, l’offensiva ucraina nell’oblast di Kursk ha per la prima volta portato la guerra in territorio russo. Qua si pone dunque la questione della sorte delle persone che abitano le zone che l’Ucraina controlla fuori dai propri confini. Abbiamo letto che ci sono state evacuazioni di centri abitati sia organizzate dai russi di fronte alll’avanzata ucraina sia dagli ucraini quando è iniziata la controffensiva russa. Ma la cosa più significativa è che quella ristretta parte dell’oblast di Krusk invasa dalle forze armate ucraine è soggetta da ormai più di un mese ad occupazione militare. Non sappiamo in quale modo le forze armate ucraine mantengano il controllo sulla zona e sulla popolazione rimasta, ma si tratta comunque di una occupazione militare.

Certo, non è niente rispetto all’occupazione che le forze armate russe impongono in varie regioni dell’Ucraina da anni, e per il momento non ci sono notizie di particolari efferatezze compiute dalle forze armate ucraine dell’oblast di Kursk. Ma il punto è un altro. Se si sceglie la via della guerra non ci sono vie d’uscita, o si perde, o ci si trasforma in invasori, occupanti ed oppressori. Noi seguiamo la strada della liberazione sociale, e questa strada non passa dagli eserciti, perché le guerre sono sempre vinte solo dagli stati e mai dai popoli, dalle sfruttate dalle oppresse. Per questo ci opponiamo alla guerra, alle basi militari, alla produzione e al commercio di armi, cerchiamo di sostenere i disertori di tutti i fronti, di tenere vive le forme di solidarietà che sono dilaniate dalle guerre degli stati, di costruire reti di mutuo appoggio che possano dare nuovo spazio ai movimenti di base e nuovo slancio ad una prospettiva rivoluzionaria.

Dario Antonelli

Posted in Anarchismo, Antimilitarismo, Generale, Internazionale.

Tagged with , , , , , , , , , , , , .


Ayşenur Eygi assassinata dallo stato di Israele

articolo pubblicato sul n. 26 di Umanità Nova del 15/09/24

Ayşenur Eygi assassinata dallo stato di Israele

Lo scorso 6 settembre l’esercito israeliano ha ucciso l’attivista turco-americana Ayşenur Eygi mentre partecipava a una manifestazione pacifica a Baita, vicino Nablus.

Fin da subito l’agenzia di stampa palestinese Wafa riportava che l’attivista, cittadina statunitense, «partecipava al progetto Faz3a, che lavora per sostenere e proteggere gli agricoltori palestinesi dalle violazioni dei militari e dei coloni israeliani». Ayşenur Eygi si era da poco laureata all’Università di Washington, dove aveva partecipato alle proteste studentesche in solidarietà alla popolazione palestinese. Era arrivata in Cisgiordania nei primi giorni di settembre come attivista dell’International Solidarity Movement per partecipare alla campagna Faz3a.

L’appello di lancio della campagna Faz3a, pochi mesi fa, aveva avuto risalto anche sulle pagine di Umanità Nova, si tratta infatti di un’iniziativa di base «a guida palestinese nata per rispondere all’estrema necessità di organizzare sul terreno una forma di protezione civile internazionale dalla violenza israeliana in queste circostanze. È un’iniziativa basata e sostenuta dalla società civile palestinese in Cisgiordania proveniente da ogni spettro politico». Una campagna che cerca di dare forza alle organizzazioni di base la cui capacità di intervento rischia di essere azzerata dalla guerra imposta dallo stato di Israele. Una campagna «basata sulla consapevolezza che in questa situazione i palestinesi hanno bisogno di sostegno internazionale e protezione civile, e che la società civile internazionale abbia il dovere di agire. Faz3a non è un’organizzazione caritatevole. La nostra campagna è radicata nella consapevolezza che costruire movimenti – sia palestinesi che internazionali – sia essenziale in questa fase di devastazione»

Questa campagna è stata accolta a livello internazionale come un importante segnale per la costruzione di movimenti dal basso che pratichino la solidarietà internazionale su un piano chiaramente antimilitarista e non settario.

Per questo simili iniziative sono colpite in modo tanto violento dallo stato israeliano, perché mettono in discussione la stessa logica di apartheid, colonialismo, militarismo su cui non solo si regge l’autorità di quello stato, ma che alimenta anche la guerra che ne giustifica l’esistenza. Certo non è solo questo. L’uccisione di Ayşenur Eygi rende evidente il livello di violenza che ormai è stato raggiunto dall’esercito israeliano e dai coloni anche in Cisgiordania, e che si è innalzato dopo l’invasione su larga scala messa in atto dal governo di Tel Aviv lo scorso 29 agosto. In questo contesto chiunque si metta in mezzo, chiunque provi a bloccare la macchina militare israeliana, anche ai bordi del più piccolo villaggio o sotto il più esile olivo, è obiettivo della più sanguinosa repressione.

La manifestazione a cui Ayşenur Eygi stava partecipando era un’iniziativa pacifica, nel quadro delle proteste settimanali del venerdì che a Beita si tengono regolarmente da anni contro la presenza di un insediamento e di alcuni avamposti di coloni israeliani a ridosso del villaggio, che hanno sottratto ai residenti terra, mezzi di sostentamento, libertà di movimento, e anche molte vite.

Come ha dichiarato a Quds News Network Jonathan Pollak, storico attivista del gruppo “Anarchici contro il muro” (gruppo non più attivo da alcuni anni), Ayşenur Eygi non è che l’ultima vittima della sanguinosa repressione delle forze israeliane a Beita: «Quello che è successo oggi non è un incidente – afferma Jonathan Pollak – è la continuazione dell’uccisione di 17 residenti di Beita nel corso di manifestazioni dal 2021. È un’uccisione intenzionale, che è ora sotto l’attenzione dei media e dei giornali perché è una cittadina statunitense. È un’uccisione intenzionale che non può essere giustificata».

Jonathan Pollak spiega di aver udito distintamente due spari di munizionamento letale «Sono venti anni che prendo parte a queste manifestazioni, so riconoscere il diverso rumore dei lacrimogeni, delle pallottole ricoperte di gomma, e delle munizioni letali». Racconta che il primo proiettile dopo aver colpito un oggetto metallico ha ferito alla gamba un giovane del villaggio, mentre il secondo ha colpito alla testa Ayşenur Eygi. I soccorsi sono stati vani, trasportata in ambulanza è morta in ospedale nonostante i tentativi di rianimazione.

Di seguito si riporta il comunicato congiunto di ISM, Faz3a, e Al-Hadaf KC

«Il 6 settembre 2024, durante una manifestazione pacifica a Beita, in West Bank, le forze israeliane hanno sparato alla turco-americana Ayşenur Eygi uccidendola, una volontaria con l’International Solidarity Movement (ISM). Mentre i manifestanti pregavano, l’esercito ha risposto con gas lacrimogeni e munizioni letali, ferendo a morte Ayşenur con un colpo alla testa.

Beita ha una lunga storia di resistenza contro l’occupazione israeliana e in questo luogo è stata particolarmente dura la violenza diretta verso i residenti palestinesi da parte delle forze israeliane. Beita ha visto continue manifestazioni, in particolare contro la costruzione di nuovi avamposti israeliani sulle terre dei villaggi. Nei mesi recenti gli attivisti internazionali hanno vissuto un significativo aumento della violenza da parte delle forze israeliane e l’occupazione deve esserne ritenuta responsabile.

Ayşenur Eygi si aggiunge ai 17 manifestanti palestinesi già massacrati a Beita.

L’ISM è un’organizzazione a guida palestinese che fornisce presenza di protezione e solidarietà nella West Bank. L’ISM è nato nel 2002 e ha mantenuto una continua presenza in Palestina da allora, sostenendo la lotta popolare palestinese contro l’occupazione»

Nella tragica situazione attuale, lo sviluppo di movimenti dal basso che possano dare forza alla base sociale è tra le poche vie d’uscita che abbiamo, non solo per rovesciare l’apartheid e il colonialismo in Palestina, ma per fermare la guerra a livello globale. Certo la realtà che ci troviamo di fronte è complessa, e non c’è una sola strada da percorrere. Ma è in questa prospettiva che possiamo leggere la scelta di Ayşenur Eygi di impegnarsi al fianco della popolazione palestinese. Una scelta che ha dovuto pagare con la vita.

DA

 

Posted in Antimilitarismo, Generale, Internazionale, Repressione.

Tagged with , , , , , , , , , , .


Riapre la Biblioteca del Circolo culturale “Errico Malatesta”

Dopo la chiusura estiva la Biblioteca del Circolo Culturale “Errico Malatesta” riaprirà al pubblico da giovedì 5 settembre. Nel consueto orario di apertura della biblioteca e della sala di lettura riprendono le attività di consultazione e prestito con nuovi titoli in catalogo.

Orario di apertura

Lunedì 16 – 20

Giovedì 16 -20

Giovedì mattina (solo su appuntamento)

Circolo Culturale “Errico Malatesta”

Posted in Anarchismo, Generale.

Tagged with , , , , .


Grecia: sgomberato a Salonicco lo squat Libertatia 11 compagni a processo

La polizia ha nuovamente attaccato lo squat Libertatia di Thessaloniki, in Grecia, lo scorso 28 agosto. Lo spazio è stato sgomberato, 11 compagnx arrestati insieme a due persone che si trovavano alla manifestazione in solidarietà che si era nel frattempo radunata fuori dallo spazio.
Più volte la polizia e i fascisti hanno cercato invano per anni di eliminare questa esperienza di lotta e autogestione. La resistenza dex compagnx e la risposta di solidarietà anche internazionale ha sempre respinto questi attacchi, fino a ricostruire l’edificio bruciato dai fascisti, grazie ad una campagna che abbiamo sostenuto anche come IFA e attraverso Umanità Nova.

https://i-f-a.org/2018/09/23/rebuild-libertatia-call-for-international-solidarity/
https://umanitanova.org/solidarieta-al-libertatia-squat-di-salonicco/

Continuiamo a sostenere lo squat Libertatia, solidarietà alle occupazioni, libertà per tuttx!

Di seguito il comunicato dello squat Libertatia

—–

Sullo sgombero dello squat Libertatia

Il 28 agosto, a mezzogiorno, le forze di polizia hanno invaso lo squat Libertatia, arrestando 11 compagnx e prendendone altri due in custodia. I compagni sono stati accusati di disobbedienza e lavori illegali a un edificio storico protetto. Dopo lo sgombero, la polizia ha sigillato gli ingressi dello squat e le forze di polizia rimangono fuori da palazzo a sorveglianza. Il 29 agosto tutte lx compagnx sono stati rilasciati in attesa che venga calendarizzato il processo nei loro confronti

Mentre i migranti sono uccisi alle frontiere, mentre aree di foresta sconfinate vengono bruciate, mentre l’impoverimento economico e sociale della base della società viene accelerato, giusto pochi giorni prima dell’apertura dell’International Exhibition of Thessaloniki che segnerà l’inizio di un nuovo ciclo di brutalità statale e capitalista, lo stato sceglie di attaccare e sgomberare il Libertatia, che è stato occupato per 16 anni.

Questa è la quarta invasione consecutiva dello squat Libertatia, dopo il rogo che vi appiccarono i fascisti il 21/01/2018. In questo periodo state arrestate in tutto 27 persone. Nei confronti dei fascisti, che hanno bruciato l’edificio, non è stato fatto un singolo arresto. Lo stato con uno sbarramento repressivo ha cercato di eliminare gli spazi di movimento e le strutture di lotta che resistono a questo sistema decadente in bancarotta.

Da Creta a Thessaloniki e in tutta quanta la Grecia, gli squat stanno lottando e resistendo. Non si arrenderanno. Noi, come Libertatia, abbiamo lottato duramente per molti anni per ricostruire lo squat e tenerlo aperto e accessibile alla società e alle persone in lotta. Gli squat sono gli spazi che prefigurano il mondo in cui vogliamo vivere, un mondo di libertà, uguaglianza e solidarietà. Se pensano che ci arrenderemo, si sono sbagliati di grosso. Ci troveranno di fronte a loro.

GIÙ LE MANI DAGLI SQUAT E DALLE STRUTTURE DI LOTTA!
LIBERTATIA RIMARRÀ UNO SQUAT!
IMMEDIATO PROSCIOGLIMENTO DA TUTTE LE ACCUSE NEI CONFRONTI DEI NOSTRI COMPAGNI!

Libertatia squat

Posted in Anarchismo, Generale, Internazionale, Repressione.

Tagged with , , , , , , , , , , , .


In ricordo di Duccio Filippi

Abbiamo appreso con tristezza della scomparsa di Duccio Filippi. Una grave perdita per tutte le persone interessate alla storia e alla cultura di Livorno. È venuto a mancare un appassionato bibliofilo che ha lavorato per l’accesso pubblico alla cultura, che con curiosità e gentilezza ha sempre mostrato un sincero interesse per il movimento anarchico e le sue pubblicazioni. Ricordiamo le piacevoli occasioni di confronto e scambio, i preziosi consigli, il rispetto nelle diversità, la determinazione nel voler valorizzare la pluralità culturale e storica di questa città, la particolare attenzione per il patrimonio culturale dell’anarchismo con cui ha contribuito alla riattivazione della Biblioteca del Circolo Culturale “Errico Malatesta”.

Alla moglie, ai familiari e a tutti coloro a cui ha saputo trasmettere la sua passione e la sua competenza va il nostro sincero saluto.

Circolo Culturale “Errico Malatesta”

Posted in Generale.

Tagged with , , , .


Chiusura estiva della Biblioteca del Circolo “E. Malatesta”


La Biblioteca del Circolo Errico Malatesta sarà chiusa dal 29 luglio al 4 settembre per la pausa estiva. Dal 5 settembre la biblioteca sarà nuovamente aperta al pubblico per il prestito e la consultazione

Posted in Anarchismo, Generale.

Tagged with , , , .


Per Filippo Filippetti, anarchico, ucciso dai fascisti nel 1922

 

1922- 2024 In memoria di Filippo Filippetti
anarchico livornese, antifascista, ucciso dai fascisti
Venerdì 2 agosto 2024 ore 19
Commemorazione presso la lapide
Via Provinciale Pisana 354, Livorno
(ex-scuola Camilli)

Filippo Filipetti, giovane anarchico, viene ucciso il 2 agosto 1922 dai fascisti mentre si oppone, assieme ad altri antifascisti, ad una spedizione punitiva contro Livorno.
Il 2 Agosto 1922 un gruppo di giovani antifascisti, tra i quali alcuni anarchici, ingaggia uno scontro armato nei pressi di Pontarcione con i camion dei fascisti. Muore nella sparatoria Filippo Filippetti, membro degli Arditi del Popolo, sindacalista dell’USI per il settore edile.

Nell’estate del 1922 si giocano le ultime carte per fermare la reazione antiproletaria: il paese è attraversato da un crescendo di aggressioni compiute dai fascisti nei confronti delle organizzazioni del movimento operaio e dei singoli militanti; si contano decine di morti fra gli antifascisti.

Da mesi l’Unione Anarchica Italiana e il giornale “Umanità Nova” si battono a sostegno del movimento degli Arditi del Popolo, per costituire un fronte unico proletario che organizzi la difesa. Su iniziativa del Sindacato Ferrovieri Italiano è costituita l’Alleanza del Lavoro, a cui partecipano tutti i sindacati, con l’appoggio dell’Unione Anarchica, del Partito Repubblicano, del Partito Comunista e del Partito Socialista.

L’Alleanza del Lavoro indice uno sciopero generale ad oltranza per fermare le violenze fasciste a partire dalla mezzanotte del 31 luglio. I fascisti finanziati da agrari e industriali, armati da Carabinieri ed Esercito, protetti dalla monarchia e dalla Chiesa, aggrediscono le roccaforti operaie.

In molte città, fra cui Piombino, Ancona, Parma, Civitavecchia, Bari i fascisti vengono respinti anche grazie all’azione degli Arditi del Popolo. Nel momento in cui la resistenza operaia cresce, CGL e PSI, sperando in un ennesimo compromesso, si ritireranno dalla lotta, aprendo la strada alla rappresaglia armata del Governo. Livorno è uno dei centri dello scontro. Tra il 1° e il 2 Agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, facendo irruzione nei quartieri popolari che resistono all’invasione. Molti furono gli assassinati in quei giorni. Popolani, militanti comunisti, anarchici, repubblicani e socialisti, tra i quali Luigi Gemignani, Gilberto Catarsi, Pietro Gigli, Pilade Gigli, Oreste Romanacci, Bruno Giacomini e Genoveffa Pierozzi, oltre al giovane anarchico Filippo Filippetti.

Il movimento anarchico invita tutti le realtà antifasciste a partecipare alla commemorazione.
Federazione Anarchica Livornese // cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it // federazioneanarchica.org
Collettivo Anarchico Libertario // collettivoanarchico@hotmail.it // collettivoanarchico.noblogs.org/

Posted in Anarchismo, Antifascismo, Generale, Iniziative.

Tagged with , , , , , , , , , , .