Ardenza 1921
Contro-inchiesta sull’assassinio politico degli arditi del popolo Nardi e Baldasseroni
Presentazione, con l’autore, della ricerca di storia locale
VENERDÌ 28 GIUGNO
ORE 18
Presso il Circolo ARCI “S. Pizzi” (g.c.)
Via della Gherardesca n. 30
Ardenza
Con l’adesione di ANPPIA Federazione di Livorno, USI-CIT Sezione di Livorno e Federazione Anarchica Livornese
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By collettivo
– Giugno 20, 2024
Non votare
Una sfida alla Fortezza Europa
(articolo pubblicato su Umanità Nova n. 20 del 9/06/24)
La democrazia è sempre un inganno, ma nel caso delle elezioni europee si raggiunge il ridicolo.
L’Unione Europea ha il proprio centro di potere nella Commissione Europea, composta da un delegato per ogni Stato membro. Rappresenta e tutela gli interessi dell’Unione europea nella sua interezza e avendo il monopolio del potere di iniziativa legislativa, propone l’adozione degli atti normativi dell’UE, la cui approvazione ultima spetta al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione europea; è responsabile inoltre dell’attuazione delle decisioni politiche da parte degli organi legislativi, gestisce i programmi UE e la spesa dei suoi fondi strutturali.
Il gioco delle parti fra Commissione e governi nazionali fa sì che l’azione di entrambi sia svincolata da ogni controllo. I governi sono costretti ad adottare misure antipopolari perché vincolati dai piani di stabilità dell’Unione Europea, mentre la Commissione è costretta ad adottare queste politiche perché così vogliono alcuni governi nazionali. In ultima analisi, né l’una né gli altri finiscono per essere vincolati dalla cosiddetta volontà popolare che si esprimerebbe nelle elezioni.
Il Parlamento europeo, per cui sono state indette le elezioni dell’8 e 9 giugno, non ha in pratica alcun potere, escluso quello della ratifica di decisioni prese in altre istituzioni. È solo una costosa tribuna dove danno gli europarlamentari danno saggi di arte oratoria.
Oggi il proletariato ha nominalmente una partecipazione più o meno larga all’elezione del governo. Esiste infatti il suffragio universale; é una concessione che la borghesia ha fatto, sia per avvalersi del concorso popolare nella lotta contro il potere reale e l’aristocrazia, sia per distogliere il proletariato dalla lotta per la propria emancipazione dandogli un’apparenza di sovranità.
L’esperienza storica ci mostra che se il suffragio universale potesse mai essere altro che uno specchietto per ingannare il popolo, se fosse capace di esprimere un governo che accennasse a voler cambiare la base economica della società, la borghesia minacciata nei suoi interessi s’affretterebbe a ribellarsi ed adopererebbe tutta la forza e tutta l’influenza che le viene dal possesso dei mezzi di produzione per richiamare il governo alla funzione di semplice suo gendarme.
Questo vale per tutti i regimi democratici, e vale a maggior ragione per un Parlamento zimbello della Commissione Europea e dei governi nazionali.
Le nuove linee dell’Unione Europea non usciranno certo dalle urne di giugno. Quasi due mesi prima delle elezioni Mario Draghi ha delineato le indicazioni essenziali: concentrazione della produzione in grandi monopoli continentali, finanziamento pubblico delle grandi infrastrutture necessarie alle grandi imprese, formazione orientata alla fornitura di manodopera specializzata. Mentre in Europa quasi 100 milioni di persone sono a rischio povertà, i servizi pubblici vacillano e le pensioni continuano ad essere ridotte, la Commissione Europea si preoccupa della competitività delle imprese, non della loro capacità di soddisfare i bisogni sociali.
Il 15 e 16 aprile 2024 si è tenuta a La Hulpe, in Belgio, una conferenza di alto livello sul Pilastro Europeo dei Diritti Sociali. L’obiettivo finale della conferenza era adottare una dichiarazione interistituzionale che preparasse la futura agenda sociale per il periodo 2024-2029. Quindi ben prima che si svolgessero le elezioni, la Commissione Europea aveva già delineato gli impegni per la prossima legislatura. La relazione che Mario Draghi ha presentato a questo consesso dimostra quanto i problemi della maggioranza della popolazione siano tenuti presenti dalla burocrazia europea, e quali margini ci siano perché una maggioranza parlamentare possa modificare questi paletti.
Come ho detto, nella sua relazione Mario Draghi mette al primo posto l’economia di scala: la frammentazione politica dell’Unione frena la competitività delle imprese, mentre i principali concorrenti dell’Europa approfittano del fatto di essere già economie continentali. Nel settore dell’industria bellica, e non è un caso che Draghi cominci da questo settore, negli Stati Uniti i primi cinque gruppi capitalisti rappresentano l’80% del suo mercato più ampio, mentre i primi cinque in Europa ne rappresentano il 45%. Per risolvere questo problema, Draghi propone di “ intensificare gli appalti congiunti, aumentare il coordinamento della nostra spesa e l’interoperabilità delle nostre attrezzature e ridurre sostanzialmente le nostre dipendenze internazionali”.
Lo stesso discorso viene fatto per le telecomunicazioni: nell’Unione Europea i consumatori sono 450 milioni; a fronte di questo mercato esistono almeno 34 gruppi capitalistici più altri minori che si spartiscono il mercato, mentre negli stati Uniti sono tre e in Cina quattro. Agli occhi di Draghi le dimensioni delle imprese sono cruciali, per cui l’Unione e i governi nazionali devono armonizzare le normative e favorire il consolidamento e per favorire la ricerca e le “imprese innovative” fa balenare l’idea di modificare l’attuale normativa prudenziale sui finanziamenti bancari.
L’altro filone suggerito da Mario Draghi è quello dei beni pubblici, così come da lui definiti, cioè quelle infrastrutture che nessun governo da solo è in grado di affrontare e che vanno a beneficio di tutti. Nel suo discorso egli fa due esempi: uno sono le reti energetiche, tema che la Commissione Europea sta già affrontando col progetto REPowerEU; l’altro è l’infrastruttura europea di supercalcolo, rete pubblica di computer ad alte prestazioni (HPC) di livello mondiale, ma scarsamente vantaggiosa per le imprese. Il primo problema è come finanziarli: naturalmente i bilanci pubblici e quindi (Draghi non lo dice ma è implicito) l’aumento del debito hanno il ruolo principale. Ma Draghi pensa anche a rastrellare i soldi dei conti correnti e metterli al servizio delle avventure finanziarie dell’Unione: “L’UE dispone di risparmi privati molto elevati, ma sono per lo più incanalati nei depositi bancari e non finiscono per finanziare la crescita come potrebbero in un mercato dei capitali più ampio. Questo è il motivo per cui il progresso dell’Unione dei mercati dei capitali (UMC) è una parte indispensabile della strategia complessiva per la competitività”.
L’ultimo argomento affrontato da Draghi è quello delle risorse, sia quelle costituite dalle materie prime, sia le risorse umane. Per Draghi innanzi tutto è necessario che la Commissione Europea coordini fortemente l’intera catena delle materie prime fondamentali costruendo “una piattaforma europea dedicata ai minerali critici, principalmente per gli appalti congiunti, la sicurezza dell’approvvigionamento diversificato, la messa in comune, il finanziamento e lo stoccaggio”. Per quanto riguarda le risorse umane, Draghi lamenta la scarsità di lavoratori specializzati, ma non indica con precisione i percorsi da seguire. Certo è che quando afferma che “molteplici parti interessate dovranno lavorare insieme per garantire la pertinenza delle competenze e definire percorsi flessibili di miglioramento delle competenze” riecheggia la filosofia ispiratrice della filiera tecnico-professionale, con i capitalisti che entrano nelle scuole e l’asservimento dell’istruzione all’industria.
Se sfrondiamo la relazione dalla retorica, Draghi ci consegna un’Unione Europea centrata su grandi gruppi finanziari e industriali di livello continentale, sostenuti e favoriti dalla Commissione Europea che accentra su di sé responsabilità finora di competenza dei governi nazionali, e le mette a disposizione della finanza e della grande industria. La politica della Commissione sarà quella di difendere ed incrementare il primato dell’Unione, a partire dal Mediterraneo allargato e dal Grande Medio Oriente, conquistando mercati e fonti di materie prime anche con le armi, a danno dei popoli oppressi e degli imperialismi concorrenti. Ci sono pochi dubbi che questa strada porta alla guerra, come è già successo in Ucraina, nel Sahel, nel Golfo di Guinea e nel Mar Rosso.
Le grandi questioni del debito pubblico e più in generale dell’intervento dello stato nell’economia sono quindi affrontate dalla relazione Draghi nel senso di un maggior impegno pubblico e di maggior debito. Non se ne esce. Quando si dice che sono necessari PIÙ investimenti, da qualche parte i soldi vanno presi e, poiché non si pensa certo a tassare i grandi patrimoni, sarà l’aumento del debito pubblico a fornire le risorse finanziarie per attuare i piani faraonici dell’imperialismo europeo.
Quindi l’aumento dell’intervento dello stato nell’economia non porta necessariamente ad un miglioramento delle condizioni dei cittadini. Quanti credono ad un capitalismo progressivo, regolato dal governo, si mettano il cuore in pace. I governi hanno come obiettivo esclusivamente il progresso del capitalismo, cioè l’aumento dell’accumulazione. La filosofia che sta dietro alle proposte di Mario Draghi non è quella di Adam Smith, ma quella di Colbert, che vedeva nello sviluppo dell’industria francese la strada per la conquista della supremazia in Europa. Oggi, con le proposte di Mario Draghi, il governo dell’Unione Europea punta a rafforzare i propri gruppi monopolistici per conquistare la supremazia nel mondo.
In questo quadro, quale ruolo possono svolgere le prossime elezioni, quali possibilità ha il prossimo parlamento di cambiare l’indirizzo della Commissione Europea? Praticamente nessuno. Da una parte i limiti istituzionali che abbiamo visto, dall’altra il comportamento tenuto dalle varie “famiglie” a cui fanno riferimento le liste presentate. Secondo la concezione materialistica della storia, la persona non è quello che dice di essere, ma ciò che fa. Lo stesso discorso può essere applicato alle liste elettorali, che non vanno valutate sulle promesse che fanno alla vigilia delle elezioni, ma sul comportamento tenuto nelle assemblee dei rappresentanti. Se pensiamo che la Commissione attuale è il frutto di un’alleanza a cui hanno partecipato Partito Popolare, Partito Socialista e Partito Liberale, le principali famiglie che oggi si contendono il consenso del corpo elettorale, è facile capire come le promesse elettorali contrastanti svaniranno come nebbia al sole fin dalle prime sessioni del nuovo Parlamento.
Le tappe della commissione saranno dettate dall’agenda Draghi a meno che non la fermiamo con le lotte. Astenersi alle elezioni europee significa dissociarsi dall’Unione dei grandi capitali, significa lanciare una sfida alla Fortezza Europa.
Tiziano Antonelli
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By collettivo
– Giugno 9, 2024
DISERTIAMO LE URNE, RIEMPIAMO LE PIAZZE!
Di fronte alle imminenti elezioni amministrative ed europee, non votare, organizzati e lotta.
La tanto sbandierata democrazia è sempre un inganno, ma nel caso delle elezioni europee si raggiunge il ridicolo.
L’Unione Europea ha il proprio centro di potere nella Commissione Europea, non nel Parlamento europeo, che non ha nemmeno la possibilità di proporre leggi, ma si limita a ratificare quanto deciso dalla Commissione.
Il gioco delle parti fra Commissione e governi nazionali fa sì che l’azione di entrambi sia svincolata da ogni controllo. I governi sono costretti ad adottare misure antipopolari perché vincolati dai piani di stabilità dell’Unione Europea, mentre la Commissione è costretta ad adottare queste politiche perché così vogliono alcuni governi nazionali. In ultima analisi né l’una né gli altri finiscono per essere vincolati dalla cosiddetta volontà popolare che si esprimerebbe nelle elezioni.
Le varie liste elettorali in competizione hanno in comune, in modo più o meno marcato, questioni inaccettabili: i piani di aumento della competitività e il potenziamento del ruolo dell’Europa rispetto alle altre potenze economiche in un contesto capitalista, i piani per proteggere la catena europea di approvvigionamento energetico tramite politiche predatorie di sfruttamento dei territori sostenute anche da specifiche missioni militari, i piani per costruire muri ai confini e armarsi fino ai denti secondo le linee di politica di guerra che caratterizzano la politica estera europea.
Sul fronte delle elezioni amministrative la musica non è diversa. In questo periodo abbiamo assistito all’as-semblaggio di liste fantasiose partorite da forze politiche che si sono apparentate anche in modi incompren-sibili pur di partecipare al gioco delle parti con lo schieramento simmetrico delle liste e gli accordi strategici in caso di ballottaggio. Accettare le regole del sistema significa avere programmi insulsi e raccogliticci, se non contraddittori, spesso slegati dalla realtà delle lotte. Significa prevedere che ci possa essere spazio per le destre, a cui democraticamente spetta la rappresentanza. Significa rinchiudersi nella asfittica dimensione delle mozioni se si è all’opposizione, stringere la mano ad affaristi, militari e lobby varie se si sogna di governare la città.
Il quinquennio della restaurazione piddì non ha segnato nessuna discontinuità rispetto all’amministrazione cinquestelle. I problemi della città sono restati inalterati e non è stato il consiglio comunale ad affrontarli, tanto meno a risolverli. Le lotte reali si svolgono costantemente fuori dalle aule consiliari, nelle strutture dal basso create dalle reti di cittadini lavoratori e disoccupati, quelle dove il metodo di lotta respinge il meccanismo della delega e la strumentalizzazione elettorale.
Il cambiamento non passa per le urne. Il voto non può dare la scossa alla città, ma solo alimentare deleterie illusioni.
In una città dove i problemi si chiamano disoccupazione, sfruttamento, casa, edilizia scolastica, militarizzazione, repressione, inquinamento, scempio ambientale la soluzione non passa per le urne.
Votare non serve. Le elezioni europee e le amministrative sono una truffa.
Astenersi è il primo passo per dire no a tutto questo!
Lottare, organizzarsi dal basso senza cedere all’inganno delle urne è fondamentale per cambiare realmente la società
Per discuterne insieme ci troviamo giovedì 6 giugno alle ore 21 presso la Federazione Anarchica Livornese, Via degli Asili 33
Federazione Anarchica Livornese
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By collettivo
– Giugno 4, 2024
CHI ERA EMMA GOLDMAN?
SABATO 18 MAGGIO alla FAL in Via degli Asili 33
Dalle 18 presentazione di “Vivendo la mia vita”
Autobiografia de “la donna più pericolosa d’America”
Emma la rossa incendia la seconda metà dell’Ottocento e irrompe nel Novecento. Anarchica, operaia, filosofa, femminista e rivoluzionaria, unisce personale e politico, anticipa l’intersezionalità delle lotte, interviene su abolizione del carcere, ateismo, antimilitarismo, maternità consapevole e contraccezione, libero amore, internazionalismo.
Tutto questo senza trascurare l’aspetto gioioso della vita, perché “se non posso ballare non è la mia rivoluzione!”.
Ore 18
Presentazione dei primi due volumi di “Vivendo la mia vita” di Emma Goldman
Saranno presenti la curatrice Selva Varengo e la traduttrice Luisa Dell’Acqua
edizioni Quaderni di Paola
dalle 20 aperitivo
Federazione Anarchica Livornese
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By collettivo
– Maggio 14, 2024
Martedì a Pisa abbiamo ricordato il compagno Franco Serantini ucciso dalla polizia il 7 maggio 1972
“Anarchico ventenne colpito a morte dalla polizia mentre si opponeva ad un comizio fascista”
Di seguito il comunicato pubblicato dalla Federazione Anarchica Livornese nel 2022 in occasione del 50esimo anniversario
Sono passati 50 anni dal maggio del 1972 quando Franco Serantini venne picchiato da un gruppo di agenti di polizia e poi lasciato morire senza cure in una cella del carcere di Pisa. Era stato arrestato mentre partecipava a una manifestazione antifascista nel corso della quale si erano verificati scontri tra chi protestava e le forze dell’ordine.
Franco aveva poco più di 20 anni, faceva parte del Gruppo Anarchico “Giuseppe Pinelli” di Pisa e partecipava insieme a tanti compagne e compagni alle numerose iniziative che si svolgevano a Pisa in quegli anni di grande attivismo politico che aveva coinvolto un’ intera generazione di giovani . Franco lottava contro gli esecutori fascisti e i mandanti governativi della Strage di Stato (Piazza Fontana, 1969), l’assassinio di Giuseppe Pinelli e l’ingiusta detenzione di Pietro Valpreda e compagni, accusati della strage da una macchinazione poliziesca.
Della morte di Franco Serantini non è certo responsabile un triste destino personale, come banalmente troppe volte si è detto, ma la violenza e la repressione di governo e polizia. I governi dell’epoca prima vollero fermare le lotte operaie con la strategia della tensione e con la strage di
Piazza Fontana, a Milano, il 12 dicembre del 1969, poi vollero mettere a tacere le proteste per l’assassinio di Pinelli e l’ingiusta detenzione degli anarchici impedendo manifestazioni di piazza nell’anniversario della strage, nel 1970 (assassinio di Saverio Saltarelli) e nel 1971.
In quegli anni il fascismo era dilagante: la Spagna era sotto il tallone di Franco dal 1939, in Grecia un colpo di Stato favorito dalla NATO aveva portato al governo la sanguinaria giunta dei colonnelli, mentre un’altra dittatura militare appoggiata sempre dalla NATO opprimeva la Turchia. Anche
in Francia il gollismo era ancora al potere, conquistato con un colpo di Stato nel 1958. In Italia il presidente della Repubblica era stato eletto col voto dei fascisti.
L’11 marzo del 1972, in occasione di una manifestazione della cosiddetta “Maggioranza Silenziosa”, organizzata da caporioni fascisti implicati nelle trame nere, molte forze politiche che avevano dato vita alla campagna di controinformazione sulla Strage di Stato decise di riprendersi la piazza a Milano ad ogni costo. La concentrazione antifascista sarà ripetutamente aggredita dalla polizia e dai carabinieri, ma difenderà fino a sera il proprio diritto di manifestare. Quella giornata spinse alcuni gruppi extraparlamentari e alcuni gruppi e individualità del movimento anarchico
ad approfittare della campagna elettorale in corso per contestare i comizi fascisti e denunciare le connivenze tra fascisti ed apparato statale. I Gruppi Anarchici Toscani, struttura unitaria costituitasi nell’autunno del 1971, decisero di partecipare a queste manifestazioni, per dare uno sbocco
operativo alla campagna di controinformazione sulla Strage di Stato, per trasformare la lotta antifascista in lotta insurrezionale. Franco Serantini e il Gruppo “Pinelli” di Pisa avevano partecipato all’elaborazione di quella linea e alla sua applicazione pratica. Fu così che a Viareggio, a
Livorno, a Firenze, a Pistoia, in ogni località della Toscana e in tutta Italia, i comizi fascisti venivano accolti da manifestazioni di protesta, spesso duramente represse da polizia e carabinieri. La risposta dello Stato alle proteste si fece sempre più violenta, fino a culminare il 5 maggio nelle violenze poliziesche che porteranno all’assinio di Franco Serantini.
Le elezioni del 1972 videro un aumento dei voti fascisti e in generale uno spostamento a destra del Parlamento. Ma più dei voti, a lungo andare pesarono le proteste di piazza: le mobilitazioni della primavera del 1972 dimostrarono che c’era tanta gente che non credeva alle bugie di Stato, e
che era pronta a combattere per la verità la giustizia e la libertà. Nel novembre di quell’anno il governo, vista inutile le repressione, con una legge apposita scarcerò gli anarchici accusati ingiustamente, sperando così di porre fine alla crescente delegittimazione.
Franco Serantini è stato assassinato per le sue scelte politiche, per il suo impegno, per il suo essere parte di un movimento più ampio, per la sua militanza rivoluzionaria nel Movimento Anarchico. L’assassinio di Franco Serantini ha avuto a che vedere con la violenza che lo Stato esercita
attraverso i suoi apparati e i suoi servi, una violenza iniziata ben prima del maggio del 1972 e che ancora non è finita.
Sono passati 50 anni, la situazione politica e sociale è diversa, ma Franco Serantini non è stato dimenticato.Il suo impegno ci ha accompagnato in tutti questi anni in tante lotte. Perché nel 2022, come nel 1972, Franco è ancora con noi.
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By collettivo
– Maggio 9, 2024
FERMIAMO IL GENOCIDIO A GAZA FERMIAMO LEONARDO E L’INDUSTRIA BELLICA!
MANIFESTAZIONE PRESIDIO ANTIMILITARISTA
DI FRONTE ALLA LEONARDO DI CAMPI BISENZIO
VENERDÌ 24 maggio ORE 16
di seguito l’appello degli organizzatori:
Venerdì 24 maggio 2024 MANIFESTAZIONE PRESIDIO ANTIMILITARISTA
per la conversione produttiva della Leonardo da fabbrica di armi di morte a fabbrica di beni di vita.
ore 16 via delle officine Galileo Campi Bisenzio
Il panorama bellico mondiale, con i conflitti in Ucraina e nei paesi africani, lo sterminio della popolazione civile palestinese, le sedicenti missioni di pace, vede un crescendo di morti e feriti, di distruzione di edifici, infrastrutture, ambienti naturali e agricoli, L’Italia è entrata in guerra, senza dichiararlo; il Governo ed il Parlamento italiani hanno assunto impegni di fornitura di armi e assistenza tecnico-militare a due paesi belligeranti (Ucraina e Israele).
L’industria bellica italiana (Leonardo e affiliate), con il patrocinio del ministero della difesa, ha incrementato produzioni e ricerca di sempre nuovi strumenti di morte. Lo stato italiano continua ad aumentare il suo investimento nel militare (come da indicazioni NATO) sottraendo risorse ai servizi essenziali (sanità, scuola, trasporto pubblico, enti locali, etc.).
Ad una narrazione ufficiale infiorettata di “grandi successi”, recitata fino alla noia da ogni trasmissione televisiva, si affianca una “grancassa” ideologica di militarizzazione della società, con la propaganda delle forze armate direttamente nelle scuole, l’aumento degli effettivi militari e dei loro stipendi e la volontà del ministero della difesa (sic) italiano di istituire un corpo militare di 40.000 riservisti, giovani donne e uomini che affianchino all’occorrenza i militari di professione come carne da cannone.
Siamo sempre più succubi di esigenze non nostre, ma pagate con i nostri soldi, come il progetto di nuovo comando operativo NATO per l’Europa Meridionale nella caserma Predieri a Rovezzano (Fi) e le basi militari di Coltano e Camp Darby (Pi) , o interventi diretti con uomini e mezzi, nelle cosiddette missioni di interposizione (Libano) e sicurezza navale (Mar Rosso-Canale di Suez).
PER RIPUDIARE LA GUERRA OCCORRE: RIPUDIARE GLI ESERCITI, TOGLIERE RISORSE PUBBLICHE ALLE FORZE ARMATE ED ALLE FABBRICHE DI MORTE, PROMUOVERE LE SCELTE INDIVIDUALI E COLLETTIVE DI RENITENZA ALLA LEVA, DISERTARE OGNI STRUTTURA MILITARE GERARCHICA, OCCORRE OBIETTARE A RUOLI DI STERMINIO FRA UMANI, DI DISTRUZIONE DI BENI ARTIFICIALI E NATURALI; OCCORRE VALORIZZARE L’ETICA DI OGNI SOCIETÀ DI CITTADINI PENSANTI E SOLIDALI
COSTRUIRE INIZIATIVE DI BOICOTTAGGIO COMMERCIALE VERSO STATI IN GUERRA
La manifestazione antimilitarista testimonierà la volontà di iniziare una riflessione sulla conversione produttiva delle fabbriche di armi e di non farsi coinvolgere in guerre volute da stati nazionalisti ad economia capitalista e dalle loro alleanze armate.
Assemblea Antimilitarista Toscana
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By collettivo
– Maggio 9, 2024
RIAPRE CON SERVIZIO DI PRESTITO LA BIBLIOTECA DEL CIRCOLO “E. MALATESTA”
A partire da giovedì 9 maggio sarà possibile prendere in prestito e consultare libri presso la Biblioteca del Circolo Culturale “Errico Malatesta”.
Per ora si tratta di appena un centinaio di volumi, ma il catalogo si amplierà nei prossimi mesi con il procedere della catalogazione iniziata a marzo, quando si era già tenuta una prima inaugurazione.
Con il prestito e la consultazione, da giovedì 9 maggio, sarà una effettiva riapertura della nostra storica biblioteca. Invitiamo coloro che vogliono conoscere la storia e l’attualità dell’anarchismo a visitarla durante l’orario di apertura e a consultare il catalogo online sul sito del Sistema Documentario Territoriale Livornese:
https://opacsol.comune.livorno.it/SebinaOpac/.do
La biblioteca si trova in Via degli Asili 33 a Livorno e sarà aperta il lunedi e giovedi pomeriggio dalle 16 alle 20. Il giovedi mattina solo su appuntamento.
Il Circolo Culturale “Errico Malatesta” è stato incaricato dalla Federazione Anarchica Livornese di gestire attraverso la Biblioteca il materiale librario della Federazione stessa, allo scopo di rendere accessibile al pubblico questa collezione di volumi, opuscoli e periodici favorendo la conoscenza del movimento anarchico.
Il nucleo storico della biblioteca è costituito da volumi provenienti dalle biblioteche dei gruppi anarchici locali, a cui si sono aggiunti fondi donati da compagne e compagni nel corso dei decenni. La biblioteca ha sempre continuato ad essere aggiornata con nuove pubblicazioni, anche in altre lingue, relative al movimento anarchico o a temi che interessavano l’attività della Federazione. Tra i titoli di riferimento del pensiero anarchico si segnalano le opere di Pietro Gori, pubblicate tra il 1946 e il 1949, e le opere complete di Errico Malatesta di recente pubblicazione. Gran parte dei volumi hanno come argomento il movimento anarchico, la sua storia, i problemi politici, le prospettive di trasformazione sociale.
Presso la Biblioteca sono conservate anche raccolte dei principali periodici del movimento anarchico in Italia, tra cui “Umanità Nova”. Si segnala in particolare una raccolta del settimanale “L’Avvenire Anarchico” edito a Pisa, e la collezione del periodico anticlericale “Il Corvo” edito a Livorno a cura del Gruppo Antireligioso Pietro Gori. Sono significative anche le raccolte di testate anarchiche estere, in particolare spagnole e francesi. Sono inoltre conservate raccolte di periodici non anarchici ma di interesse, tra cui si segnala la collezione de “Il Mondo” (1949-1966).
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– Maggio 8, 2024
Livorno. In piazza contro Salvini
Da Radioblackout
Giovedì 2 maggio il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini era a Livorno per presentare un suo libro, ospite del cinema-teatro 4 mori, una struttura gestita dalla Compagnia Lavoratori Portuali: un insulto alla storia della città e a quella dei suoi lavoratori, proprio all’indomani del Primo Maggio. Basti pensare alla riforma dei porti e alla privatizzazione che questo ministro e il suo governo stanno realizzando per arricchire gli armatori sulla pelle di chi lavora.
Non potevano mancare gli antifascisti e antirazzisti, che hanno contestato attivamente l’iniziativa.
Ne abbiamo parlato con un compagno di Azione Livorno Antifascista
Potete ascoltarla al min 01:31:49 della puntata
https://radioblackout.org/podcast/anarres-del-3-maggio-le-piazze-anarchiche-antimilitariste-internazionaliste-del-primo-maggio-livorno-contro-salvini-cronache-e-riflessioni-sulle-iniziative-contro-i-g7-a-venaria/
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– Maggio 8, 2024
CHI ERA EMMA GOLDMAN?
SABATO 18 MAGGIO alla FAL in Via degli Asili 33
Dalle 18 presentazione di “Vivendo la mia vita”
Autobiografia de “la donna più pericolosa d’America”
Emma la rossa incendia la seconda metà dell’Ottocento e irrompe nel Novecento. Anarchica, operaia, filosofa, femminista e rivoluzionaria, unisce personale e politico, anticipa l’intersezionalità delle lotte, interviene su abolizione del carcere, ateismo, antimilitarismo, maternità consapevole e contraccezione, libero amore, internazionalismo.
Tutto questo senza trascurare l’aspetto gioioso della vita, perché “se non posso ballare non è la mia rivoluzione!”.
Ore 18
Presentazione dei primi due volumi di “Vivendo la mia vita” di Emma Goldman
Saranno presenti la curatrice Selva Varengo e la traduttrice Luisa Dell’Acqua
edizioni Quaderni di Paola
dalle 20 aperitivo
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By collettivo
– Maggio 7, 2024
Per Franco Serantini
7 maggio 1972 – 7 maggio 2024
Come ogni anno dalle 17.30 ci troviamo in Piazza Serantini (S.
Silvestro) per ricordare il compagno Franco Serantini
“Anarchico ventenne colpito a morte dalla polizia mentre si opponeva a
un comizio fascista”
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– Maggio 7, 2024