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Resoconto dalla Balkan Anarchist Bookfair

pubblicato sul n. 25 di Umanità Nova del 10 settembre 2023

Resoconto dalla Balkan Anarchist Bookfair

Oltre i muri del nazionalismo

Si è tenuta a Ljubljana in Slovenia dal 6 al 9 luglio la XV edizione della Balkan Anarchist Bookfair (BAB). Nel vivace movimento anarchico dei Balcani la BAB è un appuntamento centrale, che da sempre svolge il ruolo non solo di salone del libro, ma anche di opportunità di confronto politico tra le diverse realtà. La prima edizione si tenne proprio nella capitale slovena nel 2003 mentre ancora non si erano del tutto concluse le guerre che avevano dilaniato questa regione a partire dalla prima metà degli anni ‘90. Allora viaggiare tra i paesi della Ex-Yugoslavia era molto difficile, e moltx compagnx non poterono partecipare perché non ottennero i visti necessari per il viaggio. Fu un passo importante per iniziare a riorganizzare il movimento che stava risorgendo dopo la guerra, e che aveva nell’antimilitarismo uno dei suoi temi unificanti.

Oggi il Network di Solidarietà dei Balcani (BSN), la rete di collettivi, gruppi, organizzazioni, squat e singoli che anima la base politica della BAB è una stabile realtà, riferimento per campagne di solidarietà e iniziative comuni del movimento dalla Slovenia alla Grecia, dal Kosovo alla Romania.

La BAB di quest’anno per il ventennale dalla prima edizione è tornata a Ljubljana, ed è stata uno degli appuntamenti centrali del movimento anarchico europeo ma non solo a cui hanno partecipato circa 800 compagnx da realtà dei Balcani e dell’Europa. Con delegazioni anche dal Cile, dall’Australia, dalla Turchia, dai paesi nordici, è stato di fatto un vero e proprio incontro internazionale. L’assemblea organizzativa di concerto con le realtà del BSN hanno dato una solida base politica all’incontro, tematizzato sulla questione della guerra con il titolo “Oltre i muri del nazionalismo e della guerra”. La nutrita delegazione della FAI ha partecipato al salone del libro con un banco per le pubblicazioni di Zero in Condotta e di Umanità Nova, ma ha anche contribuito attivamente all’incontro sostenendo materialmente l’organizzazione e intervenendo con propri contributi politici. Per maggiore chiarezza e facilitare il dibattito gli organizzatori avevano sollecitato i gruppi aderenti all’iniziativa a contribuire con documenti oltre che con proposte di sessioni di dibattito. Uno dei principali argomenti era quello della guerra e dell’antimilitarismo che è stato sviluppato in più sessioni di presentazione. Nella sessione di dibattito gestita dalla FAI sono state presentate tre relazioni, una sulla militarizzazione in Friuli Venezia Giulia e sulle attuali lotte contro i poligoni a cura di Iniziativa Libertaria Pordenone, uno sul ruolo del militarismo italiano nei balcani, uno sulla posizione antimilitarista e disfattista rivoluzionaria sulla guerra in Europa orientale. Diversi interventi hanno animato il dibattito al termine delle relazioni, creando un ponte con le iniziative che si sarebbero poi tenute dopo due settimane a Saint-Imier.

Si sono notati purtroppo, anche se hanno avuto un ruolo marginale, alcuni atteggiamenti aggressivi di delegittimazione da parte di alcuni singoli a gruppi, attorno alla questione della guerra e della “islamofobia”. Pratiche che in modo più strutturato si sono poi osservate anche a Saint-Imier [vedi UN n.24]. La solida realtà del BSN ha comunque, nella sua diversità di posizioni, mantenuto un piano di confronto politico, che ha permesso di sviluppare i vari temi e di concludere la BAB con una assemblea finale molto ricca in cui sono state definite le basi del documento finale, che tra le altre cose rilancia la prospettiva di un’Alleanza Globale contro la Macchina della Morte, contro la politica di guerra degli stati e del capitale.

Molti altri temi sono stati affrontati nel corso della BAB, la questione delle lotte contro le frontiere è stata centrale, sia nell’opposizione al nazionalismo degli stati sia nella solidarietà ai migranti. La costruzione storica delle identità nazionali attraverso le deportazioni in Grecia, le stragi nel mediterraneo, la realtà delle occupazioni e delle strutture di movimento come infrastrutture solidali sono stati alcuni elementi sollevati. La presentazione delle attività dei gruppi cileni, come di quelli nordici e ungheresi, o la situazione repressiva nell’Europa dell’Est e in Russia sono state altre iniziative che hanno suscitato grande attenzione. L’intera prima giornata è stata incentrata sulla lotta del movimento anarcofemminista queer, in una prospettiva di genere sempre più centrale all’interno del movimento.

DA

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Limoncino: solidarietà a chi si oppone allo scempio del territorio!

Limoncino: solidarietà a chi si oppone allo scempio del territorio!

Nella giornata di martedì 5 settembre si è consumato l’ennesimo episodio di imposizione di forza da parte della società Livrea ai danni di coloro che presidiano la zona del Limoncino per impedire il transito dei mezzi che dovrebbero conferire rifiuti nella discarica. La vicenda ormai si trascina da 12 anni e vede i residenti della zona, sostenuti da un ampio movimento di solidarietà, opporsi alla discarica di rifiuti in quella che è una zona naturalistica da preservare nel parco delle colline livornesi. Numerose sono state nel tempo le azioni realizzate nei confronti dei residenti che si oppongono alla discarica: dalla misteriosa comparsa di ratti morti depositati davanti alle loro abitazioni alle varie aggressioni fisiche che si sono realizzate nel corso di alcuni presidi.
Martedì 5 settembre la società Livrea ha rimosso auto di proprietà dei residenti parcheggiate in una strada privata in cui la Livrea stessa ha messo un divieto di sosta senza alcuna autorizzazione. Tutto questo per imporre il passaggio dei mezzi pesanti carichi di rifiuti. I residenti e i solidali del comitato del Limoncino hanno ancora una volta opposto una ferma e pacifica resistenza a questi abusi evitando di cadere nelle violente provocazioni di chi vuole imporre con arroganza il diritto di inquinare, di avvelenare e di provocare una grave danno all’ambiente e alla sicurezza: ricordiamo infatti che la discarica si trova in una zona a rischio idrogeologico che ha subito l’impatto dell’alluvione del settembre 2017. Tra i rifiuti destinati alla discarica ci sarebbero anche fanghi di dragaggio, scorie di fonderie, ceneri dell’inceneritore etc. Solo il senso di responsabilità dei cittadini e la loro determinazione nel contrastare chi, soggetto privato o pubblico, vuole a tutti i costi fare profitti saccheggiando i territori, ha impedito in questi anni che la zona diventasse una bomba ecologica.
Solo l’azione diretta, la partecipazione alle lotte, il protagonismo dei comitati e di tutti i cittadini presenti ha evitato il conferimento in discarica. Se in questi lunghi anni non ci fosse stata questa continua mobilitazione la discarica sarebbe satura per i lotti 1 e 2 e si prefigurerebbe il conferimento in futuri lotti. Solidarietà a chi si oppone allo scempio del territorio!

Federazione Anarchica Livornese

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Saint-Imier 2023: The International Anarchist Meetings

Saint-Imier 2023: The International Anarchist Meetings

From Umanità Nova n.24 of 3rd Sept 2023: https://umanitanova.org/vacanze-intelligenti-gli-incontri-internazionali-dellanarchismo/

This summer, one of the most important international anarchist meetings of recent years, the Rencontres Internationales Antiautoritaires (RIA) “Anarchy 2023”, took place in Saint-Imier (Switzerland), from 19 to 23 July. Thousands of people from different continents participated, although a significant part came from French and German-speaking Europe. As the Italian Anarchist Federation – FAI, we have taken part in the meeting’s organizational process since 2020, and we attended with a large delegation, actively contributing by proposing debates, setting up an exhibition and holding a stand of Umanità Nova and Zero in Condotta editions in the book fair.

This meeting celebrated the 150 years plus one (as the event was postponed due to the pandemic) from the congress that was held in this small village in the Bernese Jura on 15 and 16 September 1872, which is historically considered as the birth act of the organized anarchist movement. Then, for the first time, the anti-authoritarian tendency of the workers’ and revolutionary movement collectively defined its principles. Around the matter of seizing political power there was a deep fracture within the Association Internationale des Travailleurs (AIT-IWA), better known as the First International. At the Congress held in The Hague from 2 to 7 September 1872, Karl Marx took advantage of the outlawing of the French IWA section – the largest – that followed the Paris Commune, to transform the national sections of the International into parties targeting electoral participation. The Congress of Saint-Imier was the consequence of this fracture, and in the declaration that: “The destruction of all political power is the first duty of the proletariat” it summarized the position of the anti-authoritarian IWA Jurassian, Italian, Spanish, French and American sections. On that occasion, they started an organizational experience in continuity with the internationalist pathway that had just been split up.

However, we did not had a celebratory meeting: indeed, there was only one conference of historical study on the Congress of 1872. From the beginning, in fact, centrality has been given to the actuality of anarchist practices and ideas. It was a clear choice of the organizing committee, formed in 2020 by exponents of the local anarchist movement, with the participation of the French-speaking Anarchist Federation and the Italian Anarchist Federation.

More than 400 debates, presentations, conferences and workshops were held, plus dozens of film screenings, and then concerts, theatrical performances, exhibitions and a book fair that hosted over 100 exhibitors. The activities, including in the streets and squares, took place in 12 different spaces spread throughout the village, which has just over 5000 inhabitants. Several collectives of mobile kitchens set up two large installations and prepared breakfast, lunch and dinner for the participants: over 5000 meals were distributed on Saturday evening alone.

Already in 2012 a similar meeting was held in Saint-Imier, with about 4000 participants. On that occasion, non-European presences were certainly more massive and representative, especially from Latin America. The role of organizations, federations, trade unions, international networks and anarchist groups was also greater. Conversely, this time several parts of the organized anarchist movement were not formally attending, which left more room for spontaneity and individual participation. This probably made the 2023 meeting less representative of the plural reality of the globally organized anarchist movement. Clearly in 2012 there was also a different context marked by movements that, on the shores of the Mediterranean as well as on the other side of the Atlantic, saw the participation of the anarchist movement, although in different ways.

However, it was also partly a choice of the organizing committee, which preferred to open the meeting as much as possible to spontaneous participation. In fact, anyone could propose debates and activities through an online platform, and not even a presentation was scheduled directly by the organizing committee, which acted only as a filter and infrastructure. Clearly, this formula has also limitations. In the weeks leading up to the RIAs, there was harsh criticism of the presence of speakers closer to “liberal” or “conspiracy” positions. The program was therefore revised, and some initiatives whose contents clearly stood far away from the anarchist movement were canceled. The problem, however, is not technical, but political. The lack of participation by organizations capable of making collective contributions to the debate was clearly perceived in the fragility of the political base of the event itself.

In any case, those who have read the program of “Anarchy 2023” can identify the matters around which the activity of the anarchist movement develops today, central themes in the current reality: war, the resurgence of authoritarian regimes and military dictatorships, the return of fascism in various forms, the climate, trade union activity, capitalist exploitation, feminist and queer struggles, racist and border closure policies. These topics were all covered in debates, workshops and conferences from different points of view. Probably the most interesting initiatives were the presentations of the realities most distant from the European context in which the meeting took place. This was the case with the activities proposed by the groups of Brazil, Chile, Peru, Philippines, Iran, Turkey, which have brought a significant contribution from new experiences and perspectives, allowing us to broaden our gaze, and try to get rid of a Eurocentric vision.

As the Italian Anarchist Federation we have provided specific contributions on the themes of antimilitarism and antifascism. Individual groups and federated individuals also promoted and participated in various presentations and conferences. In addition FAI, together with Slovenia and Croatia FAO of Greece APO, all IFA federations active along the bloodiest European borders, displayed a banner against ‘Fortress Europe’. The anti-militarist workshops were held in three separate days, in three different places. On Thursday 20th the first meeting took place in the main hall, almost full; on that occasion our positions on the concept of anarchist antimilitarism and its practices, and on the war in Eastern Europe, were exposed, including examples of struggles in which we are engaged, from the No Base Movement in Pisa to the general strikes against the war organized by grassroots syndicalism. In the following two days, the meetings took place in less official premises and this allowed greater interaction and comparison with comrades from different countries on the practices of struggle. There were also moments of vivid discussion, with critical interventions that opened the debate on the different positions existing on the situation in Ukraine. However, this cycle of initiatives has had a concrete outcome. From the meeting with individuals and anti-militarist groups from different parts of the world, the idea of a common international initiative to be held in November was launched.

On fascism, we have tried to bring a specific contribution to feed the debate at the international level, trying to define the characteristics of the historical fascist regime in Italy, and the characteristics of the fascist government that sits today in Rome. It was pointed out that, in matters of war, exploitation of the working class, authoritarianism and racism, the current government does nothing but following the path already traced by previous governments. It instead distinguishes itself with their attacks on women and non-binary subjectivities, in an attempt to re-consolidate patriarchal domination. Recalling the commitment of the anarchist movement in the struggle against fascism during the last century, the importance of maintaining a perspective of radical social transformation was stressed, because only social revolution can stop fascism. The specificity of the Italian situation raised great interest and, at the end of the presentation, an interesting and lively debate was opened in a crowded room, with questions and exchanges on the respective experiences of struggle in different countries.

In addition to the many positive things, however, we have witnessed on some occasions the implementation of practices that do not conform to our ethics, as well as the dissemination of messages that seem incompatible with the values and principles that the anarchist movement has been carrying out for 150 years. If we expose these criticisms it is not to polemize with this or that group, but because we think that we cannot silence the problems that the international anarchist movement must face if it wants to grow before the challenges that await us.

We refer to the attitude of some individuals and groups who have tried to use the meeting to impose their own political line, even violently, identifying some historical organizations of the anarchist movement as nothing less than the “enemy”. The first case was that of groups that support the so-called “anti-authoritarian fighters” who enlisted in the Ukrainian state army. While we consider this option to be incompatible with our anarchist principles and our anti-militarist practices, we have never opposed their presence, in the spirit of the openness and pluralism that characterized this edition of the RIA.

The serious matter is not that these groups have tried to obtain maximum visibility, but that they have done so in a way that is incompatible with what we consider to be an anarchist method. These groups organized some workshops and a conference in the main hall. In these meetings, anyone who tried to express criticism or simply different opinions was systematically denied to speak and silenced. In the rare cases in which the floor was open to someone who expressed a vision different from that of the organizers, they interrupted from the “table”, therefore from a position of power, the unwelcome interventions on the pretext that they were “off topic”. Those who have attempted to raise their voices to protest against these methods have been insulted, delegitimized and threatened even physically. Comrades who tried to speak in the Saturday afternoon debate were surrounded by individuals who were part of a sort of “security service”, which had no restraint in trashing posters from the hands of some pacifist comrades who had exposed them. This seems serious misbehavior to us, not only because violently censoring debates is an authoritarian practice, but also because it meant the privatization of a space that has been collectively conquered by those who have organized the RIAs in recent years. It is also unacceptable that members of these groups publicly repeated lies against the anarchist organizations that spoke out against the war, even accusing us of ‘being subject to Putin’s propaganda’. Before these calumnies and falsehoods, it suffices to refer to the document “For a new anarchist manifesto against war” which clearly expresses the FAI position https://www.federazioneanarchica.org/archivio/archivio_2022/20220722manifestonowar_en.html which we widely disseminated in hundreds of copies in Saint-Imier. Then, we would like to clearly state that censorship, as well as the systematic denigration and delegitimization of adversaries, are authoritarian practices that must have no place in the anarchist movement.

Finally, unidentified individuals repeatedly assaulted physically the Francophone FA banquet, on the pretext of the presence of some books that some considered to be “Islamophobic”, tearing up and burning these books, attacking individual comrades, trying to organise a wider protest against the FA as such, allegedly accused of “racism”. While the debates taking place in France on these complicated problems cannot be addressed exhaustively in these few lines, we would like to emphasize that no political criticism can be expressed in forms reminiscent of the methods of the worst authoritarian regimes we fight. In diffusing the communiqué of solidarity with the FA signed by several IFA federations https://www.federazioneanarchica.org/archivio/archivio_2023/20230808solidarieta.html we must emphasize that these attacks have systematically taken place against the historical organizations of the anarchist movement. In some of these tense situations, moreover, there has unfortunately been a lack of mediation by the working group responsible for this function.

We believe that the Saint-Imier meeting, as well as the Balkan Anarchist Bookfair held in Ljubljana at the beginning of July, were of crucial importance for our movement, an exceptional opportunity for exchange, revival and clarification to continue our internationalist, anti-militarist and revolutionary struggle, in a complex phase like the one we are going through. It is also important to emphasize the limitations of these events and above all to reject dogmatic and sectarian practices. Although these events saw the participation of only a part of the movement, it is clear that the topicality of the issues addressed, the liveliness of the debate, the plurality of positions is a sign of a dynamism that is difficult to find in other revolutionary currents. Even in a very difficult global context, the anarchist movement still has a significant influence and can play a central role; It is up to us to show the crucial contribution it can make as a revolutionary practice to the cause of the oppressed and exploited classes around the world.

 

FAI International Relations Commission

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Saint-Imier 2023: Gli incontri internazionali dell’anarchismo

Pubblicato sull’ultimo numero di Umanità Nova

Saint-Imier 2023: Gli incontri internazionali dell’anarchismo

Si è tenuto questa estate a Saint-Imier, in Svizzera, dal 19 al 23 luglio, uno dei più importanti incontri anarchici internazionali degli ultimi anni, i Rencontres Internationales Antiautoritaires (RIA) “Anarchy 2023”. Hanno partecipato migliaia di persone da diversi continenti, anche se una parte significativa proveniva dall’Europa di lingua francese e tedesca. Come Federazione Anarchica Italiana abbiamo preso parte fin dal 2020 al percorso organizzativo, e abbiamo partecipato con una numerosa delegazione contribuendo attivamente proponendo dibattiti, allestendo una mostra e curando uno stand del settimanale Umanità Nova e delle edizioni Zero in Condotta nel salone del libro.

Questo incontro ha celebrato i 150 anni più uno (l’evento è stato infatti posticipato a causa della pandemia) dal congresso che si tenne proprio in questo piccolo paese del Giura Bernese il 15 e 16 settembre 1872, e che è passato alla storia come l’atto di nascita del movimento anarchico organizzato. Fu allora che per la prima volta la corrente antiautoritaria del movimento operaio e rivoluzionario definì collettivamente i propri principi. Attorno alla questione della presa del potere politico era maturata una profonda frattura in seno alla Association Internationale des Travailleurs (AIT), meglio nota come Prima Internazionale. Al Congresso che si tenne all’Aia dal 2 al 7 settembre 1872, Marx approfittò della messa fuori legge della sezione francese – la più numerosa – in seguito alla Comune di Parigi, per trasformare le sezioni nazionali dell’internazionale in partiti tesi a partecipare alle elezioni. Il Congresso di Saint-Imier fu conseguenza di questa frattura, e nella dichiarazione «la distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del proletariato» si trova sintetizzata la posizione delle sezioni antiautoritarie giurassiana, italiana, spagnola, francese e statunitense dell’AIT che in quell’occasione, avviarono una esperienza organizzativa in continuità con il percorso internazionalista che si era appena diviso.

Non si è tuttavia trattato di un incontro celebrativo, anzi vi era una sola conferenza di approfondimento storico sul Congresso del 1872. Fin dall’inizio infatti è stata data centralità all’attualità delle pratiche e delle idee anarchiche. È stata una chiara scelta del comitato organizzatore, formatosi nel 2020 su spinta di esponenti del movimento anarchico e libertario locale, con la partecipazione della Federazione Anarchica Francofona e della Federazione Anarchica Italiana.

Si sono tenuti otre 400 tra dibattiti, presentazioni, conferenze e workshop, decine di proiezioni di film, e poi concerti, spettacoli teatrali, performance, mostre e un salone del libro che ospitava oltre 100 espositori. Le attività, oltre che nelle strade e nelle piazze, si sono svolte in 12 differenti spazi diffusi in tutto il paese che conta poco più di 5000 abitanti. Diversi collettivi di cucine mobili hanno allestito due grandi cucine e hanno preparato colazione, pranzo e cena per i partecipanti, solo la sera del sabato sono stati distribuiti oltre 5000 pasti.

Già nel 2012 si era tenuto un simile incontro a Saint-Imier, con circa 4000 partecipanti. In quell’occasione furono sicuramente più consistenti e rappresentative le presenze extraeuropee, soprattutto dall’America Latina. Era stato maggiore anche il ruolo delle organizzazioni, federazioni, sindacati, reti internazionali e gruppi anarchici, mentre questa volta ampie parti del movimento anarchico organizzato non erano formalmente presenti, lasciando maggiore spazio alla spontaneità e alla partecipazione individuale. Questo ha reso probabilmente l’incontro del 2023 meno rappresentativo della plurale realtà del movimento anarchico organizzato a livello globale. Chiaramente nel 2012 vi era anche un diverso contesto segnato da movimenti che, sulle sponde del Mediterraneo come al di là dell’Atlantico, vedevano la partecipazione, seppur in modo diverso, del movimento anarchico.

Comunque si tratta in parte anche di una scelta precisa del comitato organizzatore, che ha fin da subito preferito aprire il più possibile l’incontro alla partecipazione spontanea. In effetti chiunque poteva proporre dibattiti e attività attraverso una piattaforma online, e neanche una presentazione è stata programmata direttamente dal comitato organizzatore che ha agito solo da filtro e infrastruttura. Non mancano i limiti di questa formula. Vi sono state nelle settimane che hanno preceduto i RIA delle aspre critiche per la presenza di relatori più vicini a posizioni “liberal” o “complottiste”. Il programma è stato pertanto rivisto, e alcune iniziative chiaramente lontane dal movimento anarchico sono state annullate. Il problema però non è certo tecnico, è politico. La mancanza di partecipazione da parte di organizzazioni in grado di portare contributi collettivi al dibattito del movimento si è sentita, anche nella fragilità della base politica dell’evento stesso.

Ad ogni modo chi ha letto il programma di “Anarchy 2023” può individuare le questioni attorno a cui si sviluppa oggi l’attività del movimento anarchico, temi centrali nella realtà attuale: la guerra, il risorgere di regimi autoritari e dittature militari, il ritorno sotto varie forme del fascismo, il clima, l’attività sindacale, lo sfruttamento capitalista, le lotte femministe e queer, le politiche razziste e di chiusura delle frontiere; sono tutti elementi trattati in dibattiti, workshop e conferenze da diversi punti di vista. Le iniziative probabilmente più interessanti sono state le presentazioni delle realtà più distanti dal contesto europeo in cui l’incontro si svolgeva. È il caso delle attività proposte dai gruppi di Brasile, Cile, Perù, Filippine, Iran, Turchia, che hanno portato un contributo significativo di esperienze e prospettive nuove, permettendo di allargare lo sguardo, e provare ad uscire da una visione eurocentrica.

Come Federazione Anarchica Italiana abbiamo portato uno specifico contributo sui temi dell’antimilitarismo e del fascismo. Singoli gruppi e individualità federate hanno promosso e partecipato inoltre a diverse presentazioni e conferenze. Inoltre la FAI insieme alla FAO di Slovenia e Croazia e all’APO della Grecia, federazioni dell’IFA attive lungo le più sanguinose frontiere europee, hanno esposto uno striscione contro la Fortezza Europa. Il workshop antimilitarista è stato articolato su tre distinti giorni, in tre diversi luoghi. Giovedì 20 il primo incontro si è tenuto nella sala principale, quasi piena; in quella occasione sono state principalmente presentate le nostre posizioni sul concetto di antimilitarismo anarchico e sulle sue pratiche, sulla guerra in Europa orientale, e con esempi di lotte in cui siamo impegnati, dal Movimento No Base di Pisa agli scioperi generali contro la guerra organizzati dal sindacalismo di base. Nei due giorni successivi gli incontri si sono svolti in locali meno ufficiali e questo ha permesso una maggiore interazione e un confronto con compagn* provenienti da paesi diversi sulle pratiche di lotta. Non sono mancati momenti di contraddittorio, con interventi critici che hanno aperto il dibattito sulle diverse posizioni che si presentano sulla situazione in Ucraina. Questo ciclo di iniziative ha avuto comunque uno sbocco concreto. Dall’incontro con singoli e gruppi antimilitaristi di diverse parti del mondo è stata lanciata l’idea di una iniziativa comune da tenere nel mese di novembre. Sul fascismo abbiamo cercato di

portare un contributo specifico per alimentare il dibattito a livello internazionale, cercando di definire i caratteri del regime fascista storico in Italia, e i caratteri del governo fascista che siede oggi a Roma. Si è segnalato come l’attuale governo in materia di guerra, sfruttamento della classe lavoratrice, autoritarismo, razzismo, non faccia altro che seguire la strada già tracciata dai precedenti governi, si distingua invece per l’attacco alle donne e alle soggettività non binarie, nel tentativo di consolidare il dominio patriarcale. Nel ricordare l’impegno del movimento anarchico nella lotta contro il fascismo nel corso del secolo scorso si è sottolineato l’importanza di mantenere una prospettiva di trasformazione sociale radicale, perché solo la rivoluzione sociale può fermare il fascismo. La specificità della situazione italiana ha suscitato grande interesse e a termine della presentazione, nonostante le difficoltà di traduzione, in una sala gremita si è aperto un dibattito interessante e vivace, con domande e scambi sulle rispettive esperienze di lotta nei diversi paesi.

Oltre alle tante cose positive, abbiamo però assistito in alcune occasioni alla messa in opera di pratiche che non sono conformi alla nostra etica e alla diffusione di messaggi che ci sembrano incompatibili con i valori e i principi che il movimento anarchico porta avanti da 150 anni. Se esponiamo queste critiche non è per polemizzare con questo o quel gruppo, ma perché pensiamo non si possano tacere problematiche che il movimento anarchico internazionale deve affrontare se vuole crescere di fronte alle sfide che ci attendono.

Ci riferiamo all’atteggiamento di alcuni individui e gruppi che hanno tentato di utilizzare l’incontro per imporre anche violentemente la propria linea politica, identificando alcune organizzazioni storiche del movimento anarchico come nientemeno che il “nemico”. Il primo caso è stato quello dei gruppi che sostenevano i cosiddetti “combattenti anti-autoritari” inquadrati nell’esercito dello stato ucraino.

Pur considerando questa opzione come contraria ai nostri principi e alla nostra pratica antimilitarista, non ci siamo mai oppost* allo loro presenza, nello spirito dell’apertura e del pluralismo che ha caratterizzato questa edizione dei RIA. La cosa grave non è che questi gruppi abbiano cercato di ottenere il massimo di visibilità, ma che lo abbiano fatto in maniera incompatibile con quello che consideriamo un metodo libertario. Questi gruppi hanno organizzato alcuni workshop e una conferenza nella sala principale. In questi incontri è stata sistematicamente negata la parola a chiunque tentasse di esprimere critiche o semplicemente opinioni diverse. In quei rari casi in cui è stata concessa la parola a chi esprimeva una visione diversa da quella degli organizzatori, questi interrompevano dal “tavolo”, dunque da una posizione di potere, gli interventi più sgraditi con il pretesto che erano “fuori tema”. Coloro che hanno tentato di elevare la loro voce per protestare contro questi metodi sono stat* insultat*, delegittimat* e minacciat* anche fisicamente. Compagn* che hanno tentato di prendere la parola nel dibattito del sabato pomeriggio sono stat* accerchiat* da individui che facevano parte di una sorta di “servizio d’ordine”, che non si è fatto problemi a strappare manifesti dalle mani di alcun* compagn* pacifist* che li avevano esposti. Questo ci sembra grave non solo perché censurare violentemente il dibattito è una pratica autoritaria, ma anche perché si è trattato della privatizzazione di uno spazio che è stato conquistato collettivamente da chi ha organizzato i RIA negli scorsi anni. Grave è stato anche che esponenti di questi gruppi abbiamo ripetuto pubblicamente menzogne contro le organizzazioni anarchiche che si sono espresse contro la guerra, accusandoci addirittura di ‘essere succubi della propaganda di Putin’. Di fronte a queste calunnie e falsità non possiamo che rinviare al documento “Per un nuovo manifesto anarchico contro la guerra” che esprime chiaramente la posizione della FAI, da noi ampiamente diffuso in centinaia di copie a Saint-Imier, e sottolineare che la censura così come la denigrazione e delegittimazione sistematica degli avversari sono pratiche autoritarie che non devono avere spazio nel movimento anarchico.

Infine, individui non identificati hanno più volte aggredito fisicamente il banchetto della FA francofona, con il pretesto che erano esposti due libri che alcun* hanno considerato come “islamofobi”, strappando e bruciando i libri in questione, aggredendo singol* compagn*, tentando di organizzare una contestazione più vasta alla FA in quanto tale, accusata pretestuosamente di “razzismo”. Se i dibattiti che hanno luogo in Francia su questi complicati problemi non possono essere affrontati esaustivamente in queste poche righe, ci teniamo a sottolineare che nessuna critica politica può essere espressa con forme che ricordano i metodi dei peggiori regimi autoritari che combattiamo. Nel segnalare il comunicato di solidarietà alla FA firmato da numerose Federazioni dell’IFA, dobbiamo sottolineare che questi attacchi si sono sistematicamente svolti ai danni delle organizzazioni storiche del movimento anarchico. In alcune di queste situazioni di tensione, inoltre, è purtroppo mancata l’attività di mediazione da parte dei gruppi di lavoro incaricati di questa funzione.

Riteniamo che l’incontro di Saint-Imier, così come la Balkan Anarchist Bookfair che si è tenuta a Lubiana a inizio luglio, sia stato di importanza cruciale per il nostro movimento, occasione eccezionale di scambio, di rilancio e di chiarificazione per proseguire, in una fase complessa come quella che attraversiamo, la nostra lotta internazionalista, antimilitarista e rivoluzionaria. È importante sottolineare anche i limiti di questi eventi e soprattutto respingere le pratiche dogmatiche e settarie. Per quanto questi appuntamenti abbiano visto la partecipazione solo di una parte del movimento, è chiaro che l’attualità dei temi affrontati, la vivacità del dibattito, la pluralità di posizioni è segnale di una dinamicità che è difficile trovare in altre correnti rivoluzionarie. Pur in un contesto globale molto difficile, il movimento anarchico ha ancora una significativa influenza e può svolgere un ruolo centrale; sta a noi mostrare il contributo cruciale che può dare come pratica rivoluzionaria alla causa delle classi oppresse e sfruttate di tutto il mondo.

Commissione di Relazioni Internazionali della FAI

Da «Umanità Nova» n. 24 del 3 settembre 2023

 

 

 

 

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Povertà: la soluzione è nelle nostre mani

Povertà: la soluzione è nelle nostre mani

La legge di bilancio 2023 n. 197 2022, ha stabilito che già dal 1 settembre 2023 alcuni nuclei familiari cessino di percepire il contributo economico legato al reddito di cittadinanza.
Fin dalla sua introduzione, questo provvedimento ha dimostrato la sua insufficienza nel dare una risposta alla crescente mancanza di reddito; il governo fascista ha pensato bene di ridurre ulteriormente la copertura e di trasformarla in un’arma di ricatto verso i disoccupati.
La Federazione Anarchica Livornese ha sempre denunciato questa misura come insufficiente a risolvere il problema della povertà. In Italia, secondo i dati ISTAT, ci sono più di 2 milioni e 600 mila persone in povertà, cioè in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale come recita la formula ufficiale, mentre 14 milion e 300 mila persone sono a rischio povertà.
A fronte di questa situazione drammatica le persone che si vedranno togliere il reddito di cittadinanza sono meno di due milioni e mezzo (dati gennaio 2023): veramente una goccia nel mare, che conferma il carattere di elemosina del provvedimento varato dal primo governo Conte.
Il nuovo governo fa peggio e con brutalità fascista cancella anche questo misero beneficio.
In realtà i soldi ci sono, solo che il governo ha altre priorità: la guerra in Ucraina e i fabbricanti di armi; i politici, parlamentari, sindaci, che si sono visti aumentare i benefici; i gruppi monopolistici privati e di Stato dell’energia e del fossile, assieme ai grandi gruppi finanziari, a cui saranno destinati i fondi del PNRR, cancellando gli stanziamenti a disposizione degli enti locali.
Per cambiare le scelte del governo la strada è una sola: scendere in piazza contro il governo, qualunque esso sia. E per ottenere questo risultato, unità di tutte le classi sfruttate, della classe operaia, di chi vive in condizioni di disoccupazione o sottoccupazione, autonomia dalle ideologie borghesi dela produttività e dell’interesse nazionale, lotta di classe internazionalista.
L’unica maniera per cancellare la piaga della povertà è una profonda trasformazione sociale che nessun governo è capace di compiere, solo i diretti interessati con l’organizzazione e la lotta.

Federazione Anarchica Livornese

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1922- 2023 In memoria di Filippo Filippetti

 

1922- 2023 In memoria di Filippo Filippetti
anarchico livornese, antifascista, ucciso dai fascisti
Martedì 1 agosto 2023 ore 19
Commemorazione presso la lapide
Via Provinciale Pisana 354, Livorno
(ex-scuola Camilli)

Filippo Filipetti, giovane anarchico, viene ucciso il 2 agosto 1922 dai fascisti mentre si oppone, assieme ad altri antifascisti, ad una spedizione punitiva contro Livorno.
Il 2 Agosto 1922 un gruppo di giovani antifascisti, tra i quali alcuni anarchici, ingaggia uno scontro armato nei pressi di Pontarcione con i camion dei fascisti. Muore nella sparatoria Filippo Filippetti, membro degli Arditi del Popolo, sindacalista dell’USI per il settore edile
Nell’estate del 1922 si giocano le ultime carte per fermare la reazione antiproletaria: il paese è attraversato da un crescendo di aggressioni compiute dai fascisti nei confronti delle organizzazioni del movimento operaio e dei singoli militanti; si contano decine di morti fra gli antifascisti.
Da mesi l’Unione Anarchica Italiana e il giornale “Umanità Nova” si battono a sostegno del movimento degli Arditi del Popolo, per costituire un fronte unico proletario che organizzi la difesa. Su iniziativa del Sindacato Ferrovieri Italiano è costituita l’Alleanza del Lavoro, a cui partecipano tutti i sindacati, con l’appoggio dell’Unione Anarchica, del Partito Repubblicano, del Partito Comunista e del Partito Socialista.

L’Alleanza del Lavoro indice uno sciopero generale ad oltranza per fermare le violenze fasciste a partire dalla mezzanotte del 31 luglio. I fascisti finanziati da agrari e industriali, armati da Carabinieri ed Esercito, protetti dalla monarchia e dalla Chiesa, aggrediscono le roccaforti operaie.
In molte città, fra cui Piombino, Ancona, Parma, Civitavecchia, Bari i fascisti vengono respinti anche grazie all’azione degli Arditi del Popolo. Nel momento in cui la resistenza operaia cresce, CGL e PSI, sperando in un ennesimo compromesso, si ritireranno dalla lotta, aprendo la strada alla rappresaglia armata del Governo. Livorno è uno dei centri dello scontro. Tra il 1° e il 2 Agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, facendo irruzione nei quartieri popolari che resistono all’invasione. Molti furono gli assassinati in quei giorni. Popolani, militanti comunisti, anarchici, repubblicani e socialisti, tra i quali Luigi Gemignani, Gilberto Catarsi, Pietro Gigli, Pilade Gigli, Oreste Romanacci, Bruno Giacomini e Genoveffa Pierozzi, oltre al giovane anarchico Filippo Filippetti.

Oggi dopo ottanta anni una fascista è a capo del governo, in un periodo di crescente militarizzazione, di guerra, di rilancio di nazionalismo e patriottismo, di autoritarismo sempre più forte e di attacco feroce alle condizioni di vita e di lavoro è ancora più importante riaffermare il nostro antifascismo. Lo facciamo con la pratica quotidiana, ma anche attraverso la memoria di chi, senza cedere a compromessi o seduzioni istituzionali, volle realmente impedire l’affermazione del fascismo, la dittatura, la miseria e l’orrore della guerra.
Il movimento anarchico invita tutti le realtà antifascisti a partecipare alla commemorazione.

Federazione Anarchica Livornese // cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it // federazioneanarchica.org
Collettivo Anarchico Libertario // collettivoanarchico@hotmail.it // collettivoanarchico.noblogs.org/

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30 luglio e 1 agosto: Giornate antifasciste

GIORNATE ANTIFASCISTE

Oggi dopo ottanta anni una fascista è di nuovo a capo del governo. In un periodo di crescente militarizzazione, di guerra, di rilancio di nazionalismo e patriottismo, di autoritarismo sempre più forte e di attacco feroce alle condizioni di vita e di lavoro è ancora più importante riaffermare il nostro antifascismo. Lo facciamo con la pratica quotidiana, ma anche attraverso la memoria di chi, senza cedere a compromessi o seduzioni istituzionali, volle realmente impedire l’affermazione del fascismo, la dittatura, la miseria e l’orrore della guerra.

Domenica 30 luglio
PRESENTAZIONE DI “1922” CON ALESSIA CESPUGLIO
h 19:30 aperitivo – h 21:00 presentazione
Via degli Asili 33 – Livorno
c/o Federazione Anarchica Livornese

Tra il 1 e il 2 agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, facendo irruzione nei quartieri popolari che resistono all’invasione.
Ripercorriamo questa storia con Alessia Cespuglio autrice del libro e dello spettacolo, realizzato con il sostegno della So.crem, edito da Vittoria Ignazu Editore.
Introduce Tiziano Antonelli della Federazione Anarchica Livornese
Dialoga con l’autrice e l’editore Riccardo Greco

Martedì 1° agosto
COMMEMORAZIONE DI FILIPPO FILIPPETTI
h 19:00 presso la lapide di Filippi Filippetti
Via Provinciale Pisana 354, Livorno
(ex-scuola Camilli)

In memoria di Filippo Filippetti
anarchico livornese, antifascista, ucciso dai fascisti il 2 agosto del 1922. In quei giorni a Livorno come in altre città, i fascisti assaltarono le organizzazioni del movimento operaio per stroncare lo sciopero generale in corso, assassinando in città anche Luigi Gemignani, Gilberto Catarsi, i fratelli Pietro e Pilade Gigli, Oreste Romanacci, Bruno Giacomini e Genoveffa Pierozzi.

Collettivo Anarchico Libertario
Federazione Anarchica Livornese

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PRESENTAZIONE DI “1922” CON ALESSIA CESPUGLIO

 

Domenica 30 luglio

PRESENTAZIONE DI “1922” CON ALESSIA CESPUGLIO

h 19:30 aperitivo – h 21:00 presentazione

Via degli Asili 33 – Livorno

c/o Federazione Anarchica Livornese

Tra il 1 e il 2 agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, facendo irruzione nei quartieri popolari che resistono all’invasione.

Ripercorriamo questa storia con Alessia Cespuglio autrice del libro e dello spettacolo, realizzato con il sostegno della So.crem, edito da Vittoria Ignazu Editore.

Introduce Tiziano Antonelli della Federazione Anarchica Livornese

Dialoga con l’autrice e l’editore Riccardo Greco

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Le nuove missioni di guerra dell’Italia – da Scilla al Tanai

articolo pubblicato sul settimanale anarchico Umanità Nova n. 21 del 18/06/23

Da Scilla al Tanai

Nuove missioni di guerra dall’Africa all’Ucraina

prevista discussione alla camera il 23 giugno

La delibera sulle missioni militari all’estero per l’anno 2023 è stata approvata tra i provvedimenti che il Consiglio dei Ministri ha simbolicamente discusso nella seduta del Primo Maggio. Ciò rende evidente come questo sia un ulteriore attacco alle classi sfruttate, insieme al decreto che impone nuove misure peggiorative delle condizioni di lavoro.

Nella delibera vengono sostanzialmente confermate le linee strategiche già definite negli scorsi anni. L’impegno nell’Europa continentale, in particolare ad Est e nei Balcani; la presenza nel settore asiatico, con le importanti missioni in Libano e Iraq; lo sviluppo dell’intervento in Africa; il sempre più rilevante ruolo delle missioni navali e aeree. Questo impianto viene dunque confermato, con 39 missioni per cui viene richiesta la proroga, e 4 nuove missioni per cui il Governo richiede l’approvazione, una di addestramento alle forze armate dell’Ucraina, una in Libia, una in Niger e una in Burkina Faso.

Il 18 maggio il Ministro degli Esteri Tajani e quello della Difesa Crosetto hanno presentato la delibera con una comunicazione alle commissioni Difesa della Camera e Esteri e Difesa del Senato. Di solito infatti l’esame da parte del Parlamento si svolge principalmente nelle commissioni, che presentano poi una relazione che viene sommariamente discussa dalle camere. Secondo il calendario dei lavori è prevista per il 23 giugno alla Camera dei Deputati la discussione in assemblea sulla relazione delle commissioni Difesa ed Esteri sull’argomento.

Vediamo come si articolano le 4 nuove missioni secondo i documenti e le dichiarazioni dei ministri:

Ucraina

La missione EUMAM Ucraina è una missione militare dell’Unione Europea con compiti di addestramento sia delle Forze Armate sia delle Forze di Difesa Territoriale ucraine. Impegna fino a 80 militari italiani, sia presso il comando generale della missione a Bruxelles, sia presso i comandi tattici, dove si svolgono le attività di addestramento, in Polonia e Germania. Alcuni moduli addestrativi dovrebbero inoltre svolgersi in italia, dopotutto a questo servono le tante basi presenti sul territorio. La missione è già in corso e ha compiuto l’addestramento di 16000 militari, si propone di raggiungere i 30000 entro la fine dell’anno. Questa missione è un ulteriore passo della partecipazione italiana, nel quadro di quella dell’UE, alla guerra in corso in Europa orientale. Segna il sempre maggiore coinvolgimento del paese in un conflitto che, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, è diventato uno dei più cruenti contesti di guerra a livello globale, e certamente quello più pericoloso per il rischio di escalation continentale e globale.

Addirittura commentatori vicini agli ambienti militari segnalano la “opacità” da parte del governo riguardo a questa missione. Questa opacità è dopotutto in linea con la politica mantenuta dallo stato italiano, che ha imposto il segreto di stato sulle liste delle armi inviate all’Ucraina.

Libia

La missione EUBAM Libia è anch’essa inserita nel quadro UE ed è orientata, come descritto anche nella sigla, alla “assistenza” nella gestione delle frontiere. Per la missione, guidata da una funzionaria della Agenzia delle Dogane. è previsto l’impiego massimo di 3 unità di personale, da attingere in parte anche dalle fila della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza. Una missione di dimensioni ridotte quindi, che va a completare il quadro della articolata presenza militare italiana in Libia, ormai continua dal 2016. Questa missione ha comunque una sua specifica rilevanza perché va ad inserirsi nella cosiddetta politica di esternalizzazione delle frontiere. Lo scopo dichiarato è quello del “rafforzamento delle strutture statuali preposte alla sicurezza, in particolare nei settori della gestione delle frontiere e della giustizia penale, al fine di contribuire agli sforzi per smantellare le reti della criminalità attive nel traffico di migranti, nella tratta di esseri umani e nel terrorismo.” Obiettivo da raggiungere attraverso la stesura di un “libro bianco sulla gestione integrata delle frontiere”, e l’assistenza “alla pianificazione strategica nell’ambito del Ministero degli interni e del Ministero della giustizia”. Una missione apparentemente quasi innocua, ma che è complementare alla famigerata e contestata missione di supporto alla guardia costiera libica. È riconosciuto come le autorità libiche siano responsabili di atrocità in mare e sulla terraferma nei confronti delle persone immigrate e di coloro che cercano di attraversare il Mediterraneo. Con questa nuova missione non si forniscono direttamente strumenti per perseguire queste politiche di morte e tortura, ma, forse anche peggio, si cerca di legittimare le autorità libiche come guardiani delle frontiere d’Europa. La prospettiva, stando alle dichiarazioni di esponenti del governo, è quella di adattare alla Libia il modello adottato dalla UE con la Turchia, per trattenere i profughi sulle coste libiche. O addirittura quella della deportazione verso la Libia, una volta che il paese sarà classificato come “sicuro”.

Niger

La missione EUMPM Niger è una missione militare dell’UE decisa nel dicembre 2022 dal Consiglio UE nel quadro della Strategia Integrata dell’Unione per il Sahel. È già stata avviata il 20 febbraio scorso, e ha una durata prevista di tre anni. Il comando della missione è stato assegnato ad un ufficiale italiano, oltre all’Italia anche la Germania partecipa alla missione inviando proprie truppe. Il governo ha definito in 20 unità il massimo impegno dell’Italia in questa missione in termini di personale. Lo scopo della missione è quello di “sostenere le forze armate del Niger nella lotta contro i gruppi terroristici armati e nella protezione della popolazione civile.” Stando a quanto indicato questo aiuto si realizzerebbe attraverso formazione e supporto organizzativo, e non attraverso un intervento diretto nelle aree di conflitto. La nuova missione si inserisce nella già consolidata presenza italiana in Niger, dove ormai dal 2017 è attiva una missione bilaterale, e le forze armate italiane hanno una propria base. Svolgendo compiti di addestramento per le forze armate locali, l’Italia sembra aver consolidato in questi anni la propria presenza nel paese, portando nel 2023 a oltre 500 il numero dei militari schierati. Il Niger è così divenuto il “bastione” dell’Italia nel Sahel, ruolo che mantiene anche in una fase come quella attuale di crisi della presenza europea nella regione. La cacciata dei francesi dal Mali, che hanno visto fallire l’operazione Barkhane, e il conseguente ritiro delle missioni italiane nel paese con la chiusura anticipata della Task Force Takuba nel 2022, rappresentano un fallimento della politica aggressiva europea nel Sahel, spiegabile solo in parte con la penetrazione dei mercenari russi dell’agenzia Wagner. In Mali l’Italia si è voluta inserire insieme agli altri paesi europei in una guerra sanguinosa e senza sbocco che la Francia stava conducendo da anni, senza ottenere altro risultato che esasperare le drammatiche condizioni sociali del paese. La nuova missione europea in Niger è quindi parte di un più generale riorientamento dell’UE nel Sahel, a fronte della sconfitta strategica in Mali.

Burkina Faso

La missione bilaterale in Burkina Faso è una delle principali novità tra le missioni per cui il governo chiede l’approvazione. Stando alla relazione si tratta anche in questo caso di una missione a scopo addestrativo delle forze armate e di polizia locali, per cui si indica un impegno massimo di 50 militari. Si noti che la base giuridica per questa missione è l’accordo di cooperazione nel settore della difesa tra Italia e Burkina Faso siglato nel 2019. Il Burkina Faso ha subito nel settembre 2022 un colpo di stato, il secondo in un anno, ed è attualmente governato dalla giunta militare guidata da Ibrahim Traoré. Sulla base di un accordo con un governo deposto, si avvia quindi una missione di addestramento delle forze armate di un regime di dittatura militare. Forze armate che tra l’altro sono state ritenute responsabili negli ultimi mesi di massacri di civili nei villaggi fulani, nel corso delle cosiddette operazioni antiterroristiche. Non sarebbe una novità che l’Italia addestri bande di assassini visto quanto già accade con il supporto alla guardia costiera libica, nell’addestramento alle forze speciali del Sudan o alla polizia somala. Dopotutto le stesse forze armate italiane hanno acquisito in Africa un curriculum di tutto rispetto in termini di atrocità commesse. Ad ogni modo, l’importante per l’Italia è non lasciare anche il Burkina Faso sotto la sola influenza russa, e assicurare una presenza in un paese la cui instabilità potrebbe contagiare i paesi che si affacciano sul Golfo di Guinea, dove gli interessi dell’ENI sono molto forti.

Diplomazia militare

Questa è quella che viene definita “diplomazia militare”: offrire moduli addestrativi secondo standard internazionali in cambio di accordi per lo sfruttamento delle risorse, per l’installazione di strutture militari, per la gestione delle frontiere. La diplomazia portata con le punte delle baionette lascia però facilmente il passo alla guerra. Dopotutto anche i principali motivi che muovono l’azione del governo vanno in questa direzione. Al vuoto proposito della ricerca della stabilità regionale, si associa sempre la difesa dell’interesse nazionale, in una prospettiva predatoria e aggressiva di cui già parlavamo negli scorsi anni, quando questa espressione iniziò a farsi strada. Ora questa dimensione aggressiva trova sponda concreta nella sempre più profonda linea di conflitto globale che vede confrontarsi Russia e Cina da una parte e NATO e UE con l’Italia dall’altra. È una dimensione di conflitto che si sta cristallizzando in fronti sempre più definiti, non solo in Europa orientale, ma anche in Medio oriente, nei Balcani e in Africa, e le missioni italiane sono in prima linea. Si tratta, come si è ormai avuto modo di vedere, di una politica trasversale ai partiti di opposizione e di governo, che i fascisti che oggi guidano il paese sono solo i più decisi a portare avanti. Sta al movimento anarchico, alle realtà antimilitariste, ai movimenti dal basso saper opporre un argine adeguato a queste politiche che puntano dritte al baratro della guerra.

Dario Antonelli

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incontro-dibattito: Non per soldi ma per denaro, il reddito proletario fra guerra, tasse, inflazione

Non per soldi ma per denaro
il reddito proletario fra guerra, tasse, inflazione

Martedì 13 giugno
alla FAL in Via degli Asili 33
ore 19,30 aperitivo
ore 21,00 incontro dibattito

Il governo attacca il reddito del proletariato e dei ceti popolari
Le scelte operate dal governo Meloni sono tutte a vantaggio delle classi privilegiate:

– abolizione del reddito di cittadinanza
– modifica degli scaglioni IRPEF a vantaggio dei redditi medioalti
– aumento della precarietà del lavoro.

E poi

Tagli alla sanità e alla scuola, agli investimenti per l’edilizia popolare, aumento degli sfratti e dei licenziamenti, riduzione degli sconti in bolletta, nessuna riduzione dell’età per andare in pensione.
Il capitalismo, il mercato hanno bisogno dell’appoggio del governo per ridurre il prezzo della forza lavoro per aumentare i profitti dei padroni, che interviene raccontandoci che questi sacrifici sono necessari perché siamo in guerra, ma in guerra contro chi? Lo stato italiano invia le proprie truppe ai quattro angoli del mondo per conquistare le fonti di materie prime, allargare i mercati ed esibire prodotti dell’industria bellica nazionale.

Che cosa ha a che vedere questo con i bisogni popolari? Se non ci convinciamo è pronta la repressione: licenziamenti, fogli di via, denunce e manganelli aspettano chi non si rassegna.

Smascheriamo le menzogne del governo
costruiamo reti di solidarietà autogestite
rafforziamo i sindacati di base e conflittuali

possiamo migliorare le nostre condizioni di vita con l’azione diretta e l’unità delle classi sfruttate.

Federazione Anarchica Livornese

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