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In 300 in presidio perché venga fatta luce sull’inabissamento dei fusti tossici

da: senzasoste.it

presidio_porto

 

Circa 300 persone hanno partecipato stamani al Porto Mediceo di Livorno al presidio organizzato per chiedere che venga fatta luce sull’inabissamento dalla nave Venezia della Grimaldi Lines di un numero imprecisato di fusti (si parla di oltre 200) contenenti sostanze pericolose avvenuto – sembra – il 17 dicembre scorso a nord dell’isola di Gorgona.  Alla protesta hanno aderito comitati, associazioni e partiti, preoccupati per un mare diventato una discarica e indignati per il modo con cui il grave episodio è stato prima nascosto e poi gestito dalle autorità.

“Sul sito internazionale che riporta tutte le rotte e dunque anche quella del cargo Venezia – dice Maurizio Zicanu del coordinamento di Vertenza Livorno uno dei comitati promotore dell’iniziativa – la nave della Grimaldi stranamente non segue la rotta annunciata e passa molto più vicino alla costa. Vorremmo sapere il motivo di questa decisione del comandante a nostro avviso molto pericolosa”.

Secondo la ricostruzione fornita dalla Grimaldi, la nave cargo Veneziasarebbe partita da Catania per Genova con mare forza 10 e onde alte più di otto metri. Ma invece di ripararsi in un porto avrebbe sfidato la tempesta nel luogo più delicato per l’ecosistema, quel Santuario dei cetacei tra l’isola di Gorgona e l’Elba che si trova a 22 miglia al largo dalle coste toscane già minacciato dall’ormai prossima costruzione del pericolosissimo e inutile rigassificatore offshore. Insomma, avrebbe rischiato di affondare perdendo incredibilmente due carichi con almeno due centinaia di fusti contenenti 40 tonnellate di cobalto e molibdeno, due metalli tossici altamente inquinanti. Che magicamente si sarebbero inabissati in uno dei punti più profondi dell’alto Tirreno, a 500 metri di profondità, dove guarda caso il fondale è fangoso e sabbioso (in poche parole in un punto dove è quasi impossibile recuperarli.

Tra gli intervenuti anche la consigliera comunale livornese del PD, Arianna Terreni, contestatissima dai manifestanti presenti. “Comandano Livorno e la Regione – questa l’accusa rivoltale – e si indigna promettendo di portare la protesta all’interno delle istituzioni? E cosa ha fatto finora il suo partito se non contribuire a trasformare il mare livornese in una discarica? Ci vuole veramente faccia tosta. Gli organismi istituzionali dovrebbero tutelare l’ambiente e in un’area che dovrebbe essere protetta come il Santuario dei cetacei, un accordo internazionale che è stato ratificato dall’Italia più di 10 anni fa, cos’hanno fatto i suoi compagni di partito? Hanno pianificato l’installazione di un rigassificatore e permesso la contaminazione dell’intera area marina.

Sul banco degli imputati anche la Capitaneria di porto, che incredibilmente non ha bloccato la navigazione del cargo.  “Abbiamo la sensazione che neppure le autorità marittime sappiano bene che cosa sia successo – ha detto Alessandro Gianni, direttore campagne di Greenpeace Italia -. E questa è una cosa gravissima, che ci preoccupa molto. Devono dirci ancora come intendono recuperare questi fusti. Che cosa contengono esattamente e che pericoli ci sono per il mare e la catena alimentare”.

I fusti inabissatisi sarebbero di proprietà di una società con sede nel paradiso fiscale del Lussemburgo e conterrebero materiale altamente tossico proveniente dalla raffineria di Priolo Gargallo, vicino Siracusa. La magistratura ha aperto un’inchiesta indagando il comandante del cargo. L’ipotesi di reato, per ora, riguarda violazioni dei sistemi di sicurezza del carico, ma se la situazione dovesse precipitare si potrebbero ipotizzare reati ambientali anche gravissimi. (red.)

08 gennaio 2012

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RIFIUTI TOSSICI E VELENI NEL MARE DI LIVORNO: VOLANTINO

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MANIFESTAZIONE per sapere la verità sull’incidente della Nave Grimaldi avvenuto a sud dell’Isola della Gorgona

MANIFESTAZIONE

DOMENICA 8 GENNAIO 2012  ore 12 ,00

PORTO MEDICEO

Via del Molo Mediceo

·

MANIFESTAZIONE per sapere la verità sull’incidente della Nave Grimaldi avvenuto a sud dell’Isola della Gorgona.

Il 17 dicembre l’Eurocargo Venezia della compagnia Grimaldi Lines, ha perso nel tratto di mare tra Gorgona ed il Banco di Santa Lucia, alcuni semirimorchi carichi di merce pericolosa non meglio specificata. Si tratta di 224 bidoni metallici. Ognuno contiene 200 chili di monossido di cobalto e molibdeno.
Secondo una comunicazione ufficiale della Guardia Costiera di Livorno «Il prodotto è contenuto all’interno di sacchi di plastica nera racchiusi in fusti metallici di colore azzurro della capacità di 200 litri. Il materiale diventa pericoloso a contatto con l’aria scaldandosi fino ad alte temperature e producendo fiammate bluastre e liberando polveri e gas tossici».
Esperimenti su animali hanno indicato che troppo molibdeno causa deformità fetali.

Il 9 luglio scorso, a circa 10 miglia a nord del porto di Marciana Marina, all’isola d’Elba, l’equipaggio dell’imbarcazione tedesca MS Thales ha incrociato la nave portacontainer Toscana proveniente da Malta, ferma in mezzo al mare con segni inequivocabili di attività di scarico, in pieno Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos.
Ecco il resoconto testuale: “Il 9 Luglio 2009 la MS Thales era in navigazione dal porto (porto di provenienza) di Marina di Pisa all’Isola d’Elba. Alle 21,00 abbiamo osservato la nave porta-container “Toscana”, il cui (porto di provenienza) è La Valetta, nella posizione 43° 07,893’N, 10° 15,026’E (la posizione è stata presa con l’aiuto del GPS e del sistema radar di bordo). La nave “Toscana” era ferma. Non c’era segno di lavaggio della cisterna. Non c’era segno di ancoraggio o che fosse disabilitata. A una osservazione più vicina con l’aiuto di binocoli (8×40) abbiamo scoperto l’equipaggio della nave mentre lavorava sulle gru di bordo, gettando alcuni oggetti fuori bordo. Gli oggetti sembravano essere container da 16ft.
VOGLIAMO LA MASSIMA INFORMAZIONE
COLPIRE I COLPEVOLI
DIFENDERE L’AMBIENTE E LA SALUTE DELLE POPOLAZIONI

 

In queste sono arrivate molte altre adesioni ecco l’elenco aggiornato al 6 gennaio ore 23

 

 

ORGANIZZANO

Adesioni al 6 gennaio ore 23

 

Partito della Rifondazione Comunista Circoli Centro, Rosignano e Salviano, Sinistra critica, Sinistra Ecologia e Libertà, Unione Inquilini, Cittadini ecologisti – Movimenti civici – Unione Sindacale di Base, Unicobas, Cobas, Vertenza -Livorno, Comitato No al Rigassificatore offshore, Rifiuti Zero, Rifondazione Comunista Federazioni di Livorno, Pisa, Piombino – Elba, Arezzo, Partito Comunista dei Lavoratori, Gruppo Regione Federazione della Sinistra – Verdi, Rifondazione Comunista Toscana, www.sequenze.webnode.it,  LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano, La lista civica Città Diversa, Movimento Popolare di Liberazione, www.messaggeridelmare.it Verdi Ambiente e Società, Italia dei valori, Forum ambientalista nazionale, Brigate di solidarietà attiva Toscana, Movimento Cinque Stelle, pagina facebook Lo sai Livorno, La Rete dei Comunisti di Pisa, AS.I.A/USB Grosseto, Federazione Verdi Rosignano, WWF Livorno, Italia Nostra  Livorno e di Firenze, Le liste civiche Insieme per Cambiare di Montescudaio e Riparbella, Partito dei CARC – sezione Cecina, occupanti dell’ex Caserma del Fante Livorno, Associazione nazionale Fairwatch, Collettivo Anarchico Libertario, Comitato Difesa Ambiente Livorno, Federazione Anarchica Livornese.…… aggiungeremo le nuove adesioni.

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VELENI CHE VOLANO…ISTITUZIONI CHE TACCIONO

Durante la violenta libecciata della notte di venerdì 17 dicembre il cargo “Venezia” della compagnia armatrice Grimaldi, “perde” al largo della Gorgona due semirimorchi con 189 fusti di rifiuti tossici (catalizzatori di monossido di cobalto e molibdeno) provenienti da un raffineria siciliana. Il comandante della nave sostiene di essersene accorto solo all’arrivo al porto di Genova, la mattina dopo. Capitaneria e Prefettura hanno atteso ben 11 giorni prima di divulgare la notizia del disastro, ma solo ai Comuni di Cecina e Bibbona. Soltanto grazie a fonti giornalistiche e alla controinformazione di comitati e associazioni ecologiste si è venuti a conoscenza del pericolo: il materiale contenuto nei bidoni “persi” al contatto con l’aria può infiammarsi, sprigionando polveri e gas nocivi, ed è tossico per la fauna marina.

E’ vergognoso il silenzio che si è cercato di tenere su tutta la vicenda. Mentre, ci si dice, aerei e motovedette cercavano i fusti, le popolazioni erano tenute all’oscuro del pericolo e non erano messe in condizione di gestire la situazione. E’ poi incomprensibile perché Capitaneria e Prefettura si siano limitati ad informare i sindaci dei Comuni di Cecina e Bibbona, quando solo un calcolo probabilistico poteva indicare in quelle due zone costiere i luoghi dove si potevano spiaggiare i fusti con il loro micidiale contenuto.

Come sempre le istituzioni (Capitaneria, enti locali, Prefettura) tutelano il profitto dell’armatore, del produttore e trasportatore delle sostanze tossiche, invece della salute delle popolazioni.

La storia si ripete, anche se con le dovute distinzioni.

Come in Val Susa, come a Napoli, come all’Aquila, come a Casale Monferrato, come nella Livorno rigassificata col consenso della stragrande maggioranza dei partiti politici: da parte delle istituzioni solo disinteresse, minimizzazioni, imposizione di nocività.

Il diritto alla salute dei singoli e della collettività può essere tutelato solo attraverso l’autorganizzazione e l’azione diretta.

La Grimaldi ha tenuto un pesante silenzio su tutta la vicenda eppure l’armatore napoletano è il maggiore responsabile del disastro ambientale.

Deve spiegare con dovizia di particolari l’accaduto e deve, soprattutto, fugare ogni ragionevole dubbio sul fatto che i semirimorchi non si siano staccati dalle loro catene per le intemperie, cosa comunque gravissima perché materiale così particolare come rifiuti tossici e nocivi dovrebbero essere ricoverati in modo da dare tutte le garanzie di sicurezza ma che sia stato il capitano della nave, nel pieno della tempesta, ad aver deciso, per motivi di opportunità, di scaricare in mare i due semirimorchi con il loro pericoloso contenuto.

La Grimaldi si deve attivare da subito per il recupero dei bidoni prima che accada l’irreparabile (ammesso che non sia già accaduto)

Il sindaco di Livorno e in generale i responsabili della sanità e dell’ambiente del Comune hanno la gravissima responsabilità di aver taciuto alla popolazione il rischio che stava correndo, rendendosi complici dei silenzi di Prefettura e Capitaneria.

Solo impegnandosi in prima persona e lottando fuori e contro le istituzioni si può imporre:

  1. CHE SI METTANO IN AZIONE TUTTE LE MISURE PER RECUPERARE I BIDONI,
  2. CHE SI FACCIA LUCE SU COSA EFFETTIVAMENTE E’ ACCADUTO SUL CARGO VENEZIA LA NOTTE DEL 17 DICEMBRE,
  3. CHE’ I RESPONSABILI DEI SILENZI E DELLE OMISSIONI SIANO MESSI DI FRONTE ALLE LORO RESPONSABILITA’

Federazione Anarchica Livornese – F.A.I.

cdcfedanarchicalivornese@ virgilio.it

Collettivo Anarchico Libertario

collettivoanarchico@ hotmail.it

http://collettivoanarchico.noblogs.org

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40 tonnellate di rifiuti tossici nel nostro mare: disastro ambientale

da: senzasoste.it

nave_grimaldiLa notizia è apparsa, anche se con scarso rilievo, sulla stampa cittadina e nelle cronache regionali di Repubblica. Vediamo, innanzitutto di ricostruire i fatti così come sono stati descritti dalla stampa.

Il 29 dicembre Il Tirreno, cronaca di Cecina, pubblica con grande risalto la notizia della “perdita” di un carico di sostanze tossiche. Il giornalista riprende il contenuto di un fax inviato il 28 dicembre dalla Guardia costiera ai sindaci dei comuni di Cecina e di Bibbona, in cui si cita un avviso ricevuto il giorno prima (27 dicembre, dunque) dalla Capitaneria di Porto di Livorno. Si apprende così che il 17 dicembre, durante la tempesta che aveva provocato venti fino a 120 km/h e onde alte fino a 8/9 metri, il cargo-traghetto “Venezia” della Compagnia Grimaldi, in navigazione da Catania a Genova, avrebbe “perso” due semirimorchi carichi di “sostanze solide inorganiche”. Il fax della Guardia costiera non precisa né la qualità né la quantità del materiale disperso in mare ma indica alcuni codici e sigle (codici UN 3191 e IMDG 4.2 e la sigla COMO). Secondo l’articolista si tratterebbe di sostanze infiammabili contenute in catalizzatori. La Grimaldi, a cui erano stati chiesti chiarimenti in merito, non aveva dato alcuna risposta. Il giornalista nota che l’allarme è stato dato ben 11 giorni dopo l’inabissamento dei fusti

Alle 14 del 29 dicembre l’ANSA rilancia la notizia in un breve dispaccio.

Il 30 dicembre Il Tirreno pubblica un breve trafiletto che contiene la richiesta di chiarimenti fatta dal circolo Centro di Rifondazione comunista mentre Greenreport pubblica un comunicato allarmato di Legambiente arcipelago toscano.

Il 31 dicembre i quotidiani locali pubblicano i risultati della conferenza stampa convocata, finalmente, dall’ammiraglio comandante della Capitaneria di Porto di Livorno, Ilarione Dell’Anna. Qualche notizia in più viene data: i fusti sarebbero 224 contenenti ciascuno 200 chili di catalizzatori di monossido di cobalto e molibdeno: “materiale che, al contatto con l’aria, può infiammarsi sprigionando polveri e gas nocivi”. In fondo al mare o in superficie in attesa di spiaggiarsi ci sono quindi 45 tonnellate di queste porcherie. Il “Venezia” avrebbe perso i due semirimorchi al largo della Gorgona ma l’equipaggio si sarebbe accorto della “scomparsa” solo all’arrivo al porto di Genova (ore 7,30 del 17 dicembre). Secondo la ricostruzione ufficiale i due semirimorchi avrebbero rotto le “rizzature” (catene) che li fermavano finendo in mare. Dell’Anna spiega, bontà sua, che l’ossido di cobalto è molto pericoloso se asciutto, visto che “si può incendiare a contatto con l’aria” mentre in acqua potrebbe provocare danni ingenti alla fauna ittica e ai fondali.

Il curioso di tutta questa vicenda è che le notizie che abbiamo riassunto sopra le abbiamo lette su Il Tirreno cronaca di Cecina e di Empoli ma non su quella di Livorno che invece si limita a riportare qualche stralcio del rassicurante comunicato emesso dalla Prefettura senza scendere nei particolari né quantitativi né qualitativi del disastro. Naturalmente anche La Nazione, che su questo tema non riesce a trovare il modo per parlar male di Comune e Provincia, riporta la notizia in termini per lo meno molto generici.

Interessante l’articolo che appare sulle pagine regionali di Repubblica nel quale si riferisce che secondo fonti di ISPRA e ARPAT i catalizzatori inabissatisi “sono effettivamente tossici per la fauna marina”. Ma va là! Repubblica scrive che “per tre giorni la Capitaneria ha organizzato ricognizioni con un aereo e le motovedette, ma nessuno dei fusti è stato rinvenuto”. Importanti anche alcune dichiarazioni di Dell’Anna: “Nelle prossime settimane i tecnici dell’istituto zootecnico dovranno svolgere continue analisi su tutto il pesce pescato davanti alle nostre coste, purtroppo i catalizzatori contengono metalli e dobbiamo capire se possono essere pericolosi per la salute dei cittadini .. ma per ora non è necessario un divieto di pesca”. Il nostro mare è situato nel santuario dei cetacei ma sembra che la cosa debba essere ricordata dalle istituzioni solo quando c’è da riempirsi la bocca nei convegni. E’ successo per il progetto di rigassificatore, sta succedendo per il disastro dei fusti tossici.

Per la Prefettura “nessun allarme particolare”, però il Prefetto aveva coordinato il 30 dicembre un vertice al quale hanno partecipato l’assessore alla salute della regione, Scaramuccia, quello all’ambiente della provincia, Nista, capitaneria, Arpat, ISPRA e Istituto zoo profilattico di Pisa, vigili del fuoco e ASL. E’ per lo meno strano che per una questione di scarsa importanza si sia mosso, la vigilia dell’ultimo dell’anno, il massimo responsabile della sanità toscana. Forse non aveva meglio da fare, o forse la situazione è veramente difficile.

Infine su Il Tirreno di oggi, 2 gennaio, si legge un intervento del consigliere Giannini, SEL, che chiede chiarimenti sull’accaduto e la convocazione di un consiglio comunale straordinario. Meno male.

Sempre oggi leggiamo su Qui Livorno che la Capitaneria ha emanato le regole guida per i pescatori e che il catalizzatore di cui sono pieni i fusti è “utilizzato nel settore petrolifero e in quello del trattamento del gas per l’abbattimento dello zolfo”. Oggi nuovo tavolo tecnico con l’assessore regionale alla salute e l’ARPAT.

Fin qui le notizie di stampa. Alcune considerazioni vengono spontanee.

1) Perché Capitaneria e Prefettura hanno atteso ben 11 giorni per informare la popolazione: è vergognoso il silenzio che si è cercato di tenere su tutta la vicenda. Mentre, ci si dice, aerei e motovedette cercavano i fusti, le popolazioni erano tenute all’oscuro del pericolo e non erano messe in condizione di gestire la situazione.

2) Perché si sono limitati ad informare i sindaci dei Comuni di Cecina e Bibbona, quando solo un calcolo probabilistico poteva indicare in quelle due zone costiere i luoghi dove si potevano spiaggiare i fusti con il loro micidiale contenuto

3) Perché la compagnia Grimaldi ha tenuto un pesante silenzio su tutta la vicenda. L’armatore napoletano è il maggiore responsabile del disastro ambientale. Deve spiegare con dovizia di particolari l’accaduto e deve, soprattutto, fugare ogni ragionevole dubbio sul fatto che i semirimorchi non si siano staccati dalle loro catene per le intemperie, cosa comunque gravissima perché materiale così particolare come rifiuti tossici e nocivi, perché di questo chiaramente si tratta, dovrebbero essere ricoverati in modo da dare tutte le garanzie di sicurezza. Chi ci dice che il capitano della nave, nel pieno della tempesta, non abbia deciso, per preservare l’incolumità dell’equipaggio se non addirittura la salvezza della nave, di scaricare in mare i due semirimorchi con il loro pericoloso contenuto?

4) Perché il sindaco di Livorno e in generale i responsabili della sanità e dell’ambiente del Comune hanno brillato per la loro assenza da tutta la vicenda, quasi la cosa non riguardasse la città. In questo sono stati sostenuti da Tirreno e Nazione che come sempre nei momenti decisivi sono i migliori “guardaspalle” delle istituzioni locali.

Noi attendiamo risposte. Precise. Facciamo appello a tutti livornesi, a tutti coloro che hanno a cuore la salvezza dell’ambiente perche uniscano le loro intelligenze al fine di rompere il muro di silenzio costruito attorno a questa oscura vicenda.

Inviato a Senza Soste da M. Z.

2 gennaio 2012

Gran parte del materiale che è servito a realizzare questo articolo è stato raccolto grazie a Vertenza Livorno, rete per la difesa dell’ambiente e della salute.

Nella foto tratta da Greenreport la nave Venezia della Grimaldi che ha “perso” i bidoni

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Torino corteo antirazzista

da: http://senzafrontiere.noblogs.org/post/2011/12/21/torino-contro-pogrom-razzisti-e-stragi-fasciste/

Torino 17 dicembre. Siamo alle Vallette, il quartiere popolare, che ha i suoi emblemi in quella discarica sociale che è carcere e nel nuovo stadio della Juve, dove le tensioni sociali si stemperano tra tifo e ginnastica ultrà. In questo quartiere il 10 dicembre si è consumato un pogrom. Una ragazzina racconta un bugia, uno stupro mai avvenuto, punta il dito su due rom, i rom che vivono in baracche fatiscenti tra le rovine della cascina della Continassa. In pochi giorni nel quartiere cominciano a girare i soliti volantini anonimi dei “cittadini indignati” che invitano a “ripulire la Continassa”. Il corteo, in prima fila la segretaria cittadina del PD, Bragantini si dirige al campo. I rom fuggono, la polizia sta a guardare. Partono le molotov che si mangiano tutto. Sabato 17 al mercato di piazza Montale, e in quello di corso Cincinnato, c’è un volantinaggio di solidarietà con le vittime della barbarie razzista. Tanti si fermano, prendono il volantino, dichiarano solidarietà. Nel pomeriggio l’appuntamento, organizzato da numerose associazioni antirazziste e gruppi politici, è in piazza Castello per un presidio di solidarietà con i rom della Continassa e con i due africani ammazzati da un fascista due giorni prima a Firenze. Il presidio si trasforma in corteo spontaneo: alla testa un folto gruppo di senegalesi con due striscioni con i nomi dei due ambulanti uccisi. Tra slogan e musica il corteo si dipana per il centro. Sul pogrom di Torino ascolta l’intervista a Karim Metref su radio Blackout Sulle persecuzioni contro i rom, dal “porraimos nazista ai pogrom democratici” ascolta l’intervista a Marco Rossi su radio Blackout Di seguito il volantino diffuso in piazza dalla FAI torinese: Provate ad immaginare. Siete a casa vostra dopo una giornata di lavoro. La paga è bassa, gli straordinari sono diventati un obbligo, la cassa integrazione una routine, la sicurezza un miraggio. È il lavoro ai tempi della crisi, la crisi che governo e padroni sono decisi a far pagare alla povera gente. State preparandovi alla cena o state giocando con i vostri figli. All’improvviso sentite il rombo rabbioso di una folla che urla minacciosa. Ce l’hanno con tutti quelli che vivono nel vostro stesso isolato, vogliono fare “pulizia”. Dicono che qualcuno in zona ha stuprato una ragazza. Fate fatica a capire perché tutta quella gente ce l’abbia con voi, che vivete la vostra vita e non avete mai fatto male a nessuno. Non potete crederci. Poi vedete le molotov, udite il fragore delle bombe carta. Il sapore della paura vi sale alla gola: afferrate i vostri bambini e andate via di corsa senza prendere niente. Quando la furia si placa la vostra casa non c’è più. Solo macerie. Vi sembra impossibile? Eppure è successo, è successo in questa vostra città. Poi si è scoperto che lo stupro era la bugia di una ragazzina che ha paura di una famiglia che le nega la libertà di amare il suo ragazzo Un pogrom razzista si è consumato a due passi da casa vostra. Lo striscione con scritto “no al razzismo, sì alla giustizia” non assolve nessuno, tantomeno la presidente della Circoscrizione e segretaria dei Democratici torinesi, Bragantini, che ha preso le distanze ma quella sera era in prima fila. Con lei tanta “brava gente” accecata dall’odio razzista. Se foste nati in una baracca di lamiera dentro una cascina diroccata il sapore della paura lo avreste sentito già nel latte di vostra madre. È il destino dei poveri. Quando si punta il dito su un intero popolo, quando tutti sono colpevoli perché due sono sospettati di aver stuprato una ragazza, il passo successivo sono le deportazioni, i lager, le camere a gas. La pulizia etnica. Se sei diverso e povero la tua vita diventa sempre più difficile. Fassino, dopo le doglianze di facciata, non trova niente di meglio puntare il dito contro i rom, promettendo sgomberi e controlli. Dopo i razzisti con le molotov, è il turno del Comune. A Firenze due ambulanti senegalesi sono uccisi, altri tre feriti, mentre facevano il loro lavoro. Dicono che l’assassino era un uomo triste, solo, depresso. Il solito matto. Peccato che il “matto” fosse un fascista dichiarato, un antisemita che negava i lager e le camere a gas. La polizia di Stato, tanto per non sbagliare, ha caricato un corteo di immigrati e antirazzisti che protestava contro la strage fascista. Da anni i pogrom incendiano l’Italia. Bruciano le baracche dei rom e corrodono la coscienza civile di tanti. Qualcuno agisce, tanti, troppi, plaudono silenti e rancorosi, convinti che saranno più sicuri. Al riparo dalla povertà degli ultimi, di quelli che non si lavano perché non hanno acqua neppure per bere, di quelli che di rado lavorano, perché nessuno li vuole, di quelli che vanno a scuola pochi mesi, tra uno sgombero di polizia ed un rogo razzista. Forse pensate che a voi non capiterà mai. Provate ad immaginare. Un giorno il padrone vi licenzia, la banca si prende la casa, la strada inghiotte voi e i vostri figli. Sarà il vostro turno. Ma allora non ci sarà più nessuno capace di indignazione, capace di rivolta. Provate a ricordare. Torino ha saputo in altri tempi rovesciare il fronte della guerra tra poveri, del razzismo verso gli immigrati meridionali. Nelle lotte per la case e per le scuole, per i trasporti e per i servizi, per il salario e la riduzione di orario, la gente, quella nata qua e quella nata altrove, si è riconosciuta parte della stessa razza, la razza di chi lotta per un mondo di libertà e uguaglianza. Padroni e governo hanno condotto una guerra feroce per piegare e disciplinare le nostre periferie. Libertà e tutele sono andate in fumo. Oggi il lavoro che ricatta la vita di tutti è una catena di schiavitù per gli stranieri, obbligati dalle leggi razziste ad accettare paghe da fame, orari impossibili per non rischiare di perdere il permesso di soggiorno. Se i lavoratori italiani e quelli stranieri troveranno il ritmo di una lotta comune contro chi si fa ricco lucrando sulle loro vite, la paura cambierà finalmente di campo. Il nemico, quello vero, è il padrone che sfrutta, è il politico che decide per noi, che punta sulla guerra tra poveri per garantirsi la pace sociale. Cerchiamo insieme di costruire un futuro diverso da questo presente di incubo.

Per info e contatti: Federazione Anarchica Torino

Corso Palermo 46 – ogni giovedì dalle 21

338 6594361

fai…@inrete.it

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No al razzismo della democrazia, per una resistenza popolare antirazzista

da: http://senzafrontiere.noblogs.org/post/2011/12/20/no-al-razzismo-della-democrazia-per-una-resistenza-popolare-antirazzista/#more-2830

L’assalto al campo Rom di Torino, una lucida azione razzista, è l’ultimo episodio di un esclation di violenza. Le leggi ed i provvedimenti razziali hanno dati i loro frutti. L’odio profondo verso i migranti, creato ad hoc da governi e partiti, ha prodotto un nemico ben delineato: la comunità Rom, in passato sterminata dai nazisti e oggi aggredita con le leggi e con il fuoco dai meccanismi della democrazia. Nel 2008 a Ponticelli, vicino a Napoli, l’aggressione ai Ron di via Malibrand fu scatenata dalla falsa accusa ad una ragazza rom. Nel 2007 ad Opera la marcia razzista guidata dai politici della Lega Nord e di An diede fuoco alle baracche e costrinse gli abitanti ad andarsene. Il progrom di Torino è la conseguenza degli appelli delle istituzioni democratiche contro i migranti, i lavoratori schiavi dei campi del Sud e quelli dei cantieri del Nord e delle cooperative dell’hinterland milanese, uomini e donne ricattati dallo Stato per la loro provenienza geografica. E’ bastata la bugia di una ragazza, generata da un costesto autoritario che la obbligava a giustificare i suoi comportamenti, a scatenare la violenza contro coloro che vengono presentati ogni giorno come soggetti di cui disfarsi, sacrificabili per qualsiasi pretesto.
Pochi giorni dopo a Firenze un membro Casa Pound ha sparato contro sei uomini senegalesi che esponevano la propria merce. Due sono morti, Modou Samb e Mor Diop, gli altri quattro gravemente feriti.

Un simile orrore non è futto di una follia individuale. Un giorno dopo l’altro la canea razzista continua a causare vittime. I C.i.e. e il meccanismo delle deportazioni, l’infame ricatto che vede il permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro, obbligando i lavoratori migranti ad accettare condizioni schiavistiche pur di non perdere un pezzo di carta, ricordano molto da vicino i meccanismi di segregazione razziale nazisti e fascisti In diverse occasioni esponenti della Lega Nord, tra cui l’ex ministro dell’interno Roberto Maroni hanno affermato pubblicamente che sui migranti si sarebbe dovuto sparare.

La Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana punta il dito contro chi ha armato le mani di chi ha compiuto la stragi di Torino e di Firenze. Dal grande corteo di Firenze in solidarietà alla comunità senegalese alle rivolte nei campi degli schiavi del Sud, ai cancelli delle cooperative dei caporali, mentre dentro i Cie i migranti bruciano le loro gabbie come a Lampedusa, esiste una resistenza antirazzista sempre più cosciente.
Solidarietà alla comunità Rom, a quella senegalese e alla resistenza popolare di migrant* e antirazzist* che ogni giorno lottano insieme per estirpare il cancro del razzismo.

Commissione Antirazzista della FAI

 

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Strage fascista a Firenze: in piazza anche a Livorno – Giovedì 15/12 h 10 P.zza della Repubblica

da: senzasoste.it

senegalesi

 

La comunità senegalese ha indetto per domani (giovedì 15 dicembre) una manifestazione con partenza da P.zza della Repubblica e arrivo in Prefettura dove avranno un incontro col prefetto.

La strage fascista di Firenze ha molto scosso la comunità, infatti questa mattina in via Buontalenti si sono succedute molte riunioni e molti capannelli dei ragazzi che lavorano al mercato.

Questo attacco alla comunità senegalese è stata anche un’occasione per parlare nuovamente tutte le vicissitudini che i ragazzi stanno affrontando in piazza Cavallotti dove l’intervento e la repressione dei vigili urbani sta diventando persecutoria.

In piazza questa mattina si respirava un’aria di grande solidarietà sia da parte dei commercianti che dei cittadini verso i senegalesi che si sono presentati con un nastrino rosso intorno al braccio in segno di lutto, imitati poi da altri lavoratori della piazza.

La comunità invita tutta la cittadinanza e tutte le comunità straniere a partecipare alla manifestazione di giovedì in piazza della Repubblica.

Sabato poi ci sarà una grossa manifestazione a Firenze e da Livorno partirà l’intera comunità oltre che a tutte le persone che vorranno esserci in segno di solidarietà. Il corteo partirà alle 15 da Piazza Dalmazia.

In ricordo di Samb Modou e Diop Mor, senza scordarsi che Moustapha Dieng, 34 anni, è ricoverato in prognosi riservata a Careggi, mentre Sougou Mor 32 anni, e Mbenghe Cheike, 42 anni, sono gli altri due feriti

red. 14 dicembre 2011

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La polizia carica chi protesta contro la strage di Firenze

video:

La polizia carica chi protesta contro la strage di Firenze

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PISTOIA-INIZIATIVE ANTIFASCISTE DOPO I FATTI DI OGGI A FIRENZE

da: http://anarchicipistoiesi.noblogs.org/

Domani mercoledì 14 ore 17.00
Piazza Duomo davanti alla Prefettura
PRESIDIO ANTIFASCISTA

Solidarietà alla comunità senegalese

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Giovedì 15 ore 21.30

ASSEMBLEA CITTADINA ANTIFASCISTA

Luogo da definire

FUORI I FASCISTI DAL SISTEMA SOLARE!!

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