Sabato 24 settembre ore 17: Assemblea pubblica sulla manovra
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– Settembre 24, 2011
Torino. Fuga dal CIE
da: senzafrontiere.noblogs.org
Giovedì 22 settembre. La notte scorsa i prigionieri del Centro di Identificazione ed espulsione di corso Brunelleschi hanno tentato una fuga di massa. La seconda in meno di un mese.
In contemporanea hanno tentato di abbattere le porte delle recinzioni delle varie sezioni. In parecchi hanno scavalcato dall’uscita secondaria di corso Brunelleschi.
Alcuni ce l’hanno fatta, altri sono stati riacciuffati. Secondo La Stampa on line hanno riconquistato la libertà in 22, mentre altri 7 sono stati tratti in arresto con l’accusa di resistenza e lesioni.
Durante la notte, alcuni abitanti affacciati al balcone di corso Brunelleschi gridavano ai poliziotti “almeno questi li avete ripresi”.
Come in videogame. Un gioco feroce dove si smarrisce l’umanità.
Oltre quelle gabbie ci sono uomini e donne. Chi lo dimentica è complice.
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– Settembre 24, 2011
Lampedusa. I semi dell’odio
da: senzafrontiere.noblogs.org
Giovedì 22 settembre. Dopo aver bruciato la gabbia che li rinchiudeva 1300 immigrati hanno trascorso la notte all’aperto. Mercoledì 21 si sono mossi in corteo gridando “Libertà! Libertà!”. Un gruppo ha preso della bombole del gas minacciando di farsi saltare: alcuni isolani li hanno presi a sassate, i ragazzi hanno risposto. La polizia li ha caricati e pestati selvaggiamente. Un video mostra i poliziotti che picchiano i tunisini obbligandoli a saltare un muro alto tre metri.
Il sindaco De Rubeis che non ha esitato a minacciare violenze definendo “delinquenti” i rivoltosi, ha raccolto i frutti avvelenati della sua propaganda d’odio.
Un tunisino è stato ferito gravemente e trasferito con l’elisoccorso in ospedale a Palermo.
Secondo quanto riferisce il Gazzettino vi sarebbero stati alcuni tentativi di linciaggio da parte di gruppi di lampedusani inferociti. Anche la troupe di Sky e quella della RAI avrebbero subito attacchi da parte di alcuni isolani.
Maroni è corso ai ripari iniziando i trasferimenti. Undici immigrati sono stati arrestati e rinchiusi nel carcere di Agrigento con l’accusa di incendio, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.
Di seguito la cronaca di mercoledì 21 curata da TAZ laboratorio di comunicazione libertaria
I fatti di Lampedusa suscitano rabbia e amarezza. È successo quello che era prevedibile e che, per certi versi, è stato voluto a tutti i costi.
Più di mille persone concentrate in uno spazio ristretto e senza un motivo comprensibile non possono che perdere la testa. Per la gran parte tunisini, gli immigrati del CPSA di Lampedusa sono destinati a essere rimpatriati. Ma negli ultimi giorni, il consolato tunisino ha tirato il freno a causa del raggiungimento del tetto massimo di trasferimenti. I tempi lunghi della detenzione e la stessa prospettiva di essere rispediti in un paese oggettivamente insicuro per via della transizione politica del dopo-Ben Alì, hanno acceso la miccia dell’esasperazione. Martedì 20 settembre gli immigrati prigionieri a Lampedusa hanno dato fuoco al centro di “accoglienza” distruggendolo completamente. Dopo di che, si sono riversati in paese cercando in qualche modo di manifestare il loro dissenso per una condizione che è davvero inaccettabile. Così come è inaccettabile l’ipocrisia di tutto questo sistema che faceva dire al ministro della difesa La Russa, solo pochi giorni fa, che a Lampedusa tutto va bene e che gli immigrati non hanno niente di cui lamentarsi. Poi, come succede in tutti i campi di internamento per stranieri, una volta finita la visita ufficiale di questa o quell’autorità, i pasti serviti tornano a essere la solita schifezza, e le false premure di sbirri e inservienti ridiventano insulti e botte.
A Lampedusa è successo quello che non doveva succedere: scontri tra immigrati e popolazione locale. Forse è il primo caso eclatante di scontri razziali in Italia. Pare che alcuni tunisini prima abbiano fatto irruzione in un ristorante della zona del porto per poi minacciare di far saltare in aria delle bombole del gas, di quelle che si usano in cucina. A quel punto, il fronteggiamento con i lampedusani si trasforma in battaglia: gli isolani attaccano gli immigrati a sassate, gli immigrati rispondono, uomini si scagliano contro altri uomini. Poi la polizia carica gli immigrati, e ci sono immagini che mostrano l’accanimento vigliacco contro una folla con le spalle al muro che sfugge alle manganellate buttandosi da un’altezza di tre metri. Non tanto, forse. Ma quanto basta per farsi davvero male in una situazione di panico generalizzato.
Disgustosa, come sempre, la figura di Bernardino De Rubeis, sindaco di Lampedusa, che non ha perso occasione di spargere a piene mani i semi dell’odio parlando di una guerra in atto, e della capacità dei lampedusani di attrezzarsi in tal senso. E infatti, De Rubeis si è dovuto asserragliare nel suo ufficio, sorvegliato da agenti di polizia, perché all’esterno alcuni compaesani volevano prenderlo a sberle. Perché? Non perché sia un personaggio impresentabile; non perché sia stato indagato e arrestato per concussione; non perché fino a qualche mese fa aveva accolto in pompa magna Berlusconi reggendogli il gioco nelle sue sceneggiate propagandistiche. I lampedusani vogliono la pelle di De Rubeis perché, secondo loro, è stato troppo “morbido” nella gestione del problema-immigrazione. E così, De Rubeis ai giornali ha detto di sapersi difendere, con una mazza di baseball custodita in ufficio.
L’abbrutimento di Lampedusa è il frutto avvelenato della politica del governo italiano che continua a gestire l’immigrazione in maniera folle. Ora, al di là della scientifica criminalità delle leggi liberticide che reprimono i flussi migratori, a Lampedusa i problemi vengono ulteriormente esacerbati e ingigantiti dal pressappochismo, dalla trascuratezza, dalla volontà di rendere impossibili anche le cose semplici.
Nell’esasperazione collettiva di Lampedusa, la strada della solidarietà umana viene abbandonata in favore della scorciatoia razzista e rabbiosa. E non sappiamo quanto tutto questo possa essere davvero recuperato, stando così le cose.
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– Settembre 24, 2011
A Lampedusa il CIE non c’è più
da: senzafrontiere.noblogs.org
Martedì 20 marzo. Il fuoco covava sotto la cenere da lunghi giorni. I 1300 reclusi del centro di strada Imbriacola hanno bruciato la loro prigione e sono usciti.
Il fuoco, alimentato dal vento, ha presto distrutto completamente la struttura, mentre il fumo invadeva le strade del paese. Gli immigrati hanno trascorso la notte all’aperto, molti dentro il campo sportivo. Secondo alcuni quotidiani cento tunisini sarebbero già stati trasferiti in altri centri.
Il sindaco De Rubeis ha chiesto l’invio di navi della marina militare per l’immediato rimpatrio, minacciando il ricorso alla forza per cacciare quelli che non esita a definire “delinquenti”.
È la seconda volta in meno di tre anni che il CIE lampedusano viene distrutto dai prigionieri senza carte.
De Rubeis parla di guerra e non sa quanto ha ragione. Dall’inizio dell’anno decine di migliaia di persone sono approdate nell’isola, ben 1674 quelli che non ce l’hanno fatta: chi è morto annegato, chi soffocato nella stiva di un barcone troppo pieno, chi di sete su una carretta alla deriva.
Lampedusa è diventata una prigione a cielo aperto, con un muro di filo spinato a dividere migranti e profughi dagli isolani.
I traballanti accordi con la Tunisia non permettono al governo italiano di rispedire indietro più di trenta clandestini al giorno. I centri, specie dopo il prolungamento a un anno e mezzo della reclusione, stanno esplodendo.
La guerra dichiarata dal governo ai poveri si fa sempre più feroce. Ma la misura è ormai colma.
Da Nardò a Piacenza i lavoratori immigrati si ribellano alla schiavitù, da Roma a Torino, da Milano a Modena, da Gradisca a Brindisi i reclusi nei CIE e nei CARA spezzano le catene e fuggono.
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– Settembre 24, 2011
MANOVRATORI E MANOVRATI: Assemblea Pubblica sabato 24
Chi ci guadagna: governanti, militari, Chiesa.
Non sappiamo quanto sia grave la crisi finanziaria di cui parlano i mezzi di comunicazione, di sicuro c’è chi ci guadagna.
Berlusconi si può permettere di spendere milioni per comprare parlamentari e tacitare testimoni;
le missioni all’estero arricchiscono i militari che vi partecipano, dal generale al fantaccino, mentre si spendono cifre folli per bombardare la Libia e acquistare nuovi aerei da guerra;
la Chiesa continua a ricevere ricche prebende, attraverso le scuole e le istituzioni sanitarie di sua proprietà, e non paga l’ICI.
I conti chi li paga?
Chi deve andare in pensione, che si vede posticipata la data di ritiro dal lavoro;
chi ha bisogno di curarsi e deve pagare i ticket;
chi va a fare la spesa e si vede aumentata l’IVA;
chi fa il 730 per recuperare qualche spicciolo e, con la delega fiscale, si vede abolite tutte le detrazioni e deduzioni.
E, ciliegina sulla torta, l’articolo 8 della manovra dà libertà di licenziare ai capitalisti.
Per il reddito proletario.
La classe operaia, i ceti popolari, sono nuovamente taglieggiati per permettere alle classi dominanti di continuare i propri bagordi.
Occorre rilanciare la lotta per la redistribuzione del reddito, per forti aumenti di salario al di fuori della concertazione voluta dai sindacati di Stato. Il miglioramento delle nostre condizioni di vita è nelle nostre mani.
Lo Stato è il problema, non la soluzione.
Non possiamo aspettarci alcun miglioramento, né dalle elezioni, né da un cambio di governo. Ogni governo, per pagare la polizia, i militari, i politici stessi, deve rivolgersi ai banchieri: e per aver credito deve onorare i debiti precedenti.
LIBERIAMOCI DAL DEBITO DEI GOVERNI, LIBERIAMOCI DALLO STATO
Sabato 24 settembre alle ore 17
ASSEMBLEA PUBBLICA SULLA MANOVRA
presso la Federazione Anarchica Livornese in Via degli Asili 33
FEDERAZIONE ANARCHICA LIVORNESE – FAI
cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it
COLLETTIVO ANARCHICO LIBERTARIO
collettivoanarchico@hotmail.it
http://collettivoanarchico.noblogs.org/
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– Settembre 19, 2011
Bombe di ieri e di oggi
Questo è il testo del volantino diffuso stamani 10/09/2011 dalla Federazione Anarchica Livornese nel quartiere della Venezia. Domani il quartiere e gran parte del centro della città verrà sgomberato per il disinnesco di un ordigno bellico, residuato della II guerra mondiale.
La bomba che è stata trovata in Venezia è uno dei regali che il fascismo ha fatto a Livorno, grazie alla guerra scatenata nel 1940, e che le potenze imperialiste hanno vinto anche grazie ai bombardamenti a tappeti che hanno provocato centinaia di migliaia di vittime civili.
Questa bomba è la nonna di quelle che sono state sganciate su Tripoli, Misurata, Kabul, Bagdad, dovunque fosse necessario difendere la democrazia.
I disagi che oggi gli abitanti di Livorno soffrono sono un piccolo esempio di quello che soffrono le popolazioni vittime delle aggressioni imperialistiche.
Ogni bomba sganciata sulla Libia, ogni giorno che le truppe di occupazione italiane passano all’estero scava voragini nei bilanci pubblici, che i ceti popolari devono pagare con i tagli alla scuola e alla sanità, con i tagli alle pensioni, l’aumento dell’IVA e tutti i taglieggiamenti che la fantasia dei governanti sa inventare.
Federazione Anarchica Livornese – F.A.I.
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– Settembre 10, 2011
Torano: Festa per Umanità Nova 2011
Tre giorni di dibattiti, teatro e musica a sostegno del giornale.
presso l’ex-scuola di Torano, frazione di Carrara
Programma
Venerdì 2 settembre
ore 18.00 dibattito:
Ambiente e nocività:
dall’esperienza dell’Assemblea Permanente all’amianto
Parteciperanno:
Federica Barbieri – Ass. Famiglie Esposti Amianto
Marcello Palagi – Direttore Trentadue
Ore 21,30 concerto:
La Ciurma
Ucroniutopia
Sabato 3 settembre
ore 18.00 dibattito:
Razzismo e repressione
Le nuove emergenze
Parteciperanno:
Antonio D’Errico – Coordinamento Antirazzista F.A.I.
Simone Ruini – Federazione Anarchica Reggiana
Ore 21,30 concerto:
Tarrat
Redelnoir
Domenica 4 settembre
ore 16.00 dibattito
Usi Civici nelle Apuane
A cura del Comitato Usi civici versiliese
ore 18.00 presentazione del libro e dibattito:
CRONACHE ANARCHICHE – Il giornale Umanità Nova nell’Italia del Novecento
Saranno presenti Franco Schirone, autore, Massimiliano Ilari e alcuni/e compagni/e delle precedenti redazioni.
Ore 21,30 concerto:
Addetti alla nostalgia società cooperativa
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– Agosto 29, 2011
Comunicato della F.A.L. contro la stretta repressiva
Livorno 23/08/2011
La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Livornese
rileva come anche a Livorno l’atteggiamento degli organi repressivi dello Stato sia diventato sempre più intollerante delle manifestazioni di dissenso: da una parte decine di denunce in occasione di manifestazioni pubbliche di protesta, dall’altra il rafforzamento del ruolo repressivo delle polizie (vedi la decisione di dotare la polizia municipale dei manganelli);
la stretta repressiva è legata alla volontà delle istituzioni di peggiorare le condizioni dei lavoratori e dei ceti popolari: si chiedono nuovi sacrifici mentre si sperperano miliardi per le feste delle classi dominanti, per la guerra, per i privilegi della chiesa cattolica; contemporaneamente si tenta
di mettere a tacere l’opposizione sociale alla vigilia delle nuove lotte che partiranno in difesa del tenore di vita e dei diritti dei lavoratori.
La Commissione di corrispondenza della Federazione Anarchica Livornese esprime la propria solidarietà a coloro che sono stati colpiti dalla repressione e invita tutti a fare altrettanto.
Federazione Anarchica Livornese – F.A.I.
Per la Commissione di Corrispondenza
Tiziano Antonelli
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– Agosto 24, 2011
Contro la stretta autoritaria
In seguito alle numerose denunce che nelle scorse settimane hanno raggiunto studenti, lavoratori, compagne e compagni è necessario intervenire nuovamente contro il grave attacco alla libertà di espressione e manifestazione in corso nella nostra città. Di nuovo ci troviamo di fronte a veri e propri atti repressivi che hanno la funzione di colpire, in base a semplici pretesti, chi lotta, chi partecipa attivamente alle mobilitazioni, chi si impegna per creare solidarietà.
Questi provvedimenti, relativi principalmente a manifestazioni studentesche e sindacali, costituiscono un attacco al dissenso politico e sociale.
Questa grave situazione non è circoscritta a Livorno.
La repressione infatti colpisce ovunque e dipende non solo dall’iniziativa delle questure e delle procure, ma soprattutto dalle scelte di chi governa.
Una manovra finanziara devastante per gli sfruttati, il tentativo di cancellare il Primo Maggio, l’inasprimento delle leggi razziste, la repressione dei movimenti e la criminalizzazione di chi lotta. Ci troviamo di fronte ad una stretta autoritaria alla quale è possibile rispondere solo stringendo le maglie della solidarietà e rilanciando le mobilitazioni.
Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmail.it
http://collettivoanarchico.noblogs.org
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– Agosto 23, 2011
Sabato 27 agosto: Testimonianze da Manduria. Iniziativa e cena sociale
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– Agosto 22, 2011