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Scontri Borghezio 2006: assoluzione per gli imputati

da senzasoste.it

Qualche giorno fa si è svolto a Firenze il processo di appello che vedeva come imputati alcuni livornesi accusati di aver partecipato a Livorno alla contestazione dell’europarlamentare Borghezio. Qualche giorno prima invece erano stati assolti in un altro processo i due imputati viareggini.

Erborghezio_scontria il febbraio 2006 ed In quell’occasione l’ammnistrazione comunale con una mossa politicamente vergognosa concesse una sala pubblica (la circoscrizione 2 sugli scali Finocchietti) per un dibattito che vedeva  appunto la presenza dell’europarlamentare leghista noto per le sue arringhe violentemente razziste e per il disprezzo offensivo verso tutto ciò che ritiene di sinistra.

Borghezio infatti, come è noto a tutti, non ha mai nascosto le sue simpatie fasciste e razziste. Cresciuto politicamente all’interno di gruppi neofascisti italiani come Ordine Nuovo si è macchiato negli anni di numerosi atti di intolleranza e razzismo sfociati anche in svariati procedimenti penali a suo carico.

La Livorno popolare e antifascista scese in piazza spontaneamente per cacciarlo e dimostrargli che nella nostra città le sue idee non avranno mai terreno fertile.

Dopo svariate ore di scontri e numerosi poliziotti feriti, l’europarlamentare fu costretto a scappare via con la coda tra le gambe.
Nei giorni seguenti venne inscenata una campagna di criminalizzazione a livello nazionale rivolta principalmente alle organizzazioni di movimento ma anche e soprattutto verso lo spirito antifascista della città. La cosa approdò addirittura in Parlamento con il ministro Pisanu che senza nemmeno attendere le indagini, additò le Brigate Autonome Livornesi e il CSA Godzilla come responsabili degli scontri. Da lì nacque anche la celebre canzone della curva nord: “…e Pisanu lo sa sono state le Bal e Borghezio dirà sono peggio di Hamas…”

Furono denunciati a piede libero alcuni ragazzi tra cui un compagno molto conosciuto in città per la sua militanza attiva a fianco dei lavoratori e degli sfruttati.

Dopo la condanna in primo grado i tre imputati furono raggiunti da un avviso orale da parte della questura e criminalizzati dal quotidiano “Il Tirreno” come se la condanna fosse già definitiva. In pratica veniva rispolverata una legge del Codice Rocco che permettava al questore  unilateralmente e senza l’avvallo di un giudice, di privare i soggetti di alcune libertà personali. Veniva cioè intimato di adottare per 3 anni una vaghissima “condotta rispettosa della legge”, pena l’applicazione dell’articolo 3, ossia la sorveglianza speciale e importanti provvedimenti restrittivi della libertà personale,

Grazie alla solidarietà e alla mobilitazione cittadina l’articolo 1 fu revocato. Adesso anche la magistratura conferma questa linea, assolvendo con formula piena e per “non aver commesso il fatto” tutti gli imputati. A prescindere, però, dalla sentenza è importante ribadire che il diritto di contestazione e manifestazione non può essere toccato. Quel giorno di febbraio la parte migliore di Livorno era in piazza per respingere il fascismo,.

Come giustamente recitava uno striscione esposto proprio li davanti “Borghezio fascista non ci venire a parlare di democrazia”.
Il principio della libera espressione vale per tutti ma non certo per chi, questo diritto vorrebbe cancellarlo come fecero i fascisti nel nostro paese. All’autoritarismo e al fascsimo imperante non c’è antidoto migliore che la mobilitazione diretta, spontanea e se necessario anche violenta di tutti i cittadini.

per Senza Soste, Gianni Lo Raocevo

1 dicembre 2010

Posted in Antifascismo, Antirazzismo, Repressione.

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