Tra scandali e rivolta: cosa succede in Turchia?
Nelle ultime settimane il governo Erdoğan è messo a dura prova dagli scandali e dalle lotte per il potere interne all’AKP, il partito che governa da dieci anni la Turchia. Il caso di corruzione che inizialmente vedeva al centro i figli del Ministro degli Interni Muammer Güler e del Ministro dell’Economia Zafer Çağlayan, si è esteso coinvolgendo uomini d’affari di spicco, altri membri del governo ed esponenti politici del partito al potere. Sono 24 gli arrestati e decine gli indagati, lo scandalo ha spaccato l’AKP e sta travolgendo il governo. Alcuni deputati della maggioranza hanno infatti dato le dimissioni dal partito di Erdoğan, i ministri toccati dagli scandali sono stati costretti ad abbandonare i propri incarichi, ma tra chi si è dimesso dall’AKP perché critico nei confronti dei casi di corruzione c’è anche l’ex Ministro della Cultura Ertuğrul Günay che ha abbandonato negli ultimi giorni gli incarichi di governo ed il partito.
È evidente che si tratta di una lotta interna al blocco conservatore-religioso che guida il paese, diviso nelle sue componenti principali in due grandi gruppi di potere che fanno riferimento rispettivamente da una parte ad Erdoğan, capo del Governo, e dall’altra a Fethullah Gülen, capo di un movimento religioso estremamente influente in Turchia, che rappresenta una componente importante dell’AKP e che di fatto controlla la polizia turca, potendo contare su numerosi membri in questo apparato. Già in passato si erano avuti momenti di tensione tra questi gruppi, ma stavolta assistiamo ad una vera e propria guerra che, a pochi mesi dalle elezioni regionali, mette a rischio lo stesso Governo. Fethullah Gülen dal suo esilio volontario negli Stati Uniti, dove scrive libri e studia l’islam, ha condannato i casi di corruzione scagliando un vero e proprio anatema contro i propri avversari politici. Intanto Erdoğan è tornato a parlare di complotti stranieri per destabilizzare la Turchia, ha tuonato contro la polizia e la magistratura, mentre i membri “critici” dell’AKP venivano convocati dagli organi disciplinari del partito. Ha epurato la polizia di circa 500 funzionari a vari livelli della linea di comando, ha poi organizzato un’adunata di fedelissimi all’aeroporto di Istanbul, per mostrare il sostegno di cui ancora gode. In questa storia si intrecciano traffici di lingotti d’oro, di valuta, tangenti e corruzione, speculazioni e progetti faraonici come quello del terzo aeroporto di Istanbul. È una lotta per il potere, è una lotta tra ladri e corrotti che si contendono il controllo di interessi miliardari e di una regione strategica. Ma in Turchia non ci sono solo le trame di palazzo. Ad Istanbul le piazze sono tornate a riempirsi, il 22 dicembre centinaia di persone sono scese in piazza nel quartiere di Kadıköy, ad Istanbul, sulla sponda asiatica del Bosforo, scontrandosi con la polizia che ha attaccato i manifestanti con lacrimogenoi ed idranti. Ieri, 27 dicembre, una nuova manifestazione ha riportato nel centro della città lungo İstiklal Caddesi, gli slogan di libertà che quest’estate avevano accompagnato la rivolta contro il governo.
Gli anarchici in queste occasioni sono scesi in piazza per denunciare la natura oppressiva e corrotta di ogni governo, per rilanciare la lotta contro il potere e riaccendere la rivolta.
Di seguito il comunicato del gruppo Azione Anarchica Rivoluzionaria di Istanbul che abbiamo ricevuto ieri 27/12/13 con il quale i compagni hanno fatto appello a partecipare alla manifestazione che ha visto la partecipazione di migliaia di persone nella giornata di ieri. Il titolo “Stiamo vincendo – 2” è un richiamo al comunicato “Stiamo vincendo” redatto all’apice della rivolta antigovernativa della scorsa estate.
STIAMO VINCENDO – 2
Noi, gli oppressi, viviamo tempi in cui gli Stati rendono sempre più povere le nostre vite con la loro ingiustizia, in cui i poteri rubano le nostre vite con la corruzione. Oggi, che assistiamo ad una guerra aperta tra i componenti dell’AKP, è chiaro a tutti non solo il furto messo in atto da questo governo, ma anche che in realtà tutti i governi sono ladri. Perché dietro i governi, gli Stati rubano le nostre vite.
Mentre la legge protegge la rapina attuata dai figli dei ministri nei confronti della gente, mentre lo Stato serve gli interessi dei padroni, mentre i progetti di gentrificazione urbana lasciano gli oppressi senza casa e “qualcuno” ci guadagna, mentre la gente che paga a malapena l’affitto si impoverisce sempre di più, mentre il significato di lavoro si sta sempre più sovrapponendo a quello di schiavitù, mentre sta diventando normale morire lavorando, mentre è illegale ribellarsi a questo stato di cose, mentre si cerca di mettere sotto silenzio il popolo con repressione e condanne, mentre Berkin Elvan e Elif Çermik stanno lottando per le proprie vite in ospedale perché colpiti dai candelotti lacrimogeni; Allora la rivolta è inevitabile.
Come ieri avevamo vinto, oggi stiamo per vincere ancora. Ci batteremo ogni volta che scenderemo nelle strade, fino a quando gli Stati e i poteri non saranno distrutti. Come facemmo il 31 maggio, quando facendo crescere la rivolta abbiamo conquistato ogni strada ed ogni piazza della terra sulla quale viviamo, oggi chiamiamo tutti a lottare nelle strade, fianco a fianco, spalla a spalla, contro la corruzione e la rapina.
Lunga vita alla rivolta degli oppressi!
Lunga vita all’Anarchismo!
Verso la Rivoluzione Anarchica con l’Azione!
Azione Anarchica Rivoluzionaria
(Devrimci Anarşist Faaliyet)