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Nuovo anno di guerra, FERMIAMO LA STRAGE

Il passaggio dal vecchio anno al nuovo è, si sa, momento di auguri, bilanci e nuovi propositi. E pure i governanti, affezionati alle tradizioni, recitano la loro parte.

Ogni anno, prima di natale, le autorità inviano i saluti ai contingenti militari all’estero dalla sede del Comando Operativo Vertice Interforze presso l’area dell’aeroporto militare di Centocelle a Roma. Intervengono il Presidente della Repubblica, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, il Ministro della Difesa e, talvolta, anche il Presidente del Consiglio.

Ma oltre a questa consueta cerimonia, da due anni Meloni e Crosetto volano direttamente sul campo, per rivolgere personalmente i saluti nelle basi estere in cui hanno sede i contingenti italiani. Lo scorso anno l’una era in Iraq, l’altro in Bulgaria. Quest’anno se Meloni non è volata in Libano come aveva annunciato, Crosetto ha invece visitato i militari italiani di stanza in Polonia, a Malbork.

Il governo ha già in più occasioni enfatizzato il ruolo delle forze armate e delle missioni militari, rivendicando la necessità di pubblicizzare e normalizzare l’interventismo militare italiano, con l’intento dichiarato dal Ministro della Difesa di “cambiare la percezione dello strumento militare nazionale rispetto al passato”. Parole tra l’altro pronunciate in occasione dell’annuncio della costituzione del “Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa”. Certo, il partito di governo è fortemente caratterizzato in senso nazionalista e militarista, e Meloni e Crosetto certo vestono a pennello il ruolo dei guerrafondai, come le uniformi che indossano durante le visite ai contingenti all’estero. Ma attenzione, i servizi fotografici in mezzo ad alpini e avieri nelle cosiddette zone calde non sono solo – e non sono tanto – la nuova frontiera della comunicazione pubblica di Fratelli d’Italia. Ovviamente anche questo partito, come gli altri che lo hanno preceduto, sfrutta la posizione istituzionale per fare la propria propaganda elettorale, specie in un momento in cui gli slogan di partito da “orgoglio italiano” a “interesse nazionale” sono quasi completamente sovrapponibili con il discorso istituzionale. Ma in questi due anni non è solo mutato il governo, è cambiato il contesto in cui intervengono i militari italiani. L’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa a febbraio 2022, e l’invasione di Gaza da parte di Israele a ottobre 2023, hanno fatto precipitare nelle condizioni di una guerra totale milioni di persone. Certo non sono le uniche guerre che si combattono al mondo, ma è in queste che l’Italia partecipa in modo diretto. Le truppe italiane non sono là dove volano i proiettili, almeno per ora, ma comunque sono schierate a ridosso delle zone di combattimento. Crosetto in Polonia lo scorso 23 dicembre ha visitato il contingente italiano che partecipa alla missione NATO di difesa dello spazio aereo dell’alleanza. La base di Malbork dove operano i militari italiani è a meno di 90 km dall’enclave russa di Kaliningrad, su quello che in questo momento è il confine più caldo dell’Unione Europea. I militari della missione italiana in Libano che avrebbe dovuto visitare Meloni, nel quadro della missione UNIFIL dell’ONU e della bilaterale MIBIL, si trovano in gran pare nel sud del paese, zona ad alta tensione per il rischio di uno sviluppo del conflitto tra Israele e Libano. Nel 2022 le visite per gli auguri di Meloni e Crosetto avevano toccato contesti non meno importanti. La prima si era recata in Iraq, il secondo in Bulgaria. A Baghdad ed Erbil l’Italia è presente con un contingente importante per partecipare a più missioni, tra cui quella nel quadro della Coalizione Internazionale contro lo Stato Islamico e quella NATO di addestramento, che è stata a guida italiana proprio tra 2022 e 2023. In Bulgaria l’Italia guida un Battlegroup della NATO proprio in difesa del fianco sud-est nel contesto della guerra tra Russia e Ucraina.

In queste visite oltre a salutare i militari gli esponenti del governo italiano hanno colloqui con gli ambasciatori e con le rispettive autorità omologhe dei paesi in cui si recano.

Da due anni quindi la rituale cerimonia dei saluti per le feste si è di fatto trasformata in visita alle truppe “al fronte” e visite diplomatiche presso i paesi alleati. Se guardiamo le cose da questo punto di vista, la guerra sembra ancora più vicina. E si può comprendere meglio anche l’ormai famoso babbo natale in carro armato, che sui cingoli augura buone feste a tutti nel centro di Modena.

Non è una novità che i leader politici indossino la divisa militare – ovviamente personalizzata – per fare foto in mezzo alla truppa. Conte lo fece nel 2019 in Iraq quando guidava il governo, e Salvini è noto per avere il guardaroba pieno di divise. Ma adesso il clima è indubbiamente diverso, queste visite sono sempre più difficili da leggere come semplici messe in scena propagandistiche, ma si calano nella realtà della guerra. Oltre al contesto internazionale mutato osserviamo l’orientamento dello stato verso un’intensificazione dell’impegno delle forze armate, sostenendo lo sforzo militare anche politicamente, e nell’esigenza di dare pieno appoggio alla NATO. Il partito che oggi guida il governo, autoritario, militarista e atlantista, è quello che può svolgere al meglio questa opera.

Dei circa 11000 militari schierati nelle 38 missioni militari attualmente in corso, circa 3500 sono schierati nelle missioni NATO in Europa dell’Est in contrasto alla Russia. Nel’ambito delle iniziative di sostegno a Israele l’Italia invia una nave FREMM nel Mar Rosso nel quadro dell’operazione Mediterraneo Sicuro per contrastare gli Houti che minacciano i traffici attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb. La manovra finanziaria recentemente approvata regala altri 4,5 miliardi di euro alle spese militari. Intanto in nome dell’interesse nazionale nel 2023 sono state avviate tre nuove missioni in Africa. Questa è la corsa verso la guerra in cui è lanciato il governo con il sostegno anche delle opposizioni.

Sta a noi a partire dalle lotte territoriali e dalle tante iniziative che in questi anni hanno riattivato l’iniziativa antimilitarista, a partire dall’esperienza dell’Assemblea Antimilitarista, passando per gli scioperi generali contro la guerra, unire le forze e fermare questa corsa.

Posted in Anarchismo, Antimilitarismo, Generale, Iniziative.

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