Skip to content


SOLIDARIETÀ ALLE ANTIFASCISTE E AGLI ANTIFASCISTI SOTTO PROCESSO!

SOLIDARIETÀ ALLE ANTIFASCISTE E AGLI ANTIFASCISTI SOTTO PROCESSO!
Testo del volantino distribuito ieri sera al Teatro Goldoni all’ingresso dello spettacolo dedicato ai Fratelli Gigli

Nella memoria del primo antifascismo
solidarietà alle antifasciste e agli antifascisti sotto processo

Nel ricordare il primo antifascismo e coloro che come i fratelli Gigli hanno pagato il prezzo più alto di fronte alla violenza fascista, vogliamo esprimere solidarietà a chi oggi si trova inquisito per aver manifestato il proprio antifascismo in una piazza di questa città.
A Livorno si sta tenendo un processo a 40 antifasciste e antifascisti – dai minorenni ai settantenni – che hanno osato contestare Giorgia Meloni nel febbraio 2018 in Piazza Garibaldi, a poche centinaia di metri da dove furono uccisi Pietro e Pilade Gigli. Sono accusati di “adunata sediziosa” e “resistenza” per una normale contestazione antifascista, in un periodo in cui gli esponenti politici di destra, tra cui Giorgia Meloni, spendevano parole di comprensione per l’attentatore razzista Luca Traini che a Macerata il 3 febbraio 2018 ferì sei persone nere sparando colpi di pistola dalla sua auto.

A 100 anni dal 1922

Nell’estate del 1922 si giocano le ultime carte per fermare la reazione antiproletaria: il paese è attraversato da un crescendo di aggressioni compiute dai fascisti nei confronti delle organizzazioni del movimento operaio e dei singoli militanti; si contano decine di morti fra gli antifascisti. In quei mesi l’Unione Anarchica Italiana e il giornale “Umanità Nova” si battevano per costituire un fronte unico proletario che organizzasse la difesa, come il movimento degli Arditi del Popolo. Su iniziativa del Sindacato Ferrovieri Italiano è costituita l’Alleanza del Lavoro, a cui partecipano tutti i sindacati, con l’appoggio dell’Unione Anarchica, del Partito Repubblicano, del Partito Comunista e del Partito Socialista. L’Alleanza del Lavoro indice uno sciopero generale ad oltranza per fermare le violenze fasciste a partire dalla mezzanotte del 31 luglio. I fascisti finanziati da agrari e industriali, armati da Carabinieri ed Esercito, protetti dalla monarchia e dalla Chiesa, aggrediscono le roccaforti operaie.

In molte città, fra cui Piombino, Ancona, Parma, Civitavecchia, Bari i fascisti vengono respinti anche grazie all’azione degli Arditi del Popolo. Nel momento in cui la resistenza operaia cresce, CGL e PSI, sperando in un ennesimo compromesso, si ritireranno dalla lotta, aprendo la strada alla rappresaglia armata del Governo. Livorno è uno dei centri dello scontro. Tra il 1° e il 2 Agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, facendo irruzione nei quartieri popolari che resistono all’invasione.

Molti furono gli assassinati in quei giorni. Popolani, militanti comunisti, anarchici, repubblicani e socialisti, tra i quali Luigi Gemignani, Gilberto Catarsi, Pietro Gigli, Pilade Gigli, Oreste Romanacci, Bruno Giacomini, Genoveffa Pierozzi, Filippo Filippetti.

Federazione Anarchica Livornese // cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it // federazioneanarchica.org

Posted in Anarchismo, Antifascismo, General, Iniziative, Repressione.

Tagged with , , , , , , , , , , , , .


30 Nov P Grande h 17.30 – DEFEND KURDISTAN – PRESIDIO/MANIFESTAZIONE

DEFEND KURDISTAN – PRESIDIO/MANIFESTAZIONE

Presidio-manifestazione a Livorno
Mercoledì 30 novembre h 17.30
Piazza Grande

Fermiamo i bombardamenti delle forze armate turche!
Impediamo una nuova invasione del Kurdistan!
Sosteniamo il progetto di una società libera, femminista, di pace nel Nord Est della Siria, nel Bashur, in Iran e altrove! Jin Jiyan Azadi!

In queste giornate in tutto il mondo si tengono iniziative contro i bombardamenti che colpiscono la città di Kobane, distruggendo ospedali, granai, centrali elettriche e villaggi. Lo stato turco prepara una nuova invasione di terra. L’Italia continua ad essere uno dei principali fornitori di armamenti della Turchia. Scendiamo in piazza anche qui a Livorno per fermare la guerra, per denunciare la complicità del governo italiano con il regime di Ankara, in solidarietà con chi lotta per una società più giusta e più libera.

Livorno per il Rojava

Posted in Antimilitarismo, Generale, Iniziative, Internazionale.

Tagged with , , , , , , , , , , , , .


RIPRENDIAMOCI I CONSULTORI! – Presidio al consultorio di Cecina

Importante iniziativa a Cecina orrganizzata dai nodi di Livorno e di Pisa di Non Una di Meno insieme ad Obiezione respinta.

Come noto, e uscito anche pubblicamente sulla stampa, attualmente il Consultorio delle valli Etrusche non funziona. Il servizio medico ginecologico è quasi azzerato. In una zona che va da Rosignano a Piombino vengono così ad essere pesantemente sacrificate o a mancare del tutto alcune prestazioni essenziali come visite ginecologiche, prescrizioni contraccettive, assistenza gravidanze a rischio, consultorio giovani, servizi a persone migranti. Il consultorio del comprensorio di Cecina deve funzionare e assicurare tutti i servizi!
Per questo saremo in presidio giovedì 24 novembre alle ore 11:00 all’ingresso dell’ospedale di Cecina (dove ha sede il consultorio), in Via Montanara 14, Cecina (LI).
In un quadro generale di tagli che colpiscono pesantemente la sanità pubblica a vantaggio del privato, la crisi di un servizio essenziale sul territorio, come un consultorio, è tanto più inaccettabile. Ci troviamo di fronte ad una sanità sempre più di classe, che lascia indietro i soggetti più poveri e socialmente più fragili, soprattutto le donne, le persone giovani, le persone straniere, le libere soggettività.
Sappiamo che la ASL locale ha previsto un ulteriore bando per reperire il personale mancante, ma il consultorio non può essere considerato un servizio accessorio, da ridurre e poi forse chiudere, bensì una reale necessità da sostenere con risorse adeguate e con tempestivi e idonei interventi di assunzione.
In Italia ci sono 1800 consultori, la legge ne prevede uno ogni 20.000 abitanti in zone urbane, ogni 10.000/15.000 in zone extraurbane. Ne abbiamo invece solo il 40%. Alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza di genere il 25 novembre, che ci vede da anni impegnate nel denunciare le varie forme in cui la violenza si presenta, noi diciamo che negare servizi che garantiscono la scelta è violenza!
Il consultorio deve rispondere ai bisogni e alla volontà di libera scelta in materia di salute sessuale, contraccezione, maternità e aborto con un servizio accessibile e gratuito per tuttə, indipendentemente da reddito, fascia di età, cittadinanza, orientamento sessuale.
Per questo come movimento femminista e transfemminista rivendichiamo con forza che tutti i consultori includano anche l’assistenza alle soggettività lgbtqia+ per ora indirizzate ai rari consultori dedicati. Riprenderci i consultori significa riportare in questi spazi l’intento con cui sono nati: non un mero servizio ambulatoriale, ma spazio socio-sanitari, intimamente politici, di cura, incontro e confronto.
Vogliamo che il consultorio di Cecina sia dotato di tutte le figure professionali utili al suo pieno funzionamento. La struttura ospedaliera può intervenire sulle urgenze ma NON PUÒ RICOPRIRE TUTTI I SERVIZI CHE IL CONSULTORIO FORNISCE.
Vogliamo un ampliamento dei servizi territoriali, incluso il consultorio, volti a migliorare la qualità della vita e garantire la libera scelta e l’autodeterminazione per tuttə.
I CONSULTORI SONO NOSTRI, ABBIAMO LOTTATO PER AVERLI E LI VOGLIAMO VIVI E FUNZIONANTI ADESSO!
IL CONSULTORIO DI CECINA DEVE FUNZIONARE!
CONSULTORI APERTI – LIBERI DA OBIETTORI – FUNZIONANTI E DIFFUSI SUL TERRITORIO
Non Una di Meno Livorno e
Non Una di Meno Pisa
Obiezione Respinta

Posted in Antisessismo, Femminismo e Genere, Generale, Iniziative, Nocività-Salute.

Tagged with , , , , , , .


Il governo risponde alla crisi sociale: galera per chi occupa

[articolo pubblicato su Umanità Nova n. 27 del 13/1/22]

Il governo risponde alla crisi sociale: galera per chi occupa

Il programma del nuovo governo è galera e manganello. Con il suo primo provvedimento il Consiglio di Ministri ha istituito il 31 ottobre un nuovo reato, già entrato in vigore. Dal 2 novembre chi occupa potrà essere condannato da minimo 3 a massimo 6 anni di carcere, se l’occupazione viene messa in atto da più di cinquanta persone per organizzare un raduno che si ritiene possa essere pericoloso per l’ordine pubblico, l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Annunciata come norma “anti-rave” ha in realtà, come si vedrà, un impatto molto più ampio, e non è altro che un nuovo strumento repressivo. Pochi giorni prima, il 25 ottobre, mentre la Camera votava la fiducia al governo, la polizia caricava una protesta studentesca antifascista all’università La Sapienza di Roma. Due studenti feriti e un fermato, vari contusi tra i manifestanti, questo è stato il risultato della violenta carica di polizia per impedire la semplice esposizione di uno striscione all’esterno della sede di Scienze Politiche, nelle cui aule si svolgeva una conferenza organizzata dal gruppo fascista Azione Universitaria, organizzazione legata al partito di Giorgia Meloni. Una chiara lezione del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di concerto con la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni al mondo universitario e studentesco, che rappresenta da sempre un fertile ambiente per i movimenti di protesta e dunque una minaccia per i governi. In meno di una settimana il governo ha quindi chiarito il proprio programma, manganellate e galera per chi protesta e in generale per le classi sfruttate e oppresse.

Ma andiamo a vedere in cosa consiste questo primo provvedimento del governo che introduce pesantissime pene per le occupazioni. Il DECRETO-LEGGE 31 ottobre 2022, n. 162, approvato dalla seconda riunione del Consiglio dei Ministri, sancisce all’articolo 5 l’aggiunta di un nuovo articolo al Codice Penale: l’art. 434 bis, che definisce il reato di “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. Chiaramente il provvedimento tratta anche altri temi non di secondaria importanza, come i cosiddetti benefici penitenziari e gli obblighi di vaccinazione anti-covid. Ma non ci occuperemo qui di tali aspetti, soffermandoci invece sul solo articolo 5 che è stato peraltro al centro del dibattito pubblico degli ultimi giorni.

Il provvedimento infatti è stato presentato dal governo e dai media come “decreto-rave”, come una norma che permetterebbe la repressione e la regolamentazione dei rave o free party. Nei giorni precedenti una martellante, pervasiva e trasversale campagna mediatica aveva orientato l’attenzione del dibattito pubblico, secondo i modelli ben collaudati dell’emergenza, su una normale festa non autorizzata in dei capannoni abbandonati nel modenese. In questo clima è stato annunciato il provvedimento governativo, secondo schemi da propaganda di regime: un necessario intervento di polso, severo ma giusto, per porre fine alla confusione normativa e permettere alle forze dell’ordine di svolgere il proprio lavoro impedendo questi raduni che si tengono a causa dell’eccessiva libertà, provocata dall’inazione dei governi precedenti. In realtà questo genere di feste è già da molti anni soggetto a divieti e massicci interventi repressivi, che il più delle volte sono i principali motivi di pericolo in simili contesti. Ma oltre la propaganda proibizionista e autoritaria, che rimane comunque un importante argomento della destra e dell’estrema destra al governo, gli scenari repressivi che questo provvedimento prepara sono molto più vasti, basta leggere il testo.

« Art. 5 Norme in materia di occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali

1. Dopo l’articolo 434 del codice penale è inserito il seguente: «Art. 434-bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). – L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica.

Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000.

Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita.

È sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonché di

quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione.»

Gli ultimi due commi dell’articolo, che qui non sono citati, definiscono l’entrata in vigore del provvedimento il giorno dopo dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, e inseriscono questo nuovo reato tra quelli per cui si possono disporre particolari misure di prevenzione personale, assieme a reati di mafia, corruzione e peculato, ai reati associativi, a quelli di insurrezione armata, devastazione e saccheggio e guerra civile.

È evidente alla lettura del testo che questo reato potrebbe comprendere una grande varietà di casi, dalle assemblee in luoghi non regolarmente concessi, a varie iniziative e forme di protesta che si svolgano all’interno di terreni o edifici occupati, ma anche grandi fenomeni di occupazione abitativa, e ovviamente ogni tipo di iniziativa culturale o festa che si tiene senza concessione degli spazi utilizzati. Basta che l’occupazione sia messa in atto da più di cinquanta persone e che avvenga per svolgere un generico raduno, e che tale raduno possa costituire un pericolo. Ovviamente sono le autorità a definire in cosa consista il pericolo, e in ogni caso prima si sgombera, si denuncia, si avviano processi, confische ed eventuali misure preventive. Poi in caso si vedrà in tribunale se il raduno era effettivamente pericoloso.

Lasciando a chi ne ha le competenze specifiche un’analisi giuridica di questo provvedimento, si segnalano alcuni aspetti che risultano evidenti. Innanzitutto questo nuovo reato si affianca a quello già previsto di “Invasione di terreni o edifici”, il consueto reato di occupazione previsto dall’articolo 633 del Codice Penale. Gli stessi esponenti del governo in effetti hanno dichiarato che inizialmente c’era l’intenzione di intervenire aggiungendo un’aggravante proprio al 633 CP, ma che il Consiglio dei Ministri ha poi scelto di introdurre direttamente un nuovo articolo. Già il primo governo Conte nel 2018 era intervenuto con un decreto promosso dall’allora ministro Salvini, inasprendo le pene per il 633 CP innalzando da 2 a 4 gli anni di reclusone previsti. Che conseguenze avrà l’introduzione di un nuovo reato di occupazione? Se anche il nuovo 434 bis dovesse intervenire solo in casi specifici, dal momento che costituisce una fattispecie che prevede pene più gravi da utilizzare a scopo repressivo, sarà un ulteriore tassello di quello che chiamiamo “diritto penale del nemico”? L’eventuale concorrenza tra i due reati di occupazione porterà ad una maggiore applicazione del vecchio 633 e quindi ad un ulteriore accanimento verso le occupazioni abitative, o le occupazioni di luoghi di lavoro, di scuole o università, che comunque già oggi vengono represse?

Queste sono solo alcune riflessioni, e può darsi che vi siano altri interrogativi anche più importanti da porsi. La cosa sicura è che il governo vuole la galera per chi occupa. Perché il minimo di reclusione a 3 anni stabilito dal 434 bis esclude la sospensione condizionale della pena. Certo in molti casi si possono richiedere forme alternative, e ogni situazione poi avrà la sua specificità. Ma è chiaro che il governo ha voluto dare un segnale inequivocabile. È un forte segnale di tutela della proprietà per i grandi proprietari e per gli interessi di rendita. Tutti i governi negli ultimi anni hanno fatto provvedimenti a tutela della proprietà, in particolare dichiarando guerra alle occupazioni. Non solo con il già citato decreto Salvini, ma anche il famoso piano casa Lupi-Renzi, che nel 2014 attaccava le condizioni di vita e i diritti di chi abita in occupazione, negando residenza e allaccio alle utenze.

Di fronte a una prospettiva di profonda crisi sociale, alimentata dalle politiche di guerra che questo governo si propone di implementare, con il rischio di una crisi abitativa come quella che ha segnato la prima metà dello scorso decennio e che fu accompagnata da un grande slancio del movimento delle occupazioni per il diritto all’abitare, il nuovo governo si dota di nuovi strumenti repressivi.

Sono state annunciate modifiche, mentre esponenti del governo giurano che questo nuovo reato non sarà utilizzato contro le occupazioni. Chi manifesta nella legalità non avrà niente da temere, dicono secondo una retorica stantia. Comunque si concluda la questione, il governo con il suo primo provvedimento ha mostrato chiaramente che direzione intende seguire.

Una parte dell’opposizione parlamentare ha definito la norma liberticida e contesta al governo di non occuparsi della crisi sociale, del carovita e dell’aumento delle bollette. Non è corretto. Il governo si sta occupando proprio di questi temi sociali, mostrando quale sarà la risposta delle classi dominanti a eventuali proteste, sfodera il manganello e promette la galera a chi occupa, erigendo nuovi bastioni a difesa del privilegio. Dopotutto è stato anche chi oggi siede all’opposizione a normalizzare e legittimare il fascismo, sono stati gli stessi media progressisti a parlare di destra presentabile, sono stati anche loro a invocare la buona vecchia Madonna del Manganello a tutelare l’interesse nazionale in tempi di guerra.

Dario Antonelli

Umanità Nova si può trovare in distribuzione anche a Livorno:
Bar Dolcenera angolo via della Madonna via avvalorati
Edicola Piazza Grande Angolo Via Cogorano
Edicola Piazza Attias lato Corso Amedeo
Edicola Via Verdi angolo Via San Carlo
Edicola Via Garibaldi 7
Edicola Piazza Damiano Chiesa
Edicola piazza Aldo Moro
Edicola viale Antignano 115

Posted in Anarchismo, Generale, Lavoro, Repressione.

Tagged with , , , , , , , .


13 Novembre alla FAL: Ricordiamo Lina Antonelli

Ricordiamo Lina Antonelli a quattro mesi dalla sua improvvisa scomparsa

Domenica 13 novembre ore 17

presso la Federazione Anarchica Livornese in Via degli Asili 33

Per ricordare la figura di Lina Antonelli che ci ha lascato lo scorso 13 luglio si terrà un’iniziativa domenica 13 novembre alle ore 17 della Federazione Anarchica Livornese, in Via degli Asili 33. Sarà presente Franco Schirone, amico, compagno e autore de “La Gioventù Anarchica”, libro dedicato ad una importante esperienza politica che vide Lina tra le promotrici e protagoniste. Dopo i funerali con le bandiere rosse e nere e un primo momento di commemorazione con compagni, parenti e amici mosso dall’immediata esigenza di trovarsi insieme, questa iniziativa vuole mettere in luce l’impegno di Lina nel movimento.

Lina si trasferì a Roma negli anni sessanta, ed è stata fra le animatrici della Federazione Anarchica Giovanile e di importanti iniziative come il convegno giovanile internazionale, il campeggio tenutosi a Marina di Massa e le prime marce antimilitariste. In quegli anni la ripresa organizzativa e politica della Federazione si accompagnava ai primi movimenti giovanili, studenteschi, operai e culturali. Dopo gli attentati dell’aprile 1969 e la Strage di Stato, Lina fu punto di riferimento per le iniziative a sostegno degli anarchici arrestati e per denunciare l’assassinio di Giuseppe Pinelli. Nei primi anni settanta Lina collaborò con il Comitato politico-giuridico di difesa, di cui facevano parte fra gli altri Anna Pietroni, Aldo Rossi, Placido La Torre, contribuendo a tessere quella rete di esperti legali, giornalisti, militanti politici e sindacali, esponenti della cultura e settori notevoli di opinione pubblica che consentì allora di respingere la manovra dello Stato italiano.

Lina inoltre fece parte della redazione di Umanità Nova quando questa fu affidata al gruppo “Bakunin” di Roma, dopo il X Congresso della Federazione Anarchica Italiana (Carrara, 1971). Il passaggio di testimone della redazione fu anche l’occasione per il rinnovamento della veste grafica e dei contenuti del settimanale.

Tornata a Livorno, Lina non ha mai fatto mancare il suo sostegno, fino all’ultimo, alla  Federazione Anarchica sia a livello nazionale che locale, alla nostra stampa e alle vittime politiche.

È rimasta sempre punto di riferimento per tante compagne e compagni, molto conosciuta dentro e fuori dal movimento anche per il suo carattere unico. Mettendo a disposizione, assieme alla sorella Alba, la sua esperienza e il suo archivio ha dato un notevole contributo alle ricerche sui vari aspetti del movimento anarchico.

Federazione Anarchica Livornese

Posted in Anarchismo, Generale, Iniziative.

Tagged with , , , , .


Respingiamo il tentativo di criminalizzazione del movimento anarchico

Respingiamo il tentativo di criminalizzazione del movimento anarchico

La Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario respingono i tentativi di criminalizzazione del movimento anarchico. La prima pagina de Il Tirreno del 4 novembre titolava “Incendi alle antenne, pista anarchica”. L’articolo che seguiva nella cronaca locale di Livorno, ribadiva nel titolo “Ripetitori e centraline incendiate: ora spunta la PISTA ANARCHICA” con le ultime due parole in rosso.

Nell’articolo vengono messi insieme episodi diversi, da centraline elettriche bruciate all’incendio di alcune abitazioni di fortuna, fino addirittura all’incendio di un camper che ha provocato l’intossicazione di un uomo che per fortuna si è salvato.
L’articolo non fa riferimento a nessuna rivendicazione, né ad indizi o motivi che dovrebbero indicare la “pista anarchica”. Si riporta solo in apertura che “La pista anarchica è quella seguita dalla digos”. Senza neanche citare una dichiarazione degli inquirenti.

Tanto è bastato a Il Tirreno per imbastire un simile titolo. Sappiamo bene che la scelta dei titoli, specie di prima pagina, non è casuale. Non si tratta solo di incompetenza ma di una precisa scelta politica.

La scelta redazionale di una simile titolazione in prima pagina, oltre che puramente gratuita, appare gravemente lesiva di tutti coloro che riconoscendosi nel movimento anarchico svolgono quotidianamente la loro azione politica all’interno di coordinamenti, sindacati, comitati, e situazioni di lotta sociale. Respingiamo queste accuse che hanno il solo scopo di criminalizzare chi ogni giorno è attivo sul territorio. Le persone che ci conoscono sanno quanto siano assurde queste ipotesi. Se non si trattasse di questioni gravi, tali ipotesi risulterebbero ridicole anche soltanto per per le formule stereotipate impiegate. Ma ancora più assurdo è ricondurre questi fatti al movimento anarchico. Gli anarchici sono al fianco di chi lotta per la casa, sono altri in questo paese a dare fuoco a camper, roulotte e alloggi di fortuna.

Non è una novità che contro il movimento anarchico siano periodicamente avviate montature e campagne di criminalizzazione, a cui le anarchiche e gli anarchici hanno sempre saputo dare una risposta ferma trovando la solidarietà di ampi settori sociali. Non vogliamo stare a ricordare la strategia della tensione e le tante pagine nere della storia di questo paese. Il momento politico attuale, nella sua specificità, tende a riprodurre schemi già visti e a ricercare anche nella stampa una cassa di risonanza mediatica.

Fa riflettere che proprio il 4 novembre mentre si tengono iniziative antimilitariste a Livorno e in tutto il paese, che vedono impegnato il movimento anarchico a fianco di tante componenti politiche e sociali, vengano pubblicati questi titoli. Il Tirreno dovrebbe spiegare le ragioni di questa scelta redazionale. Le anarchiche e gli anarchici oggi come ieri non si fanno intimidire e sono più che mai presenti nelle lotte. Di questo si dovrebbe parlare e non di fantomatiche piste.

Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario

05/11/22

Posted in Anarchismo, Generale.

Tagged with , , , , , .


PRESIDIO – MANIFESTAZIONE : 4 NOVEMBRE CONTRO TUTTE LE GUERRE

BASTA GUERRE!
BASTA MILITARIZZAZIONE DEL TERRITORIO!

Venerdì 4 novembre
piazza GRANDE – ore 17.30
PRESIDIO-MANIFESTAZIONE

Il 4 novembre in Italia è la “Festa delle Forze Armate”, che celebra la “vittoria” della Prima Guerra Mondiale. Solo in Italia morirono oltre 600 mila soldati e oltre 500 mila civili per gli interessi della monarchia e dei circoli finanziari e militari ad essa legati. La retorica dell’unità nazionale fu usata per giustificare questo massacro. Moltissimi furono i disertori, i fucilati e coloro che espressero un deciso rifiuto della guerra. Da sempre una giornata di propaganda guerrafondaia che spesso coinvolge anche le scuole. Oggi più che mai non c’è niente da festeggiare. La guerra in Ucraina a cui l’Italia partecipa come cobelligerante, inviando armi e denaro, ma anche schierando truppe e mezzi militari ai margini del conflitto, crea una inaccettabile escalation militare con ripercussioni pesantissime anche qui: dall’aumento della propaganda militarista nelle scuole, allo sfruttamento massiccio dei territori per scopi militari, all’economia di guerra che viene imposta e che si traduce sempre più in carovita insostenibile, taglio dei salari, dell’occupazione e delle spese sociali.

fermare la guerra innescata e alimentata dau governi di ogni schieramento, sia da quelli legati a Putin e che da quelli legati alla NATO

fermare le guerre diffuse in tutto il mondo, che alimentano povertà, predazione di risorse, migrazioni forzate

bloccare l’invio di armi, l’aumento delle spese militari, il rifinanziamento delle missioni militari

impedire la costruzione della nuova base militare a Coltano, l’ampliamento di Camp Darby e la crescente militarizzazione del territorio

opporsi alla crescente presenza degli ambienti militari nelle scuole, perché le pratiche militari non devono interferire con l’educazione scolastica, formativa, e di sviluppo del libero pensiero degli alunni e degli studenti

rifiutare la propaganda bellica, rifiutare le retoriche patriottiche, rifiutare l’esaltazione della morte e delle stragi, a partire da iniziative di lotta il prossimo 4 novembre

costruzione dello sciopero generale del 2 dicembre contro la guerra, il carovita e l’economia di guerra

esprimere solidarietà alle popolazioni colpite dalle guerre e sostegno ai disertori e a coloro che rifiutano le logiche dei loro governi

In una situazione gravissima come quella che stiamo vivendo l’opposizione alla guerra, per essere reale ed efficace, deve avere obiettivi chiari, precisi e non generici

Coordinamento cittadino per il ritiro immediato delle missioni militari italiane all’estero

Posted in Antimilitarismo, Generale, Iniziative.

Tagged with , , , , , , , , .


Striscione a Livorno: SOLIDARIETÀ AI DISERTORI RUSSI E UCRAINI BASTA GUERRE!

SOLIDARIETÀ AI DISERTORI RUSSI E UCRAINI
BASTA GUERRE!
Oggi abbiamo voluto lanciare con uno striscione un chiaro messaggio di solidarietà e internazionalismo contro la guerra
Ogni giorno vediamo le conseguenze devastanti della guerra iniziata con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia lo scorso 24 febbraio. Morte e distruzione per chi vive nelle terre direttamente coinvolte nel conflitto, mentre paura, miseria, autoritarismo, militarismo divengono la normalità nel resto del continente. È importante rispondere alla chiamata di coloro che dal cuore del conflitto cercano di opporsi alla guerra o quantomeno di sottrarsi al massacro. In Russia centinaia di migliaia di persone hanno lasciato il paese per sfuggire alla chiamata alle armi, i casi di diserzione aumentano, proteste e sabotaggi continuano nonostante la repressione. In Ucraina la legge marziale impedisce da oltre sette mesi agli uomini tra i 18 e i 60 anni di lasciare il paese, e il rifiuto della guerra è l’unico terreno su cui si è costruita negli ultimi mesi in Ucraina un’autonomia della classe lavoratrice. Lo si vede nelle spontanee iniziative di mutuo appoggio per sfuggire all’arruolamento forzato nelle strade, così come nella richiesta di apertura dei confini per tutti coloro a cui è negata la possibilità di uscire dal paese perché considerati adatti all’arruolamento.
SOLIDARIETÀ AI DISERTORI RUSSI E UCRAINI
BASTA GUERRE!
Federazione Anarchica Livornese

Posted in Anarchismo, Antimilitarismo.

Tagged with , , , , , , .


Guerra e Gas: incontro venerdì 14 a Pisa a Scienze Politiche

Domani a Pisa a Scienze Politiche un’iniziativa organizzata da Aula R Pisa e dal Circolo Anarchico di Vicolo del Tidi per confrontarsi sulle prospettive antimilitariste nella situazione attuale

Posted in Antimilitarismo, Generale, Iniziative, Internazionale.

Tagged with , , , , , , , , , .


Strage della Moby Prince: ANCORA VERITÀ IGNORATE

Strage della Moby Prince:

ANCORA VERITÀ IGNORATE

[articolo tratto dal settimanale anarchico Umanità Nova n. 22 del 9 ottobre 2022]

A metà settembre la seconda commissione parlamentare di inchiesta sulla strage del Moby Prince si è sciolta ed ha reso noti i risultati parziali delle proprie indagini. Lo scioglimento è dovuto al fatto che si tratta di una commissione monocamerale, e non bicamerale come chiesero a tempo debito le associazioni dei familiari delle vittime, destinata quindi a sciogliersi con l’esaurirsi della legislatura, cosa che è avvenuto a causa delle elezioni del 25 settembre.

La vicenda del Moby è considerata il maggiore disastro della marina mercantile italiana. Noi la consideriamo una strage che vede responsabilità precise. Il 10 aprile del 1991 la collisione di un traghetto della Navarma e di una petroliera Agip determinò un incendio in cui persero la vita 140 persone. Il tutto avvenne in una serata primaverile, alle 22, nella rada del porto di Livorno, a poche miglia dalla costa.

Da oltre 30 anni i familiari delle vittime e i soggetti che li hanno sempre sostenuti si battono contro la tesi della tragica fatalità, puntando l’indice suuna situazione oggettiva, di incontrovertibile evidenza: la mancanza di sicurezza della Moby, l’impianto antincendio disattivato, il sistema radar e

radio malfunzionanti, il portellone di prua non chiuso.

Da una parte una nave che non doveva viaggiare, con una responsabilità chiara, ascrivibile in primo luogo all’armatore Onorato. Dall’altra parte una altrettanto chiara responsabilità delle autorità della Capitaneria di Porto, in particolare del comandante Albanese, che non seppero e non vollero gestire i soccorsi. In mezzo 140 persone lasciate a morire.

I processi che si sono succeduti in questi anni hanno sempre ignorato questa lampante evidenza. La verità giudiziaria è che per questi 140 morti non c’è nessun colpevole. Un insulto. La verità gridata dall’associazione delle vittime dei familiari è un’altra. In questi anni è stato condotto un lavoro lucido e determinato, sono stati costruiti collegamenti solidi con altre associazioni che pretendono la verità su altre stragi, su altre morti, tutte determinate, come nel caso della Moby, dalla ricerca di profitto e dalla noncuranza verso le più elementari norme di sicurezza, non certo da tragica fatalità: a Viareggio come a Pioltello, come a Casale Monferrato, come alla Thyssen di Torino. Perché di questa storia si deve continuare a parlare.

Perché una verità esiste, come esistono delle chiare responsabilità. Eppure periodicamente sulla vicenda del Moby escono ricostruzioni sensazionalistiche: l’ipotesi di esplosivo a bordo per un fantomatico attentato, la presenza top secret di navi militari statunitensi legate alla base militare

di Camp Darby, il traffico clandestino di navi nel porto etc.

La seconda commissione parlamentare di inchiesta appena scioltasi ha dato il suo contributo in termini di scoop, affermando, per bocca del suo presidente Andrea Romano, che la rotta della Navarma fu tagliata da una terza nave lì presente, probabilmente un’imbarcazione somala legata ai traffici di armi e rifiuti tossici tra Italia e Somalia, quelli su cui all’epoca indagavano anche Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Ancora una volta si cerca la spiegazione sensazionalistica per una vicenda chiarissima. In questa vicenda più che misteri da svelare ci sono fatti e responsabilità già evidenti, che il sensazionalismo giornalistico contribuisce a lasciare nell’ombra. E ci siamo stancati.

E poi quale sarebbe la notizia straordinaria?

Nella storia di questo paese i traffici illeciti, l’affarismo, le stragi e i disastri determinati dagli interessi economici e politici, così come le trame eversive pianificate ad alto livello, rappresentano qualcosa di ordinario che attraversa le vicende di molte stagioni più o meno recenti. E’ assurdo che in questa ordinarietà si voglia ricercare l’eccezionalità, l’elemento clamoroso. Se l’Italia traffica in armi è comprensibilmente ordinario che in mare si trovino imbarcazioni di trafficanti, più o meno istituzionali. Eppure tutto questo viene elevato ad evento sensazionale.

Meno sensazionale, nella sua verità, è ciò che è sicuramente avvenuto per la strage del Moby come di molte altre, diverse ma tremendamente simili, in cui la mancanza di sicurezza, l’incuria, il disprezzo delle più elementari misure di tutela e delle vite umane sono elevate a sistema ordinario, governato dal profitto. Un sistema ordinario che miete vittime determinando incidenti sul lavoro, incidenti ferroviari, incidenti in mare. Stragi.

Questa enorme ordinaria mancanza di sicurezza non viene minimamente considerata. Non lo è nel quotidiano che tutti ben conosciamo, non lo è nelle indagini che da anni si protraggono sulla vicenda del Moby fra archiviazioni, prescrizioni e riaperture di indagini dovute solo alla perseveranza dei familiari delle vittime.

Con rabbia ci siamo trovati ad ascoltare le parole di Andrea Romano con cui si cerca, ancora una volta, di dare una spiegazione eccezionale alla strage del Moby Prince, di fare apparire straordinario ciò che costituisce un sistema ordinario fatto di traffici sporchi che si svolgono sui mari; traffici di merci, di armi, di persone. Vicende che sappiamo essere ordinarie. L’altro ordinario, non certo sensazionalistico ma chiaro a tutti, viene ignorato con una ostinazione e un’arroganza che ogni volta rappresenta un oltraggio alla nostra coscienza e alla nostra intelligenza. L’ordinario ci parla di una nave che era una carretta, di sistemi di sicurezza che non c’erano, di responsabilità precise che hanno nomi e cognomi. L’ordinario ci parla di inchieste insabbiate, di strumentazioni manomesse, di reperti scomparsi, di speculazioni assicurative, di tentativi di corruzione, di persone che pur essendo al massimo livello di responsabilità, come l’armatore, sono state premurosamente esonerate dal comparire sul banco degli imputati. Ma questo è forse troppo ordinario, non rappresenta una narrazione avvincente.

Eppure ci sono situazioni ordinarie e banali a cui si dà rilievo. E’ disgustosamente ordinario, ad esempio, che tre giorni prima delle elezioni politiche Enrico Letta, in visita a Livorno per la conclusione della campagna elettorale, faccia la sua passerella proprio alla lapide che ricorda, nel porto, le vittime del Moby Prince; è ordinario che, nel farsi immortalare, voglia coinvolgere familiari ancora confusi e storditi dal dolore, dopo più di trent’anni. Ordinario e prevedibile fino alla

nausea. Strumentale e inaccettabile.

E noi ci siamo stancati. Basta con le sfilate periodiche di politici per i quali sicurezza significa solo politiche securitarie, cioè repressione ed esclusione sociale, e non, invece, ciò che può consentire di vivere e lavorare senza rischio in qualsiasi luogo, anche in mare.

Basta con la sfilza di ipotesi sensazionalistiche sulla vicenda Moby, che creano una cortina di nebbia per impedire di vedere l’evidenza. Basta con le vergognose strumentalizzazioni politiche. Ci avete veramente stancato.

Patrizia Nesti

Posted in Generale, Lavoro, Nocività-Salute.

Tagged with , , , , , .