da senzasoste.it

Questa mattina un operaio ed una operaia della Giolfo e Calcagno sono montati sul tetto della palazzina all’ingresso dell’azienda di congelati. Come già scritto nei giorni scorsi, infatti, i 60 cassaintegrati dell’azienda vedranno finire definitivamente il rapporto di lavoro con l’azienda il prossimo 14 novembre in quanto la liquidatrice non ha ricevuto mandato da parte delle banche creditrici di rinnovare la richiesta di cassaintegrazione. Fuori dalla fabbrica intanto una ventina di operai presidiano l’ingresso di via Leonardo da Vinci (zona Varco Galvani) insieme ai sindacalisti. Al presidio si sono presentati anche il sindaco Cosimi e il segretario della Cgil Strazzullo. Il sindaco ha promesso di cercare di contattare tutte le parti implicate in questa vicenda per organizzare un tavolo entro venerdì. Gli operai sul tetto però hanno dichiarato che rimarranno sul tetto fino alla riapertura delle trattative. Domenica scorsa in occasione della partita del Livorno la questione della Giolfo e Calcagno era apparsa anche in curva con uno striscione che accusava la Carige (una delle banche creditrici e sponsor del Livorno) di disinteressarsi della loro situazione. Lo striscione non era stato autorizzato dalla questura ma è riuscito ad entrare ugualmente in curva. La polizia poi ha minacciato di denuncia e diffida chi lo aveva appeso.
red. 2 novembre 2010
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By collettivo
– Novembre 2, 2010
Il Collettivo Riscossa intende ricostruire e fare chiarezza su quanto accaduto lo scorso sabato 30 ottobre nelle adiacenze della nostra sede, luogo in cui si sono verificate due vili aggressioni fasciste con il conseguente tentato omicidio di un nostro compagno. Era in corso un’iniziativa pubblica per la presentazione di una rivista di controinformazione. Intorno alle 21.30 abbiamo notato dalla finestra un gruppetto di fascisti che ha iniziato a provocarci con cori, insulti e minacce. Alle nostre rimostranze verbali il gruppetto fascista ha iniziato ad avvicinarsi, scagliando un mattone verso una finestra, dietro la quale si trovavano due ragazze facilmente visibili dall’esterno, rompendone pericolosamente i vetri. L’aggressione è continuata con il tentativo, fallito, di assaltare i locali della nostra sede. Nonostante l’accaduto, una volta dileguatisi i fascisti, si è deciso di portare a termine l’iniziativa prevista. Trascorse circa un paio d’ore però, abbiamo notato che nuovamente, il gruppo di fascisti, questa volta più numeroso, si stava avvicinando minacciosamente all’ingresso della nostra sede. Siamo usciti dicendo loro di allontanarsi anche per non arrecare ulteriore disturbo alle famiglie del vicinato. Al che è seguita una nuova aggressione nel corso della quale uno dei componenti del gruppo ha estratto dalla tasca un coltello e con estrema lucidità e determinazione ha colpito il nostro compagno con due fendenti alla schiena. Quanto verificatosi è stato tanto repentino quanto premeditato, tant’è che subito dopo il vile gesto, il gruppo, ricompattatosi, ha iniziato immediatamente ad allontanarsi. Abbiamo subito portato il nostro compagno al pronto soccorso. Una volta giunti li siamo stati tempestati dalle domande da parte di agenti della polizia, che anziché identificare gli aggressori, ha identificato gli aggrediti! Dopodiché, la stessa polizia, ha deciso di perquisire la nostra sede alla ricerca di “armi ed esplosivi”, perquisizione che si è conclusa con il sequestro di una vecchia piccola falce ormai arrugginita, da noi conservata in quanto simbolo della tradizione e delle lotte del movimento operaio e contadino. E anche in questo caso, anziché ricercare altrove la lama che aveva ferito il nostro compagno, la loro attenzione si è concentrata su quel vecchio attrezzo agricolo per il quale siamo anche stati denunciati per “detenzione illegale di arma bianca”. La perquisizione è durata circa due ore. Subito dopo siamo stati forzatamente trasferiti in questura per un “interrogatorio”, o meglio per rendere sommarie informazioni, durato quasi fino alle 8 del mattino. Il nostro compagno accoltellato è stato operato d’urgenza per le gravi ferite riportate, ferite che, solo per un fortuito caso, non hanno avuto conseguenze irreversibili. Non è più ammissibile che simili episodi possano essere considerati semplici risse del sabato sera o guerre fra bande. Ricordiamo che i fascisti in città hanno già provocato numerose aggressioni nel corso degli ultimi anni, sfociate in episodi di violenza e intolleranza razziale e politica, rimasti a tutt’oggi impuniti anche per il silenzio delle istituzioni. Invitiamo pertanto la cittadinanza tutta a vigilare e a mobilitarsi per impedire che simili spregevoli e gravi fatti non abbiano più a ripetersi.
31-10-2010
COLLETTIVO RISCOSSA CATANZARO
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By collettivo
– Novembre 2, 2010
da indymedia
Dalle cariche contro le popolazioni di Terzigno che difendono la propria terra dalla devastazione ambientale, agli sgomberi dei nuovi spazi liberati a Milano (Ripa, Fornace ed Edera), ovunque il dissenso viene represso in maniera sempre più dura e immediata.
Le mobilitazioni antifasciste in particolar modo sono oggetto di attenzioni particolari da parte della magistratura. Da più di tre mesi Tonino , compagno anarchico, si trova in carcere per “concorso esterno in tentato omicidio” nell’accoltellamento di un neofascista di CasaPound, gesto per il quale l’autore si è costituito assumendosi fin da subito tutte le responsabilità. Eppure Tonino dopo ben due Riesami si trova ancora in carcere, chiaramente perché è stato in prima linea nelle lotte contro la riapertura della discarica di Pianura a Napoli nel 2008, contro CasaPound e perché anarchico. Anche a Teramo il 12 ottobre sono stati arrestati quattro antifascisti, a Pistoia continua la montatura giudiziaria nei confronti di tre militanti antifa.
La repressione e il controllo sociale si intensificano sempre di più. Piovono ovunque arresti, denunce, misure restrittive, licenziamenti, sanzioni amministrative mentre le condizioni di vita diventano sempre più precarie. Chiunque si permette di alzare la testa viene definito socialmente pericoloso e represso. Socialmente pericoloso è chi lotta contro la devastazione del proprio territorio, contro le politiche razziste e securitarie, contro i licenziamenti politici e lo sfruttamento del lavoro, contro il ricatto della precarietà e la disoccupazione. Socialmente pericoloso è chi con la pratica e le idee contrasta gli strumenti del potere, siano essi l’autoritarismo della democrazia o l’abuso dei metodi che sempre più si avvicinano alle pratiche fasciste, la militarizzazione delle nostre strade e la mercificazione delle nostre vite.

Se lottare significa essere socialmente pericolosi, abbiamo già scelto.
Continueremo a lottare.
Contro la repressione.
Tonino libero, liberi tutti.
.::Sabato 6 novembre::.
corteo nazionale a Napoli, concentramento in piazza Mancini (di fronte alla stazione centrale)
alle ore 16:00.
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– Novembre 2, 2010
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– Ottobre 25, 2010
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– Ottobre 13, 2010
Livorno 23 ottobre 2010
MANIFESTAZIONE
Contro la guerra, contro i licenziamenti, contro i tagli
I gruppi e le individualità presenti domenica 10 a Livorno alla riunione degli anarchici toscani lanciano un appello a partecipare alla manifestazione che si terrà sabato 23 ottobre a Livorno.
Ogni anno la Brigata Paracadutisti Folgore assieme alle autorità civili celebra l’anniversario della battaglia di El Alamein. Questa parata militarista che si terrà il 23 ottobre, sarà la celebrazione della rapina e dello sfruttamento che subiamo quotidianamente. Per questo una assemblea unitaria di organizzazioni politiche e sindacali ha promosso per quel giorno un corteo cittadino, per reagire ai tagli, ai licenziamenti, a quella “cultura della miseria” che secondo il padrone della FIAT Marchionne, i lavoratori dovrebbero accettare per lavorare.
La festa nostalgica sarà come sempre caratterizzata dallo sfoggio alla Rotonda d’Ardenza di quelle stesse armi e strumenti di morte utilizzati nelle missioni all’estero, e che adesso sono impiegati nella guerra di aggressione in Afghanistan.
I militari italiani sono presenti in numerosi conflitti in diversi paesi del mondo. Quelle che chiamano “missioni di pace” o “missioni umanitarie”, sono invece interventi armati e guerre di aggressione, per far valere gli interessi del governo italiano e dei suoi alleati, per garantire lauti guadagni all’industria bellica ed in generale ai poteri economici che traggono profitto dalle guerre, dalle ricostruzioni, e dal controllo di determinate zone del mondo.
Un esempio fra tutti: nei giorni scorsi è stato firmato l’accordo quadro per la realizzazione del gasdotto che porterà gas dal Turkmenistan a India e Pakistan. Il gasdotto transiterà dalla zona presidiata dai militari italiani e, guarda caso, l’ENI si prepara a diventare uno dei principali realizzatori-fruitori dell’opera.
Ma la guerra in atto è anche interna, è la guerra ai lavoratori, ai disoccupati, agli studenti.
I profitti dei padroni crescono mentre, con la scusa della crisi, si cancellano posti di lavoro. Si parla di sacrifici mentre miliardi e miliardi di euro vengono destinati alle spese militari.
La guerra interna è la guerra dichiarata alle persone immigrate, portata avanti con criminalizzazione, segregazione nei Centri di Espulsione, retate, ronde ed altri provvedimenti razzisti volti a deviare ogni malcontento. E’ la guerra al dissenso, ad ogni opposizione sociale, una guerra vera, fatta con l’esercito armato nelle strade, con le cariche di polizia a studenti e lavoratori, con la repressione che colpisce i movimenti e chi lotta, con leggi liberticide contenute nel pacchetto sicurezza.
Questa guerra, sia sul fronte esterno che sul fronte interno, è pagata da chi vede peggiorare le proprie condizioni.
Da chi viene sfruttato sul lavoro, da chi lavoro non ce l’ha, da tutti coloro ai quali viene detto che bisogna sacrificarsi perché la crisi economica è ancora lunga, mentre per l’apparato militare e per quello repressivo vengono spesi miliardi su miliardi di euro.
23 OTTOBRE ore 15:30
CORTEO
concentramento in piazza garibaldi.
Anarchici Toscani
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– Ottobre 11, 2010
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– Ottobre 10, 2010
volantino che sarà distribuito al corteo organizzato dal Coordinamento Studentesco Livornese per domani 8 ottobre

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By collettivo
– Ottobre 8, 2010
da “Il Tirreno”
DOMENICA, 03 OTTOBRE 2010
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Pagina 3 – Livorno |
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Lo storico leader Fiom è fuori dal coro |
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Cremaschi replica «Reazioni ipocrite Io sto coi lavoratori» |
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LIVORNO. I toni sono subito chiari. «Lo scriva pure: solidarizzo con i lavoratori di Livorno e Treviglio». Dopo il lancio di uova alla Cisl, lo storico leader nazionale della Cgil più movimentista, Giorgio Cremaschi, si schiera con i manifestanti. E tira le orecchie a colleghi e politici.
Cremaschi, lei è una voce fuori dal coro…
«Senta, l’indignazione sbandierata per due uova è il segno del decadimento del Paese. La sproporzione tra il gesto compiuto dai lavoratori e le reazioni del mondo che li circonda puzza di ipocrisia lontano un miglio. L’attacco, quello vero, viene da chi firma certi accordi dettati da Confindustria e dalla Fiat. Non dagli operai. E poi stiamo parlando di due uova non di molotov».
Anche la Fiom livornese ha espresso “totale solidarietà e condanna”
«Una reazione dettata dalla paura. Hanno sbagliato: in questi casi bisogna stare con il popolo. Comunque ho sentito Gabrielli: gli ho espresso solidarietà per la vergognosa campagna che è stata montata contro la Fiom livornese».
Ma la guerra tra sindacati non rischia di fare danni?
«Certo, restare uniti sarebbe molto meglio. Ma sono state Cisl e Uil a provocare lo scontro. La rabbia della Fiom è sacrosanta. I due sindacati hanno dato via libera a un accordo che dà carta bianca agli imprenditori. In pratica alle aziende in crisi si dice: non preoccupatevi, da qualche parte recupererete i soldi. Come? Sulle spalle dei lavoratori. Quel contratto provocherà un danno all’occupazione, specie in realtà come Livorno che vivono buona parte sull’indotto auto. La politica non fa niente: Obama ha messo 8 miliardi sull’auto, il governo italiano neppure un centesimo».
Pochi giorni fa Inalfa ha annunciato la chiusura: lascerà a casa decine di operai livornesi. Molte altre aziende, nella provincia, ricorrono agli ammortizzatori sociali da mesi. Cosa si sente di dire ai lavoratori?
«Ai lavoratori bisogna dare lavoro. In generale c’è una sordità della politica coperta con manifestazioni di ipocrisia comune. Come nel caso del lancio di uova. Qui servono investimenti pubblici, idee, piani concreti: non chiacchiere. E’ necessario costruire una vertenza intorno a situazioni delicate come quella di Livorno». |

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– Ottobre 4, 2010
Appello ai movimenti, alle organizzazioni politiche, ai sindacati, alle associazioni e ai singoli
Basta tagli al sociale e alla scuola – Basta spese militari
Sabato 23 ottobre ci sarà come ogni anno a Livorno la parata militare dei nostalgici di El Alamein con corredato il solito sfoggio di armi e strumenti di morte alla Rotonda d’Ardenza.
Tutto ciò in una fase in cui la situazione economica e le scelte del governo stanno distruggendo la vita delle fasce più deboli e più povere della popolazione. L’attacco alla scuola pubblica e agli operai metalmeccanici sono solo la punta dell’iceberg.
In una tale situazione i poteri forti e le istituzioni hanno deciso di marciare insieme cercando di reprimere ogni dissenso. E ciò è ancora più accentuato in quelle realtà, come Livorno, dove la crisi picchia duro. Lo dimostra l’indegna strumentalizzazione portata avanti dopo i fischi della curva nord al minuto di raccoglimento per il parà morto in Afghanistan come il violento attacco subito dagli operai che hanno protestato con un lancio di uova davanti a Confindustria e alla Cisl.
La risposta del sindaco in prima persona è stata chiara: condanna e scomunica politica per tutti coloro che non sono allineati a fronte di una rinnovata strategia comune con Folgore (“Darò le chiavi della città al Col Moschin”, “In Afghanistan c’è una missione di pace”) e Confindustria (come dimostra anche l’assecondamento agli industriali con la discarica del Limoncino e il secondo rigassificatore di Rosignano)
In questi giorni un gruppo di compagni facente riferimento a realtà di movimento che quotidianamente fanno attività politica nell’ambito della scuola, del lavoro, della socialità si sono ritrovati per cercare di dare una risposta visibile in città a questa situazione divenuta insostenibile. Da qui è nata la proposta di una manifestazione cittadina per dare una risposta a questi ultimi eventi e cercare di rialzare la testa di fronte ad un’aria diventata irrespirabile. E la data proposta non poteva che essere il 23 ottobre, giorno in cui è maggiormente visibile questo contrasto fra i tagli e la miseria subiti dalla popolazione a fronte delle guerre di aggressione nei confronti del popolo afgano e in altre parti del mondo, dell’aumento delle spese militari e degli sprechi come queste inutili commemorazioni
Per questo diamo appuntamento a tutti coloro che vogliono partecipare a questo percorso per mercoledì 6 ottobre alle 21.30 alla Circoscrizione 4 (Colline) di Piazza D.Chiesa
SU LA TESTA!
2 OTTOBRE 2010
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By collettivo
– Ottobre 4, 2010