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Turchia: Strage fascista a Konya – “Quelli che dicono che i curdi hanno bruciato le foreste, per giorni hanno bruciato le case dei curdi”

Strage fascista a Konya, un’intera famiglia curda assassinata in Turchia. “Quelli che dicono che i curdi hanno bruciato le foreste, per giorni hanno bruciato le case dei curdi”
Ad Istanbul e Ankara ci sono state proteste di piazza contro le violenze fasciste, i manifestanti sono stati attaccati dalla polizia
Segue una nota giunta dalla DAF Devrimci Anarşist Federasyon
Il 30 luglio a Konya (una città della Turchia) una famiglia curda è stata assassinata dai fascisti. La loro casa è stata incendiata da questi fascisti.
Poche settimane prima, un membro della famiglia è stato ucciso da questo gruppo fascista e 39 persone sono state lasciate in libertà dallo Stato. Il 30 luglio questi fascisti hanno attaccato la stessa famiglia.
I fascisti hanno ucciso 7 membri della famiglia curda Dedeoğulları a Konya nel distretto di Meram e hanno bruciato la loro casa. Quelli che hanno attaccato la stessa famiglia nei giorni scorsi avevano detto: “Siamo nazionalisti, non vi lasceremo vivere qui”. Il governatore aveva detto che si trattava di “un evento ordinario” e ha sostenuto agli assassini. Il tribunale, invece, ha rilasciato gli assassini e ha dato agli assassini la protezione della polizia.
Sappiamo che questo massacro è stato compiuto dallo stato con tutte le sue istituzioni. Il massacro di Konya è stato costruito dallo Stato stesso, mentre lo Stato e i suoi media dicevano che i curdi stavano bruciando le foreste da giorni. Quelli che dicono che i curdi hanno bruciato le foreste, per giorni hanno bruciato le case dei curdi.
Chiederemo allo stato assassino di rendere conto del massacro di Konya.

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In memoria di Filippo Filippetti anarchico livornese, antifascista, ucciso dai fascisti

In memoria di Filippo Filippetti
anarchico livornese, antifascista, ucciso dai fascisti

Lunedì 2 agosto 2021

ore 19 Commemorazione presso la lapide

Via Provinciale Pisana 354, Livorno

(andando verso Via Firenze, alla ex-scuola di fronte al circolo ARCI “Tamberi”)

dalle 20:30 ritrovo all’aperto per mangiare e bere qualcosa insieme

Giardino di Via degli Asili 35, presso la sede della FAL

Filippo Filipetti, giovane anarchico, viene ucciso il 2 agosto 1922 dai fascisti mentre si oppone, assieme ad altri antifascisti, ad una spedizione punitiva contro Livorno.

Il 2 Agosto 1922 un gruppo di giovani antifascisti, tra i quali alcuni anarchici, ingaggia uno scontro armato nei pressi di Pontarcione con i camion dei fascisti. Muore nella sparatoria Filippo Filippetti, membro degli Arditi del Popolo, sindacalista dell’USI per il settore edile.

Nell’estate del 1922 si giocano le ultime carte per fermare la reazione antiproletaria: il paese è attraversato da un crescendo di aggressioni compiute dai fascisti nei confronti delle organizzazioni del movimento operaio e dei singoli militanti; si contano decine di morti fra gli antifascisti.

Da mesi l’Unione Anarchica Italiana e il giornale “Umanità Nova” si battono a sostegno del movimento degli Arditi del Popolo, per costituire un fronte unico proletario che organizzi la difesa.

Su iniziativa del Sindacato Ferrovieri Italiano è costituita l’Alleanza del Lavoro, a cui partecipano tutti i sindacati, con l’appoggio dell’Unione Anarchica, del Partito Repubblicano, del Partito Comunista e del Partito Socialista.

L’Alleanza del Lavoro indice uno sciopero generale ad oltranza per fermare le violenze fasciste a partire dalla mezzanotte del 31 luglio.

I fascisti finanziati da agrari e industriali, armati da Carabinieri ed Esercito, protetti dalla monarchia e dalla chiesa, aggrediscono le roccaforti operaie.

In molte città, fra cui Piombino, Ancona, Parma, Civitavecchia, Bari i fascisti vengono respinti anche grazie all’azione degli Arditi del Popolo. Nel momento in cui la resistenza operaia cresce, CGL e PSI, sperando in un ennesimo compromesso, si ritireranno dalla lotta, aprendo la strada alla rappresaglia armata del Governo.

Livorno è uno dei centri dello scontro. Tra il 1° e il 2 Agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, facendo irruzione nei quartieri popolari che resistono all’invasione.

Molti furono gli assassinati in quei giorni. Popolani, militanti comunisti, anarchici, repubblicani e socialisti, tra i quali Luigi Gemignani, Gilberto Catarsi, Pietro Gigli, Pilade Gigli, Oreste Romanacci, Bruno Giacomini e Genoveffa Pierozzi. Negli scontri in periferia viene ucciso il giovane anarchico Filippo Filippetti. Gli anarchici invitano tutti gli antifascisti a partecipare alla commemorazione.

Federazione Anarchica Livornese // cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it // federazioneanarchica.org

Collettivo Anarchico Libertario // collettivoanarchico@hotmail.it // collettivoanarchico.noblogs.org/

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Solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori GKN!

Stamani siamo scesi in piazza con altr* compagn* toscan* in solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori GKN!
Di seguito il testo del volantino che abbiamo distribuito al partecipatissimo corteo convocato dai lavoratori e lavoratrici GKN
Solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori GKN!
I gruppi e le individualità della Toscana aderenti alla Federazione Anarchica Italiana appoggiano la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori GKN, e sostiengono tutti i lavoratori e le lavoratrici sotto attacco a causa delle lotte che stanno portando avanti.
La lista delle chiusure e dei licenziamenti è lunga: dalla Whirlpool alla Vitesco, dalla siderurgia all’industria del turismo.
La loro battaglia è anche la nostra!
Questi sono solo i primi risultati dell’accordo per i licenziamenti fra il governo Draghi e CGIL-CISL-UIL, più sensibili all’andamento dei profitti che al reddito delle classi sfruttate.
Mentre i padroni licenziano e si abbuffano con le risorse del Recovery Plan, il Parlamento vota all’unanimità il rinnovo delle missioni militari all’estero. Per i generali e i pescecani del complesso militare industriale i soldi ci sono, per il reddito di disoccupati e precari non si trovano mai!
Il fondo Melrose Industries, proprietario della GKN, ha realizzato nel 2020 profitti per quasi 400 milioni, e la controllata GKN Automotive ha contribuito per più di 95 milioni. Nel bilancio ambientale e sociale, il consiglio di amministrazione si vanta di tenere nella massima considerazione i dipendenti e il loro benessere, tanto che Melrose Industries è stato classificato come “investimento etico socialmente responsabile”. Una sommatoria di imbrogli!
Nel caso della GKN siamo di fronte ad un attacco politico. I padroni e il governo oltre a difendere i propri profitti, vogliono piegare un esempio di resistenza operaia, per procedere con una nuova offensiva contro la classe lavoratrice. Le lavoratrici e i lavoratori della GKN in questi anni hanno rappresentato un esempio di combattività operaia, che si è espressa nei risultati ottenuti nelle vertenze aziendali, negli organismi che ha deciso di darsi chi lavora nella fabbrica, come nelle posizioni espresse da tali organismi.
Sono stati costruiti solidi legami di solidarietà non solo con realtà operaie dello stesso settore, ma anche con le lotte che negli ultimi anni si sono intensificate nel tessile di Prato o nella logistica, settori in cui viene impiegata soprattutto manodopera immigrata, in condizioni di estremo sfruttamento, imposto con violenza brutale dai padroni. Una solidarietà che nei fatti spazza via le menzogne di una classe dominante che vorrebbe imporre nella società la guerra tra lavoratori più “garantiti/autoctoni/anziani” e lavoratori più “ricattabili”. Menzogna ideologica in cui molti partiti, a destra come a sinistra, sguazzano.
L’innovazione tecnologica e la svolta digitale diminuiscono i tempi di lavoro ma, anziché produrre una riduzione del carico di lavoro per tutti, i padroni riducono il numero degli occupati, aumentano ritmi e tempi di lavoro, riducono il salario delle persone occupate, oltre a rendere sempre più precario il rapporto di lavoro. Le misure del Governo, basate sul mito della crescita economica, favoriscono questo processo.
La logica del Piano di Ripresa e Resilienza è proprio questa: legare i finanziamenti alle performance aziendali. Solo le aziende sane potranno restituire i prestiti ricevuti, e solo le aziende che licenziano e che riducono i salari aumentando i profitti sono aziende sane. In questa politica il Governo ha il sostegno dell’Unione Europea e di tutte le forze parlamentari.
Non c’è nulla da sperare, quindi, da questo o quel rappresentante: i tavoli istituzionali sono truccati. Il massimo che potremo ottenere è un po’ di cassa integrazione e di essere licenziati per raccomandata anziché per mail. L’unico limite all’arroganza di padroni e Governo è la forza e l’unità che sapremo opporre.
Il Governo, le istituzioni non sono mediatori ma alleati dei padroni!
Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario fino al completo assorbimento della disoccupazione, abbassamento dell’età pensionabile!
Unità e autonomia delle classi sfruttate per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, per la trasformazione della società!
F. A. I. – FEDERAZIONE ANARCHICA ITALIANA
Gruppi e individualità della Toscana

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VIA DALLA LIBIA! VIA DALL’AFRICA!

VIA DALLA LIBIA!
VIA DALL’AFRICA!
La Camera dei Deputati ha approvato il rifinanziamento delle missioni militari all’estero con solo due contrari e due astenuti. Fra le missioni finanziate c’è la cooperazione con la cosiddetta guardia costiera libica, per la caccia a chi si mette in mare verso le coste meridionali dell’Europa: la maggioranza perso una trentina di voti, ma la missione è stata approvata, senza curarsi della condanna delle Nazioni Unite.
In realtà la Libia è solo la ciliegina sulla torta una torta fatta da ben 17 missioni militari in Africa, fra cui l’operazione Takuba, nel Sahel, in sostegno alla Francia, impegnata in quei paesi da anni con la missione Barkhane, missione che ha già provocato molte vittime civili. Le operazioni militari in Africa sono la manifestazione dell’imperialismo italiano in quel continente: il governo Draghi parla esplicitamente di Mediterraneo allargato, riferendosi a uno spazio geografico di forma grosso modo triangolare che ha i propri vertici nella Libia a nord, nel Golfo di Guinea a ovest e nel Corno d’Africa ad est. Questo triangolo definisce l’area in cui si sviluppano le operazioni militari italiane, gli obiettivi delle quali sono sostenere la ricerca l’approvvigionamento di materie prime da parte delle multinazionali come l’ENI, mettere in mostra i prodotti militari italiani per trovare nuovi acquirenti, svolgere un controllo capillare dei confini per gestire i flussi migratori.
Le 40 missioni militari all’estero, tante sono quelle approvate dalla Camera, si incardinano profondamente nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: il comunicato stampa del ministero della Difesa, dopo che il Governo aveva dato il via libera alle missioni, ribadisce il ruolo delle Forze Armate quale contributo e stimolo essenziale alla crescita del “sistema Paese”. D’altra parte le Forze Armate saranno fra le principali beneficiarie dei fondi del PNRR, sia attraverso l’innovazione digitale, sia attraverso la transizione ecologica.
È ora di dar vita ad una mobilitazione unitaria e di massa contro il militarismo e l’imperialismo italiano, per il ritiro immediato di tutte le missioni militari italiane in Africa, per una politica di pace e di collaborazione con i popoli, non con i governi e con le multinazionali.
Ritiro immediato di tutte le missioni di guerra!
Basta con l’imperialismo italiano!
Solidarietà internazionalista con i popoli in lotta per la propria emancipazione!
FEDERAZIONE ANARCHICA LIVORNESE

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La solidarietà abbatte i muri! Lesvos, Atene e le rotte del mediterraneo

La solidarietà abbatte i muri!
Lesvos, Atene e le rotte del mediterraneo
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Giovedì 22 luglio
Presso la Federazione Anarchica Livornese
Nel giardino di Via degli asili 33-35, Livorno
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Dalle ore 18.30 dibattito con Giacomo Sini e Dario Antonelli, che hanno recentemente svolto un reportage tra Atene e Lesvos
Saranno proiettate le foto del reportage
A seguire dalle 20.30 aperitivo e musica
Il ricavato della serata sarà destinato a progetti di solidarietà
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L’isola prigione di Lesvos è diventata negli anni simbolo delle politiche assassine degli stati europei contro i rifugiati che attraversano le frontiere dell’Europa. Intanto la UE annuncia nuovi accordi con la Turchia che riceverà altri miliardi per trattenere i rifugiati sul proprio territorio. Intanto aumentano i respingimenti nell’Egeo e dalle isole ad Atene si innalzano nuovi muri e si creano nuovi campi di internamento.
In Grecia, come lungo tutta la rotta balcanica, è la solidarietà concreta che può eliminare muri lager e confini.
Collettivo Anarchico Libertario
Federazione Anarchica Livornese

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Processo “Prefettura”. Vendetta è fatta! Rilanciamo la solidarietà!

Processo “Prefettura”. Vendetta è fatta! Rilanciamo la solidarietà!

Sono passati quasi 9 anni da quando il 30 novembre, 1 e 2 dicembre 2012 la città di Livorno visse tre giorni di vera e propria “follia”.

Tre giorni di provocazioni e violente cariche da parte della Polizia in assetto antisommossa con diversi feriti.

Tutto iniziò da una semplice contestazione pacifica durante un comizio del Partito Democratico alla stazione marittima il 30 novembre. In quell’occasione ci furono diverse cariche a freddo contro i manifestanti.

Il giorno successivo, 1 dicembre, manifestando con un presidio itinerante nel centro della città, varie realtà politiche sociali e sindacali denunciarono le cariche della sera prima, con interventi al megafono. Al termine del presidio, proprio mentre al megafono veniva annunciata la conclusione della manifestazione, i funzionari della questura fecero schierare polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Dopo aver minacciato i manifestanti venne ordinata senza alcun preavviso una carica illegittima e indiscriminata che attraversò metà piazza, colpendo ripetutamente anche con le radio tutte le persone che si trovavano là, una violenza in cui si trovarono coinvolte anche passanti e persone che si erano fermate ad ascoltare gli interventi. Questa grave prepotenza della polizia, in una delle principali piazza del centro, nel pieno del passeggio del sabato, provocò fin da subito una grande indignazione in città. E molte persone già dopo la carica si fermarono per esprimere il proprio sostegno ai manifestanti.

Per il giorno successivo, domenica 2 dicembre fu immediatamente convocata una manifestazione contro la violenza della polizia. Una grande manifestazione di massa fu la risposta della città e impedì il susseguirsi di altre violenze. Una manifestazione che dimostrò, ancora una volta, come questa città non sia disposta ad accettare le prepotenze di chi vuole impedire con la violenza la libertà di espressione e di manifestazione, di chi in quella occasione fece di tutto per provocare disordini così come durante il cosiddetto “assalto alla Prefettura”

Per quei fatti oltre 20 attivisti e attiviste andarono a processo. Individuati “chirurgicamente” tra gli appartenenti a strutture politiche e sindacali e accusati anche di responsabilità morale.

A distanza di 9 anni si sono conclusi i tre gradi di giudizio e le condanne sono diventate definitive. La stessa giustizia che assolve gli assassini della strage di Viareggio così come i responsabili di centinaia di omicidi sul lavoro ma che non ha scrupoli a colpire attivisti*e sindacalist* da anni impegnati in lotte sociali a fianco di migliaia di cittadini e lavoratori in difficoltà. Alcuni di loro giovanissimi all’epoca dei fatti.

Le condanne comminate sono molto pesanti. La Cassazione, confermando una prassi ormai consolidata in questi e in altri casi, ha deciso di considerare inammissibile in ricorso presentato dagli avvocati. Tutto ciò nonostante vi fossero gravi irregolarità procedurali nella sentenza di appello. 5 attivisti rischiano materialmente il carcere nei prossimi mesi. Tra risarcimenti e ammende in 20 dovranno pagare quasi centomila euro. Ad uno degli imputati è già stato notificato il pignoramento della prima casa.
Consideriamo questa sentenza un fatto gravissimo. Una sentenza politica per punire chi ha affermato la libertà di manifestazione. Una vendetta inutile, che  non è riuscita a bloccare le lotte sociali e il radicamento nel tessuto cittadino di chi con la propria attività ha costruito e continua a costruire una reale opposizione sociale, a fianco di tutte le lavoratrici, i lavoratori,i  soggetti in difficoltà, contro la marginalizzazione e lo sfruttamento, contro il saccheggio del territorio. Proprio per sostenere questo impegno costante, che non si è mai fermato né con la repressione né
con la pandemia, c’è bisogno di solidarietà. Per questo chiediamo di sostenere anche economicamente, oltre che politicamente, le compagne e i compagni colpiti dalla repressione attraverso un contributo di sostegno alle ingenti spese legali.
Perché ora come allora: Livorno non si piega!

Oppure tramite bonifico:
IBAN- IT67J0308301610000000018331
N.Conto-
00018331
Intestatario-
CANESSA GABRIELE
Banca-

UBI Banca Private Investment

 

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Soluzioni immediate per l’edilizia scolastica

Soluzioni immediate per l’edilizia scolastica

La Federazione Anarchica Livornese esprime il proprio sostegno alla lotta di student* e lavorator* del Liceo Enriques che giustamente pretendono soluzioni adeguate e sicure per risolvere il problema della mancanza di aule. La protesta in atto contro la nuova succursale in Via Filzi porta di nuovo alla luce le gravi mancanze dell’edilizia scolastica in città, di cui il Liceo Enriques è solo l’esempio attualmente più eclatante, mostra le responsabilità delle amministrazioni provinciale e comunale che, garantendo gli interessi della rendita e dei proprietari, non solo non provvedono a proporre nuovi spazi adeguati, ma negli ultimi decenni hanno eroso il patrimonio di edilizia scolastica esistente. Questo quadro locale si inserisce in una situazione disastrosa a livello nazionale, che la pandemia ha solo reso più evidente. Sosteniamo la lotta di student* e lavorator* del Liceo Enriques, perché sia trovata una soluzione idonea al problema delle aule, sosteniamo una ripresa della mobilitazione nelle scuole nei prossimi mesi, perché possano avere direttamente voce in capitolo coloro che a scuola studiano e lavorano.

Federazione Anarchica Livornese

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STRAGE DI LAVORATOR* SFRUTTAT*. BASTA.

STRAGE DI LAVORATOR* SFRUTTAT*. BASTA.

Appena pochi giorni fa, nel tardo pomeriggio del 24 giugno, a Tuturano, nella piana del brindisino Camara Fantamadi, un operaio agricolo maliano di 27 anni è stato stroncato da un malore. Immediatamente i media hanno parlato di un malore dovuto al caldo insostenibile di quei giorni e, in generale dell’estate in questa zona del Mediterraneo. Sappiamo che è una mezza verità. Camara è morto di sfruttamento. Si è accasciato alla fine di un turno ininterrotto di 4 ore sotto un sole cocente, in una frazione che raggiungeva in bicicletta da La Rosa di Brindisi, dove era ospite dal fratello.
All’indomani della sua morte, il Comune di Nardò ha rinnovato la già esistente ordinanza, che vieta il lavoro agricolo nelle ore più calde (dalle 12:30 alle 16) e molte realtà sindacali di base stanno facendo campagne affinché questa misura preventiva sia estesa anche alle altre zone dove si raggiungono temperature che mettono a repentaglio la salute e la vita.
Sono misure di contenimento minime, ma non sufficienti a risolvere una situazione di sfruttamento generalizzato e capillare.
Questo perché questi provvedimenti vanno a aggiungersi alla già esistente legge sul caporalato, criticata già dalle stesse organizzazioni sindacali e di braccianti, sappiamo benissimo quindi che esistono ampie zone di lavoro del tutto sottratte alla possibilità di contrattualizzazione in chiaro. Nessun lavorator* sfruttat* attraverso questi canali avrà mai la possibilità di avvalersi di questi strumenti senza incorrere nel licenziamento o, peggio, in pesanti ritorsioni.
Non è un problema circoscritto solo al sud dell’Italia, ma riguarda tutto il suolo nazionale; anche nelle toscane Val di Cornia e Chianti senese, emersero situazioni di sfruttamento e caporalato, già riconosciute e condannate dalla magistratura negli ultimi anni.
Un report del ragusano e numerose interviste ai lavorator* di quelle zone raccontano di giornate lavorative che superano le 10-12 ore al minimo sindacale di appena 6€/h, di pause troppo corte, un paio d’ore tra le 12:00 e le 14:00, di temperature sopra i 40°C, che nelle serre raggiungono i 50°C, di abbassamenti di pressione e svenimenti frequenti senza che venga dato il tempo necessario di recuperare.
Inoltre i presidi sanitari sono lontani dai luoghi di lavoro e non facilmente raggiungibili, si lavora un zone dove l’approvvigionamento idrico è scarso e spesso malsano, i braccianti sono costrett* a bere acqua dei pozzi inquinati e spesso incorrono in infezioni batteriche con il risultato che si disidratano ulteriormente.
Molte delle condizioni sopraelencate mettono un* lavorator* a rischio anche in un orario diverso.
A tutto questo solo la mobilitazione diretta e il protagonismo di questi lavorator* sfruttat* che negli ultimi anni è sempre più forte può dare delle risposte e delle soluzioni, fermare la strage che sta avvenendo quotidianamente sui luoghi di lavoro – ricordiamo anche Antonio Valente, 35 anni, morto in quei giorni a Galatina mentre distribuiva volantini sotto il sole – e mettere fine allo sfruttamento.

Collettivo Anarchico Libertario

collettivoanarchico@hotmail.it

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Padroni assassini! Siamo tutt* Adil! Basta sfruttamento!

“Padroni assassini! Siamo tutt* Adil! Basta sfruttamento!”
Nel tardo pomeriggio del 20 giugno abbiamo affisso questo striscione di fronte al supermercato Lidl di Via Ippolito Nievo per esprimere solidarietà alle compagne e ai compagni di Adil Belakhdim, coordinatore SI Cobas di Novara ucciso il 18 giungo mentre partecipava al picchetto davanti ai magazzini Lidl di Biandrate, nella giornata di sciopero nazionale della logistica.
Dal Novarese al lodigiano fino a Prato la violenza padronale contro gli scioperanti si inasprisce.
Adil non è morto per caso, è stato investito da un camion che ha tentato di forzare il picchetto degli scioperanti.
Adil vive! Basta sfruttamento! Continuiamo a lottare!

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Primo antifascismo – “La battaglia di Livorno” – presentazione libro e aperitivo

LA BATTAGLIA DI LIVORNO

Cronache e protagonisti del primo antifascismo (1920-1923)

di Marco Rossi

BFS Edizioni 2021

Venerdì 25 giugno

presso la Federazione Anarchica Livornese

in Via degli Asili 33

ore 18 presentazione del libro con l’autore

ore 20:30 aperitivo

L’iniziativa si terrà nel giardino di Via degli Asili 35-33

La storia del primo antifascismo è la storia della lotta contro la reazione monarchica e padronale alla prospettiva rivoluzionaria che il movimento operaio stava rendendo concreta in Italia e in Europa negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale.

Anche a Livorno questa lotta venne condotta giorno per giorno contro le squadracce “tricolorate”, specie nei quartieri popolari e sovversivi, da donne e uomini pronte a combattere per la libertà.

Negli ultimi anni con varie iniziative abbiamo cercato di sviluppare conoscenza, confronto e memoria su quelle vicende e sul ruolo svolto dal movimento anarchico in quel contesto. Nel centenario della nascita degli Arditi del popolo nel 1921, presentiamo il nuovo libro di Marco Rossi, ricercatore che si è occupato del periodo intorno al primo conflitto mondiale, in particolare di antimilitarismo, arditismo e antifascismo, sia a livello nazionale sia nella città di Livorno.

Federazione Anarchica Livornese

federazioneanarchica.org

cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it

Collettivo Anarchico Libertario

collettivoanarchico.noblogs.org

collettivoanarchico@hotmail.it

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Dal sito dell’editore, quarta di copertina e indice

https://www.bfs.it/edizioni/libro.php?id=242

Marco ROSSI

LA BATTAGLIA DI LIVORNO

Cronache e protagonisti del primo antifascismo (1920-1923)

Fra il 1920 e il 1923 anche le strade di Livorno videro l’inizio di una lunga guerra civile in cui le differenze ideali tra quanti si affrontarono furono nette e l’ostilità profonda, anticipando quella combattuta un ventennio dopo.

Negli anni precedenti la Marcia su Roma e l’avvento del regime, il fascismo livornese incontrò infatti nei quartieri popolari una decisa opposizione, così come emerge dall’impressionante cronologia dei conflitti in quegli anni.

Oltre a quella degli Arditi del popolo, fu una quotidiana resistenza di uomini e donne, nel segno dell’appartenenza di classe e dello storico sovversivismo, disposte ad impugnare le armi per contrastare lo squadrismo “tricolorato” e la reazione padronale, in difesa delle libertà sociali.

Soltanto nell’agosto 1922, grazie all’intervento dell’esercito e con lo stato d’assedio disposto dal governo, i fascisti e i nazionalisti poterono imporre le dimissioni del sindaco Mondolfi e dell’amministrazione “rossa”, democraticamente eletta.

Il marchese Dino Perrone Compagni che assieme a Costanzo Ciano aveva guidato le squadre fasciste toscane, seminando morte e devastazione, inviò un telegramma al segretario nazionale del Partito fascista per comunicare la “caduta” di Livorno, ammettendo che: «Fra le mie battaglie questa più faticosa».

Indice

7 Per una storia in atto

9 «Ribelle sempre a tirannia»

19 «La nazional canaglia all’opera»

25 «Ostile la città»

31 «La piccola Russia»

39 «Ma nei sobborghi non potete andare»

49 «Vi sono gli arditi»

57 «Armati di ferro e di vendetta»

67 «Con le armi alle armi»

73 «Carne della nostra carne»

79 «In stato d’assedio»

97 «Son l’armata dei diseredati»

107 Cronache della guerra civile

155 Principali organizzazioni sindacali e politiche

157 Sigle utilizzate

Appendice

159 1. Una proposta: Arditi rossi

160 2. La rivolta del maggio 1920

164 3. Ipotesi su una bandiera

167 Indice dei nomi

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