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Chiudiamo i porti alla guerra!

Chiudiamo i porti alla guerra!

Sabato 8 febbraio 2020
ore 17
Alla FAL in Via degli Asili 33, Livorno

Presentazione dell’opuscolo
Nessun approdo alla guerra
Sulla lotta in corso a Genova contro la compagnia saudita BAHRI e i traffici di armi al porto
con antimilitariste e antimilitaristi genovesi

A Genova è in corso da quasi un anno una mobilitazione contro la guerra che mira a fermare il trasporto di armi nel porto. Nel maggio e giugno scorso i lavoratori portuali e altre realtà genovesi sono riusciti a bloccare per due volte il carico di materiale militare sulle navi della compagnia saudita BAHRI destinato alla guerra in Yemen. Da allora la BAHRI non ha più imbarcato armi a Genova.

Ma per il 12 febbraio è previsto l’arrivo di una nuova nave della compagnia saudita. Il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali ha lanciato un appello di solidarietà a livello internazionale, chiedendo che il 12 febbraio vi siano iniziative e azioni a sostegno dei portuali e degli antimilitaristi che si opporranno a questi traffici di armi.

Parlare della lotta in corso a Genova è importante, soprattutto qui a Livorno. Nel nostro porto infatti, già fanno scalo ogni mese le navi della Liberty Global Logistics, compagnia che per conto del Dipartimento della Difesa USA trasporta mezzi da combattimento o comunque militari da Camp Darby verso il Medio Oriente. L’ampliamento della base USA di Camp Darby ha proprio lo scopo di aumentare il traffico di materiale bellico. Nel nostro territorio sono presenti inoltre produzioni di droni (IDS) e di siluri (Leonardo), è presente il COMFOSE e il comando dei paracadutisti della Folgore, impiegati nelle missioni di guerra italiane.

La guerra passa anche dai luoghi in cui viviamo e lavoriamo. Non vogliamo essere complici. Possiamo metterci in mezzo e fermarla. Noi siamo al fianco dei lavoratori, degli sfruttati e degli oppressi di tutto il mondo, contro le guerre dei governi e dei capitalisti.

Fermiamo il traffico di armi nei porti!
Non un soldo, non un’ora di lavoro per la guerra!
Il 12 febbraio al fianco dei portuali genovesi!

Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario

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Terza guerra mondiale?

TERZA GUERRA MONDIALE?

Scoppierà la terza guerra mondiale? Gli Stati Uniti attaccheranno l’Iran? La Turchia prenderà la Libia? Sono queste le domande che i governi e i media ufficiali ci spingono a porci, alimentando la paura per giustificare quelli che poi chiamano “interventi di pace”. Gli stessi governi che hanno preparato la guerra ci dicono di voler trovare soluzioni al conflitto.

Ma la guerra è già in corso. L’Italia invia circa 7000 militari in missioni all’estero in vari paesi. Tra questi Libano e Afghanistan, ma anche Libia e Iraq, due paesi oggi al centro della tensione internazionale.

Lo stato italiano è responsabile della distruzione materiale e sociale di questi paesi attraverso vere e proprie operazioni di guerra. Con i bombardamenti, ma anche con l’invio di militari a supporto delle autorità locali. Le stesse che reprimono nel sangue ogni movimento di protesta. Questi interventi garantiscono gli affari di imprese italiane e multinazionali come l’ENI che saccheggiano questi territori.

Ma di fronte all’ennesima riprova che il modello statale e capitalista genera solo povertà, miseria e conflitti, in molte parti del mondo c’è chi alza la testa.
In molti paesi si stanno affermando movimenti dirompenti che mettono al centro questioni sociali. È successo in India, Bolivia, Cile, Ecuador, Hong Kong, Sudan, ma anche in Francia, dove lo sciopero generale contro la riforma delle pensioni che va avanti da mesi. In Libano, in Iraq ed in Iran, dove si sono sviluppati movimenti di rivolta sociale, con scioperi, occupazioni di piazze e mobilitazioni non si limitano alle sole capitali. Questi movimenti pongono rivendicazioni a partire da questioni sociali come il reddito e la disoccupazione, vogliono la fine dei regimi autoritari e corrotti. In particolare in Libano e in Iraq contestano la pesante influenza delle potenze mondiali e regionali nel paese. Soltanto in Iraq la repressione ha portato ad oltre 670 morti, oltre 25000 feriti, migliaia di arresti. L’Italia è complice di questi governi, e collabora alla repressione, come in Iraq dove i Carabinieri addestrano la polizia.

Gli USA mantengono un rapporto coloniale con il governo italiano, anche attraverso la NATO, influenzando la politica italiana sia nelle scelte militari, che in campo economico e sociale. Ma lo stato italiano e la sua classe dirigente hanno anche una propria tradizione colonialista ed imperialista, e hanno una specifica responsabilità nelle politiche di guerra. In questo contesto è più che mai evidente l’imperialismo di Russia e Cina e il ruolo egemonico di potenze come Iran e Turchia.

È così che nascono le guerre, da politiche trasversali a tutti i governi, con spese militari che in Italia superano i 25 miliardi di euro l’anno, con l’industria e il commercio di armamenti, con l’aumento del numero e delle dimensioni delle basi militari e dei poligoni, con la militarizzazione dei territori e della società.
Per mantenere i privilegi della classe dirigente e i profitti dei capitalisti i governi conducono una politica aggressiva colonialista e di guerra verso l’esterno. Contemporaneamente fanno la guerra entro i propri confini con tagli ai servizi, attacco al reddito e ai salari, politiche razziste di separazione per dividere gli sfruttati, repressione del dissenso e dell’opposizione sociale, anche attraverso la politica della paura, schierando ad esempio l’esercito nelle strade.

La guerra serve allo stato e al capitale per alimentarsi e per difendersi contro la forza di emancipazione e liberazione degli oppressi e degli sfruttati. Contro la guerra solidarietà internazionalista

CONTRO LA GUERRA!

Ritiro immediato di tutte le missioni militari internazionali! Via le truppe italiane dalla Libia, dall’Iraq, dal Libano e dall’Afghanistan! Disertiamo le guerre!

Basta produzioni militari, nocive e di morte, basta con il commercio degli armamenti, funzionali solo alla guerra! Chiudiamo e riconvertiamo la produzione militare, blocchiamo i canali del commercio delle armi!

Contro tutti gli eserciti e gli apparati che campano sulla guerra! Chiudiamo le basi militari! Via i militari dalle strade, contro la militarizzazione della società!

Contro le guerre, lo sfruttamento e la devastazione ecologica che costringono alla fuga milioni di persone! Chiudiamo i CPR e tutti i nuovi lager, libertà di movimento per tutti!

Basta spese militari! Spendono oltre 25 miliardi, 68 milioni al giorno per fare le guerre, e poi ci dicono che non ci sono soldi per scuola, pensioni, sanità. Basta con la rapina dei servizi sociali, dei salari, del reddito! Prendiamoci migliori condizioni di vita!

Solidarietà internazionalista! Sosteniamo chi sciopera, chi occupa le piazze, chi manifesta e lotta ovunque nel mondo contro lo sfruttamento e l’oppressione, contro le politiche di terrore e di morte portate avanti dai governi e dagli stati!

Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmail.it
collettivoanarchico.noblogs.org

Federazione Anarchica Livornese – F.A.I.
cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it
federazioneanarchica.org

30/01/20

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Confermate in appello le condanne per il “Processo della prefettura”

30 ANNI DI CONDANNE PER 21 COMPAGN*

Venerdì 10 gennaio si è tenuta l’ultima udienza del processo d’appello riguardante i fatti accaduti nel 2012 durante le proteste iniziate con la visita di Pierluigi Bersani alla stazione marittima di Livorno.
Già dal primo giorno, 30/11/2012, era palpabile il clima di tensione voluto dalle forze dell’ordine e dal Partito Democratico nei confronti di una protesta legittima nei suoi contenuti e nelle forme.
Il servizio d’ordine del PD pretendeva di perquisire i manifestanti, mentre polizia e carabinieri hanno più volte caricato il presidio davanti alla stazione marittima.
Il giorno dopo, in risposta all’ingiustificata repressione messa in campo alla stazione marittima, fu indetto un presidio in piazza Cavour per spiegare alla cittadinanza la gravità di quanto accaduto.
Concluso il presidio giunsero diverse camionette della celere e di nuovo, senza alcuna motivazione, i presenti vennero caricati nel mezzo all’incredulità e allo sconcerto dei tanti passanti presenti in città per lo shopping natalizio. Ci furono anche in questa occasione diversi feriti e fu a quel punto chiaro a tutta la città che veniva messa in discussione la libertà di manifestare e il diritto al dissenso.

La notizia venne ripresa da tutti i giornali e la città decise di scendere spontaneamente in piazza anche la domenica per mostrare la sua solidarietà e il rifiuto a certe pratiche di violenta repressione. Dietro a uno striscione dal titolo “Livorno non si piega” si svolse un corteo di qualche migliaio di persone da Piazza Cavour fino alla Questura. Il corteo giunto di fronte alla Questura trovò schierati numerosi agenti della Digos e funzionari in borghese, insieme alla provocatoria presenza di camionette e squadre di polizia in tenuta antisommossa. Il corteo proseguendo il suo percorso incontrò nuovamente uno schieramento di polizia davanti al cancello della Prefettura lasciato inspiegabilmente aperto, nonostante la giornata domenicale, con la polizia schierata. A quel punto, nonostante gli inviti alla calma dal megafono, la tensione salì e la polizia si rinchiuse all’interno del palazzo. Il corteo dopo pochi minuti proseguì, e giunse nuovamente in piazza Cavour.

A seguito di questi fatti, furono portati a processo 21 militanti politici della nostra città, condannati poi in primo grado a oltre 30 anni di reclusione, accogliendo in pieno le richieste del pubblico ministero. Il processo di appello recentemente conclusosi ha confermato le 21 condanne emesse in primo grado.

E’ chiara la volontà di repressione nei confronti di quell’area politica che da 20 anni porta avanti le lotte sociali sul diritto all’abitare e sul lavoro, percorsi ecologisti e per l’ambiente, percorsi rivendicativi sul welfare. A dimostrazione di ciò, in entrambi i gradi di giudizio è stata confermata perfino una condanna per un imputato per il quale anche il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione. In appello le pene si sono leggermente abbassate, solo a causa della prescrizione di alcuni reati minori ma in sostanza nulla è cambiato. Circa 30 anni di reclusione e quasi 50mila euro da pagare, tra parte civile e spese processuali.
Aspettando le motivazioni della sentenza, che dovrebbero arrivare ad aprile, lanciamo di nuovo una campagna di solidarietà ai 21 condannati. Non lasciamoli soli!
Sono in programmazione vari appuntamenti, sia informativi che benefit per sostenere le ingenti spese, anche nell’eventualità di un ricorso in cassazione.

Per chi volesse saperne di più sulla 3 giorni di proteste, qui sotto il link per il dossier a riguardo.

http://archivio.senzasoste.it/…/livorno-non-si-piega-dossie…

Per chi volesse contribuire a sostenere le spese processuali qui sotto l’IBAN per fare la donazione:
Fantelli Luca IT10S03268223000EM001061933

LIVORNO NON SI PIEGA

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NUDM Livorno: Presidio al tribunale contro l’utilizzo della PAS

segnaliamo questa iniziativa organizzata da NonUnaDiMeno Livorno

Settimana 20-25 gennaio: campagna di mobilitazione con presidi davanti ai tribunali promossa da NonUnadimeno contro l’utilizzo della PAS

Anche a Livorno, come in molte città della Toscana, nella settimana tra il 20 e il 25 gennaio NonUnaDiMeno organizza presidi davanti ai tribunali per denunciare la violenza dei tribunali.E’ noto come in tribunale le vite delle donne che subiscono violenza vengono spesso inquisite, umiliate, messe a nudo. I violenti invece vengono giustificati con mille pretesti.
Ma nel mese di gennaio questa campagna promossa da NUDM vuole mettere in evidenza un’altra forma di violenza nei confronti delle donne e dei bambini che ha iniziato ad essere utilizzata in alcuni tribunali tramite l’utilizzo della PAS- sindrome da alienazione parentale.
In alcuni tribunali si applicano norme violente, che di fatto consentono di attuare, tramite la legge 54 del 2006, quel vergognoso DDL Pillon che le proteste delle donne hanno costretto ad accantonare. Nelle cause di divorzio è sempre più frequente l’utilizzo della Pas (sindrome da alienazione parentale) per giustificare l’allontanamento dei figli dalle madri, anche e soprattutto nei casi di denuncia per violenza, ritenendo che le donne possano trasmettere ai figli il loro risentimento verso il partner. Un odioso paradosso violento verso i minori, che vengono patologizzati, affidati ai servizi sociali per la riabilitazione e obbligati alla relazione forzata con il genitore; violento verso le donne, ritenute inadeguate a garantire la serenità dei figli, anch’esse patologizzate, private della potestà genitoriale e dell’affido dei figli, spinte da questo ricatto, spesso, a ritirare denunce di maltrattamenti e procedimenti di separazione.
Per protestare contro questa grave forma di abuso NonUnaDiMeno Livorno organizza un presidio davanti al tribunale – via de Lardarel- alle ore 12 di mercoledì 22 gennaio.
La stampa e gli organi di comunicazione sono invitati ad essere presenti
NonUnaDiMeno- Livorno

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Sabato 18 corteo a Prato – Contro sfruttamento, repressione e razzismo

Sabato 18 corteo a Prato – Contro sfruttamento, repressione e razzismo

ore 16 stazione centrale di Prato

Lotta di classe a Prato – multe a operai e studentesse

Multe da 4000 euro a per chi sciopera e partecipa a un presidio durante una protesta sindacale. È successo a Prato, dove nello scorso novembre 21 operai e 2 studentesse sono state raggiunte da una multa per “blocco stradale” su decisione della locale Questura. I provvedimenti amministrativi si riferiscono ai fatti avvenuti il 16 ottobre 2019 davanti alla Tintoria Superlativa nella periferia di Prato. Da alcuni giorni i lavoratori organizzati con il Si Cobas erano in sciopero e il 16 ottobre un’auto in uscita dalla tintoria travolgeva il sit-in degli operai in sciopero che presidiavano l’ingresso, ferendo una sindacalista al piede. La notizia raggiunge i lavoratori delle tintorie vicine e di altre aziende della zona, scatta immediatamente lo sciopero e dalle tintorie Fada, DL, GM e dal Panificio Toscano un centinaio di lavoratori si uniscono al presidio che si sposta per un breve percorso nelle vie vicine.

Gli operai della Superlativa stavano protestando in quei giorni contro il mancato rispetto dell’accordo sindacale siglato a luglio al termine di un’altra fase intensa di lotta, che impegnava l’azienda ad avviare un percorso di regolarizzazione che prevedeva assunzioni, stabilizzazioni, indennizzi, e applicazione del contratto collettivo nazionale. Questi passaggi, con varie tempistiche, dovevano comunque essere compiuti entro il febbraio 2020. Ma fin da subito il padrone ha violato l’accordo, calpestando il contratto, imponendo turni massacranti senza giorni di riposo anche a chi era stato appena assunto regolarmente.

Un esempio parla per tutti: un operaio ha lavorato per 4 anni in nero alla Superlativa, l’azienda lo assumeva solo periodicamente, per poche ore, in modo che potesse rinnovare il permesso di soggiorno di cui aveva bisogno in quanto lavoratore immigrato. In questi anni ha lavorato 7 giorni su 7, su turni di 12 ore giornaliere, per circa mille euro al mese. È stato tra quegli operai che hanno ottenuto dopo la dura lotta dello scorso luglio, un contratto regolare a 4 ore, che avrebbe dovuto essere portato a 8 entro febbraio 2020. Fin da subito il padrone comunica che nonostante i contratti bisogna che lavorino come prima se vogliono essere pagati, 12 ore il giorno senza giorni di riposo. Con altri operai decide di lavorare solo le 4 ore previste dal contratto, per questo da settembre non viene più pagato. Gli operai che hanno scioperato ad aprile da allora non hanno più ricevuto lo stipendio. Addirittura la proprietà, per liberarsi di chi aveva partecipato alle proteste, prometteva ai lavoratori che se si fossero licenziati avrebbe pagato loro gli arretrati. Per questo la lotta a ottobre era ripartita alla Superlativa, contro le condizioni di semischiavitù che l’azienda continuava ad applicare, dopo aver denunciato i sindacalisti del SI Cobas per estorsione. L’estorsione per i padroni della Superlativa consisterebbe nell’aver portato l’azienda a firmare l’accordo a luglio con la protesta, gli scioperi e i picchetti, in pratica hanno provato a criminalizzare la normale attività sindacale.

La lotta alla Superlativa è quindi ancora aperta. Quelli che sono stati multati sono lavoratori che stanno portando avanti una dura lotta contro lo sfruttamento per tutte e tutti noi e che da mesi non vengono pagati. Si tratta quindi di un provvedimento repressivo volto a fermare questa lotta. I lavoratori infatti sono stati multati per decisione del questore e devono pagare una somma di 4000 euro, il massimo previsto, perché la sanzione amministrativa per “blocco stradale” prevede il pagamento da 1000 a 4000 euro. La Questura aveva già disposto dei fogli di via nei confronti di due sindacalisti del Si Cobas, ma aveva anche in più occasioni impiegato i reparti antisommossa contro picchetti e sit-in, manganellando e in alcuni casi anche fermando lavoratori e sindacalisti.

Le multe sono state inflitte in base all’art. 1-bis del D.lgs. 20/01/1948 n.66 come modificato dalla legge n. 132/2018, ovvero dal primo decreto sicurezza del governo Lega-M5S. Ciò ha sicuramente contribuito a far venire a galla la questione. L’applicazione dei Decreti Salvini contro gli operai ha permesso che la campagna di solidarietà lanciata per ottenere la cancellazione delle multe avesse grande risonanza anche nei media ufficiali e incontrasse il sostegno o quantomeno l’attenzione anche di forze istituzionali. Molti giornali di rilievo nazionale hanno parlato del caso pratese, e personalità di varia caratura, tra cui anche esponenti nazionali del PD hanno preso posizione sulla questione criticando i Decreti Salvini. In questo contesto la campagna “Prato sta con gli operai – Liberi dai Decreti Salvini – Cancelliamo le multe!” sta avendo grande visibilità e incontra molti consensi. Ma c’è ancora molto da fare. Intanto sabato 18 gennaio a Prato si terrà una manifestazione intitolata “Marcia per la libertà” che attraverserà le strade della città toscana per rivendicare la libertà di manifestare e di scioperare, ma anche la fine di tutte le leggi liberticide.

In una regione come la Toscana in cui la classe politica che trova nell’antisalvinismo il principale motivo identitario si prepara alle elezioni regionali come se già avesse la vittoria in tasca, è facile vedere prendere posizione a sostegno degli operai anche esponenti di partiti e sindacati che hanno costruito nei decenni quel sistema di governo del territorio di cui sono parte integrante le tintorie pratesi del supersfruttamento.

Tuttavia porre i Decreti Salvini sul piatto è importante, perché permette di rompere la falsa opposizione tra questione sociale e questione della libertà, menzogna su cui basano la propria politica tutte le forze di governo, da destra a sinistra. E permette di romperla sul piano concreto della lotta, dimostrando come le leggi liberticide vadano a colpire proprio chi lotta per condizioni di vita e di lavoro migliori, e portando il diffuso malcontento nei confronti dei Decreti Salvini sul piano della lotta di classe. Per chi si tiene alla larga dalle paludi elettoraliste e dalle trame di palazzo è facile evitare strumentalizzazioni.

La Questura di Prato avrebbe potuto infliggere le multe agli operai e alle studentesse anche senza i Decreti Salvini, ma certo questi hanno dato più poteri alle autorità per perseguire i manifestanti. Fino al 1999 per il reato di blocco stradale era prevista la reclusione da uno a sei anni, dal 1999 il blocco di qualsiasi tipo delle strade ordinarie era stato depenalizzato, mentre restava punibile penalmente il blocco di vie ferrate o l’ostacolo alla navigazione. Tuttavia il con il primo Decreto Salvini il blocco di strada ordinaria con ostacoli di qualsiasi tipo torna ad essere reato penale punibile con la reclusione, mentre si punisce con sanzione amministrativa non più il blocco stradale in genere, ma nello specifico quello compiuto solo con il proprio corpo, e per la prima volta sono sanzionati anche organizzatori e promotori. Quindi con il decreto sicurezza è proprio il picchetto/presidio/sit-in che prevede blocco stradale ad essere sanzionato nello specifico, e comunque come iniziativa politica perché appunto sono sanzionati organizzatori e promotori.

Quindi con i Decreti Salvini questi strumenti repressivi sono stati più definiti e possono essere impiegati con maggiore sicurezza dalle autorità contro iniziative di questo tipo.

L’obiettivo dell’annullamento delle multe e della cancellazione dei Decreti Salvini è quindi molto importante per assicurare la libertà e l’agibilità politica dei lavoratori e delle lavoratrici che stanno lottando. Ma questa vicenda ha più profonde implicazioni e solleva molte altre questioni.

La vicenda delle multe però è solo la punta dell’iceberg di una protesta che negli ultimi due anni sta crescendo. Negli ultimi due anni infatti a Prato ci sono state lotte importanti specie nelle tintorie e nei panifici industriali, spesso la polizia è intervenuta picchiando e arrestando i lavoratori, spesso i padroni hanno mandato squadre di picchiatori a minacciare e malmenare operai, più volte le autorità hanno cercato di mettere fuori gioco gli esponenti sindacali. Si tratta quindi di una storia molto più articolata.

I lavoratori della tintoria Superlativa sono originari del Pakistan e di diversi paesi africani, è una situazione molto comune nel settore tessile di Prato, specie nel conto terzi, tintorie, stamperie. Non si tratta di piccoli laboratori, la Superlativa conta 60 dipendenti, che salgono a 90 nei periodi di picchi di lavoro. Ma anche in altri settori la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori sono immigrati. Molti di questi sono quindi colpiti contemporaneamente sia dalle misure razziste previste dai Decreti Salvini, sia da quelle che colpiscono le libertà di manifestare.

Questa lotta quindi pone contemporaneamente, in un settore produttivo chiave, sia la questione della libertà sia la questione dello sfruttamento. Questa lotta è stata in grado di respingere il razzismo dei media locali che non solo hanno inizialmente presentato la vertenza come la lotta “dei pachistani” ma hanno anche provato a presentare il conflitto nel settore tessile pratese come un scontro interetnico tra pachistani e cinesi, anziché una lotta degli operai contro lo sfruttamento e l’arroganza dei padroni. Il successo del modello economico pratese è fondato sul supersfruttamento e il sistema di governo del territorio che ha sempre garantito a tutti i costi il mantenimento di rapporti di lavoro favorevoli ai capitalisti, di qualsiasi paese fossero. Quando con stragi di operai o scandali, venivano a galla situazioni di fabbriche in cui vigevano condizioni particolarmente dure per gli operai, il problema dello sfruttamento era trattato come una malattia esotica, un fattore culturale d’importazione, ovviamente cinese, relegato quindi in un mondo di arretratezza che non apparteneva alla tradizione imprenditoriale italiana. Ma le lotte di questi anni a Prato hanno rotto questo meccanismo, di fronte alla protesta operaia lo Stato italiano con la sua polizia, i suoi carabinieri, i suoi funzionari pubblici, le sue istituzioni, i suoi sindaci, i suoi sindacati, si è posto ovviamente a difesa del padrone, indipendentemente dalla sua nazionalità.

Chi parla di una forma di conflittualità residuale in un settore arretrato probabilmente vuole relegare questa lotta nel mondo dello straordinario, ma la realtà è ben diversa.

Innanzitutto non si tratta di una realtà produttiva marginale, il settore tessile di Prato è il settore tradizionale di una zona industriale che vede crescere sia il numero di abitanti sia il dato degli occupati. Una zona che al di là dei confini amministrativi è contigua alla grande area industriale della piana fiorentina.

Inoltre la vicenda degli operai della Superlativa non è distante da quello che si vive in altri contesti. Tra lavoro senza contratto, precariato, straordinari, ricatti, licenziamenti politici, sanzioni repressive, in forme diverse le condizioni di sfruttamento sono le stesse in tutti i luoghi di lavoro.

Anche per questo si è estesa la solidarietà attorno a questa vicenda, hanno infatti partecipato alle assemblee e aderito alla manifestazione del 18 gennaio delegati e lavoratori della GKN, della Piaggio, e di altre aziende.

Per tutto questo e anche nella prospettiva di rilanciare l’intervento libertario nella regione è importante partecipare alla manifestazione del 18 gennaio a Prato, una tappa importante per costruire nuovi legami di solidarietà contro razzismo e sfruttamento.

Dario Antonelli

articolo pubblicato su Umanità Nova del 19/01/20

Ogni settimana puoi trovare il settimanale anarchico Umanità Nova nelle edicole a Livorno oltre che sui tavolini di alcuni bar e nella sede della federazione anarchica, ecco alcuni dei punti di distribuzione del giornale:

– Edicola P.zza Grande (angolo Via Pieroni)

– Megaditta Edicola 29 in Piazza Grande (angolo Via Cogorano)

– Edicola in Via Garibaldi 7

– Edicola in P.zza Damiano Chiesa

– Edicola in Piazza Micheli (lato Porto – Quattro Mori)

– Edicola Dharma sul Viale di Antignano

– Bar Dolcenera in via della Madonna 38

– Federazione Anarchica Livornese – via degli Asili 33

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Solidarietà agli abitanti della Torre della Cigna! No agli sgomberi!

Solidarietà agli abitanti della Torre della Cigna! No agli sgomberi!

Esprimiamo solidarietà e sostegno a coloro che vivono nella Torre della Cigna su cui è in atto una procedura di sgombero. Questa mattina eravamo con loro al presidio convocato da ASIA USB di fronte all’edificio, erano presenti oltre 200 persone tra abitanti delle occupazioni e solidali ad aspettare l’ufficiale giudiziario, un segnale forte e importante. Nell’edificio vivono ancora 52 nuclei familiari che solo attraverso l’occupazione hanno potuto avere un’abitazione, un bisogno primario altrimenti negato dal mercato immobiliare e dal sistema residenziale pubblico. I rapporti di proprietà pretenderebbero invece che gli edifici restassero abbandonati, che le case rimanessero vuote, che le strutture andassero in malora mentre ci sono persone senza casa.

Per questo lo sgombero della Torre della Cigna non è dovuto solo a ragioni di mercato. Non è solo la necessità della società proprietaria dell’immobile di vendere, ma è anche la volontà politica della Prefettura ad aver accelerato i tempi di sgombero. Una ulteriore dimostrazione di come il governo PD-M5S-LEU voglia affrontare il problema abitativo, buttando la gente per la strada pur di sostenere la proprietà.

È stato comunicato il rinvio al 31 gennaio dello sgombero con l’intervento della forza pubblica. Continuiamo a sostenere gli abitanti della Torre della Cigna e tutti coloro che vivono nelle occupazioni.

Collettivo Anarchico Libertario
Federazione Anarchica Livornese

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5 e 6 dicembre giornate di lotta e resistenza in Grecia

Da umanitanova.it

Il 5 e il 6 dicembre sono state giornate di lotta importanti in Grecia. Il 5 con manifestazioni a Atene, Salonicco Patrasso e in altre città della Grecia migliaia di persone sono scese in piazza contro l’ultimatum del governo contro le occupazioni. Il 6 dicembre nell’undicesimo anniversario dell’uccisione di Alexis Grigoropoulos migliaia di persone sono scese in piazza ad Atene. La polizia è tornata ad attaccare con violenza i manifestanti, ma la resistenza continua e nella società cresce l’opposizione all’autoritarismo del governo. Pubblichiamo i comunicati dell’APO e della rete No Pasaran per queste giornate di lotta.

5 Dicembre: Giornata nazionale di solidarietà con gli squat
Appello alla partecipazione nelle manifestazioni di solidarietà a Atene, Thessaloniki e Patrasso

Contro la repressione dello stato… NON UN PASSO INDIETRO!

Dallo scorso agosto è in corso la campagna repressiva dello stato contro il movimento anarchico, gli spazi di lotta occupati, le strutture autorganizzate di immigrati e rifugiati, della resistenza sociale e di classe. Questo attacco è la parte più avanzata della violenza dello stato e dei padroni contro la maggior parte della società, e ha lo scopo di dissolvere le lotte sociali, di terrorizzare e eliminare coloro che lottano, di imporre la sottomissione e l’obbedienza nella società, allo scopo di procedere senza interruzioni con l’avanzata della brutalità capitalista e borghese, che implica povertà, impoverimento, cannibalismo e morte.

Il 20 novembre, il Ministero della Protezione Civile ha emesso un ultimatum, secondo il quale tutti gli edifici occupati nel territorio greco dovrebbero essere evacuati entro i prossimi 15 giorni. Questo annuncio è un ulteriore passo della campagna repressiva in corso, un ultimatum con l’unico proposito di minacciare le persone che lottano attraverso strutture politiche e di criminalizzare la solidarietà, allo scopo di metter fine una volta per tutte agli squat e alle strutture autorganizzate del movimento che sono punto di riferimento della lotta anarchica e antiautoritaria e più in generale della resistenza sociale e di classe.

Mentre gli spazi occupati e autorganizzati per la vita e per la lotta di tutti sono minacciati dalla violenza fascista e dello stato, continueranno a simboleggiare un territorio liberato dalle forze di occupazione, la concreta possibilità della società porre una sfida, ribellarsi e autorganizzarsi contro il sistema di sfruttamento dello stato e del capitalismo. Facciamo appello a tutti: a coloro che lottano, alla gioventù, ai lavoratori, agli studenti ad unirsi alla lotta, su ogni campo della società, contro la repressione dello stato, per reagire, per affermare un mondo senza oppressori e oppressi, una società di libertà, giustizia e eguaglianza.

As Anarchist Political Organization we participate, support and call on the mobilizations in solidarity with the squats which will take place on Thursday, December 5th.

CONTRO LA REPRESSIONE DELLO STATO

NESSUNA RESA – NESSUNA TREGUA

NO PASARAN!

SOLIDARIETÀ CON GLI SQUAT E LE STRUTTURE DELLA LOTTA

Partecipiamo alle manifestazioni

Atene

Corteo 5 dicembre, Propilei, h 18

Thessaloniki

1. Corteo martedì 3 dicembre h 18

2. Corteo nel contesto della giornata nazionale di solidarietà con gli squat
Giovedì 5 dicembre h 18

Patrasso

Corteo 5 dicembre, Parartima, h 18

Anarchist Political Organization-Federation of Collectives
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Appello per una giornata nazionale di solidarietà con gli squat giovedì 5 dicembre 2019

Contro l’ondata repressiva dello stato e gli ultimatum emessi dal governo di estrema destra, facciamo appello a tutti gli occupanti, gli antiautoritari, i militanti di base del paese di fare un passo avanti, mettere in campo iniziative per l’unità e l’azione per il 5 dicembre, che è l’ultimo giorno dell’ultimatum emesso dal ministero dell’ordine pubblico. Contro la barbarie e l’autoritarismo della struttura repressiva, innalziamo barricate di solidarietà con tutti gli oppressi, dispieghiamo innumerevoli tattiche di lotta e di resistenza di massa che spezzeranno i loro ultimatum. Perché la giustizia è dalla nostra parte e vinceremo!

Nessuna resa – nessuna pace NO PASARAN!

Atene 5 dicembre: manifestazione di solidarietà con gli squat e con coloro che partecipano alle lotte sociali, h 18, Propilei

Partecipazione alla manifestazione del 6 dicembre, giornata di resistenza e memoria 11 anni dopo l’assassinio di polizia di Alexis Grigoropoulos e l’esplosione della rivolta sociale

NO PASARAN!

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Disarmiamo Leonardo! Corteo a Genova sabato 7 dicembre

Disarmiamo Leonardo!

Corteo a Genova Sestri Ponente

Sabato 7 dicembre h 15:30 P.zza Baracca

di seguito l’appello degli organizzatori

La guerra è sempre più considerata una tragedia che non ci riguarda e lontana dalle nostre vite. Libia, Yemen, Siria, Afghanistan, Iraq sono lì a dimostrare il contrario, con anni di conflitti disastrosi innescati per i profitti dei capitalisti americani, europei e di casa nostra.

Le cause e gli effetti della guerra sono sempre le stesse: colonizzazione, furto delle risorse, milioni di profughi in fuga, creazione di manodopera a basso costo, incremento dell’industria bellica.

Leonardo (ex Finmeccanica) produce e vende missili, siluri, droni, aerei ed elicotteri da combattimento, tecnologie per il controllo dei confini e delle rotte migratorie. Sono di Leonardo le armi con cui l’esercito saudita spara in Yemen, gli elicotteri e gli aerei con cui l’esercito turco bombarda il Rojava. Ecco cosa produce questa “eccellenza nazionale”. Chi vive di guerra non può farne a meno.

Come ci insegna la lotta dei portuali contro i traffici di armi nel porto e la compagnia saudita Bahri, gli ingranaggi della guerra si possono inceppare.
Come ci indica la migliore tradizione del movimento operaio, il nemico è in casa nostra.

Assemblea contro la guerra

 

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Firenze: Convegno a cinquant’anni dalla Strage di Piazza Fontana

Convegno a cinquant’anni dalla Strage di Piazza Fontana

organizzato dal Centro Studi Politico Sociale Archivio Storico il Sessantotto

presso la sala “Ketty La Rocca” p.zza delle Murate a Firenze

Sabato 7 dicembre 2019

dalle ore 15

intervengono: Paolo Morando, Gabriele Fuga, Tiziano Antonelli, Vincenzo Miliucci

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Basta VelENI!

Alcune foto dal presidio di oggi contro l’ENI

Basta VelENI!

Basta Sfruttamento!

Basta guerra!

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