
Oggi 13 giugno ore 17 ai 4 mori
Contro il colonialismo vecchio e nuovo
Chiudere i CPR! Via le truppe italiane dall’Africa!
Per un mondo senza razzismo e polizia
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By collettivo
– Giugno 13, 2020
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By collettivo
– Giugno 12, 2020
Il 3 giugno a Livorno contro le spese militari e la guerra, per l’accesso alla salute, all’istruzione e al reddito per tutt* siamo tornati in piazza rincontrando tante compagne e compagni, e parlando con tante persone interessate.
di seguito il testo del volantino distribuito
Ospedali e scuole collassano
nel 2020 le spese militari aumentano
A causa dei tagli al servizio sanitario degli ultimi decenni l’impatto della pandemia è stato più grave e drammatico. Le scuole cadono a pezzi e gli edifici non sono adeguati alle misure di prevenzione sanitaria. Per l’ISTAT nel 2020 ci saranno 385 mila disoccupati in più.
Di seguito il testo del volantino distribuito
Nel 2020 lo stato italiano spenderà 26,3 miliardi di euro per la guerra, 72 milioni al giorno.
Per anni i governi che si sono succeduti hanno detto che non c’erano soldi per la salute, per l’istruzione, per il reddito. Ma la spesa militare continua ad aumentare, nel 2020 sarà di 1 miliardo e mezzo in più rispetto al 2019, con un aumento del 6%.aa
Isoldi ci sono per tre nuove portaerei, per le missioni militari all’estero; per continuare la politica estera di aggressione in Africa e in Asia, contro la popolazione civile, al servizio dei grandi gruppi monopolistici, per la conquista di fonti di approvvigionamento e mercati.
I soldi ci sono per l’operazione strade sicure e la militarizzazione delle città. L’emergenza sanitaria ha visto i militari impiegati a soffocare le proteste di lavoratrici e lavoratori.
Il 2 giugno la Festa della Repubblica viene celebrata ogni anno con costosissime parate militari e di fatto viene ad esserela festa delle forze armate.
Per questo il 3 giugno a Livorno saremo in piazza contro il governo, contro le spese militari e la guerra, per la salute, l’accesso all’istruzione e il reddito per tutt*.
BASTA GUERRA –BASTA SPESE MILITARI!
Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario

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By collettivo
– Giugno 4, 2020

Mentre ospedali e scuole collassano
nel 2020 le spese militari aumentano
A causa dei tagli al servizio sanitario degli ultimi decenni l’impatto della pandemia è stato più grave e drammatico. Le scuole cadono a pezzi e gli edifici non sono adeguati alle misure di prevenzione sanitaria. Per l’ISTAT nel 2020 ci saranno 385 mila disoccupati in più.
Nel 2020 lo stato italiano spenderà 26,3 miliardi di euro per la guerra, 72 milioni al giorno.
Per anni i governi che si sono succeduti hanno detto che non c’erano soldi per la salute, per l’istruzione, per il reddito. Ma la spesa militare continua ad aumentare, nel 2020 sarà di 1 miliardo e mezzo in più rispetto al 2019, con un aumento del 6%.
Isoldi ci sono per tre nuove portaerei, per le missioni militari all’estero; per continuare la politica estera di aggressione in Africa e in Asia, contro la popolazione civile, al servizio dei grandi gruppi monopolistici, per la conquista di fonti di approvvigionamento e mercati.
I soldi ci sono per l’operazione strade sicure e la militarizzazione delle città. L’emergenza sanitaria ha visto i militari impiegati a soffocare le proteste di lavoratrici e lavoratori.
Il 2 giugno la Festa della Repubblica viene celebrata ogni anno con costosissime parate militari e di fatto viene ad esserela festa delle forze armate.
Per questo il 3 giugno a Livorno saremo in piazza contro il governo, contro le spese militari e la guerra, per la salute, l’accesso all’istruzione e il reddito per tutt*.
BASTA GUERRA –BASTA SPESE MILITARI!
Presidio in Piazza Grande
3 giugno ore 17:30
(Con attenzione alle modalità di prevenzione del rischio sanitario)
Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario
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By collettivo
– Giugno 1, 2020

Contro la “Fase due” della repressione preventiva
Basta montature! Solidarietà e libertà!
Apprendiamo che il 13 maggio nel quadro di un’operazione repressiva coordinata dal PM Dambruoso della Procura di Bologna e dal ROS dei Carabinieri è stato perquisito lo spazio di documentazione anarchico Il Tribolo di Bologna, sette anarchici sono stati arrestati e cinque sono stati sottoposti a obbligo di dimora. Agli arrestati viene contestato l’art 270 bis “associazione sovversiva con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico” che prevede la reclusione da 5 a 10 anni.
In una fase in cui sono vietate e sanzionate tutte le libertà di riunione, manifestazione e sciopero, accuse e arresti politici sono inaccettabili.
L’apparato repressivo statale si scatena, non a caso, in un momento storico in cui forme di protesta contro simili provvedimenti vengono perseguite e il riunirsi ed il manifestare sono resi formalmente illegali, mentre la fanfara mediatica distoglie l’attenzione e invoca l’unità nazionale.
Esprimiamo solidarietà verso chi è stato colpito da questa operazione repressiva, vogliamo libertà per gli arrestati e per chi è stato sottoposto all’obbligo di dimora.
Ancora una volta il ROS cerca di confezionare accuse di associazione sovversiva e terrorismo per criminalizzare chi lotta contro il governo. Stavolta però la montatura repressiva è apertamente dichiarata dagli stessi Carabinieri a un noto quotidiano locale «le misure cautelari, sottolineano i carabinieri, assumono “una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale”, derivati dall’emergenza coronavirus, “possano insediarsi altri momenti di più generale ‘campagna di lotta antistato”».
Questo zelo preventivo dichiarato dai Carabinieri serve a coprire l’inconsistenza dell’inchiesta giudiziaria che, come spesso accade poggia in gran parte l’accusa di reato associativo sulla produzione e diffusione di testi di propaganda. Per la stessa Procura di Bologna infatti, l’associazione avrebbe «l’obiettivo di affermare e diffondere l’ideologia anarco-insurrezionalista, nonché di istigare, con la diffusione di materiale propagandistico, alla commissione di atti di violenza contro le istituzioni». Un castello di carte che non sta in piedi.
L’operazione repressiva rivolta contro il Tribolo è un’intimidazione nei confronti di tutti coloro che si pongono contro il governo, che vogliono che si rompa il silenzio sulla situazione nelle carceri, sui 14 morti durante le rivolte carcerarie di marzo.
Libertà per tutti!
Livorno, 16 maggio 2020
Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmail.it
Federazione Anarchica Livornese
cdcfednarchicalivornese@virgilio.it
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By collettivo
– Maggio 16, 2020

Quale salute/quale sanità
oltre l’emergenza sanitaria, oltre la cura, per un rilancio della tutela complessiva della salute
Giovedì 14 maggio – ore 21.30 – videodibattito organizzato da Federazione Anarchica Livornese.
Partecipano Paola e Antonio, compagni attivi nella CUB sanità.
La situazione attuale mette in evidenza, ora più che mai, le tante contraddizioni legate alla gestione della sanità e alla tutela effettiva del benessere.
• Le politiche sanitarie regolate dal profitto, l’insufficienza delle risorse rispetto a quelle destinate al settore militare o alle grandi opere.
• L’insufficienza della gestione statale rispetto alla prospettiva di reale ripubblicizzazione della salute.
• Il territorio: primo presidio per la difesa della salute.
• Salute del territorio e prevenzione primaria: La salute gestita dal basso attraverso le esperienze di lotta
Un’occasione per discutere insieme percorsi di lotta e forme di organizzazione, per dare voce alla protesta contro i governi, causa dello sfacelo della sanità.
Chi fosse interessato a partecipare, può contattare la Federazione via posta elettronica (cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it); riceverà istruzioni per collegarsi all’incontro.
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By collettivo
– Maggio 11, 2020

VIVA IL PRIMO MAGGIO!
Il Primo Maggio quest’anno arriva in un contesto particolare: la pandemia dilagante ha fornito alle classi privilegiate e al governo l’occasione per dare fiato alla retorica nazionalista. Chi sta sul ponte di comando per i propri interessi vuole imporre agli sfruttati miseria, malattia e morte.
Ricordiamo le origini anarchiche di questa giornata.
Il 1° maggio 1886 i lavoratori di Chicago scesero in piazza per ottenere la giornata lavorativa di otto ore. Il governo si vendicò condannando a morte cinque degli organizzatori: Adolph Fisher, Albert Parsons, August Spies, George Engel, Louis Lingg. Cinque anarchici. Il Congresso Operaio di Parigi nel 1889 proclamò il Primo Maggio giornata internazionale di lotta in ricordo dei “Martiri di Chicago” e per la riduzione della giornata lavorativa. L’anno successivo, nel 1890, si celebrò per la prima volta il Primo Maggio e anche a Livorno lo sciopero e le manifestazioni operaie ebbero un grande successo. In città la reazione repressiva delle autorità non si fece attendere: Pietro Gori fu arrestato come organizzatore e imprigionato nel carcere dei Domenicani. Ancora oggi il Primo Maggio è in tutto il mondo una giornata di lotta e di festa, e proprio in questi tempi serve per affermare la pratica dell’azione diretta, dell’autorganizzazione, dello sciopero, assieme alla libertà come dimensione collettiva.
Questo periodo ha visto anche un nuovo protagonismo della classe operaia, della classe lavoratrice, che con gli scioperi di marzo e le lotte per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro, ha tutelato la salute di gran parte della società.
La spinta verso una frettolosa riapertura dei settori produttivi chiusi dimostra che anche nella società contemporanea la forza lavoro è il fondamento della produzione capitalistica. È la classe operaia che forma il corpo vivo dell’immensa massa di mezzi di produzione accumulati dal lavoro umano, mezzi di produzione di cui i capitalisti si appropriano e che sono ridotti ad uno scheletro in decomposizione senza la presenza delle lavoratrici e dei lavoratori.
Il rallentamento dell’epidemia non ci sarebbe stato senza le lotte spontanee in tante realtà produttive, che hanno costretto il governo a prendere misure di chiusura tardive e parziali. Oggi che si prospetta una frettolosa e confusionaria riapertura, la tutela della salute collettiva è affidata all’azione diretta e all’autorganizzazione del movimento operaio, il solo che può impedire che la sete di profitto dei capitalisti si trasformi in una nuova tragedia. È il momento di intervenire in prima persona, di organizzarsi, di attivarsi, di rafforzare le reti di solidarietà per respingere il ricatto della miseria e della disoccupazione.
Il 25 aprile ha dimostrato l’attaccamento diffuso verso una data che ha visto l’insurrezione popolare sconfiggere un governo tirannico, nazionalista e guerrafondaio. In molte città giovani e meno giovani sono scesi in piazza, prestando attenzione alla salute propria e altrui e sfidando la repressione del governo.
Il Primo Maggio non festeggiamo il lavoro, festeggiamo le classi sfruttate in lotta per la trasformazione sociale, festeggiamo la solidarietà internazionale di chi lotta per la libertà.
Collettivo Anarchico Libertario
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Federazione Anarchica Livornese
federazioneanarchica.org
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By collettivo
– Aprile 30, 2020

- Le trappole del lavoro a distanza
I datori di lavoro hanno approfittato della pandemia per procedere a una vera e propria sperimentazione su larga scala di quello loro che chiamano “lavoro agile”, una modalità che elimina qualsiasi barriera tra il tempo di lavoro e il tempo di vita, inseguendo i lavoratori e le lavoratrici fin dentro casa e scaricando su di essi anche una parte dei costi fissi che normalmente sono a carico delle imprese. In questo processo, le donne sono le più colpite: su di esse si scarica oltre al lavoro a distanza, quel lavoro di cura che il servizio pubblico non può più assicurare.
Sicuramente il lavoro agile rappresenta un affare per le aziende che vendono prodotti da utilizzare per lavorare a distanza che guadagnano sia dalle licenze d’uso vendute che dalla raccolta dei dati di chi usa le loro piattaforme. A questi aspetti bisogna aggiungere che gli strumenti informatici facilitano al massimo il controllo dei lavoratori, sia direttamente sia, come per esempio avviene per la didattica a distanza, indirettamente, tramite il cosiddetto animatore digitale. Questa modalità di lavoro probabilmente è anche in conflitto con l’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori che proibisce la videosorveglianza. Un altro aspetto da prendere in considerazione è quello della salute e il rischio di nuovi tipi di malattie professionali derivanti dall’uso di tali strumenti.
Questi sono solo alcuni degli aspetti del “lavoro agile” che vanno attentamente valutati e che richiedono una analisi e di una risposta di classe.
In occasione del Primo Maggio, la Federazione Anarchica Livornese organizza un incontro di approfondimento su questi temi, a cui parteciperà Peppe Noschese, che si occupa da tempo dei temi legati alle nuove tecnologie. L’incontro si terrà giovedì 30 aprile alle 21,15.
Chi fosse interessato a partecipare, può contattare la Federazione via posta elettronica (cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it); riceverà le indicazioni per partecipare all’incontro.
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By collettivo
– Aprile 29, 2020


25 Aprile: resistere e lottare
Nel tardo pomeriggio di oggi abbiamo reso omaggio alla lapide dedicata a Filippo Filippetti, giovane anarchico livornese ucciso il 2 agosto del 1922 dai fascisti che giunti in forze da tutta la regione assaltarono in quei giorni la città.
Abbiamo portato un mazzo di fiori e appeso uno striscione che riportava “La repressione non ci può fermare, dopo il virus estirpa il capitale – 25 aprile – resistenza!”.
Ogni estate come Federazione Anarchica Livornese e Collettivo Anarchico Libertario ricordiamo proprio davanti a quella lapide in Via Provinciale Pisana Filippo Filippetti, caduto mentre insieme ad altri giovani antifascisti aveva attaccato con le armi i camion dei fascisti a Pontarcione. Con lui ricordiamo anche le altre vittime di quei giorni, popolani, militanti comunisti, anarchici, repubblicani e socialisti, tra i quali Luigi Gemignani, Gilberto Catarsi, Pietro Gigli, Pilade Gigli, Oreste Romanacci, Bruno Giacomini e Genoveffa Pierozzi.
Siamo tornati, ovviamente facendo attenzione alle prescrizioni sanitarie, di fronte a questa lapide in questo 25 aprile segnato da divieti delle manifestazioni e repressione per affermare collettivamente l’urgenza della lotta per la libertà di tutte e tutti.
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By collettivo
– Aprile 25, 2020

Resistere e lottare
La liberazione sociale è ancora da fare
Il 25 aprile arriva oggi in un contesto eccezionale. Il movimento anarchico a Livorno come nel resto dell’Italia e in molti paesi del mondo ha contribuito attivamente alla lotta partigiana per la libertà, contro il nazismo e il fascismo. Abbiamo sempre pensato che il valore della lotta antifascista, inscindibile da quella per la liberazione sociale, non potesse essere contenuto nel solo 25 aprile, data dell’insurrezione popolare vittoriosa del 1945, ma che avesse una portata più ampia. In alcune occasioni nel corso dei decenni abbiamo criticato le celebrazioni ufficiali del 25 aprile in città, alzando la nostra voce contro la guerra, contro le spese militari, contro i nuovi lager per stranieri senza documenti, quelli che oggi si chiamano CPR.
Oggi mentre viviamo una gravissima emergenza sanitaria, vediamo imposte forti restrizioni alla libertà di espressione, con il divieto di riunione, manifestazione e sciopero. Proprio in questo contesto, in cui destra, governo e padroni contano sulla paura e sull’incapacità di reagire della gran parte della società e della classe lavoratrice ridotte alla miseria, è importante in occasione del 25 aprile riaffermare la lotta per la libertà nella sua dimensione collettiva.
Respingiamo la retorica nazionalista. Non bastava la pandemia e il rischio concreto per la salute. Non bastava il precipitare verso un impoverimento generalizzato in un clima di controllo sociale estremo. Ci si doveva mettere anche la retorica del tricolore. Da sempre simbolo di nazionalismo patriottardo, utilizzato con enfasi brutale da fascisti e apparati militari, ma anche dalla sinistra accecata dall’idolatria dello stato e delle istituzioni, adesso il tricolore è diventato un incubo, inesorabilmente presente in uno scenario a reti unificate.
All’ombra della bandiera e dell’inno nazionale si consuma la retorica stucchevole del “siamo tutti sulla stessa barca”, imponendo, dalla nave ammiraglia, malattia, povertà e solitudine. È la politica dell’unità nazionale: azzerare qualsiasi critica, qualsiasi opposizione sociale; Opprimere imponendo di sostenere incondizionatamente la politica del governo e le misure eccezionali, pena essere dichiarato nemico della patria nonché untore.
Fin da subito, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, c’è stato l’invito ad esporre il tricolore dai balconi, divenuti misera agorà di questo tetro periodo, senza che peraltro le esposizioni private avessero il successo sperato. Il tricolore Illumina facciate di palazzi istituzionali, sedi di giornali, diviene logo consueto di ogni pubblicità commerciale e avvolge anche questo 25 aprile. Un 25 aprile che è sempre stato abbondantemente saccheggiato, ma che quest’anno rischia di essere ancora più snaturato.
L’occasione è ghiotta. Una ricorrenza di questo genere, che ha sempre creato fastidi e pruriti, cade in piena Fase Uno di pandemia e può essere “sanificata” grazie, appunto, all’unità nazionale. I nostalgici del regime fascista, in parlamento e fuori, hanno cercato maldestramente di trasformare la festa della Liberazione dal nazifascismo in giorno di lutto per i morti del coronavirus, nella celebrazione della ricostruzione del ponte sul Polcevera, nella protesta tricolorata dei nuovi “forconi”. Ma il fascismo oggi è anche quello che impone con metodi autoritari la pace sociale per garantire i profitti del grande capitale. Gli esperti di comunicazione hanno già trovato il modo di passare dal termine Resistenza a quello di Resilienza. L’operazione è altamente suggestiva, basta cambiare due lettere al centro e un’insurrezione popolare si trasforma in quella parola di moda che indica la capacità di adeguarsi al “miglior” ribasso sul mercato del lavoro, uno dei tanti incitamenti pubblicitari alla capacità di risollevarsi così come la nazione vuole che obbedientemente ci si risollevi, pronti alla fase due. Perchè Italia (e Confindustria) chiamò.
Peccato che non funzioni così. Perchè c’è molta gente che sulla stessa barca col governo non c’è e non ci vuole stare, c’è chi reagisce all’isolamento sociale con le pratiche di solidarietà, c’è chi non obbedisce ma, collettivamente e in assoluta controtendenza, mette in atto tutte le forme possibili di opposizione sociale, c’è chi organizza e pratica azioni di sciopero, c’è chi porta avanti la controinformazione puntuale contro le menzogne del governo.
C’è chi è convinto, oggi come sempre, della necessità storica dell’insurrezione popolare. Per liberarci dalla dittatura, dall’oppressione e dallo sfruttamento. Per affermare la libertà.
Buon 25 aprile
Federazione Anarchica Livornese
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By collettivo
– Aprile 24, 2020