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La FAI sui prossimi appuntamenti di lotta antimilitarista

SUI PROSSIMI APPUNTAMENTI DI LOTTA ANTIMILITARISTA

testo approvato dall’ultimo convegno FAI a Roma

Di fronte a un militarismo italiano sempre più aggressivo, alla militarizzazione della società condotta con una propaganda martellante, alle missioni di guerra, al sostegno all’industria bellica, è necessario rafforzare l’impegno antimilitarista già attivo su più livelli.

In Ucraina, nel Corno d’Africa, nel Sahel, e in ogni angolo del mondo, la guerra è una realtà vissuta da oltre due miliardi di persone. Le potenze mondiali, gli stati, il capitale, i signori della guerra, mandano al macello ogni giorno migliaia di proletari, dividono le classi sfruttate, per stabilire nuove posizioni di potere nella contesa imperialista. Non c’è da credere all’illusione di nuovi equilibri mondiali, la corsa verso la guerra conduce solo verso il baratro di nuove forme di dominio e oppressione. Per questo è urgente proseguire l’impegno antimilitarista e internazionalista a sostegno dei disertori e dei sabotatori di tutte le guerre, per intervenire là dove la macchina della guerra poggia le proprie fondamenta. Contro le basi militari e i poligoni, contro l’industria bellica e il mercato delle armi, contro la propaganda guerrafondaia, contro la militarizzazione delle frontiere e i nuovi lager. Su questo ultimo argomento denunciamo il coinvolgimento del Ministero della Difesa nella gestione dei CPR e delle strutture di detenzione per richiedenti asilo

Sono numerose le iniziative di lotta contro la guerra previste per i prossimi mesi sul piano locale e nazionale. Invitiamo le realtà federate a sostenere tutte quelle iniziative in cui possano coerentemente aver voce le posizioni antimilitariste.

In questa prospettiva sosteniamo lo sciopero generale convocato da parte del sindacalismo di base per il 20 ottobre contro la guerra e l’economia di guerra. La Federazione Anarchica Italiana aderisce alla manifestazioni che si terranno il 21 ottobre contro la guerra e le basi militari, in particolare a quelle di Pisa e di Palermo, in sostegno alla partecipazione antimilitarista e anarchica a questi appuntamenti. Il 4 novembre, che sta assumendo una sempre maggiore importanza con il rafforzarsi delle campagne antimilitariste, vedrà l’organizzazione di numerose iniziative a livello locale. Si segnalano già da ora le manifestazioni che si terranno a Monfalcone, a Torino e a Livorno e si invitano le realtà federate a promuovere iniziative in occasione del 4 novembre.

La Federazione Anarchica Italiana aderisce alla manifestazione del 18 novembre a Torino organizzata dall’Assemblea Antimilitarista contro la nona edizione della mostra/mercato delle armi “Aerospace and defence meetings”, contro la “cittadella dell’aerospazio” nuovo polo dell’industria armiera, e contro lo sbarco della NATO nella città di Torino con l’acceleratore di innovazione del progetto DIANA. È importante il contributo e la partecipazione alla manifestazione a Torino anche nel quadro delle “Giornate globali di lotta contro le guerre e il militarismo dal 17 al 25 novembre”, che vedranno iniziative di lotta in diversi paesi, e che sono state lanciate nel corso dell’Incontro internazionale anarchico di Saint Imier nel luglio scorso.

Convegno Nazionale della FAI

Roma 8 ottobre 2023

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21 OTTOBRE A PISA – PRESENZA LIBERTARIA

Fermiamo il militarismo
Sabato 21 ottobre

h 10:30 a PISA
Piazza XX Settembre
Presenza comunicativa in centro
Per rilanciare la manifestazione del pomeriggio

h 14:00 a SAN PIERO A GRADO (PI)
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
Presenza libertaria
nello spezzone antimilitarista

La guerra tra i potenti della terra ci minaccia sempre più da vicino e ci fa diventare sempre più poveri. In Ucraina l’imperialismo russo e quello della NATO si combattono da oltre un anno e mezzo, seminando morte e distruzione in una guerra che rischia di estendersi anche ad altri paesi. Il
governo Meloni, continuando la politica di quello precedente, sostiene e finanzia ampiamente la guerra in corso, difendendo gli interessi delle industrie delle armi di cui il Ministro della Difesa Crosetto è il diretto rappresentante.

Per finanziare l’invio di armi all’Ucraina e le numerose missioni militari all’estero, il governo sottrae fondi ad una sanità già disastrata e ad una scuola pubblica sempre più aziendalizzata e cancella senza pietà quel misero sostegno alla povertà che era il Reddito di Cittadinanza. Intanto a
livello locale ci viene imposta la costruzione di una nuova base militare che va a intaccare anche il Parco di San Rossore il più importante polmone verde presente sul territorio.

Una struttura inutile che si va ad aggiungere a quelle già esistenti (Camp Darby, CISAM, Aeroporto Militare) aumentando lo spazio sottratto alle persone e riservato a un uso militare.

Sabato 21 ottobre ore 14 manifestazione nazionale contro tutte le guerre e contro tutte le basi militari a San Piero a Grado (Pisa). Dalle 10:30 dello stesso giorno nel centro di Pisa ci sarà una presenza comunicativa in centro per rilanciare la manifestazione del pomeriggio. Invitiamo compagni e compagne a partecipare alla manifestazione e alle altre iniziative collegate.

Circolo Anarchico di Vicolo del Tidi, 20. PISA
Per contatti: circoloanarchicopisa@inventati.org

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SPEZZONE ANTIMILITARISTA al corteo nazionale “Fermare l’escalation”

SPEZZONE ANTIMILITARISTA

Sabato 21 ottobre, h. 14:00
Basilica di San Piero a Grado.

Come già anticipato il Coordinamento Antimilitarista Livornese, in occasione della manifestazione di questo sabato 21 ottobre, lancia lo spezzone Antimilitarista.
Invitiamo tuttə a partecipare alla mobilitazione.
Per dire no alla costruzione di una nuova base militare, né nell’area Cisam né altrove.
Contro la militarizzazione dei territori e delle scuole.
Per dire basta alla spese militari e ai tagli delle spese sociali.
Per dire stop alle occupazioni militari che portano devastazioni sociali e ambientali.

Per leggere l’appello completo vistare il sito
https://fermarelescalation.org/appello_alla_mobilitazione/

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Partenza da Livorno per il corteo del 21 a PISA

Corteo Nazionale “Fermare l’escalation”
Unitə contro guerra e fossile
21 ottobre – Basilica di San Piero a Grado (Pi)
Partenza da Livorno con il Coordinamento Antimilitarista Livornese.
Ritrovo ore 11:30 alla stazione centrale e partenza con il treno delle ore 12:12 per la stazione di Pisa Centrale. Da lì prenderemo le navette per raggiungere il concentramento a San Piero a Grado (Pi).

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Comunicato sui fatti repressivi di ieri sera a Livorno

La Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario denunciano il gravissimo atto repressivo compiuto dalle forze di polizia nella serata di giovedì 12 ottobre. In Via Cairoli, durante una semplice contestazione spontanea, quattro persone, di cui tre minorenni, sono state colpite, bloccate con violenza e condotte in questura per essere poi rilasciate. Due minorenni sono stati addirittura ammanettati e uno di questi atterrato dalle forze di polizia. Un’aggressione gratuita con modalità mai viste in città in simili occasioni.
Anche a Livorno, come nel resto del paese, giovani e studentx che contestano le posizioni del governo guidato da Giorgia Meloni vengono duramente repressx. Non è un caso infatti che il presidio organizzato dall’Associazione Italia-Israele oggetto della contestazione, vedesse la partecipazione attiva, tra gli altri, di esponenti dell’estrema destra di governo.
Uno degli striscioni esposti durante la contestazione spontanea riportava “né con Israele né con Hamas, Palestina libera e indipendente”. Parole che moltx condividono in questo momento e che esprimono un rifiuto di posizioni belliciste.
Si tratta di un attacco alla libertà di espressione e di una violenza inaccettabili. In un clima di guerra generalizzato e di rigurgito fascista come quello in cui siamo immersi, le voci di contestazione sono una affermazione di libertà contro ogni guerra e nazionalismo. Si illude chi crede di poterle mettere a tacere con violenza e manette.
Esprimiamo piena solidarietà allx giovani che hanno subito l’aggressione repressiva.
Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario
13/10/23

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27-09 ASSEMBLEA: NESSUNA GUERRA NESSUNA BASE NESSUN ESERCITO

NESSUNA GUERRA NESSUNA BASE NESSUN ESERCITO

ASSEMBLEA MERCOLEDI 27/09 ALLE 21

SALA DELLA CIRCOSCRIZIONE 2

SCALI FINOCCHIETTI, LIVORNO

Blocchiamo la macchina della guerra, la militarizzazione dei territori e delle scuole
Blocchiamo l’aumento delle spese militari e il taglio delle spese sociali
Blocchiamo il governo delle armi e del manganello.
Il Coordinamento Antimilitarista Livornese organizza un’assemblea cittadina in preparazione delle prossime iniziative antimilitariste.
▪️Venerdì 20 ottobre è stato proclamato uno sciopero generale contro la guerra e l’economia di guerra. Le spese per la guerra sono le uniche a non essere tagliate, insieme con gli interessi passivi sul debito pubblico generato dalle spese militari. Tutto questo è pagato dalle classi sfruttate con tagli ai servizi sociali, carovita e diminuzione del reddito.
▪️Sabato 21 si terrà a Pisa una delle tre manifestazioni antimilitariste che caratterizzeranno la giornata su scala nazionale (le altre due si terranno a Ghedi e a Palermo). La manifestazione di Pisa, organizzata dal Movimento No Base, assume una particolare importanza per l’accelerazione che il governo, con l’accordo delle amministrazioni locali, ha dato alla costruzione di una nuova base militare. Il tavolo interistituzionale ha individuato infatti nell’area ex CISAM il luogo destinato alla nuova base delle forze speciali dei carabinieri. Se questo progetto si realizzasse sarebbe un grave colpo per il Parco di San Rossore.
▪️Il 4 novembre ci saranno manifestazioni in tutta Italia per contestare la politica di guerra del governo e la retorica militarista. Nei piani della maggioranza di governo, l’anniversario dell’armistizio con l’Austria-Ungheria dovrebbe tornare ad essere la giornata delle forze armate e dell’unità nazionale. Una particolare attenzione sarà dedicata alla formazione e il tentativo di mettere l’elmetto alla scuola e all’università. È ormai due anni che a Livorno si tengono manifestazioni di piazza per l’occasione. Anche quest’anno vorremo essere tutti insieme.
▪️Sabato 18 novembre si terrà a Torino la manifestazione nazionale contro le produzioni di morte, in occasione dei Defense e Aerospace Meetings.
▪️Per informare attorno a queste iniziative il Coordinamento ha intenzione di indire un presidio per sabato 14 ottobre.
Invitiamo pertanto tutte le realtà, individuali e collettive, che si oppongono al militarismo e alla guerra, che si battono per la pace e per l’internazionalismo a partecipare all’assemblea pubblica che si terrà mercoledì 27 settembre alle ore 21:00 presso la sala circoscrizione 2, Scali Finocchietti – Livorno.

 

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Con Zero in Condotta al Festival del Libro presso la Ex Caserma Occupata

Oggi e domani presso la Ex Caserma Occupata a Livorno
saremo presenti alla VI edizione del Festival del Libro
con il banchetto delle Edizioni Zero in Condotta
Avremo il consueto materiale in distribuzione (spille/adesivi/opuscoli)
E ovviamente anche l’ultimo numero di Umanità Nova

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23 settembre: Presentazione “Corpi reclusi in attesa di espulsione”

Oggi 23 settembre parteciperemo alla presentazione del libro “Corpi reclusi in attesa di espulsione” con l’autrice Francesca Esposito e Yasmine Accardo di LasciateCIEntrare
dalle 19 al Festival del Libro alla ex Caserma Occupata a Livorno
Un’occasione per conoscere questo interessante studio
e un momento di confronto per rilanciare la lotta contro le frontiere in un momento in cui in un contesto generale di recrudescenza della politica razzista del governo, torna all’ordine del giorno la minaccia dell’apertura di un CPR, lager per senza documenti, anche in Toscana

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Da Chieti a Torino, La corsa verso la guerra uccide

articolo pubblicato su Umanità Nova n. 27 del 24 settembre 2023

Da Chieti a Torino

LA CORSA VERSO LA GUERRA UCCIDE

La barbarie della guerra travolge le nostre vite. In pochi giorni si sono succeduti due eventi terribili che per quanto possano essere slegati tra loro, sono entrambi atroci conseguenze del clima di guerra che stiamo attraversando. Tre operai muoiono nell’esplosione della granata di artiglieria su cui stavano lavorando a Casalbordino, presso l’azienda Sabino Esplodenti, in provincia di Chieti. Una bambina di 5 anni muore tra le fiamme provocate dallo schianto di un aereo delle Frecce Tircolori. Viaggiava in auto con la famiglia, percorrendo una strada all’esterno dell’Aeroporto Caselle di Torino presso cui è precipitato l’aereo. Il fratello dodicenne è grave, e anche i genitori sono ustionati seppur in misura più lieve.

Molti hanno ricordato come nell’impianto produttivo della Sabino Esplodenti, già nel 2020 fossero morti altri tre operai in un’esplosione, una strage avvenuta in circostanze non troppo diverse da quella dello scorso 13 settembre. Quello di Casalbordino è un impianto a Rischio di Incidente Rilevante secondo la normativa Seveso, che si occupa di “demilitarizzazione, recupero, trasporto, smaltimento e distruzione di esplosivi, consulenza per le bonifiche di terreni da ordigni bellici”. Organizzazioni sindacali e esponenti politici hanno denunciato come, nonostante le segnalazioni seguite alla strage del 2020, dopo la quale era stato chiuso, e per cui è sempre in corso un processo nei confronti di esponenti dell’azienda, l’impianto sia stato riaperto già nel 2021 con procedure semplificate, tanto che la Regione Abruzzo non l’ha posta sotto la procedura di VIA. Ad oggi non è ancora pubblicato alcun Piano di Emergenza Esterno come sarebbe invece imposto dalla normativa.

Se già ogni azienda normalmente fa profitti sacrificando la sicurezza dei lavoratori, la salute degli abitanti e la salvaguardia del territorio, in questo caso va considerato che la Sabino Esplodenti è un partner chiave del Ministero della Difesa per il trattamento del munizionamento militare. Stando alle dichiarazioni della stessa azienda l’esplosione sarebbe avvenuta nel corso del lavoro di munizionamento su una granata d’artiglieria, nel quadro di una commessa per l’Agenzia delle Industrie della Difesa (AID), società “in house” del Ministero della Difesa. Procedure semplificate, negligenze, mancanza di sicurezza. Cosa ci si può fare? Dopotutto le attività strategiche, soprattutto del settore militare, devono continuare a lavorare costi quello che costi, specie in tempi in cui c’è un gran bisogno di rinnovare gli arsenali. Nel documento di Relazione e Bilancio al 31 dicembre 2015 dell’AID si scrive riguardo alla “partnership tra AID ed Esplodenti Sabino S.r.l. che, insieme hanno già demilitarizzato oltre 60000 razzi M26”, che “La capacità congiunta AID/ES non ha eguali in campo europeo risultando più che doppia rispetto ad altre aziende del settore.” Una collaborazione continuata negli anni, nel 2019 infatti l’azienda ha una commissione per la demilitarizzazione di centinaia di missili anticarro MILAN. Non è chiaro al momento che tipo di lavorazione stessero svolgendo gli operai morti a Casalbordino e a quale processo produttivo fosse destinato il materiale risultante. Ma non va dimenticato che la demilitarizzazione di un proiettile è una lavorazione che spesso serve a ricavare nuova materia prima, sia dal materiale esplodente, sia dalle altre componenti del manufatto. Se quindi in questa nuova strage operaia ha certo diretta responsabilità l’azienda per quanto riguarda la sicurezza sul posto di lavoro, è la disastrosa politica di guerra degli stati a richiedere lavorazioni pericolose come questa, per rinnovare gli arsenali e produrre nuovi armamenti.

Nel terribile fatto di Caselle del 16 settembre sono certamente più evidenti i rapporti con le politiche di guerra. In questo caso è chiaro come la propaganda di guerra abbia portato la guerra stessa nelle nostre vite. Un’insensata dimostrazione di forza, inscenata per le celebrazioni del centenario dell’Aeronautica Militare, portata all’estremo fino a travolgere una intera famiglia nell’incendio seguito allo schianto dell’aereo delle Frecce Tricolori. Il centenario della forza aerea italiana è stato accompagnato da contestazioni, e il governo fascista in carica ne ha fatto un’occasione di costruzione del consenso e di propaganda guerrafondaia, con martellanti grandi eventi in tutto il paese che si susseguono da mesi. A Torino avrebbe dovuto svolgersi un grande airshow per celebrare il centenario, due giorni di delirio nazionalista, che sarebbero culminati proprio con l’esibizione delle Frecce Tricolori. Con questo tipo di spettacoli acrobatici, così come con altre esibizioni, dal paracadutismo alla tuta alare, si vuole rappresentare la guerra come uno sport estremo, mitizzando una storia costellata di stragi e bombardamenti, per giustificare le operazioni di guerra in cui tutt’ora è coinvolta l’aeronautica italiana. Alcune testate giornalistiche hanno detto che quella bambina, con la sua famiglia si è trovata nel momento sbagliato nel luogo sbagliato. Ma ci rifiutiamo di considerare la sua morte un rischio calcolato o un effetto collaterale, è conseguenza della delirante campagna di propaganda guerrafondaia che il governo porta avanti a ritmi serrati.

Le morti della scorsa settimana sono state provocate dalla corsa verso la guerra in cui il governo italiano è lanciato insieme a quelli delle principali potenze. Se in tempi di “pace” queste sono le atroci conseguenze della guerra nelle nostre vite, possiamo solo immaginare quello che può provocare una guerra aperta. Per questo è urgente rilanciare l’impegno antimilitarista e una larga opposizione alla guerra.

DA

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Il militarismo italiano nei Balcani

Il militarismo italiano nei Balcani

Intervento della FAI alla Balkan Anarchist Bookfair

Fin dalla sua formazione lo stato italiano ha sviluppato il proprio militarismo e ha avuto il proprio ruolo nel confronto imperialista e colonialista tra le potenze. Lo stato italiano ha sempre giocato il ruolo del brutto anatroccolo, la piccola e giovane nazione esclusa dalla tavola rotonda delle grandi potenze, a cui spettano solo le briciole della torta che le nazioni europee più ricche si stanno dividendo.

Nonostante questo discorso vittimistico, lo stato italiano ha costruito le proprie fondamenta con la guerra, il militarismo, l’imperialismo. Infatti, ancor prima della costituzione del Regno d’Italia nel 1861, quando la penisola italiana e le isole erano ancora divise in diversi stati e regni, il Regno di Sardegna partecipò alla Guerra di Crimea (1853-1856) al fianco di Regno Unito, Francia e Impero Ottomano contro la Russia. La partecipazione a uno dei principali conflitti che all’epoca si svolgevano nel contesto della crisi dell’Impero Ottomano, diede alla dinastia dei Savoia che regnava sul Regno di Sardegna la legittimazione internazionale per unificare l’Italia e guidare il nuovo Stato nazionale italiano.

Un misto di vittimismo e vendetta, insieme al mito della potenza dell’Impero romano, sono tra i principali motivi dell’ideologia imperialista dello stato in Italia.

In oltre 150 anni di storia lo stato italiano ha condotto guerre di aggressione e spedizioni militari principalmente verso: Europa orientale; Corno d’Africa e Nord Africa; Balcani e Mediterraneo orientale.

È una storia di aggressione e occupazione militare, che soprattutto nei Balcani è stata orientata da una violenta politica razzista e nazionalista di italianizzazione. In questa regione il militarismo e l’imperialismo italiano hanno giocato un ruolo molto pesante. La rivendicazione della Dalmazia come territorio italiano e la violenza antislava fin dal XIX secolo, l’occupazione militare dell’isola di Rodi e del Dodecaneso dopo la Prima guerra mondiale, il tentativo di colonizzazione dell’Albania nel 1920 e l’invasione portata avanti dal regime fascista, nonché l’aggressione alla Grecia durante la Seconda guerra mondiale. Questi sono solo alcuni degli esempi di come il militarismo italiano sia stato storicamente orientato verso i Balcani.

Tuttavia è anche una storia di rivolta, solidarietà, insubordinazione. Basti pensare ai disertori e agli ammutinati della Prima Guerra Mondiale, o all’insurrezione di Ancona del 1920, quando i soldati di un reggimento dell’esercito si rifiutarono di imbarcarsi per Valona, in Albania, e presero il controllo della città di Ancona insieme ai lavoratori. In quel movimento il ruolo degli anarchici, insieme alle altre due correnti rivoluzionarie, quella socialista e quella repubblicana, fu fondamentale. Quella rivolta fu uno dei principali tentativi insurrezionali del periodo rivoluzionario del 1919-1920 in Italia. Nella Seconda guerra mondiale ricordiamo coloro che disertarono e si unirono alla resistenza in Italia per evitare di essere inviati al fronte in Albania o in Grecia, o coloro che, già schierati laggiù, decisero di unirsi ai gruppi partigiani locali.

Le aspirazioni del militarismo italiano nei Balcani sono crollate dopo la sconfitta militare del regime fascista nella Seconda guerra mondiale e il rovesciamento della dittatura in Italia con l’insurrezione di massa dell’aprile 1945. Nel contesto della guerra fredda l’esercito italiano è rimasto fuori dai Balcani per 45 anni. In quel periodo in Italia la regione al confine con la Jugoslavia è stata pesantemente militarizzata.

Qual è oggi l’influenza del militarismo italiano nei Balcani?

I militari italiani sono tornati nella regione negli anni ’90, intervenendo in diversi contesti.

La NATO ha avviato nel 1993 l’operazione “Deny Flight”, che prevedeva l’istituzione di una no-fly zone sulla Bosnia Erzegovina. I comandi principali dell’operazione furono stabiliti in Italia e anche l’Aeronautica Militare Italiana partecipò all’operazione. Nel 1995 la NATO bombarda la Republika Srpska con l’operazione “Deliberate Force”, i voli di bombardamento partirono dagli aeroporti italiani. Nel 1995 l’Esercito italiano partecipa all’operazione NATO “IFOR/SFOR” in Bosnia con un contingente di 2500 soldati.

In Albania, dopo una piccola missione militare logistica nel 1991, lo Stato italiano invia nel 1997 un contingente di oltre 2500 soldati nell’ambito dell’operazione multinazionale “Alba” il cui comandante è un ufficiale italiano. L’Italia ha inviato un altro contingente in Albania nel 1999.

Nel 1999 la missione NATO “Allied Force” contro la Serbia, culminata con il bombardamento di Belgrado, ha visto la partecipazione diretta dell’Aeronautica Militare Italiana.

Nel 1999 è iniziata anche l’operazione NATO “KFOR” in Kosovo. Lo stato italiano ha partecipato fin dall’inizio con un ruolo importante, partecipando con uno dei contingenti più grandi e guidando per molti anni l’operazione. I militari italiani hanno partecipato a molte altre operazioni militari nella regione. Ci siamo limitati a citare le principali.

Attualmente i Balcani sono una delle regioni in cui le Forze Armate italiane sono più presenti.

Nel 2023 quasi 2000 soldati italiani sono ancora presenti in diversi Paesi come Bosnia, Montenegro, Albania e Kosovo. Il contingente italiano in Kosovo è attualmente il più numeroso, con oltre 1500 uomini e quasi 400 veicoli e 2 aerei. Si consideri che l’operazione NATO “Joint Enterprise/KFOR” è composta da 4100 uomini. Ci sono preoccupazioni per l’aumento del contingente turco in Kosovo, che negli ultimi mesi ha raggiunto le 780 unità. Si prevede inoltre che la Turchia assumerà il comando della KFOR in autunno. Le preoccupazioni sono più che valide. Ma dobbiamo considerare anche chi è responsabile dell’attuale situazione in Kosovo, l’Italia ha avuto il comando quasi ininterrotto della KFOR per 10 anni dal 2013, guidando l’operazione anche negli anni 2000, e negli ultimi quattro anni la presenza militare italiana è più che raddoppiata (nel 2020 era di circa 630 uomini) in un più generale aumento del contingente NATO.

Il coinvolgimento militare italiano nella regione è cambiato dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa il 24 febbraio 2022. Sono iniziate nuove operazioni militari sotto lo scudo della NATO o dell’UE.

In Bulgaria è stato creato il Multinational Battle Group NATO – Bulgaria nell’ambito dell’operazione NATO “enhanced Vigilance Activity” che ha schierato 40000 truppe sul “fianco orientale della NATO”. Altri Battle Group presenti in Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania. Le Forze Armate italiane sono responsabili del comando del Battle Group in Bulgaria, dove hanno schierato 2100 uomini, 10 aerei e 450 veicoli.

Si può quindi affermare che i militari italiani sono oggi presenti nei Balcani con più di 4000 uomini, circa 850 veicoli e 12 aerei. Se consideriamo che nel 2023 lo stato italiano dispiegherà un numero massimo di 11499 uomini in operazioni militari fuori dai propri confini, vediamo che più di un terzo del totale è schierato nei Balcani. Più che in Africa e in Medio Oriente.

Il precipitare della guerra nell’Europa dell’Est non spiega la forte presenza delle Forze Armate italiane nei Balcani a partire dagli anni ’90, con un ruolo di primo piano anche in alcune operazioni della NATO. Ci sono interessi diretti della classe dirigente italiana in quella regione, e per l’ideologia dello Stato italiano i Balcani sono un’area di intervento “naturale”. In effetti lo Stato italiano ha sempre guardato all’Albania come al proprio giardino, e il capitalismo italiano ha forti interessi nel Paese. La quarta banca in Albania, “Intesa San Paolo Bank Albania”, è di proprietà della banca italiana “Intesa San Paolo”. In Albania passa il gasdotto transadriatico TAP che porta in Italia il gas naturale dall’Azerbaigian attraverso Georgia, Turchia e Grecia. In modo molto diverso, lo Stato italiano ha anche una considerazione speciale per la Bulgaria. Infatti, le élite bulgare hanno tradizionalmente rapporti stretti con quelle italiane e ci sono molti legami economici e finanziari. La seconda banca in Bulgaria, “Unicredit Bulbank”, è di proprietà della banca italiana “Unicredit”. Quando nel dicembre 2022 il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha incontrato il ministro della Difesa bulgaro Dimitar Stoyanov nella base aerea di Bezmer in Bulgaria secondo i media, hanno parlato di affari. Sofia acquisterà da Roma nuovi veicoli militari, radar, aerei F-16 e supporti di artiglieria. All’ordine del giorno c’era anche il progetto dell’ VIII Corridoio europeo. Questa infrastruttura ferroviaria e stradale per la cooperazione militare e industriale passerà dalla Bulgaria, alla Macedonia, all’Albania, collegando le coste del Mar Nero con quelle del Mar Adriatico. È considerata un’infrastruttura strategica che collega quella regione al Sud Italia, ma è anche una grande macchina per soldi per tutti coloro che sono coinvolti nella sua costruzione. Vediamo quindi che lo stato italiano continua a svolgere il ruolo di potenza militarista nei Balcani, perseguendo i propri interessi imperialisti nella regione.

Questo è solo un semplice contributo al dibattito. Speriamo di avervi dato qualche spunto sull’influenza del militarismo italiano nei Balcani. Per noi questo è il suggerimento più importante e originale che possiamo portare alla Fiera del Libro. Non si tratta solo di fare analisi, vorremmo condividere informazioni e prospettive per sviluppare punti comuni per lottare insieme e sviluppare reti di solidarietà internazionale.

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