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Effetto Refugio: La verità fa paura!

Riportiamo di seguito il comunicato presentato in conferenza stampa lo scorso 29 agosto presso il Refugio

La verità fa paura!

Siamo gli attivisti e le attiviste di diverse realtà culturali, politiche e sindacali che dal 2006 organizzano Effetto Refugio. Anche quest’anno, dal 1 al 5 agosto, abbiamo dato vita a una cinque giorni di dibattiti su tematiche sociali ed eventi artistici, per offrire come sempre un’alternativa alla kermesse istituzionale Effetto Venezia. Manifestazione che, ricordiamo, non è immune da interessi politici ed economici cittadini, a partire dal quartiere in cui si svolge interessato dal nuovo piano regolatore, che presenta numerose criticità sul piano ambientale e speculativo.

Come sempre tutto il ricavato va a sostenere le spese processuali che nel tempo abbiamo dovuto affrontare per le nostre lotte e per la repressione subita. Siamo qui non solo per aver espresso la nostra opinione ed esser stati per questo caricati diverse volte dalla Polizia, ma anche per l’esigenza di ribadire come si sono svolti realmente i fatti di fronte alle illazioni e ai giudizi avventati mossi dalle istituzioni.

Durante questa tredicesima edizione, abbiamo deciso di esprimere simbolicamente la nostra opinione riguardo alla dichiarazione pubblica negazionista del vice Premier Di Maio, fatta pochi giorni prima, secondo la quale in Italia non esisterebbe alcuna emergenza xenofoba. L’abbiamo fatto ricorrendo semplicemente a un richiamo agli ultimi fatti di cronaca accaduti da quando si è insediato il governo giallo verde e abbiamo scritto un comunicato che spiegava analiticamente i motivi del gesto.

Tali fatti non sono altro che la conseguenza fino ad allora della politica di odio razziale perpetrata dal governo del “cambiamento”. I fatti più recenti, come la negazione della tutela dei diritti umani a danno delle persone a bordo della nave Diciotti e il conseguente avvio di indagini da parte della magistratura, non sono altro che una drammatica conferma della nostra analisi. La verità fa paura?

Così pare, dal momento che aver appeso uno striscione, dai contenuti pienamente rientranti nell’esercizio del diritto di critica e più in generale della libertà di espressione, ha provocato l’intervento di ben due reparti della celere. Questo è accaduto pur vivendo in un mondo dove il principale veicolo di informazioni è rappresentato dai social media, attraverso i quali è possibile a ognuno, anche e soprattutto alle istituzioni, rendere pubblico qualsiasi tipo di contenuto, anche il più bieco. A tal proposito, basta solo accennare alle apologetiche citazioni del Duce sui vari profili del Vice Premier Matteo Salvini, alle quali ha fatto eco la scellerata proposta leghista di abolizione della Legge Mancino del 1993.

Del resto nemmeno un mese fa proprio qui, e durante Effetto Venezia, sono stati usati i manganelli. Pare assurdo ma già dal primo pomeriggio ci siamo trovati a dover trattare con la Digos solo per poter esprimere pubblicamente un nostro pensiero. Inoltre, il testo è stato addirittura censurato imponendoci di modificarlo e sottoporlo ad un’ irrituale, se non illegittima, autorizzazione da parte del nuovo questore. Quest’ultima in prima battuta è stata concessa e poi è stata revocata in pieno svolgimento della serata inaugurale. Ciò che pare aver necessitato l’intervento dei vigili del fuoco, la rimozione dello striscione e l’ordine delle cariche a freddo, è una semplice parafrasi ed una citazione del monito che campeggia sulla fortezza medicea “MSI FUORILEGGE”. Scritta ritenuta anche dal sindaco rappresentativa della storia antifascista livornese e dunque da difendere. Il giorno successivo abbiamo scritto e diffuso un comunicato, dove raccontavamo l’esatta cronologia dei fatti insieme alle prime risposte che è stato necessario esprimere in forma pubblica, a seguito di varie accuse e commenti non veritieri.

Ribadiamo che non c’è stata volontà da parte nostra di cercare lo scontro e che ci è stato intimato di togliere lo striscione senza alcuna possibilità di replica. Abbiamo tentato di evitare le cariche suggerendo di rimuovere lo striscione poco dopo, permettendoci così di concludere la programmazione della serata. Inoltre rimarchiamo il nostro sconcerto per le farneticazioni del sindaco. Stando infatti alle sue dichiarazioni, riprese dal comunicato della questura e liberamente interpretate, le cariche di polizia sarebbero state causate da una presunta violenza da parte nostra nei confronti della Vicaria del Questore. Ci teniamo nuovamente a precisare che le ferite che ha riportato sono state causate dall’intervento dell’antisommossa stessa. L’unico commento che è possibile esprimere in merito ai trenta giorni di prognosi dati alla Vicaria, è che sono strumentali all’avvio d’ufficio di procedimenti giudiziari. A tale proposito ricordiamo che nei giorni immediatamente successivi agli eventi abbiamo diffuso un video che chiariva la dinamica dei fatti in questione.

A ulteriore dimostrazione dell’abuso perpetrato segnaliamo che non sono stati feriti unicamente gli attivisti ma anche avventori e giornalisti. Ad oggi, a distanza di quasi un mese dai fatti non abbiamo ancora avuto notizia di alcuna rettifica del sindaco sulla sua errata ricostruzione. L’atteggiamento di Nogarin richiama una fase oscura della nostra storia: ci riferiamo al ventennio fascista, quando i rappresentanti delle istituzioni agivano unicamente in funzione di ciò che il regime disponeva. Una condotta istituzionale già tenuta in occasione del post frettolosamente cancellato in merito all’apertura del porto di Livorno per accogliere la nave “Aquarius”. Questo accade in un momento storico in cui il Movimento 5 Stelle governa in parlamento con la Lega, la quale sta forzando le istituzioni verso la normalizzazione di logiche e pratiche fasciste.

A conferma di quanto appena detto vogliamo far notare come l’azione spropositata delle forze dell’ordine faccia pensare a una regia da parte dell’attuale esecutivo sulla città, dove il questore appena insediato ha anteposto valutazioni politiche al perseguimento della tutela dell’ordine pubblico. Proprio mentre stavamo scrivendo, altre cariche della polizia colpivano il presidio antirazzista al porto di Catania, che chiedeva la liberazione di 150 persone tenute in ostaggio a causa delle scelte del Ministero dell’Interno. Un altro intervento criminale che conferma la volontà di reprimere ogni dissenso, sdoganando pratiche censorie che rappresentano solo uno degli aspetti della negazione dei diritti umani di cui il governo italiano si sta macchiando. Tornando a quanto è successo la prima notte di Effetto Venezia, tuttora non comprendiamo a tutela di quale interesse, pubblico o privato, sia stato deciso tale intervento, che possiamo qualificare solamente come punitivo. Infine, in uno scenario politico dove il protagonismo e il sensazionalismo a tutti i costi sono gli unici obiettivi del Ministro dell’Interno, è doveroso per noi far riflettere sul fatto che probabilmente non ci troviamo più in uno Stato di diritto, bensì in uno Stato di polizia. Per questo motivo continueremo ad opporci ad ogni deriva autoritaria con le nostre pratiche politiche e sociali ed il nostro impegno.

 LEGA FUORILEGGE!

EFFETTO REFUGIO 2018

29 agosto 2018

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Effetto Governo: la violenza dai media alla piazza

Effetto Governo: la violenza dai media alla piazza

Il sangue ha bagnato la giornata inaugurale di “Effetto Venezia”, la kermesse estiva organizzata dal Comune di Livorno con il contributo dell’Autorità di Sistema Portuale.

Violente e ripetute cariche sono state compiute a freddo e senza alcun preavviso dalla Polizia di Stato intorno alle 1,30 di notte lungo gli Scali del Refugio. Per circa mezz’ora sono stati usati i manganelli sui presenti che protestavano contro la rimozione di uno striscione che portava scritto: “Effetto Pd e Lega-5Stelle: 11 aggressioni in 50 giorni. Il vostro razzismo è emergenza. Il vero cambiamento: casa, lavoro e reddito per tutt*. Lega fuorilegge”. Ogni anno, nel contesto del contro-evento Effetto Refugio viene affisso uno striscione sul muro dell’ex Carcere dei Domenicani, quest’anno la Questura ha deciso di usare anche la violenza per far rimuovere lo striscione.

Riteniamo gravissima questa vera e propria negazione della libertà di espressione, che dimostra come gli atteggiamenti violenti e sanguinari degli esponenti di governo non siano solo una posa da campagna elettorale. La censura attraverso la violenza è il primo atto del nuovo Governo Lega-5 stelle a Livorno, è il primo atto pubblico di Questore e Prefetto appena nominati.

Già lo scorso anno, sempre nel contesto di Effetto Refugio venne schierata l’antisommossa per rimuovere lo striscione, in quel caso giudicato troppo critico nei confronti di Marco Domenico Minniti, Ministro dell’Interno del governo guidato dal Partito Democratico e dal Nuovo Centro Destra. Lo scorso anno lo striscione venne rimosso con la forza, ma non vi furono cariche, perché l’intervento della Questura, nel pieno della festa, provocò grande indignazione e molti accorsero a portare solidarietà.

Questa volta invece la polizia è arrivata di notte, all’1:30 circa, mentre tutti stavano andando via, perché non ci fosse troppa gente a guardare mentre imponevano la censura coi manganelli, ma molte persone che rientravano a casa dopo la festa sono accorse dalle strade vicine, lungo i fossi della Venezia, per solidarizzare con chi aveva subito la brutale aggressione della polizia.

Sappiamo fin troppo bene che chi governa adopera spesso la violenza per impedire la libertà di espressione e la libertà di manifestare. Dopotutto anche le emergenze “immigrazione”, “sicurezza” e “decoro”, sono state create per promulgare leggi sempre più repressive, che impongono maggiore controllo e una restrizione della libertà per tutti coloro che manifestano il proprio dissenso, che si organizzano, lottano per estendere la solidarietà e ottenere migliori condizioni di vita, per coloro che fanno puntualmente controinformazione.

Quanto avvenuto non ha precedenti a Livorno. La scelta della Questura di rimuovere uno striscione, utilizzando anche le cariche di polizia, è un atto gravissimo, che colpisce non solo coloro che hanno esposto lo striscione, ma l’intera città. Sei anni fa, nel dicembre del 2012, la Questura negò in piazza Cavour la libertà di manifestare sciogliendo un presidio con delle cariche indiscriminate e violente che coinvolsero anche i passanti, stavolta ciò che viene impedito con la violenza è la libertà di esprimersi attraverso uno striscione. Un precedente pericoloso per tutte e tutti noi, per la maggior parte delle persone, che vivono le condizioni di sfruttamento ed oppressione imposte dalla classe dirigente e di governo.

La violenza è l’unico mezzo che conoscono le classi dominanti di fronte al precipitare della crisi economica. Il governo è incapace di fronteggiare la crisi economica e di sopperire ai molteplici bisogni sociali; per questo i suoi servi cercano di mettere a tacere ogni voce di protesta.

D’altra parte gli organizzatori di “Effetto Venezia” non vogliono dispiacere al governo, da cui aspettano un appoggio per le ennesime speculazioni che stravolgeranno Livorno. Nel contenitore-vetrina della kermesse livornese, l’alternativa di Effetto Refugio, organizzato dalle varie realtà di movimento cittadine, ha sempre rappresentato uno spazio di espressione critica a cui spesso si è tentato di mettere il bavaglio.

La Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario denunciano la gravità di questo atto repressivo, e sono al fianco di tutte e tutti coloro che hanno subito le cariche della polizia. Invitano le forze politiche, sindacali e sociali a far sentire la propria voce contro la violenza.

Federazione Anarchica Livornese

Collettivo Anarchico Libertario

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Lavoratori ALP, un risultato importante

Lavoratori ALP, un risultato importante

La Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario esprimono grande soddisfazione per l’esito positivo della vertenza dei cinque lavoratori ALP (Agenzia per il Lavoro in Porto) licenziati per motivi disciplinari ed ora riassunti a pieno titolo. Con la loro determinazione e compattezza i lavoratori ALP hanno saputo attivare una rete di solidarietà e sostegno attuando coraggiosamente uno sciopero generale che è stato determinante nella soluzione della vicenda. Ringraziamo questi lavoratori e il sindacato CIB Unicobas perché ci hanno dimostrato, una volta di più, che la lotta paga. L’evidente illegittimità del licenziamento ha fatto sì che l’azienda riassumesse senza mettere in atto le misure capestro imposte dal Job Act, ricollocando i lavoratori nella posizione precedente. La mobilitazione sostenuta dai lavoratori ALP ha rappresentato anche una potente occasione di controinformazione, contro tutte le menzogne delle aziende e degli imprenditori, sull’effettiva organizzazione del lavoro portuale, fatto di selvaggia corsa al profitto attraverso l’imposizione dello sfruttamento, di ritmi di lavoro insostenibili, di frantumazione del lavoro, di costante disprezzo delle norme di sicurezza.

Gli effetti di queste politiche sono la precarietà e gli infortuni, talora anche mortali, che sempre più spesso si verificano

Aldilà di tutte le menzogne e le denigrazioni strumentali di azienda e imprenditori, che definiscono indisciplinato chi vuole lavorare in modo regolare e sicuro, la lotta dei lavoratori ALP ha ottenuto un risultato importante per i lavoratori stessi ma anche per tutti.

Solo la determinazione dei lavoratori può assicurare di contrastare le deleterie politiche padronali. Non faremo mai mancare la nostra solidarietà. La loro lotta è la nostra lotta.

Collettivo Anarchico Libertario

Federazione Anarchica Livornese

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A 3 anni dalla strage di Suruc, la polizia attacca i manifestanti

Ieri 20 luglio in Turchia ci sono state manifestazioni per l’anniversario della strage di Suruc del 2015, in cui morirono 32 giovani rivoluzionari per una bomba di stato fatta esplodere durante una conferenza stampa della SGDF. Quei giovani stavano presentando uno dei progetti di ricostruzione a Kobane. Questo brutale attacco voleva colpire la spinta rivoluzionaria che in quel periodo stava cancellando il confine tra la Truchia e il Rojava in una prospettiva di liberazione per tutta la regione. Tra i compagni uccisi nella strage di Suruc, oltre a numerosi giovani militanti socialisti, vi furono anche due compagni anarchici, entrambi di 19 anni. Evrim Deniz Erol e Alper Sapan, quest’ultimo faceva parte del gruppo Iniziativa Anarchica di Eskişehir ed era obiettore di coscienza al servizio militare.

Venerdì 20 luglio per il terzo anniversario della strage di stato di Suruc ci sono state manifestazioni in Turchia ad Ankara e a Istanbul. Hanno manifestato anche compagne e compagni della Gioventù Anarchica del DAF. La polizia ha attaccato i manifestanti, alcuni sono rimasti contusi e feriti. Sia ad Istanbul sia ad Ankara ci sono stati numerosi di polizia. Sembra che siano tutti stati rilasciati nel corso della notte.

Si tratta delle prime manifestazioni dopo la “fine” dello stato di emergenza in Turchia decretata qualche giorno fa. La repressione continua. In due anni di stato di emergenza molte misure eccezionali sono entrate nella legislazione normale, quindi chi governa il paese detiene comunque dei poteri molto più ampi rispetto a quelli che poteva avere due anni fa, nonostante la fine formale dello stato di emergenza. L’eccezione è la norma.

sulla strage di Suruc è possibile leggere questo articolo http://www.umanitanova.org/2015/07/22/turchia-bombe-di-stato-contro-la-ricostruzione-di-kobane/

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In memoria di Filippo Filippetti – anarchico livornese, antifascista, ucciso dai fascisti

In memoria di Filippo Filippetti
anarchico livornese, antifascista, ucciso dai fascisti

Mercoledì 1 agosto 2018

ore 19 Commemorazione presso la lapide

Via Provinciale Pisana 354, Livorno

(andando verso Via Firenze, alla ex-scuola di fronte al circolo ARCI “Tamberi”)

Filippo Filipetti, giovane anarchico, viene ucciso il 2 agosto 1922 dai fascisti mentre si oppone, assieme ad altri antifascisti, ad una spedizione punitiva contro Livorno.

Il 2 Agosto 1922 un gruppo di giovani antifascisti, tra i quali alcuni anarchici, ingaggia uno scontro armato nei pressi di Pontarcione con i camion dei fascisti. Muore nella sparatoria Filippo Filippetti, membro degli Arditi del Popolo, sindacalista dell’USI per il settore edile.

Nell’estate del 1922 si giocano le ultime carte per fermare la reazione antiproletaria: il paese è attraversato da un crescendo di aggressioni compiute dai fascisti nei confronti delle organizzazioni del movimento operaio e dei singoli militanti; si contano decine di morti fra gli antifascisti.

Da mesi l’Unione Anarchica Italiana e il giornale “Umanità Nova” si battono a sostegno del movimento degli Arditi del Popolo, per costituire un fronte unico proletario che organizzi la difesa.

Su iniziativa del Sindacato Ferrovieri Italiano è costituita l’Alleanza del Lavoro, a cui partecipano tutti i sindacati, con l’appoggio dell’Unione Anarchica, del Partito Repubblicano, del Partito Comunista e del Partito Socialista.

L’Alleanza del Lavoro indice uno sciopero generale ad oltranza per fermare le violenze fasciste a partire dalla mezzanotte del 31 luglio.

I fascisti finanziati da agrari e industriali, armati da Carabinieri ed Esercito, protetti dalla monarchia e dalla chiesa, aggrediscono le roccaforti operaie.

In molte città, fra cui Piombino, Ancona, Parma, Civitavecchia, Bari i fascisti vengono respinti anche grazie all’azione degli Arditi del Popolo. Nel momento in cui la resistenza operaia cresce, CGL e PSI, sperando in un ennesimo compromesso, si ritireranno dalla lotta, aprendo la strada alla rappresaglia armata del Governo.

Livorno è uno dei centri dello scontro. Tra il 1° e il 2 Agosto 1922 squadre fasciste provenienti da tutta la Toscana lanciano la caccia agli antifascisti livornesi, facendo irruzione nei quartieri popolari che resistono all’invasione.

Molti furono gli assassinati in quei giorni. Popolani, militanti comunisti, anarchici, repubblicani e socialisti, tra i quali Luigi Gemignani, Gilberto Catarsi, Pietro Gigli, Pilade Gigli, Oreste Romanacci, Bruno Giacomini e Genoveffa Pierozzi.

Negli scontri in periferia viene ucciso il giovane anarchico Filippo Filippetti.

Gli anarchici invitano tutti gli antifascisti a partecipare alla commemorazione.

Federazione Anarchica Livornese

cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it

Collettivo Anarchico Libertario

collettivoanarchico@hotmail.it

http://collettivoanarchico.noblogs.org/

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Foto del 6 luglio: sciopero generale e manifestazione per il reintegro dei portuali licenziati da ALP

Alcune foto dal corteo di venerdì 6 luglio in occasione dello sciopero generale per il reintegro dei portuali licenziati da ALP

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Reintegro immediato per i portuali licenziati

REINTEGRO IMMEDIATO!

Livorno, 6 luglio: sciopero generale e manifestazione

La Federazione Anarchica Livornese sostiene la lotta dei lavoratori ALP, invita ad aderire allo sciopero e a partecipare alla manifestazione di venerdì 6 luglio, con partenza da Piazza Cavour alle ore 9.

Il licenziamento di cinque lavoratori da parte della dirigenza ALP, che ha agito forse di impulso e in modo sconnesso, ha avuto un’immediata risposta: i licenziati hanno avuto la solidarietà dei lavoratori degli altri porti e dei settori più combattivi del movimento dei lavoratori livornese.

Quello che i lavoratori chiedono è la revoca dei licenziamenti e l’immediato reintegro nel posto di lavoro. La solidarietà è la nostra arma contro i soprusi dei padroni, usiamola!

Se colpiscono uno colpiscono tutti. Se colpiscono cinque colpiscono cinque volte tutti.

Tutte e tutti in piazza venerdì 6!

Commissione di Corrispondenza
Federazione Anarchica Livornese

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Livorno 6 luglio: le ragioni di uno sciopero – Reintegro immediato per i cinque lavoratori licenziati in porto!

Livorno 6 luglio: le ragioni di uno sciopero

Reintegro immediato per i cinque lavoratori licenziati in porto!

Cinque lavoratori portuali sono stati licenziati da ALP (Agenzia per il lavoro portuale) la ditta presso la quale lavoravano. Le lettere di licenziamento sono arrivate venerdì 22 giugno al termine di un periodo di sospensione dal lavoro per motivi disciplinari.

Per comprendere quello che è successo bisogna considerare quella che, a grandi linee, è l’organizzazione del lavoro in porto, dove sono operativi lavoratori a chiamata (ex articolo 17) per rispondere a particolari esigenze dovute a picchi di lavoro, e ditte che lavorano in appalto (ex articolo 16), tenute ad operare con mezzi propri. Gli articoli richiamati fanno riferimento alla legge 84/94, quella che ha portato alla nascita delle Autorità Portuali e allo scioglimento delle Compagnie Portuali. Questa legge ha portato ad una frantumazione dove hanno buon gioco lo sfruttamento, la precarietà, il ricatto, la continua violazione di normative che dovrebbero regolamentare l’impiego del lavoro, nonché la violazione dei requisiti per operare in sicurezza, elemento importantissimo in un settore, quello della movimentazione merci, caratterizzato da frequenti infortuni, talora anche mortali. Padroni di questo Far West sono i grandi armatori e i proprietari delle banchine, nomi importanti, che ritornano nelle miriadi di speculazioni dell’affarismo capitalista, nelle lottizzazioni, nei profitti da capogiro legati alla rendita. Loro sceriffo sono organismi politico-economici come l’Autorità portuale. L’Autorità Portuale è un ente pubblico dipendente dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti che, fra le altre cose, ha anche il compito di controllare le operazioni e i servizi portuali. Di queste attività l’avviamento al lavoro è funzione propedeutica e basilare, e spetta all’Autorità Portuale concedere le eventuali deroghe alla normativa vigente. La prima Autorità Portuale fu costituita a Livorno nel 1995.

La storia delle Autorità Portuali rappresenta un’utile lezione per chi è convinto che la pubblica autorità sia tutela degli interessi collettivi, in primis quelli dei lavoratori, e argine alle soperchierie dei privati, dei capitalisti rappresentati dagli armatori e dalle imprese portuali.

Una situazione difficilissima e cristallizzata, tradizionalmente sindacalizzata, ma dove si sono giocate politiche di svendita dei diritti e dell’occupazione.

In questo Far West tuttavia, a Livorno, come a Trieste, come a Genova, i lavoratori hanno provato ad organizzare esperienze sindacali alternative, sviluppando sul posto di lavoro lotte e vertenze significative.

Lo scorso 19 maggio, all’interno del porto, una ditta art. 16 operava contro normativa, utilizzando mezzi non propri e lavorando su un turno a chiamata. Alcuni lavoratori art. 17 hanno rilevato l’irregolarità e chiesto spiegazioni; hanno avuto come risposta che l’Autorità Portuale aveva concesso una “deroga”, ma nessun documento ufficiale è stato esibito. Il lavoro interrotto è stato ripreso in modo conforme, autorizzando i lavoratori articolo 17 a svolgerlo.

Una situazione che sembrava chiarita ma che invece è stata utilizzata strumentalmente, ribaltando l’evidenza dei fatti: cinque lavoratori articolo 17 che erano intervenuti sono stati sospesi per “insubordinazione” e dopo 15 giorni hanno ricevuto la lettera di licenziamento. Ad oggi sono state ignorate le memorie difensive, le testimonianze e i tentativi di conciliazione.

La maggior parte dei cinque licenziati sono lavoratori sindacalizzati che aderiscono alla C.I.B. Unicobas, uno di essi svolge l’incarico di RSU Unicobas. Il Sindacato di base ha immediatamente indetto lo stato di agitazione e al termine di una affollatissima conferenza stampa ha proclamato uno sciopero generale cittadino che si terrà venerdì 6 luglio, con corteo che partirà da Piazza Cavour per concludersi sotto il palazzo dell’Autorità portuale. Quello che i lavoratori chiedono è la revoca dei licenziamenti e l’immediato reintegro nel posto di lavoro. Solo se ci saranno garanzie certe in questo senso lo sciopero potrà essere revocato.

Allo sciopero ha dato adesione anche il sindacato USB di Livorno e la CUB trasporti locale ha emesso un comunicato di pieno sostegno alla lotta dei lavoratori. Numerosi gli attestati di solidarietà giunti da vari soggetti politici e sindacali. Particolarmente significativo il sostegno attivo manifestato dai portuali USB di Trieste, che hanno annunciato che sciopereranno, e del Coordinamento autonomo lavoratori portuali di Genova, che hanno invitato i lavoratori livornesi licenziati ad intervenire dal palco durante la manifestazione che si è tenuta a Genova in memoria dei fatti del 30 luglio 1960.

Intanto, in vista dello sciopero, Unicobas ha dato vita nel centro cittadino ad un presidio permanente che è diventato un punto di riferimento importante nella città, mentre prosegue la diffusione capillare della controinformazione e della propaganda dello sciopero tramite volantinaggi ed iniziative varie.

La Federazione Anarchica e il Collettivo Anarchico Libertario hanno seguito la vicenda fino dall’inizio assicurando piena solidarietà ai lavoratori e chiedendo il loro immediato reintegro.

Come abbiamo scritto nel nostro comunicato, noi abbiamo visto crescere a Livorno l’esperienza di Unicobas in un settore difficile come quello del lavoro portuale, monopolizzato da politiche monolitiche e settarie, ed abbiamo chiaro che con questo provvedimento si vuole colpire un’esperienza di sindacalismo di base realmente alternativa alle politiche di sfruttamento che nel settore trasporti sono particolarmente aspre. Con questo provvedimento si vanno a colpire lavoratori sindacalmente attivi che sul posto di lavoro si sono sempre battuti con decisione e tenacia per l’estensione dell’occupazione, per la pratica della solidarietà, per il rispetto delle norme di sicurezza. Il licenziamento è un’arma di repressione e di intimidazione nelle mani dei padroni, tanto più inaccettabile se rivolta contro chi si batte per la tutela dei lavoratori. Non lo accettiamo e sosterremo con forza tutte le iniziative volte al ritiro dei licenziamenti e al reintegro dei lavoratori. Se colpiscono uno colpiscono tutti. Se colpiscono cinque colpiscono cinque volte tutti.

Saremo presenti alla manifestazione prevista per la giornata di sciopero del 6 luglio e invitiamo tutte le compagne e i compagni che ne hanno la possibilità ad essere presenti.

Tiziano Antonelli

 

Questio articolo uscirà sul prossimo numero del settimanale anarchico Umanità Nova

Umanità nova si può trovare a Livorno:

Edicola P.zza Grande (angolo via Pieroni)
Edicola Via Garibaldi 7
Edicola P.zza Damiano Chiesa
Edicola Porto (Piazza Micheli lato Quattro Mori)
Edicola viale Carducci angolo Viale del Risorgimento
Edicola Dharma – viale di Antignano
Bar Dolcenera via della Madonna 38
Pub “Birra Amiata House” – via della Madonna, 51
Federazione Anarchica Livornese – via degli Asili 33

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Licenziamenti ALP: 6 luglio sciopero generale e manifestazione

Sosteniamo le iniziative di lotta dei lavoratori, che da mercoledì 27 sono in presidio fisso in Piazza Grande tutti i giorni.

Per Venerdì 6 luglio è stato convocato da Unicobas uno sciopero generale cittadino con manifestazione.

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Solidarietà ai 5 lavoratori portuali ALP licenziati!

Solidarietà ai 5 lavoratori portuali ALP licenziati!

A Livorno cinque lavoratori portuali di ALP (Agenzia per il Lavoro in Porto) nella giornata di venerdì 22 giugno hanno ricevuto lettera di licenziamento. Lo ha reso noto Unicobas porto in un comunicato. Il provvedimento, precisa il sindacato, ha motivazioni del tutto inammissibili e pretestuose, è stato dunque proclamato lo stato di agitazione e sono state annunciate iniziative di lotta per ottenere il reintegro dei lavoratori. Il sindacato di base ha convocato una conferenza stampa prevista per martedì 26 giugno, durante la quale verranno esplicitate le motivazioni del provvedimento e le azioni di lotta che verranno intraprese, azioni a cui tutte e tutti, lavoratori, studenti, disoccupati, sono chiamati a partecipare per dare solidarietà e sostegno.

Noi che viviamo in questa città, che conosciamo questi lavoratori, che abbiamo visto crescere l’esperienza di Unicobas in un settore difficile come quello del lavoro portuale, monopolizzato da politiche monolitiche e settarie, possiamo dire già da ora che con questo provvedimento si vuole colpire un’esperienza di sindacalismo di base realmente alternativa alle politiche di sfruttamento che nel settore trasporti sono particolarmente aspre. Con questo provvedimento si vanno a colpire lavoratori sindacalmente attivi che sul posto di lavoro si sono sempre battuti con decisione e tenacia per l’estensione dell’occupazione, per la pratica della solidarietà, per il rispetto delle norme di sicurezza; quella sicurezza che viene quotidianamente messa da parte e sacrificata in nome del profitto. Il settore della movimentazione merci e del trasporto marittimo ha un conto costantemente aperto con le vittime della mancata sicurezza, anche nel porto di Livorno. Il licenziamento è un’arma di repressione e di intimidazione nelle mani dei padroni, tanto più inaccettabile se rivolta contro chi si batte per la tutela dei lavoratori. Non lo accettiamo e sosterremo con forza tutte le iniziative volte al ritiro del provvedimento. Se colpiscono uno colpiscono tutti. Se colpiscono cinque colpiscono cinque volte tutti.

Federazione Anarchica Livornese

Collettivo Anarchico Libertario

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