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A processo per lo striscione “Verità e giustizia per Fares” – Solidarietà agli imputati

A processo per lo striscione
“Verità e giustizia per Fares”
Solidarietà agli imputati

A quasi tre anni dalla morte di Fares Shgater durante un controllo di polizia a Livorno, l’unico processo – ormai quasi concluso – è quello a carico di chi ha manifestato per la verità e la giustizia.
La Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario reclamano l’assoluzione degli imputati e tornano a rivendicare verità e giustizia per Fares Shgater.

Martedì 5 marzo si terrà presso il Tribunale di Livorno l’ultima udienza del processo seguito alla manifestazione del 26 aprile 2021 che chiedeva verità e giustizia per Fares Sghater, morto a Livorno a 25 anni durante un controllo di polizia, annegato nella notte tra il 24 e 25 aprile 2021 nel Fosso Reale di fronte alla Fortezza Nuova. Il processo vede imputati due partecipanti alla manifestazione, tra cui un nostro compagno.

Non si può morire durante un controllo di polizia. In questi tre anni le istituzioni e i media ufficiali non hanno più dato alcuna risposta alla richiesta di verità e giustizia avanzata con forza dalle manifestazioni che si tennero in città subito dopo della morte di questo giovane. Al di là di come siano andati nello specifico i fatti, è chiaro che le politiche razziste instaurate in Italia dai governi che si sono succeduti negli ultimi trenta anni hanno creato una situazione tale per cui un cittadino straniero rischia durante un controllo di polizia che la sua vita precipiti improvvisamente per effetto di un provvedimento di rimpatrio, di un arresto, di una detenzione in un CPR, ma anche di ricatti, vessazioni e violenze da parte degli agenti.

La storia della morte di Fares è stata presto dimenticata e rimossa. L’unica cosa che sembra essere andata avanti in questi anni è il processo nei confronti di chi manifestava per far luce su una morte che aveva scosso la città. Una manifestazione che riuscì a esprimere a livello politico la rabbia che familiari, amici e connazionali di Fares provavano. La destra cittadina, confermando il proprio carattere provocatorio, il proprio razzismo e disprezzo di classe, organizzò, con il solo scopo di alimentare le tensioni, una contromanifestazione a pochi metri da dove si teneva la manifestazione per Fares. Quest’ultima si tenne poi senza particolari incidenti, tanto che una delegazione di manifestanti fu pure ricevuta dal questore.

La risposta delle istituzioni è stata però un processo ai manifestanti. Dopo pochi giorni dalla manifestazione un giovane connazionale di Fares è stato fermato, chiuso in un CPR e rimpatriato nel suo paese natale, la Tunisia. Per quello che sappiamo potrebbe non essere neanche a conoscenza di essere imputato in un processo a Livorno. L’altro imputato è un nostro compagno, accusato di aver collaborato a scrivere uno striscione che riportava “Verità e giustizia per Fares, No razzismo, No violenza della polizia” e, in un angolo, “acab”.

Un processo per oltraggio a pubblico ufficiale con l’accusa di aver collaborato a scrivere uno striscione sembrerebbe quasi una cosa ridicola, se questo processo non mettesse in discussione la libertà di espressione. Una censura inaccettabile che in caso condanna diventerebbe un vero e proprio caso repressivo.

Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario

03/03/24

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Pisa 2 marzo: in piazza con l* student*

Pisa 2 marzo: in piazza con l* student*

Martedì 27 febbraio, in un’assemblea cittadina molto partecipata sulle violenze della polizia del venerdì precedente, il Coordinamento studenti medi ha lanciato una manifestazione per sabato 2 marzo: “Pisa in piazza contro bombe e manganelli”.
Le manifestazioni contro il genocidio a Gaza sono state oggetto di divieti, calunnie ed aggressioni, culminate nelle manganellate di Pisa e Firenze del 23 febbraio. Il governo italiano sostiene apertamente Israele, a cui fornisce armi usate nel massacro degli abitanti di Gaza, e coglie ogni occasione per mettere a tacere le proteste.
Ma il malcontento cresce, sia per la politica di guerra all’estero, sia per quella di miseria e disoccupazione all’interno.
Non sarà la repressione poliziesca a fermare la voglia di scendere in piazza!
La Federazione Anarchica Livornese aderisce alla manifestazione e invita compagni e simpatizzanti, organismi di lotta ad essere presenti
– per denunciare la violenza poliziesca e le montature mediatiche e giudiziarie;
– per sostenere il movimento dell* student*;
– per fermare la politica di guerra del governo italiano, a partire dalle forniture di armi ad Israele e dalla missione militare nel Mar Rosso;
– per costruire un movimento di di lotta unitario e di massa, basato sul federalismo e l’azione diretta, che cominci a cambiare lo stato presente delle cose.

Ci troviamo sabato 2, alle 14.00, a Pisa in piazza Vittorio Emanuele

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In piazza contro tutte le guerre a Livorno – foto e resoconto del corteo

Oltre 200 persone hanno partecipato ieri sabato 24 febbraio alla manifestazione IN PIAZZA CONTRO TUTTE LE GUERRE organizzata dal Coordinamento Antimilitarista Livornese nell’anniversario dell’inizio della guerra su larga scala in Ucraina. Una piazza antimilitarista, contro l’imperialismo della NATO e della Russia, una piazza che ha ribadito lo stop all’invio di armi in Ucraina, il ritiro delle missioni militari italiane all’estero, la solidarietà internazionalista tra le classi oppresse e sfruttate contro i governi che vorrebbero mandarci al macello.
Eravamo in piazza anche il giorno prima a Livorno al corteo in solidarietà al popolo palestinese rispondendo ad un appello nazionale di solidarietà.
Due manifestazioni partecipate che hanno sollevato con determinazione una voce contro la guerra, anche in solidarietà con lx studentx manganellatx dalla polizia a Pisa e a Firenze venerdì 23. Le tante manifestazioni di venerdì e sabato in molte città sono una risposta chiara per respingere i manganelli del governo, affermare la libertà di manifestare e rilanciare la lotta contro la guerra.

 

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24 Febbraio a Livorno: IN PIAZZA CONTRO TUTTE LE GUERRE

CONTRO TUTTE LE GUERRE
Sabato 24 febbraio
PIAZZA GRANDE
ore 17

Scendiamo in piazza contro tutte le guerre anche a Livorno il 24 febbraio anniversario dell’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina.

In questi due anni sono cresciute le tensioni militari tra gli stati mentre si aprono nuovi sanguinosi scenari di guerra e si fa sempre più drammatica la situazione di Gaza in Palestina. In questo contesto cosa fa il governo italiano?

– Lancia nuove missioni di guerra spedendo due fregate nel Mar Rosso e assumendo la guida dell’operazione Aspides targata UE.
– Alimenta i sanguinosi conflitti in corso, con un nuovo invio di armi all’Ucraina, con la vendita di armi in tutto il mondo e con l’addestramento delle forze speciali delle dittature militari del Sahel.
– Stanzia altri miliardi per il settore militare. Aumenta gli effettivi delle forze armate di 10000 soldati e propone la costituzione di una riserva militare per prepararsi alla guerra in casa.
– Taglia i fondi all’UNRWA, affamando insieme agli Stati Uniti i profughi palestinesi il cui sostentamento dipende esclusivamente dagli aiuti internazionali

Il Coordinamento saluta tutte le iniziative che si muovono nell’ottica di fermare le guerre e di tutelare i popoli vittime di violenze. Invita a una presenza in piazza a Livorno il 24 febbraio e raccoglie l’invito a partecipare alle iniziative del 23 febbraio sulle questioni legate alla drammatica situazione della Palestina e alla crescita dei conflitti.

Crediamo che il nostro compito sia quello di agire concretamente per impedire al governo italiano di alimentare le guerre. Secondo i dati dell’Istituto per l’economia mondiale di Kiel, aggiornati al 31 ottobre, i governi italiani avrebbero versato 11 miliardi di euro all’Ucraina. L’Italia inoltre ha dispiegato 3.500 militari in Europa Orientale, a sostegno dei governi autoritari che controllano l’area.

Scendiamo in piazza sabato 24 per:

– La cessazione dei finanziamenti e delle forniture di armi alle parti in conflitto
– Ritirare tutte le missioni militari all’estero, in particolare in Europa Orientale e nel Mar Rosso,
– Sostenere concretamente gli obiettori e i disertori di tutte le guerre

Coordinamento Antimilitarista Livornese

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ASSEMBLEA APERTA CONTRO TUTTE LE GUERRE VERSO IL 23 E IL 24 FEBBRAIO

ASSEMBLEA APERTA
VERSO IL 23 E IL 24 FEBBRAIO

martedì 13 febbraio, alle ore 21, in Via Modigliani 29/a, presso la Federazione di Livorno del PRC (g.c.)

Da tempo il Coordinamento Antimilitarista Livornese ha programmato per il 24 febbraio, anniversario dell’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, una manifestazione contro tutte le guerre.

Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da un intensificarsi delle guerre in molte parti del globo. Questo non può non preoccuparci e spingerci ulteriormente all’azione.

Il Coordinamento saluta tutte le iniziative che si muovono nell’ottica di fermare le guerre ad ogni costo e di tutelare i popoli vittime di violenze. Invita a una presenza in piazza a Livorno il 24 febbraio e raccoglie l’invito a caratterizzare anche la giornata del 23 sulle questioni legate alla drammatica situazione della Palestina e alla crescita dei conflitti.

Crediamo che il nostro compito sia quello di agire concretamente per impedire al governo italiano di alimentare le guerre.
Secondo i dati dell’Istituto per l’economia mondiale di Kiel, aggiornati al 31 ottobre, i governi italiani avrebbero versato 11 miliardi di euro all’Ucraina. L’Italia inoltre ha dispiegato 3.500 militari in Europa Orientale, a sostegno dei governi autoritari che controllano l’area.

Seguendo le accuse del governo israeliano e accodandosi a quello di Washington, il governo italiano ha bloccato i sussidi all’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), mentre mantiene le missioni militari in Medio Oriente e nel Corno d’Africa. A questo si aggiunge la partecipazione, con un ruolo di primo piano, alla missione UE del Mar Rosso, infine l’Italia continua a vendere armi ad Israele.

Il Coordinamento Antimilitarista Livornese propone quindi di manifestare per l’immediata cessazione dei finanziamenti e delle forniture di armi alle parti in conflitto, riprendere i finanziamenti all’UNRWA, ritirare tutte le missioni militari all’estero, in particolare in Europa Orientale e nel Mar Rosso, sostenere concretamente gli obiettori e i disertori di tutte le guerre.

Per questo invitiamo a partecipare all’assemblea che si terrà martedì 13 febbraio, alle ore 21, in Via Modigliani 29/a, presso la Federazione di Livorno del PRC (g.c.)

Coordinamento Antimilitarista Livornese

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Libertà per tuttx lx antifascistx

da Umanità Nova n.4 del 4 febbraio 2024

Libertà per tuttx lx antifascistx

Tra poco sarà un anno che Ilaria Salis è incarcerata in Ungheria. Come lei sono agli arresti anche Tobias, Gabriele e Maja. Il primo, come Ilaria è detenuto in Ungheria, mentre le ultime due si trovano agli arresti da novembre in seguito addirittura ad un mandato europeo, rispettivamente in Italia e Germania. Private della libertà perché si sono opposte ad una marcia neonazista a Budapest. Negli scorsi mesi le notizie sulle terribili condizioni di detenzione a cui è costretta Ilaria – incatenata, privata pure di generi di necessità come di carta igienica e assorbenti – sono state riportate anche dai media ufficiali, sollevando finalmente una certa attenzione sul caso. Ma la cappa di silenzio su questa vicenda repressiva deve ancora essere rovesciata. Per questo è importante parlare della vicenda di Ilaria, Tobias, Gabriele e Maja e del contesto politico in cui si colloca di repressione internazionale dei movimenti antifascisti.

“Ilaria è detenuta da febbraio 2023 in un carcere di massima sicurezza a Budapest, in Ungheria, in condizione disumane. In occasione delle udienze viene tenuta al guinzaglio da un poliziotto e spostata con mani e piedi legati da una catena.” Così riporta il Comitato Ilaria Salis, nato nel dicembre scorso, con il primario obiettivo di ottenere il rientro Italia di Ilaria, che “rischia sedici anni di carcere – riporta sempre il Comitato – poiché accusata, durante una manifestazione neonazista, di aver fatto parte di un gruppo di persone che hanno effettuato un’aggressione in cui due uomini hanno subito lesioni, guarite in cinque-otto giorni. Una sproporzione inaccettabile”.

In effetti il messaggio del governo di Budapest è chiaro, le marce naziste non si toccano, mentre i militanti antifascisti devono essere perseguitati. Gli sgherri dei governi reazionari europei non devono essere disturbati nelle loro parate nostalgiche e cerimonie identitarie, la rete neonazista europea deve poter crescere in questi momenti aggregativi che consolidano i legami organizzativi. Questo non avviene solo nell’Ungheria di Orban – che solo ora viene definita regime dai media nostrani – succede anche in Italia, basti pensare alle commemorazioni ad Acca Larentia, addirittura mito fondativo della stessa classe di governo, o alle altre simili iniziative fasciste. Per questo Ilaria e altrx tre compagnx sono agli arresti, perché hanno osato dire no alla marcia annuale con cui a Budapest i nazisti di mezza Europa commemorano il “giorno dell’onore” una delle ultime battaglie combattute – e perse – dalle truppe naziste contro l’Armata Rossa l’11 febbraio del 1945. Nello stesso periodo di febbraio si tiene a Sofia in Bulgaria un altro raduno neonazista internazionale, la “Lukov marsh” marcia che celebra il generale Hristo Lukov, leader delle Legioni Nazionali Bulgare, formazioni naziste, ucciso dai partigiani bulgari il 17 febbraio 1943.

Sia in Ungheria sia in Bulgaria hanno una forte presenza le organizzazioni squadristiche o paramilitari neonaziste, che hanno in queste marce un importante momento di legittimazione.

Lo scorso 13 gennaio a Milano oltre un migliaio di persone hanno attraversato in corteo la città dietro lo striscione “Free all antifas” per chiedere la liberazione di Ilaria, Tobias, Gabriele e Maja. Il testo di convocazione. Una manifestazione importante, tanto più perché il 16 gennaio era fissata l’udienza della corte d’appello di Milano che doveva decidere in merito all’estradizione in Ungheria per Gabriele, udienza poi rinviata al 13 febbraio.

Il testo di convocazione della manifestazione parla chiaro: “In questo quadro generale, mentre l’Unione Europea sta valutando la possibilità di inserire i gruppi antifascisti nell’elenco di quelli indicati come terroristi, due compagni si trovano da febbraio 2023 in carcere in Ungheria. Entrambi sono coinvolti in un’inchiesta della polizia ungherese per degli attacchi subiti da alcuni neonazisti giunti a Budapest da tutta Europa durante il weekend del ‘giorno dell’onore’ […] Il castello accusatorio dei procuratori magiari non si limita però ai fatti accaduti a Budapest né ai giorni della commemorazione: nell’ambito di una sempre più fitta collaborazione tra Stati e polizie Europee, il tentativo degli inquirenti è quello di collegare le azioni avvenute in Ungheria ad un ben più ampio procedimento aperto in Germania a partire dal 2018: la cosiddetta inchiesta “AntifaOst” che vede imputati numerosi compagni e compagne tedesche accusate di aggressioni ai danni di esponenti di spicco del mondo neonazista tedesco. Il tentativo è quello di affermare l’esistenza di una fantomatica associazione criminale che avrebbe organizzato gli attacchi avvenuti in Ungheria.
Per questo motivo oltre a Ilaria e Tobias, detenuti a Budapest, la procura ungherese ha chiesto di spiccare 14 Mandati di Arresto Europei (MAE) nei confronti di altrettanti compagni tedeschi, italiani, albanesi e siriani. Molti di loro ad oggi non sono stati trovati. Gabriele, un compagno di Milano, si trova, invece, agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni dal 22 novembre, a seguito dell’esecuzione di uno di questi MAE. […] Abbiamo scelto di non delegare la lotta contro fascisti e nazisti a quegli apparati istituzionali democratici che non fanno altro che difenderli e legittimarli in nome di una millantata “libertà d’espressione”. Siamo convinti che i fascisti vadano combattuti in maniera diretta, in questo momento storico più che mai. Rivendichiamo le pratiche militanti e crediamo necessario attuarle ad ogni latitudine per fermare i gruppi nazisti. Anche nelle città italiane, se pur in maniera meno violenta che in altri contesti europei, i fascisti sono presenti e provano ad alzare la testa. Questi servi del capitale, finti ribelli utili solo a mantenere l’attuale ordine sociale, vanno fermati sul nascere! Ogni giorno nelle nostre lotte, nei nostri percorsi, scegliamo di stare con chi si oppone ai padroni, chi è sfruttato, chi subisce la repressione, chi resiste alle guerre imperialiste e decide di rispondere, con chi non delega la propria libertà.”

Eravamo in piazza il 13 a Milano partecipando al corteo ed è importante rilanciare iniziative per la liberazione dex compagnx agli arresti, e rilanciare la solidarietà internazionalista nella lotta contro il fascismo. È fondamentale in questo momento intensificare l’informazione e l’iniziativa per la liberazione di Ilaria, Tobias, Gabriele e Maja, un impegno da portare avanti per le settimane che verranno, dal momento che il 13 febbraio ci sarà l’udienza a Milano per l’estradizione di Gabriele e dal 29 gennaio è iniziato il processo ad Ilaria. Sono stati lanciati proprio in questi giorni gli appelli per le manifestazioni antifasciste che si terranno anche quest’anno in Ungheria e Bulgaria. A Budapest l’appuntamento è per il 10 febbraio alle 14:30 in Széll Kálmán Square con lo slogan “Stop glorifying the nazis!”. A Sofia lx antifascistx scenderanno in piazza invece il 17 febbraio al grido di “No nazis in our streets!”. Sostenere queste manifestazioni, anche da dove si vive, è il primo importante gesto di solidarietà.

Dario Antonelli

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MARTEDÌ 30 ASSEMBLEA CONTRO LA RIFORMA DEI TECNICI E DEI PROFESSIONALI

MARTEDÌ 30 ASSEMBLEA
CONTRO LA RIFORMA DEI TECNICI E DEI PROFESSIONALI
Partecipiamo a questo importante momento assembleare organizzato da Unicobas e da Associazione l’Altrascuola
di seguito il testo di convocazione:
Riforma dei tecnici e professionali?
Il governo parte con la sperimentazione della filiera 4+2
NO GRAZIE!
Diciamo NO a una controriforma che
abbatte un anno di scuola
taglia posti di lavoro
introduce l’apprendistato a 15 anni
aumenta il PCTO e le ore in azienda
mette in cattedra confindustria
reintroduce in pratica l’avviamento professionale
MARTEDÌ 30 GENNAIO ORE 17:30
Presso ThisIntegra in Via Ganucci 3, Livorno
INCONTRO-DIBATTITO APERTO ALLA CITTADINANZA
Unicobas Scuola e Università
Associazione Unicorno – L’Altrascuola

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Venerdì 16 febbraio – Presentazione del libro: “L’era della giustizia climatica”

Venerdì 16 febbraio
PRESENTAZIONE DEL LIBRO:
“L’era della giustizia climatica,
Prospettive politiche per una transizione ecologica dal basso”
di Paola Imperatore e Emanuele Leonardi
Orthotes Editrice
presso la FAL
in via degli Asili 33, Livorno
dalle ore 17:30
presentazione del libro con Paola Imperatore
dalle 20
aperitivo
Un libro che rovescia la narrazione dominante, mettendo al centro la forza dei movimenti ecologisti, uno strumento di lotta, un’occasione di confronto tra nuovi movimenti per il clima, giustizia sociale, lotte territoriali
Federazione Anarchica Livornese
cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it
Collettivo Anarchico Libertario
apertura sede via degli asili 33
LUN e GIOV dalle 16 alle 20

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Allineati e coperti! Regolamentazione dei media, stampa clandestina e repressione dei movimenti

da Umanità Nova n.3 del 28 gennaio 2023

Regolamentazione dei media, stampa clandestina e repressione dei movimenti
ALLINEATI E COPERTI!

Nelle ultime settimane si è fatta sentire la protesta di una parte del mondo dei media contro quella che viene definita “legge bavaglio”. Comunicati delle organizzazioni di categoria letti nei telegiornali, prese di posizione trasversali dei principali quotidiani, note di protesta degli organi dell’ordine dei giornalisti, iniziative di piazza in diverse città. Negli ultimi due anni abbiamo visto con una certa frequenza levarsi dal mondo della stampa voci contro i provvedimenti dei governi che si sono succeduti. Per la prima volta però si assiste ad una presa di posizione così larga contro un provvedimento. In questo caso nel mirino delle proteste l’emendamento alla legge di delegazione europea firmato dal deputato Enrico Costa di Azione, che vieta ai giornalisti la pubblicazione letterale anche per estratto delle ordinanze di custodia cautelare, non più segrete dal 2016. L’emendamento è stato approvato lo scorso 19 dicembre alla Camera, con il voto favorevole, oltre che della maggioranza, anche di Azione e Italia Viva, e il Senato dovrebbe decidere in merito proprio questa settimana.

Può darsi che quando queste righe saranno lette la faccenda sia già andata molto avanti, per cui è bene limitarsi a fare delle considerazioni generali. Senza entrare in aspetti tecnici, comunque vada questa storia, è chiaro che ci si trova di fronte a un ennesimo atto autoritario di controllo dell’informazione da parte del potere politico, e in tal senso le voci che criticano la classe politica di volersi autotutelare con questi provvedimenti non sbagliano. Come si dice però, hanno scoperto l’acqua calda: la classe politica cerca sempre di tutelare i propri privilegi. È chiaro che in una fase segnata dalla guerra e dalla soluzione autoritaria e militare alle crisi, queste forme di controllo si rafforzano perché l’esecutivo abbia non solo maggiore potere ma anche la strada libera da intralci.

Una delle illusioni dell’ideologia del regime democratico è quella di ritenere i media uno strumento di controllo sul potere politico, quando sono in realtà fabbriche del consenso. Questa definizione già diffusa da qualche decennio è generalmente valida anche oggi pur essendo profondamente mutato il sistema mediatico. In questo senso anche la pubblicazione di intercettazioni e ordinanze giudiziarie, che sta molto a cuore al sistema mediatico italiano, è parte del meccanismo di consenso. Infatti anche quando i media nella storia recente hanno dato forza e argomenti a movimenti di protesta contro il governo, il ruolo dei media è sempre stato funzionale allo scontro tra gruppi di potere, alla rigenerazione della classe politica, alla riabilitazione delle istituzioni macchiate da questa o da quella mela marcia, non certo al servizio di oppressi e sfruttati. Si tratta quindi di una macchina solo funzionale alla riproduzione del sistema di dominio vigente.

Se da una parte c’è chi casca sempre in piedi in questo gioco, in un’eterna riverniciatura del potere, c’è invece chi si trova sempre schiacciato dal potere mediatico e giudiziario, indipendentemente da chi governi o da quale legge bavaglio sia in quel momento vigente. Sono quex compagnx i cui nomi vengono pubblicati sempre sui giornali, insieme ad altri dati personali, quando sono indagati per reati relativi a manifestazioni o azioni politiche; sono lavoratorx, ambientalistx e soggettività di cui i media non parlano mai se non quando c’è da criminalizzare qualche protesta che esce dalla ritualità; sono coloro che sono deumanizzati perché senza documenti o perché chiusi dietro a delle sbarre; sono coloro che senza lavoro, senza figli, senza carriera, senza futuro, sono sempre sottoposti al giudizio di qualche esperto; sono coloro che sono sempre ridotti al silenzio, la cui voce, anche quando viene riportata, lo è spesso solo in modo frammentato e stereotipato e comunque sempre sovrastata dall’assordante “altra campana”.

Per questi, per noi, la pubblicazione di qualche intercettazione o di qualche riga di ordinanza non cambia certo le condizioni di vita e di lavoro. Lo stesso vale per chi dal governo sostiene di difendere la “presunzione di innocenza”. In questo caso si parla sempre dell’innocenza di qualche onorevole, cavaliere e manager, che non può vedere la propria reputazione infangata, non certo di coloro che questo ordinamento sociale già schiaccia nel fango tutti i giorni.

Se si tratta solo di uno scontro tra poteri perché dovremmo interessarcene allora? Perché la stretta sui media, l’accentramento dell’informazione e il controllo su ciò che viene pubblicato è una effettiva misura autoritaria del governo, che oggi interviene limitando la cronaca giudiziaria, ma che intende imporre dei meccanismi, in parte già rodati, che vogliono sottoporre a controllo ulteriore l’informazione in generale. Pensiamo al sistema della “certificazione” della notizia, che esponenti del governo vorrebbero formalizzare, o al Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della difesa. Pensiamo alla repressione della cosiddetta “stampa clandestina”, tornata recentemente di moda. Il sostegno militare e finanziario all’Ucraina prima e il supporto alla guerra condotta da Israele poi, sono stati, in modo diverso, accompagnati da una corale campagna mediatica. Anche se con il tempo sono emerse le diverse posizioni e le voci dissonanti, si è assistito nelle prime fasi a un trasversale e martellante sostegno alla politica del governo. Un’ulteriore stretta autoritaria sull’informazione non farebbe quindi che limitare la libertà di espressione su carta e a livello digitale, e rendere ancora più organico il rapporto tra media e potere politico, specie nel sostegno alle politiche trasversali agli schieramenti condotte nel nome dell’interesse nazionale, dalle guerre alla restrizione delle libertà e dei diritti sociali.

Tutti i regimi autoritari nella loro costruzione passano attraverso l’uniformazione dei media. È importante rilevare che in un generale contesto di crisi e di soluzione autoritaria e militare da parte dello stato siamo di fronte a un passaggio che va in questa direzione. Nella lotta per la libertà bisogna saper cogliere questi segnali, anche per cercare di adeguare la propria iniziativa. È difficile dire quanto procederà il governo in questa direzione. Se gli basterà tirare un po’ il morso per far prendere alle cose la giusta direzione, o se saranno imposte forme di controllo più complessive.

Certo a leggere certe dichiarazioni contro l’emendamento Costa viene da dire che qualcuno a forza di bavagli si è fatto bendare pure gli occhi e le orecchie. C’è chi sembra convinto di vivere in una società libera in cui i media vengono senza motivo censurati. Ma sappiamo bene che le relazioni di potere che governano la società, entrate in crisi da tempo, hanno stretto molto i margini della “agibilità democratica”. Alcuni esempi sono dati dai provvedimenti più recenti. Con il pacchetto sicurezza varato dal governo in autunno si istituisce il reato di rivolta carceraria, che sarà effettivo, eloquentemente, anche per i CPR. Si tratta del nuovo art. 415-bis del codice penale che istituisce quello che è stato definito da Antigone “il reato di lesa maestà carceraria” punendo fino a 8 anni “Chiunque, all’interno di un istituto penitenziario, mediante atti di violenza o minaccia, di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini impartiti ovvero mediante tentativi di evasione, commessi da tre o più persone riunite, promuove, organizza, dirige una rivolta”. Viene inoltre esteso l’articolo 415 del codice penale, che punisce l’istigazione alla disobbedienza alle leggi di ordine pubblico, arrivando a punire chi con scritti diretti ai detenuti istiga alla rivolta. Questi non sono dei bavagli? Allo stesso modo le leggi antisciopero, contro i “rave”, contro il “vandalismo”, contro le occupazioni, i picchetti e i blocchi stradali, che limitano la libertà di manifestare, sono anch’esse dei bavagli.

Chi vuole opporsi davvero alla stretta autoritaria del governo non potrà quindi limitarsi al proprio orticello, l’unica lotta possibile è quella contro tutti i bavagli e contro tutte le catene.

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L’Utopia concreta – presentazione del libro

 

Venerdì 26 gennaio
presso la FAL in Via degli Asili 33

“L’Utopia concreta”
Azione Libertaria e Proletari Autonomi
Milano 1969-1973

Presentazione del libro
con Franco Schirone, Enrico Moroni e Roberto Brioschi

Il volume, ricco di fonti e testimonianze, ci restituisce l’immagine di una Milano città delle fabbriche e delle lotte. Nel suo ventre nuovi soggetti sociali, giovani e immigrati sono protagonisti dell’autunno caldo operaio e del sindacalismo conflittuale. Le lotte, le assemblee, i comitati di base fanno emergere proposte, discussioni, elaborazioni di tutto interesse. Da qui prende le mosse, a cavallo fra gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, nasceva e si sviluppava quel pensatoio nutrito di esperienze concrete, che riprende vita nelle parole dei protagonisti.

“Gli anni dal ’68 al ’73 aprirono ad un quindicennio costituente di Utopia concreta, giusta e gioiosa, così come la Vita deve essere. Un Tempo che ancora sta innanzi a noi e non dietro: poiché la memoria è esperienza che offre strumenti per la comprensione e l’azione nel presente, per immaginare e costruire il Futuro adesso. La società comunarda delle persone e non delle cose, dei bisogni e dei desideri, della libertà ed eguaglianza, della democrazia diretta e dell’autogestione.
La narrazione a più voci e le documentazioni riportate nella pubblicazione testimoniano il tentativo di sperimentare nuovi percorsi libertari nel contesto dei movimenti a cavallo del ’68 e degli anni ’70. Attestano inoltre l’esistenza di un’autonomia proletaria sviluppatasi in modo indipendente dai gruppi e dalle formazioni politiche presenti nel panorama di quel periodo, rivendicando proprie forme di autorganizzazione che si riallacciano ai contenuti della Prima Internazionale: L’emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi”

Dalle 17:30
presentazione e dibattito

dalle 20
aperitivo

Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario

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