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Dichiarazione degli Internazionalisti contro la guerra in Ucraina

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Dichiarazione degli Internazionalisti contro la guerra in Ucraina
GUERRA ALLA GUERRA!

NON UNA SOLA GOCCIA DI SANGUE PER LA NAZIONE!

La lotta per il potere tra clan oligarchici in Ucraina minaccia di inasprirsi ed evolvere in un conflitto armato internazionale. Il capitalismo russo intende usare la redistribuzione del potere dello Stato ucraino al fine di mettere in atto le proprie aspirazioni imperiali e espansionistiche di vecchia data nei confronti della Crimea e dell’Ucraina orientale, dove ha forti interessi economici, finanziari e politici.

Nel contesto della prossima fase dell’incombente crisi economica in Russia, il regime sta cercando di alimentare il nazionalismo russo per distrarre l’attenzione dai crescenti problemi socio-economici dei lavoratori: salari e pensioni miseri, smantellamento della assistenza sanitaria disponibile, come dell’educazione e di atri servizi sociali. Nel tuonare della retorica nazionalista militante è facile completare la formazione di uno stato corporativo e autoritario, basato su valori reazionari e conservatori e politiche repressive.

In Ucraina, l’acuta crisi politica ed economica ha portato ad un confronto più duro tra i “vecchi” ed i “nuovi” clan oligarchici, ed i primi si sono uniti a formazioni dell’ultra-destra ed ultra-nazionaliste per fare un colpo di stato a Kiev. L’elite politica della Crimea e dell’Ucraina orientale non intende condividere il proprio potere e le proprie proprietà con i governanti di turno a Kiev e prova a fare affidamento sull’aiuto del governo russo. Ci sono scontri armati, spargimenti di sangue. Le potenze occidentali hanno i propri interessi e le proprie aspirazioni, ed il loro intervento nel conflitto potrebbe portare alla III Guerra Mondiale.

Le élites padronali in guerra tra loro, come sempre, forzano a combattere per i propri interessi noi, gente comune: lavoratori salariati, disoccupati, studenti, pensionati… Rendendoci degli alcolizzati della droga nazionalista, essi ci pongono gli uni contro gli altri, facendoci dimentcare i nostri reali bisogni ed interessi: noi non ci preoccupiamo, non possiamo preoccuparci delle loro “nazioni” dove noi siamo preoccupati di problemi più vitali e pressanti – come arrivare alla fine del mese nel sistema che hanno trovato per schiavizzarci ed opprimerci.

Non cederemo di fronte all’intossicazione nazionalista. Al diavolo i loro stati e “nazioni”, le loro bandiere ed i loro uffici! Questa non è la nostra guerra, e non dobbiamo andarci, pagando con il nostro sangue i loro palazzi, i loro conti in banca ed il loro piacere di sedere sulle soffici poltrone delle autorità. E se i padroni a Mosca, Kiev, Lviv, Kharkiv, Donetsk e Simferopol iniziano questa guerra, il nostro dovere è resistere ad essa con ogni mezzo possibile!

NESSUNA GUERRA TRA LE “NAZIONI” – NESSUNA PACE TRA LE CLASSI!
KRAS, Sezione Russa dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori

Internazionalisti di Ucraina, Russia, Moldavia, Israele, Lituania, Romania, Polonia

Federazione Anarchica della Moldavia

Frazione dei Socialisti Rivoluzionari (Ucraina)

Workers Solidarity Alliance (North America)
Il comunicato è aperto alla firma delle organizzazioni che lo condividono

 

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Ucraina. Una posizione chiara.

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Una posizione chiara

Comprendere i fatti degli ultimi mesi in Ucraina non sembra facile. Soffermarsi sugli eventi in un momento come questo, in cui la situazione evolve di ora in ora, non servirebbe a chiarire il quadro.

Inoltre senza una chiave generale di lettura, senza un chiarimento politico e teorico, ogni tentativo di interpretazione dei fatti rischia di finire sommerso dalla confusione mediatica, perdendo così l’orientamento, finendo per approdare alle posizioni più disparate.

Allo stesso tempo va respinto ogni approccio che rappresenti la realtà come comprensibile solo a pochi eletti. Una visione settaria che impiega vecchi dogmi e schemi identitari totalmente inadeguati e devianti.

Tutto questo vale ovviamente non solo per quanto sta avvenendo in Ucraina, ma più in generale per ogni tentativo di leggere la realtà che ci circonda.

 

Lo specifico caso dell’Ucraina è molto utile però per capire dove può portare un approccio inadeguato alla realtà. Da una parte c’è una vera e propria propaganda portata avanti dai media ufficiali, che è molto forte anche in Italia. Questa propaganda rappresenta come liberatori quei gruppi nazisti e fascisti che hanno costituito la base militante della mobilitazione antigovernativa dei mesi scorsi, portando al potere il partito di Yulia Timoshenko, “Batkivshchyna” (Patria), perfetto esempio di corruzione, sostenuto da Unione Europea e Stati Uniti. Dall’altra c’è anche chi in Italia esalta il sedicente “antifascismo” interclassista di chi sfila con gli ultra ortodossi russi in Crimea, dimenticandosi che anche la nostalgia per il passato sovietico fa parte della nuova identità russa su cui si regge il potere di Putin. In entrambe i casi si finisce per sostenere semplicemente una delle potenze imperialiste in gioco.

 

In Ucraina la natura del conflitto in atto è giunta ad un’evidenza quasi estrema, probabilmente per la portata degli interessi che vi si scontrano, per la sovrapposizione delle tensioni locali con quelle internazionali, e per lo scontro ormai quasi diretto tra le grandi potenze in campo.

 

È evidente che questa situazione è solo l’ultima manifestazione dell’inasprimento di tensioni internazionali che negli ultimi anni sono emerse sempre più violentemente, dalla Georgia alla Siria.

Bisogna però evitare di focalizzarsi solo sul piano macroscopico. È importante infatti comprendere la complessità degli eventi anche sul piano locale, riconoscendone le contraddizioni e individuando gli spazi di autonomia in cui è possibile intervenire.

Tuttavia c’è una questione che non può essere elusa: la questione di classe. In tutti questi conflitti i lavoratori appaiono come dei grandi assenti. In realtà ci sono, ma sono divisi e schiacciati dall’oppressione, costretti a combattere gli uni contro gli altri, per una guerra che non è certo loro.

 

Questo breve testo intende dare solo alcuni spunti per favorire lo sviluppo di un dibattito reale sulla situazione internazionale, che possa servire a sviluppare un intervento concreto e a definire meglio le nostre posizioni. Il movimento anarchico ha sempre mantenuto una posizione coerente e chiara, con una prospettiva rivoluzionaria e di classe, in senso internazionalista ed antistatalista in base alla quale organizza la propria azione politica. Questo deve essere il punto di riferimento da cui partire, cercando di estendere il più possibile queste posizioni anche ben al di là del movimento anarchico.

 

È importante sostenere i compagni che in Ucraina lottano con coerenza. Infatti per quanto ci possa sembrare distante, l’Ucraina non è lontana. Quanto accade oggi in quel paese ci mostra chiaramente cosa può accadere in un paese in cui i lavoratori sono divisi e ridotti in ginocchio, in questo caso da decenni di capitalismo di stato e da venti anni di capitalismo post-sovietico. Quanto accade oggi in Ucraina ci dà ulteriore conferma del ruolo dei fascisti, da sempre al servizio della borghesia e delle classi dirigenti. Quanto accade oggi in Ucraina ci ricorda, se ancora ce ne fosse bisogno, il ruolo dello Stato e dei suoi apparati, pronti alla più sanguinosa repressione pur di mantenere i propri privilegi. Quanto accade oggi in Ucraina ci mette in guardia sul livello di scontro tra le potenze imperialiste raggiunto sul piano internazionale. Comunque si sviluppi la situazione in Ucraina, l’invasione della Crimea da parte della Russia è un primo atto di guerra che non resterà senza conseguenze. Bisogna aver chiaro che qualcosa è cambiato sul piano dei rapporti tra le potenze, e che, se anche in Ucraina non si arrivasse ad un conflitto di portata regionale, sarà necessario rilanciare un forte intervento antimilitarista, preparandosi a contrastare la partecipazione della NATO e dell’Italia a qualsiasi guerra futura. La prima guerra mondiale di cui i governanti macellai dei giorni nostri celebrano il centenario proprio quest’anno, non è che uno degli esempi del baratro che ci attende se non sapremo opporgli l’unione dei proletari, dei lavoratori, dall’Ucraina alla Russia, fino ai paesi occidentali.

 

Dario Antonelli

Questo articolo sarà pubblicato sul prossimo numero di Umanità Nova

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Comunicato della AWU ucraina sull’intervento russo

Comunicato della AWU ucraina sull’intervento russo

Il 27 Febbraio 2014, gli sciovinisti pro-Russi di Crimea, supportati dalla polizia antisommossa Berkut e dalla Flotta Russa del Mar Nero, hanno messo a segno un colpo di stato militare in Crimea. Fin da ora è ovvio che il governo del movimento “Unità Russa” guidato da Aksionov non è niente di più che una marionetta del regime del Cremlino.

Non ci riguarda l’integrità territoriale dell’Ucraina e l’inviolabilità dei suoi confini come valore, noi siamo contro la violenta “pacificazione” della Crimea, ma pensiamo che lo status della Crimea debba essere definito tenendo conto dell’opinione della minoranza tatara di Crimea.

Gli ultimi eventi mostrano che Putin non si limiterà all’annessione della Crimea. L’obiettivo del regime imperialista del Cremlino è estendere le pratiche russe a tutto il territorio dell’Ucraina.

In questo modo il regime russo dà prova di essere la principale minaccia agli interessi del proletariato nell’area post-sovietica.

Noi siamo oppositori della guerra e del militarismo. Ma pensiamo che in questa situazione i proletari coscienti non possono contare su nessuno, se non su loro stessi.

Non è neanche in discussione apettare il “soccorso” della NATO. I politici nazionalisti ucraini possono solo organizzare la difesa di una parte di territorio al massimo. La guerra potrà essere evitata solo se i proletari di tutti i paesi, primi e innanzitutto ucraini e russi, insieme fanno fronte contro il regime criminale di Putin.

L’azione unita del proletariato ucraino e russo e di tutte le forze democratiche che metteranno fine al regime di Putin, significherà anche la fine delll’attuale regime neoliberista e nazionalista in Ucraina.

Mentre per la sinistra e gli anarchici occidentali è venuto davvero il momento di tagliare i legami con il cosiddetto “anti-imperialismo” che arriva a supportare il regime di Putin contro gli Stati Uniti.

Nesuna guerra tra le nazioni, nessuna pace tra le classi!

Autonomous Workers Union

02.03.2014

AWU Statement On Russian Intervention/Über die russische Intervention – Erklärung der Autonomen Union der ArbeiterInnen Kiev

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Ucraina dopo Yanukovich, 50 sfumature di bruno

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Ucraina dopo Yanukovich, 50 sfumature di bruno

Il rovesciamento del regime autoritario non significa in nessun senso per noi la fine della nostra lotta.

Nuovi dittatori sono pronti a prendere il posto del Partito delle Regioni. Essi non si faranno scrupolo nell’impiegare non solo le indebolite forze di sicurezza, ma anche i militanti di estrema destra. Il regime di polizia e di arbitrarietà giudiziaria ha meritato senza dubbio di essere rovesciato, ma adesso potrebbe essere giunto il tempo per un nuovo terrore che giustificherà ideologicamente la propria legittimità.

Al momento, il potere centrale è concentrato nelle mani del partito dell’opposizione “Batkivshchyna” (Patria), che ha tentato di riunire una parte sostanziale della classe dirigente. Il suo leader, rilasciato recentemente di prigione, Yulia Tymoshenko, ha ovvie ambizioni presidenziali. Va ricordato tuttavia, che quando è stata pronunciata la sentenza contro Yulia Tymoshenko, la manifestazione in suo sostegno a Kiev ha riunito non più di cinquemila persone, e in tutte le manifestazioni di massa organizzate da questo partio le piazze sono state riempite pagando persone esterne al partito stesso. “Batkivshchyna”, come anche il Partito delle Regioni, non ha, nella pratica, alcun serio supporto nella società né una base di attivisti, ma ha risorse materiali abbastanza vaste.

Al fine di restare al potere, la squadra di Yulia Tymoshenko dovrà placare gli estremisti di destra, in particolare il “Pravy Sektor” (Settore di Destra). Due di questi tentativi sono già stati fatti – i fascisti che erano incarcerati per casi non legati ai fatti di Maidan erano stati rilasciati dopo il varo della relativa legge in Parlamento. Il nuovo Ministro dell’Interno Arsen Avakov ha promesso di inserire rappresentanti del “Pravy Sektor” nel suo ministero. Ora potremo chiamare gli sbirri “nazisti” con buona ragione. Ma “Batkivshchyna” è chiaramente terrorizzato dalla presenza nelle strutture di potere di un tale elemento fanatico e incontrollabile. Essi tenteranno allora di tenere l’estrema destra sotto controllo, non solo comprandoli ma anche compromettendoli in fatti di sangue. Infatti “Pravy Sektor” sogna di regolare vecchi conti con gli antifascisti e la loro sottocultura, per questo sono stati attentamente riforniti di fascicoli del Servizio di Sicurezza e della polizia contenenti dati personali. Probabilmente nel prossimo futuro le autorità chiuderanno i propri occhi di fronte alla violenza contro la sinistra o agli attacchi razzisti, ma se ne ricorderanno un paio di mesi dopo, quando avranno bisogno di una scusa per tenere in riga gli alleati scomodi.

“Pravy Sektor” fa il proprio gioco, e lo ha fatto abbastanza a lungo. Oggi il suo leader Dmitry Jarosh reclama un posto nei più alti livelli del potere, come vice primo ministro per le agenzie di pubblica sicurezza. Allo stesso tempo, come è stato riportato dal giornalista Mustafa Nayem, in base alle registrazioni trovate nella Amministrazione Presidenziale, Yarosh era in comunicazione con Yanukovich o con i suoi rappresentanti in 20 Febbraio. Anche prima di allora, il 28 gennaio le negoziazioni tra “Pravy Sektor” ed il Servizio di Sicurezza / Ministero degli Affari Interni era stato annunciato ufficialmente. Un giorno dopo i rappresentanti della destra si lasciarono sfuggire questo fatto, dichiarando “il desiderio di prendere parte al processo di negoziazione”. Probabilmente tali negoziazioni hanno in realtà avuto luogo già da molto prima, specialmente quando si considera il background di tutte quelle organizzazioni che erano parte di “Paravy Sektor”: “Tryzub” (Tridente), come anche SNA, e come “Bely Molot” (Martello Bianco) hanno in varie forme interagito attivamente con politici appartenenti ad entrambe le parti del sistema, e con le forze di sicurezza si dagli anni ’90/2000.

Il Partito “Svoboda” (Libertà) è allo stesso modo in concorrenza sia con “Batkivshchyna” che con “Pravy Sektor”. Quest’ultimo interverrà direttamente sull’elettorato di “Svoboda” e con il tempo delle elezioni la tensione tra queste due forze politiche aumenterà. Adesso svoboda ha una presidenza nell’ufficio della pubblica accusa. È simbolica, perché la polizia ed il pubblico ministero lavorano sempre a stretto contatto ed allo stesso tempo si odiano l’un l’altro; i loro interessi sono molto simili, ma di tanto in tanto entrano in conflitto. Questo è il tipo di rapporto che esiste tra “Svoboda” e “Pravy Sektor”. Il Servizio di Sicurezza è guidato da Nalivaychenko, che già deteneva il posto sotto il Presidente Yushenko. L’ufficiale capo della sicurezza del paese è famoso non solo per il procedimento postumo contro Joseph Stalin (che sembrava uno scherzo particolarmente macabro) per l’Holodomor, il genocidio ucraino, ma anche per la lotta contro “l’organizzazione terrorista Antifa finanziata dal Cremlino”. Dopo aver perso il proprio posto di lavoro, Nalivaychenko ha lavorato con l’estrema destra (incluso Eugene Karas, che sarebbe poi diventato attivista di “Svoboda”, conosciuto con lo pseudonimo “Vortex”), cercando di creare un movimento “Otpor”, ma questo progetto non ha avuto successo.

Allo stesso tempo, le regioni che non sono ancora sottomesse al nuovo governo, ma che rifiutano Yanukovych, stanno maturando propri sentimenti fascisti. I rappresentanti del Partito delle Regioni, che hanno fallito nel tentativo di unirsi alla maggioranza parlamentare, hanno fatto blocco con estremisti di destra pro-Russia e stalinisti. Imperialisti e stalinisti, Cosacchi e fanatici ortodossi – tutti insieme combattono contro dei Banderoviti (soldati di Stepan Bandera, capo militare e politico collaborazionista durante l’occupazione nazista) spesso immaginari, mentre reprimono giornalisti e attivisti per i diritti umani. Il centro bruno si trova a confrontarsi con regioni quantomeno altrettanto brune. La sola differenza è la tradizione storica a cui si richiamano. Tutti questi si concentrano sul proprio “combattere per i valori tradizionali”, facendo appello alla solidarietà sociale e allo stesso tempo tagliando drasticamente la spesa sociale.

Noi non prendiamo parte nel conflitto tra i nazionalisti Ucraini e i nazionalisti Russi. Ma molti che avevano manifestato contro il potere di Yanukovich resteranno insoddisfatti sia dalle politiche rapaci di “Batkivshchyna”, che colpirà le tasche dei lavoratori, e la “rivoluzione nazionale” del “Pravy Sektor” e di “Svoboda”, che cercheranno di eliminare quel che resta di diritti umani e libertà. Queste persone che sono indifferenti all’ultra destra e critiche nei confronti del sistema dell’opposizione, i “membri delusi di Maidan”, che possono presto riempire le file della sinistra e degli anarchici.

Autonomous Workers Union

AWU-Kiev, 24.02.2014
From http://avtonomia.net/2014/02/27/fifty-shades-brown/

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Libano, tra bombe e campi profughi

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Libano, tra bombe e campi profughi

Video reportage sulla situazione politica e sociale del Libano. Dalla città di Tripoli, nel nord del paese ai campi profughi siriani di Arsal ed Akkar presso i confini orientali e settentrinali del Libano con la Siria.

 

sabato 8 marzo, presso la Federazione Anarchica Livornese,  Via degli Asili 33

ore 20

aperitivo e buffet

 ore 21

proiezione del videoreportage con l’autore Giacomo Sini

 

Collettivo Anarchico Libertario
Federazione Anarchica Livornese

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Varcando un sentiero che costeggia il mare. L’avventurosa vita di Danilo Mannucci

riceviamo e pubblichiamo volentieri

Sabato 1° marzo, alle ore 16, presso la sala Granai di Villa Mimbelli,
 via San Jacopo Acquaviva 63, l’Anppia organizza la presentazione del
 libro di Ubaldo Baldi e Giuseppe Mannucci, “Varcando un sentiero che
 costeggia il mare. L’avventurosa vita di Danilo Mannucci” (Editrice
 Gaia). Partecipano gli Autori; al termine canti antifascisti e
 rivoluzionari, a cura della Brigata Garibaldi d’assalto.
 
 Varcando un sentiero che costeggia il mare. L’avventurosa vita di
 Danilo Mannucci
 
 Nessuno, o quasi, oggi si ricorda del livornese – ma anche salernitano
 e francese – Danilo Mannucci. Eppure è stato uno degli incorrotti che
 hanno pagato duramente la scelta di aver dedicato la propria esistenza
 alla classe lavoratrice e alla libertà dei popoli oppressi: attivo
 militante del movimento operaio, ha attraversato tutte le burrasche
 dell’organizzazione della sinistra nel Novecento.
 Nato a Livorno da Anna Peruzzi e da Gastone, detto “Libeccino”, segue
 ben presto le orme del padre, schedato come “repubblicano
 intransigente” in quanto militante mazziniano e anticlericale. Danilo
 si iscrive alla gioventù socialista alla fine del 1915. Viene
 richiamato alle armi, ed è dall’esperienza del primo macello mondiale
 che in realtà inizia la sua vita politica. Congedato nel 1920, nel
 1921 aderisce al neonato PCdI e fa parte del Direttorio segreto degli
 Arditi del Popolo di Livorno, assumendo  il comando di una compagnia.
 Prende parte a parecchie iniziative contro i fascisti, ma deve, a
 malincuore, lasciare il movimento a causa delle ingiunzioni della
 direzione del partito. Dopo numerosi fermi e arresti, dopo il 1923 è
 denunciato assieme ad altri “sovversivi” per complotto contro la
 sicurezza dello Stato. Passa tre mesi in carcere ed è in seguito
 assolto. Continuamente oggetto di aggressioni squadristiche e di
 provvedimenti polizieschi, decide di emigrare in Francia, come tanti
 antifascisti in quegli anni, per chiedere asilo politico. Stabilitosi
 in Provenza, è attivo nel movimento operaio della provincia. Fa parte
 delle Centurie proletarie e diviene dirigente del sindacato “rosso”
 Cgtu, avendo un ruolo di primo piano nelle agitazioni dei minatori del
 bacino carbonifero del Rodano. Dopo il grande sciopero del 1935,
 durata cinquanta giorni, a cui partecipano ottomila lavoratori, il
 governo francese decide la sua espulsione come “indesiderabile”. Viene
 quindi condotto alla frontiera italiana e consegnato alla polizia
 fascista. Trasferito nel carcere di Livorno, dopo tre mesi di
 reclusione, viene rimesso in libertà vigilata e sottoposto per due
 anni alla misura dell’ammonizione. Pure in queste condizioni
 proibitive, il Mannucci riesce a trasmettere alla stampa comunista
 francese dei resoconti sulla situazione italiana. Denunziato per tale
 attività clandestina di fronte al Tribunale speciale, il 24 giugno del
 1936 è assegnato al confino di polizia per la durata di 5 anni. Dopo
 aver scontato il confino, prima in Calabria e poi a Ponza e Ventotene,
 giudicato ancora “elemento pericoloso” gli vengono comminati altri due
 anni. Lì passa prima alle Tremiti e poi a Baronissi, vicino Salerno.
 Tornato in libertà dopo la caduta del fascismo, diviene il primo
 segretario della risorta Camera del Lavoro di Salerno, su posizioni
 classiste. Nel 1944, in seguito alla “svolta di Salerno”, lui e molti
 altri quadri e militanti comunisti di vecchia data vengono calunniati
 ed espulsi dal Pci per “deviazionismo” a causa della loro
 intransigenza nei confronti della “linea” togliattiana. Assieme ad
 altri “dissidenti”, costituisce quindi la “Frazione di sinistra dei
 comunisti e socialisti italiani” di Salerno, mantenendo relazioni
 politiche e amicali con bordighisti e anarchici; ma la situazione
 economica e le pressioni politiche lo costringono ad un nuovo esilio.
 Tornato in Francia nel 1949, muore a Marsiglia nel 1971, testimone e
 protagonista di primo piano di oltre mezzo secolo di storia
 proletaria.

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Resoconto corteo NO TAV a Livorno

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A Livorno sabato 22 febbraio si è scesi in piazza per la giornata di mobilitazione lanciata dal movimento NO TAV. All’appello unitario lanciato dai Solidali No Tav hanno risposto quasi un centinaio di persone, che dalle 16:30 hanno iniziato a radunarsi nella centrale Piazza Attias. La manifestazione di solidarietà ha poi attraversato le vie del centro, aperta da uno striscione che riportava “libertà per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò e per tutti gli altri no tav ai domiciliari”. Numerosi gli interventi al microfono e gli slogan di solidarietà scanditi durante il corteo, che si è concluso in Piazza Civica, dove lo striscione di apertura è stato affisso sulle scale del Municipio.

Anche Livorno ha risposto all’appello del movimento NO TAV, riprendendo sul piano locale i temi della mobilitazione. Infatti alla solidarietà per i quattro compagni incarcerati, si è aggiunta la questione della repressione che anche a Livorno inizia a colpire duramente chi lotta. Ci sono infatti numerosi processi in corso, alcuni dei quali coinvolgono anche compagni del Collettivo Anarchico Libertario e della Federazione Anarchica Livornese. Nella manifestazione inoltre si è dato spazio alla denuncia della devastazione ambientale del territorio livornese, vera e propria terra di saccheggio, avvelenata da inceneritore, discariche e aziende inquinanti. Importante infatti la partecipazione di Vertenza Livorno, che riunisce i comitati ambientalisti cittadini, e che nel corteo ha denunciato in particolare la vergogna del rigassificatore costruito al largo delle coste livornesi nonostante la contrarietà della popolazione, un ecomostro che si è confermato una pura e semplice speculazione. L’impianto infatti, “attivo” ormai da dicembre, non decolla e non ha ancora rigassificato neanche una goccia di gas liquido, intanto i mancati profitti degli speculatori sono pagati dai cittadini con aumenti delle bollette!

La manifestazione era stata preceduta venerdì 14 febbraio da una assemblea cittadina presso la Mensa popolare autogestita di Via dei Mulini, nella quale era intervenuta Maria Matteo per il movimento NO TAV, Andrea per Vertenza Livorno e Sara per il Comitato di Solidarietà “Livorno non si piega!”, che sostiene gli imputati per il processone relativo ai cosiddetti “fatti della prefettura” del 31 novembre, 1 e 2 dicembre 2012, che vede imputati 21 compagni. Al termine dell’assemblea era stata decisa la convocazione della manifestazione di sabato 22, a seguire invece si è tenuta una cena di sottoscrizione per il movimento NO TAV durante la quale sono stati raccolti 600 euro per le spese legali che deve sostenere il movimento.

Il bilancio di queste iniziative è senza dubbio positivo. Il 22 febbraio in Toscana ci sono stati circa una decina di appuntamenti solidali, quello di Livorno è stato tra i più partecipati e comunicativi, legandosi direttamente alle questioni locali ma chiedendo allo stesso tempo con forza la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Come avvenuto nelle decine e decine di manifestazioni che si sono tenute in quella giornata in tutta Italia ed anche all’estero, pure a Livorno si è dimostrato che i vecchi strumenti della criminalizzazione e della repressione possono essere smontati. Lo Stato ci ha provato, prendendo a pretesto un’azione non violenta di sabotaggio, ha arrestato quattro anarchici, accusandoli di terrorismo. Il movimento NO TAV ancora una volta ha risposto in modo chiaro e tutti coloro che lo sostengono non si sono tirati indietro, respingendo al mittente l’accusa di terrorismo, chiedendo la liberazione dei quattro NO TAV e rilanciando ovunque la lotta contro la devastazione capitalista e l’oppressione dello Stato.

Articolo tratto da Umanità Nova, del 2 marzo 2014,

Puoi acquistare il nuovo numero del settimanale anarchico presso le edicole di Piazza Garibaldi, Piazza Damiano Chiesa e di Piazza Grande (angolo Bar Sole), presso l’edicola Dharma Viale di Antignano 110, la Libreria Belforte in Via della Madonna e presso la sede della Federazione Anarchica Livornese in Via degli Asili 33 (apertura ogni giovedì dalle 18 alle 20).

 

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L’organizzazione anarchica – Convegno di studi

CONVEGNO di STUDI

“L’organizzazione Anarchica”

– La Federazione Anarchica Italiana dal dopo guerra ad oggi.

– Il ruolo dell’organizzazione anarchica.

– Le altre organizzazioni, i movimenti, le alleanze.

2 marzo 2014

Presso la sede Convegni

EX MULINO FORTI
via CARRIONA, CARRARA

inizio ore 11

Gruppo Germinal FAI

Federazione Anarchica Livornese

FAI Reggiana

 

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NO TAV LIBERI! 22 FEBBRAIO PRESIDIO/MANIFESTAZIONE ANCHE A LIVORNO

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TERRORISTA È CHI DEVASTA E MILITARIZZA I TERRITORI
22 febbraio GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE NO TAV

Circa 600 imputati, più di un migliaio di indagati, decine di persone sottoposte a varie restrizioni (obbligo o divieto di dimora, foglio di via), multe da centinaia di migliaia di euro, un processo contro 53 no tav condotto in un’aula bunker, diversi compagni da mesi agli arresti domiciliari. Alla durissima repressione in atto da tempo contro le lotte NO TAV, si è aggiunto un nuovo capitolo. Lo scorso 9 dicembre quattro attivist* vengono arrestati con l’accusa di terrorismo: sono ritenuti responsabili di danneggiamento ad alcune attrezzature del cantiere, come talvolta è avvenuto in questa lotta ventennale di resistenza.

Secondo il teorema della procura di Torino, un’ opposizione concreta a decisioni prese in sede istituzionale implica una finalità di terrorismo.
In questo modo, qualsiasi lotta sociale che si ponga in contrasto con decisioni assunte in sede politica o economica può essere non solo criminalizzata mediaticamente, ma anche incriminata con imputazioni gravissime. Nell’attuale contesto assistiamo ad un inasprimento della repressione politica e sociale, di cui gli arresti e le denunce di Roma e Napoli avvenute il 13 febbraio, sono solo uno degli ultimi esempi.
E’ quindi evidente che in questo tentativo di attaccare frontalmente il movimento NO TAV si sperimentano dei modelli che potranno essere applicati in futuro ad ogni forma di dissenso reale.
Per questo motivo il movimento NO TAV ha lanciato l’appello per una mobilitazione nazionale sui vari territori per il 22 febbraio
– Contro l’accusa di terrorismo e la criminalizzazione di chi lotta;
– In solidarietà con tutti i no tav imputati e indagati;
– Per la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia, Niccolò e degli altri no tav ancora ai domiciliari;
– Per rilanciare le lotte;
Perché chi attacca alcuni/e di noi, attacca tutte e tutti;
Per ribadire con forza che fermarci è impossibile.
Livorno ha risposto all’appello, per sostenere la lotta NO TAV ed esprimere solidarietà a quanti sono colpiti dalle repressione, ma anche per denunciare, una volta di più, ciò che sta avvenendo a livello locale. La nostra città si trova ad affrontare una grave problematica ambientale e una dura situazione repressiva.
I SIN (Siti di interesse nazionale per la bonifica) della zona industriale di Livorno risultano al quinto posto in Italia per incidenza di malattie e mortalità per cause ambientali, dietro alla Terra dei Fuochi, litorale Vesuviano, Marghera e Trieste e l’amministrazione comunale, per minimizzare il problema, spinge perché alcune di queste aree in ambito portuale vengano declassate a SIR come successe proprio a Marghera e a La Maddalena.
Dopo lotte di anni, il rigassificatore è stato comunque imposto alla città, senza nemmeno consentire un referendum e senza che si sia creata la tanto sbandierata occupazione: per ora zero richieste di gas liquido, ma bollette più salate e un mostro ecologico presente nel nostro mare
Le lotte sociali portate avanti da studenti, giovani, disoccupati, senza-casa, precari, lavoratori e da tutti coloro che vogliono una radicale trasformazione sociale sono oggetto di una repressione brutale, che mira ad annientare non solo l’opposizione e le esperienze di autogestione, ma anche lo stesso diritto di manifestazione e di espressione.
Molti sono i processi in corso a carico di numerosi giovani: il 4 marzo inizia il processo per una manifestazione studentesca del 2010, nel mese di aprile proseguirà il “processone” che vede imputate 22 persone per le manifestazioni del 30 novembre 1 e 2 dicembre 2012. Ricordiamo che nella prima delle tre giornate si svolse proprio un’iniziativa di sostegno alla lotta NO TAV, con una contestazione a Bersani, uno tra i più ferrei sostenitori dell’alta velocità. Anche in questo caso, tre giorni di mobilitazione in risposta alle violenze poliziesche sono stati presentati, secondo la logica del teorema accusatorio, come una pianificata azione eversiva.
La lotta NO TAV è la lotta di tutti
La difesa del territorio dalle devastazioni è una lotta che tutti portiamo avanti
La difesa della libertà di espressione e di manifestazione, la resistenza alla violenza imposta dai poteri forti è una lotta che tutti portiamo avanti
Livorno aderisce alla giornata di mobilitazione nazionale
SABATO 22 FEBBRAIO
ore 16,30 Piazza Attias: presidio/manifestazione
SOLIDALI NO TAV LIVORNO

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Per costruire la giornata di lotta NO TAV del 22 febbraio

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14 febbraio ore 18

Assemblea cittadina in via dei Mulini 29

in preparazione della giornata di solidarietà al movimento No TAV indetta per il 22 febbraio

Il movimento No TAV sta subendo una campagna repressiva senza precedenti e sono circa 600 gli attivisti sotto processo.

Per non parlare della sempre maggiore militarizzazione a cui la Val Susa è sottoposta.

Livorno risponde all’appello lanciato dai comitati valsusini e chiama tutt* a partecipare alla giornata nazionale di solidarietà e di informazione.

  • Contro l’accusa di terrorismo e la criminalizzazione di chi lotta;
  • In solidarietà con tutti i no tav imputati e indagati;
  • per la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia, Niccolò e degli altri no tav ancora ai domiciliari;
  • Per rilanciare le lotte;
  • Perché chi attacca alcuni/e di noi, attacca tutte e tutti
  • Per ribadire con forza che fermarci è impossibile.

Ore 18: assemblea cittadina

Ore 20,30: cena di solidarietà. Il ricavato verrà interamente versato sul conto corrente per le spese legali No TAV.

Prezzo sottoscrizione euro 15, disoccupati e studenti euro 10

I primi di gennaio il tribunale di Torino ha condannato alcuni attivisti No TAV al pagamento di 214mila euro a titolo di risarcimento a favore della società LTF. Secondo i giudici avrebbero impedito fisicamente lo svolgimento di un sondaggio necessario per la costruzione dell’inutile e nociva Torino -Lione.

SOLIDALI NO TAV – LIVORNO

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