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Livorno reagisce alla politica del manganello

da: Umanità Nova n.38 del 9 dicembre 2012

Puoi acquistare il nuovo numero del settimanale anarchico presso le edicole di Piazza Damiano Chiesa e di Piazza Grande (angolo Bar Sole), presso la Libreria Belforte in Via della Madonna e presso la sede della Federazione Anarchica Livornese (apertura ogni giovedì dalle 18 alle 20)

Livorno reagisce alla politica del manganello

Repressione e rivolta

La settimana si è chiusa a Livorno con la riaffermazione da parte dei settori più combattivi della città del diritto a manifestare.

E’ bene riepilogare i fatti.

Venerdì 30 novembre si teneva a Livorno il comizio di Bersani, in occasione delle elezioni primarie del PD. La sede scelta era il Terminal Crociere, un edificio isolato all’interno di un parcheggio nella zona portuale, a cui si accede attraverso alcuni gradini.

Un gruppo di aderenti alla ex-caserma occupata decide di recarsi al Terminal Crociere per contestare pacificamente la presenza di Bersani, in solidarietà con le vittime degli arresti e delle perquisizioni nei confronti di membri del movimento No TAV. Giunti sul posto trovano un gruppo di lavoratrici della Sodexo di Pisa in lotta per il posto di lavoro. Ma trovano anche il servizio d’ordine del PD spalleggiato dalla DIGOS al gran completo e da un reparto antisommossa. I tentativi di entrare si concludono con tre cariche ed alcuni compagni contusi.

L’Ex-Caserma Occupata convoca un presidio per sabato 1° dicembre, con lo scopo di denunciare le cariche della sera precedente, presidio a cui partecipano anche la Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico e Libertario.

I compagni presenti (circa una quarantina) decidono di dar vita ad un presidio itinerante che, dopo alcune soste nel centro della città, si conclude in Piazza Cavour, nella zona pedonale. Poco prima dello scioglimento arrivano i reparti antisommossa di Polizia e Carabinieri che fronteggiano i manifestanti ed intimano di sciogliere il presidio; senza porre tempo in mezzo e senza che ci fossero state reazioni da parte dei manifestanti parte la carica, brutale e violenta come non ce n’erano mai state a Livorno. Nella carica vengono manganellati alla rinfusa manifestanti e passanti: due persone finiscono all’ospedale. Ma, dopo un primo sbandamento, il presidio si ricompone e i compagni rimangono a fronteggiare la polizia, mentre passanti solidali arrivano a dar man forte alle vittime della violenza. Appena la situazione si fa meno tesa e la polizia arretra, il presidio si scioglie e viene riconvocato per il giorno successivo, domenica alle ore 17, sempre in piazza Cavour, per riprendersi la libertà di di manifestazione e per dimostrare che non ci si piega di fronte alla repressione e alla violenza poliziesca.

Gli anarchici livornesi hanno subito rilevato l’estrema gravità dei fatti di sabato, un’aggressione a freddo di polizia e carabinieri nei confronti di manifestanti pacifici: scene a cui i cittadini di Livorno non sono abituati; la storica presenza anarchica, nutrita e radicata, la componente antagonista e antiistituzionale hanno garantito nei fatti una notevole agibilità politica; agibilità che evidentemente disturba il manovratore. Per citare il comunicato sui fatti di sabato: “è proprio l’anomalia Livorno che va normalizzata in un momento in cui le direttive governative sono chiaramente indirizzate in senso repressivo verso qualsiasi tipo di manifestazione di dissenso, dagli studenti, agli ambientalisti, agli operai, in un momento in cui va avanti la fascistizzazione dello stato e sotto la maschera della legalità si porta avanti la brutalità della repressione e del soffocamento dei diritti più elementari”. Nella giornata di sabato, le forze dell’ordine hanno fatto vedere ai livornesi un po’ di Val Susa, sia per la brutale violenza esercitata contro manifestanti pacifici, sia per l’atteggiamento da truppe di occupazione che hanno tenuto: il pattuglione che ha effettuato la carica si guardava soprattutto da possibili reazioni dei curiosi, e già dopo pochi minuti dopo la carica si trovava circondato da una folla ostile.

Domenica 2 dicembre l’annunciato presidio che era stato indetto in Piazza Cavour, si è trasformato in un corteo che è andato crescendo durante il percorso, fino a raggruppare più di mille persone, che esprimevano ad alta voce la loro protesta contro la polizia, contro il PD, contro il Governo. Livorno si è stretta solidale attorno alle vittime della repressione, e le pratiche messe in opera domenica pomeriggio, come la reazione popolare di fronte alla prefettura, sono il risultato del comportamento delle forze dell’ordine e delle scelte dei tutori dell’ordine pubblico.

A Livorno si registrano i più alti tassi di miseria, disoccupazione, inquinamento, suicidi: hanno tentato di togliere anche il diritto di manifestare, e la reazione è scattata immediata: anziché arrampicarsi sui tetti, o andare in giro con le mani alzate, domenica pomeriggio in centro non si vedeva una divisa, fuorché quella dei vigili urbani, e anch’essi a debita distanza dalla manifestazione.

Il corteo è partito dalla piazza teatro della violenza della polizia, Piazza Cavour, per snodarsi attraverso le vie cittadine fino alla Questura e alla Prefettura dove, la provocatoria presenza della polizia e i cancelli lasciati aperti hanno fatto da catalizzatore alla rabbia, e si sono avuti lanci di oggetti di vario tipo, che hanno costretto a chiudere i cancelli della Prefettura. Il corteo è poi proseguito fino a raggiungere di nuovo Piazza Cavour, dove si è sciolto, lasciando ai partecipanti la convinzione che la prossima volta polizia e carabinieri ci penseranno due volte prima di caricare un presidio pacifico.

Ora le istituzioni locali, dopo aver taciuto sulle violenze della polizia, si schierano a difesa delle istituzioni governative, dimostrando quanto i palazzi del potere, locali e nazionali, siano lontani dai sentimenti dei ceti popolari livornesi. Partiti e mezzi di comunicazione riprendono il vecchio ritornello della legalità: quando protestano i lavoratori, gli studenti, i precari, gli attivisti in difesa del territorio c’è sempre qualcosa di irregolare, di illegale. Il Governo intanto si fa beffe si questo ritornello, torce e viola la sua stessa legalità, quella Costituzione su cui ha giurato, se c’è da difendere un privilegio di quelle classi che gli garantiscono il consenso sociale, illudendosi di gestire le ricadute sociali sulla gran massa degli sfruttati con i reparti antisommossa e il manganello. Quanto è accaduto domenica a Livorno è un brusco risveglio per chi si culla in queste illusioni.

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BASTA SACRIFICI!

Negli ultimi 4 anni i governi Berlusconi e Monti hanno varato 10 manovre: 330 miliardi fra maggiori tasse e tagli alla spese; però sono state aumentate le spese militari, con i programmi per nuove armi (F35, fregate, elicotteri, ecc), sono stati mantenuti i privilegi per la Chiesa, esenzione IMU, sono state salvate le banche, 85 miliardi per ripianare i buchi, sono state ridotte le tasse alle grandi imprese (IRAP e IRES).

A pagare sono sempre i soliti

Servizi pubblici. Sono stati puntualmente soppressi molti servizi di pubblica utilità particolarmente nella sanità (tra il 2010 e il 2014 tagli al servizio sanitario per 26 miliardi, iposti letto diminuiti di 18mila, ticket aumentati di 2 miliardi nel solo 2012. Basti pensare che a Livorno i tagli sulla sanità comporteranno, tra le altre cose, anche l’ampliamento della pausa natalizia di sospensione degli interventi non urgenti ).Pesante anche la situazione della scuola (aumento del numero degli alunni per classe, taglio al sostegno dei disabili, tagli alle spese per la sicurezza degli edifici, taglio del personale docente e non docente, aumento dei finanziamenti alle scuole private, in gran parte cattoliche).

Prima si distruggono i servizi pubblici e poi si sostiene che vanno privatizzati perché non funzionano.

Precarizzazione. Oggi otto nuovi occupati su dieci sono precari, cioè guadagnano poco e sono facilmente ricattabili.

Disoccupazione. La disoccupazione ha raggiunto il 10,8% senza contare coloro che hanno rinunciato anche solo a cercarlo il lavoro. Fra i giovani la disoccupazione è oggi al 34%, il 50% in più del 2008.

Povertà. La povertà colpisce 8,3 milioni di italiani, il 20% sono under 35

Guerra di classe dei ricchi contro i poveri

Il governo di “tecnici” sta adottando misure tipiche dei tempi di guerra. In effetti siamo in guerra, una guerra di classe dei ricchi contro poveri. Il Governo sostiene i padroni in questa guerra, perché ha bisogno di una classe economicamente potente che lo appoggi in cambio della protezione legale e materiale che ne riceve. Per questo il Governoagisce per impoverire ma anche per impaurire, intimidire, reprimere milioni di sfruttati.

Fra il 1990 e il 2005 i salari, al netto dell’inflazione, erano aumentati del 4,8% mentre i profitti di tutte le imprese erano aumentati del 15,5%, i profitti delle grandi imprese del 63,5% e i profitti delle 1400 imprese più grandi del 90%; però quando nel 2008 è scoppiata una crisi economica devastante gli Stati invece di prelevare le risorse da chi aveva accumulato enormi ricchezze hanno deciso di tagliare i servizi sociali e di aumentare le tasse ai più poveri.

Come uscirne

Ci avviamo verso un mondo di guerre e di rivoluzioni, se non vogliamo essere travolti dalle prime e perdere le seconde dobbiamo, da subito:

  • lottare per aumenti salariali e diminuzione dell’orario di lavoro,

  • socializzare i mezzi di produzione e la terra attraverso il loro controllo da parte di chi ci lavora e di chi ci vive accanto, ed usare in modo razionale le risorse e i cicli produttivi nel rispetto dell’ambiente e della salute,

  • sviluppare l’autogestione e le forme di autoorganizzazione

 

FEDERAZIONE ANARCHICA LIVORNESE

COLLETTIVO ANARCHICO LIBERTARIO

 

Umanità Nova- settimanale anarchico- in vendita presso edicola P.zza Grande (lato bar Sole), edicola P.zza Damiano Chiesa, libreria Belforte v. della Madonna

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LIVORNO NON SI PIEGA! I COMUNICATI IN ORDINE CRONOLOGICO PER RICOSTRUIRE GLI ULTIMI GIORNI

LIVORNO NON SI PIEGA!

I COMUNICATI IN ORDINE CRONOLOGICO PER RICOSTRUIRE GLI ULTIMI GIORNI

 

 

La Polizia carica chi contesta Bersani (fatti avvenuti venerdì 30/11)

 

Il Collettivo Anarchico Libertario e la Federazione Anarchica Livornese denunciano la violenza usata da polizia e carabinieri contro studenti e lavoratori che venerdì (30 novembre) sera hanno contestato il segretario del PD Pierluigi Bersani.

 

Carabinieri e polizia hanno caricato più volte una manifestazione pacifica, organizzata dalla Ex-Caserma Occupata in solidarietà con il movimento NO TAV, alla quale hanno preso parte decine di persone, tra cui una delegazione di lavoratrici della Sodexo che da oltre un mese lottano contro i licenziamenti nei servizi di pulizia all’ospedale di Cisanello a Pisa.

Alcuni ragazzi che tenevano lo striscione sono stati colpiti alla testa dalle manganellate.

Da anni a Livorno non venivano manganellati i manifestanti.

L’ultima volta accadde il 12 febbraio del 2007 quando a Livorno venne proprio Bersani!

Allora, in una serata simile a quella di venerdì, fredda e piovosa, i carabinieri sgomberarono con la violenza i due sit-in dei contestatori che protestavano contro il rigassificatore.

Le “forze dell’ordine” proteggono sempre il più forte. Venerdì sera hanno difeso il potere locale del PD, che sfrutta, saccheggia e inquina sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici. Hanno difeso chi sostiene il governo Monti nei tagli e nelle politiche di macelleria sociale.

Basta repressione! Basta sacrifici!

 

Federazione Anarchica Livornese

Collettivo Anarchico Libertario

 

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LIVORNO MANGANELLI SUI MANIFESTANTI

 

Sabato 1 dicembre a Livorno viene convocato, da parte della Ex Caserma Occupata, un presidio a cui partecipano anche la Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario per denunciare le cariche della polizia avvenute la sera precedente durante una contestazione a Pierluigi Bersani.

 

Fino da subito è evidente una presenza importante di celere e carabinieri determinati ad impedire la manifestazione. Il presidio diventa itinerante e si sposta del tutto pacificamente in alcuni punti della città fino ad approdare, dopo un brevissimo corteo, in piazza Cavour, zona pedonale, dove il presidio viene mantenuto attorno alla statua e sul marciapiede, senza intralci per il traffico. Immediatamente celere e carabinieri fronteggiano i manifestanti e, in assetto antisommossa, intimano di sciogliere il presidio.

 

Quindi, senza intervalli di tempo e senza interventi di mediazione, senza che ci siano state nel frattempo azioni da parte dei manifestanti, parte, in modo del tutto immotivato, una carica in cui vengono manganellati alla rinfusa manifestanti e passanti. Due persone finiscono all’ospedale.

 

Di fronte alla brutalità della polizia, molte sono le persone che ingrossano il presidio solidarizzando con i manifestanti e chiedendo a gran voce l’allontanamento della polizia. Finita la carica, per tre quarti d’ora manifestanti e polizia rimangono a fronteggiarsi: da una parte c’è chi afferma la libertà di riunirsi e manifestare, dall’altra ci sono i manganelli e gli scudi. Appena la situazione si fa meno tesa e la polizia arretra, il presidio si scioglie e viene riconvocato per il giorno successivo, domenica alle ore 17, sempre in piazza Cavour, per affermare la libertà di di manifestazione e per protestare contro la repressione e la violenza poliziesca.

 

I fatti accaduti nel pomeriggio di sabato, sono di una gravità estrema :quella a cui abbiamo assistito è stata una vera e propria aggressione a freddo da parte di polizia e carabinieri, qualcosa a cui la città di Livorno non è certo abituata: una netta tradizione di sinistra, una storica radicata e nutrita presenza anarchica, una forte componente antagonista e antiistituzionale hanno sempre di fatto garantito una notevole agibilità politica. Ma forse è proprio l’anomalia Livorno che va normalizzata in un momento in cui le direttive governative sono chiaramente indirizzate in senso repressivo verso qualsiasi tipo di manifestazione di dissenso, dagli studenti, agli ambientalisti, agli operai, in un momento in cui va avanti la fascistizzazione dello stato e sotto la maschera della legalità si porta avanti la brutalità della repressione e del soffocamento dei diritti più elementari.

 

Per questo motivo, rispondendo all’appello dell’Ex Caserma Occupata, gli anarchici domani saranno ancora in piazza, per difendere la libertà di manifestare, nostra e di tutti coloro che si oppongono alla violenza dello stato e dei suoi apparati, a Livorno come altrove.

 

Facciamo appello ai compagni delle località più vicine ad essere presenti domenica 2 dicembre alle ore 17 in piazza Cavour

 

Federazione Anarchica Livornese

Collettivo Anarchico Libertario

 

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A Livorno è stata riaffermata la libertà di manifestare

 

Dopo due giorni di violenza poliziesca caratterizzata da cariche e manganellate, finalmente nella giornata di domenica (2 dicembre) a Livorno è stato riaffermata la libertà di espressione e manifestazione. Il presidio raccoltosi in piazza Cavour, scenario delle cariche del sabato pomeriggio, ha dato vita ad un corteo partecipatissimo dalla cittadinanza, che si è andato ingrossando man mano che sfilava per le vie del centro.

 

Un migliaio di persone hanno sfilato per le strade di Livorno, solidarizzando senza preclusioni con chi era stato oggetto di repressione, riprendendosi con la pratica la libertà di manifestazione e l’agibilità politica. Polizia e carabinieri con l’atteggiamento repressivo e provocatorio adottato nelle giornate di venerdì e sabato hanno dato prova di saper solo alimentare il disordine e la tensione sociale.

 

Livorno è tra le città che registrano i più alti tassi di povertà, disoccupazione, inquinamento. Hanno tentato di togliere anche il diritto di manifestare: la risposta era prevedibile.

 

Partiti e istituzioni si appellano alla legalità contro le manifestazioni di questi giorni, ma quel che si vede è un Governo che ogni giorno torce e viola le sue stesse regole, la legalità, la Costituzione a cui ha giurato fedeltà, per il vantaggio dei pochi privilegiati, illudendosi di gestire le ricadute sociali sulla grande massa degli sfruttati con la celere e il manganello

 

La città ha reagito dimostrando vivacità politica e grande determinazione, mostrando di saper dare rappresentazione concreta ad un malcontento diffuso e all’insofferenza verso qualsiasi sopraffazione e limitazione delle libertà.

 

Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario

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Comunicato sul corteo di domenica: A Livorno è stata riaffermata la libertà di manifestare

Dopo due giorni di violenza poliziesca caratterizzata da cariche e manganellate, finalmente nella giornata di domenica a Livorno è stato riaffermata la libertà di espressione e manifestazione. Il presidio raccoltosi in piazza Cavour, scenario delle cariche del sabato pomeriggio, ha dato vita ad un corteo partecipatissimo dalla cittadinanza, che si è andato ingrossando man mano che sfilava per le vie del centro. Un migliaio di persone hanno sfilato per le strade di Livorno, solidarizzando senza preclusioni con chi era stato oggetto di repressione, riprendendosi con la pratica la libertà di manifestazione e l’agibilità politica. Polizia e carabinieri con l’atteggiamento repressivo e provocatorio adottato nelle giornate di venerdì e sabato hanno dato prova di saper solo alimentare il disordine e la tensione sociale.
Livorno è tra le città che registrano i più alti tassi di povertà, disoccupazione, inquinamento. Hanno tentato di togliere anche il diritto di manifestare: la risposta era prevedibile.
Partiti e istituzioni si appellano alla legalità contro le manifestazioni di questi giorni, ma quel che si vede è un Governo che ogni giorno torce e viola le sue stesse regole, la legalità, la Costituzione a cui ha giurato fedeltà, per il vantaggio dei pochi privilegiati, illudendosi di gestire le ricadute sociali sulla grande massa degli sfruttati con la celere e il manganello.
La città ha reagito dimostrando vivacità politica e grande determinazione, mostrando di saper dare rappresentazione concreta ad un malcontento diffuso e all’insofferenza verso qualsiasi sopraffazione e limitazione delle libertà.

Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario

3/12/2012

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LIVORNO: MANGANELLI SUI MANIFESTANTI – DOMENICA 2/12 ORE 17 IN PIAZZA CAVOUR

LIVORNO MANGANELLI SUI MANIFESTANTI
Sabato 1 dicembre a Livorno viene convocato, da parte della Ex Caserma Occupata, un presidio a cui partecipano anche la Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario per denunciare le cariche della polizia avvenute la sera precedente durante una contestazione a Pierluigi Bersani. Fino da subito è evidente una presenza importante di celere e carabinieri determinati ad impedire la manifestazione. Il presidio diventa itinerante e si sposta del tutto pacificamente in alcuni punti della città fino ad approdare, dopo un brevissimo corteo, in piazza Cavour, zona pedonale, dove il presidio viene mantenuto attorno alla statua e sul marciapiede, senza intralci per il traffico. Immediatamente celere e carabinieri fronteggiano i manifestanti e, in assetto antisommossa, intimano di sciogliere il presidio. Quindi, senza intervalli di tempo e senza interventi di mediazione, senza che ci siano state nel frattempo azioni da parte dei manifestanti, parte, in modo del tutto immotivato, una carica in cui vengono manganellati alla rinfusa manifestanti e passanti. Due persone finiscono all’ospedale. Di fronte alla brutalità della polizia, molte sono le persone che ingrossano il presidio solidarizzando con i manifestanti e chiedendo a gran voce l’allontanamento della polizia. Finita la carica, per tre quarti d’ora manifestanti e polizia rimangono a fronteggiarsi: da una parte c’è chi afferma la libertà di riunirsi e manifestare, dall’altra ci sono i manganelli e gli scudi. Appena la situazione si fa meno tesa e la polizia arretra, il presidio si scioglie e viene riconvocato per il giorno successivo, domenica alle ore 17, sempre in piazza Cavour, per affermare la libertà di di manifestazione e per protestare contro la repressione e la violenza poliziesca.
I fatti accaduti nel pomeriggio di sabato, sono di una gravità estrema :quella a cui abbiamo assistito è stata una vera e propria aggressione a freddo da parte di polizia e carabinieri, qualcosa a cui la città di Livorno non è certo abituata: una netta tradizione di sinistra, una storica radicata e nutrita presenza anarchica, una forte componente antagonista e antiistituzionale hanno sempre di fatto garantito una notevole agibilità politica. Ma forse è proprio l’anomalia Livorno che va normalizzata in un momento in cui le direttive governative sono chiaramente indirizzate in senso repressivo verso qualsiasi tipo di manifestazione di dissenso, dagli studenti, agli ambientalisti, agli operai, in un momento in cui va avanti la fascistizzazione dello stato e sotto la maschera della legalità si porta avanti la brutalità della repressione e del soffocamento dei diritti più elementari.
Per questo motivo, rispondendo all’appello dell’Ex Caserma Occupata, gli anarchici domani saranno ancora in piazza, per difendere la libertà di manifestare, nostra e di tutti coloro che si oppongono alla violenza dello stato e dei suoi apparati, a Livorno come altrove.
Facciamo appello ai compagni delle località più vicine ad essere presenti domenica 2 dicembre alle ore 17 in piazza Cavour
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Collettivo Anarchico Libertario

 

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POLIZIA CARICA UN PRESIDIO: DOMANI A LIVORNO ORE 17 IN PIAZZA CAVOUR

OGGI LA POLIZIA HA CARICATO UN PRESIDIO PACIFICO SUL MARCIAPIEDE
MANDANDO ALL’OSPEDALE UN RAGAZZO E UNA DONNA
DOMANI TUTT* IN PIAZZA A LIVORNO ORE 17 IN PIAZZA CAVOUR
CONTRO LA BRUTALE VIOLENZA DELLA POLIZIA
PER LA LIBERTA’ DI MANIFESTARE

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Comunicato sulle cariche della polizia durante la contestazione a Bersani

Il Collettivo Anarchico Libertario e la Federazione Anarchica Livornese denunciano la violenza usata da polizia e carabinieri contro studenti e lavoratori che venerdì sera hanno contestato il segretario del PD Pierluigi Bersani.

Carabinieri e polizia hanno caricato più volte una manifestazione pacifica, organizzata dalla Ex-Caserma Occupata in solidarietà con il movimento NO TAV, alla quale hanno preso parte decine di persone, tra cui una delegazione di lavoratrici della Sodexo che da oltre un mese lottano contro i licenziamenti nei servizi di pulizia all’ospedale di Cisanello a Pisa.

Alcuni ragazzi che tenevano lo striscione sono stati colpiti alla testa dalle manganellate.

Da anni a Livorno non venivano manganellati i manifestanti.

L’ultima volta accadde il 12 febbraio del 2007 quando a Livorno venne proprio Bersani!

Allora, in una serata simile a quella di venerdì, fredda e piovosa, i carabinieri sgomberarono con la violenza i due sit-in dei contestatori che protestavano contro il rigassificatore.

Le “forze dell’ordine” proteggono sempre il più forte. Venerdì sera hanno difeso il potere locale del PD, che sfrutta, saccheggia e inquina sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici. Hanno difeso chi sostiene il governo Monti nei tagli e nelle politiche di macelleria sociale.

Basta repressione! Basta sacrifici!

 

Federazione Anarchica Livornese

cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it

 

Collettivo Anarchico Libertario

collettivoanarchico@hotmail.it

http://collettivoanarchico.noblogs.org

 

1/12/12

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L’accordo sulla produttività: verso la fascistizzazione dello Stato

da: Umanità Nova n.37 del 2 dicembre 2012
Andare, camminare, lavorare

Andare, camminare, lavorare

L’accordo sulla produttività

Martedì 19 novembre il Governo ha ottenuto un altro successo nella sua politica di tutela degli interessi capitalistici: l’accordo sulla produttività, firmato da diverse associazioni sia di capitalisti che sindacali, e con il dissenso della CGIL il cui giudizio, come dice il segretario Camusso, “rimane negativo su alcune parti dell’accordo”. Non si tratta di una svolta, l’accordo sulla produttività si inserisce nel solco degli altri accordi che progressivamente hanno prima sterilizzato la lotta dei lavoratori e irreggimentato le loro strutture di base (1993), e poi hanno cercato progressivamente di imporre l’arbitrio padronale nei luoghi di lavoro.
Gli ultimi anelli di questa catena si chiamano riforma della contrattazione (2009) con la quale si introduce il concetto che la contrattazione aziendale può derogare dalle norme del contratto nazionale, peggiorandolo, e si lega l’adeguamento salariale non più all’inflazione programmata, ma all’indice IPCA; rappresentanza sindacale, firmato anche dalla CGIL (2011): le nuove regole certificano la rappresentanza sindacale che ha diritto a partecipare alla contrattazione.

Le linee di tendenza su cui si muovono questi accordi sono chiare: ridurre ulteriormente la possibilità di ottenere aumenti salariali reali, ridurre la tutela legale dei lavoratori spostando il peso della contrattazione sul piano aziendale, ingabbiare la rappresentanza dei lavoratori all’interno dei sindacati collaborazionisti.
L’idea di fondo dell’accordo, spostare il baricentro della contrattazione, e in particolare su questioni delicate come gli aumenti salariali, gli orari, le mansioni e la videosorveglianza, dal contratto nazionale (e dalle tutele garantite dalle leggi) alla contrattazione aziendale, ha degli aspetti di illegalità e di incostituzionalità, tanto che gli stessi contraenti si rivolgono al Parlamento per le necessarie modifiche legislative.

Entrando nel merito dell’accordo, il primo colpo di piccone viene portato al salario: le parti contraenti si impegnano a mantenere l’aumento salariale complessivo (paga base più salario di produttività da contrattare a livello aziendale) all’interno della variazione dell’indice IPCA. L’IPCA è l’ Indice di Prezzi al Consumo Armonizzato a livello Europeo depurato dai prezzi energetici, che sostituisce il riferimento all’inflazione programmata dal Governo.
Nel nuovo accordo si stabilisce che l’Indice IPCA dovrà indicare solo il tetto massimo del possibile aumento salariale (ossia che si può rimanere al di sotto), subordinando, comunque, l’aumento delle retribuzioni alla rappresentazione della situazione economica fornita da istituzioni economiche nei confronti delle quali i lavoratori non sono in grado di esercitare alcun controllo.
Si afferma che, essendo la produttività e la redditività d’impresa, obiettivo generale e condiviso, non si potranno chiedere adeguamenti salariali non considerati compatibili con quello stesso obiettivo.
Si sancisce che una quota di quanto contrattato a livello nazionale, andrà stornata a finanziare il salario di produttività da contrattare a livello locale. Cosicché la contrattazione del salario aziendale di produttività non si sommerà più alla contrattazione nazionale ma si finanzierà con una quota da individuare su quanto a livello nazionale è stato erogato a copertura (seppur parziale) dell’aumento del costo della vita.
L’applicazione di questa norma non può che portare ad una drastica riduzione del salario, che si aggiungerà al crollo del potere d’acquisto dei salari, pari al 15 per cento in meno negli ultimi cinque anni, cioè con i governi Prodi, Berlusconi e Monti.
L’accordo prevede che i lavoratori saranno compensati con riduzioni fiscali sugli aumenti salariali legati alla produttività. Su questo c’è da dire che, visto che tali aumenti sono aleatori, legati ai risultati delle imprese, i vantaggi fiscali sbandierati dai rappresentanti sindacali sono altrettanto aleatori; inoltre, visto che questo Governo e i successivi saranno costretti ad aumentare la pressione fiscale, tali riduzioni serviranno tutt’al più a far sentire meno questo aumento delle tasse; infine, c’è da tener presente che già ora la maggioranza dei lavoratori appartiene alla categoria degli incapienti, cioè cittadini il cui reddito non raggiunge il minimo di imposizione fiscale, oppure che recuperano gran parte di quanto pagato grazie al 730. Solo le categorie più alte beneficeranno delle riduzioni fiscali, mentre la riduzione del salario colpirà soprattutto quelle più basse. Lo stesso Governo è conscio di quest’imbroglio, tant’è vero che è previsto uno stanziamento di 800 milioni di euro per la detassazione; 800 milioni che divisi fra tutti i lavoratori dipendenti fanno circa 50 euro a testa. Per il 2013 si prevede già una riduzione dello stanziamento.
Per quanto riguarda gli altri temi, orario, demansionamento, privacy, sono tutti impostati nel senso di un peggioramento delle condizioni concrete dei lavoratori, ma sono di più difficile attuazioni in quanto implicano modifiche sia dello Statuto dei Lavoratori che del Codice Civile.
Quello che emerge chiaro è il ruolo preponderante svolto dal Governo. L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro di milioni di schiavi salariati; tutto l’ordinamento giuridico è indirizzato alla tutela della proprietà privata, in particolare della proprietà privata dei mezzi di produzione; ma tutto questo evidentemente al governo non basta, come non basta l’usurpazione del potere legislativo fatta con i provvedimenti straordinari, con i decreti legge. Il governo, pur di tutelare i privilegiati, i possessori dei mezzi di produzione, i capitalisti, viola la sua stessa legalità e anziché imporre alle parte sociali il rispetto della normativa vigente nella contrattazione, usa gli accordi per forzare il Parlamento a modificare la legislazione. Abbiamo già visto i membri di questo governo nella veste di bugiardi, spergiuri, violenti, ora li vediamo anche violare la loro stessa legalità: di fronte al paese reale, composto da chi lavora e produce, da chi è sfruttato e oppresso, non si contrappone più il paese legale, ma il paese illegale; un paese che fa dell’autorità di cui è investito il miglior strumento per abusi, ruberie, gozzoviglie.
E’ in questo quadro che si inserisce l’accordo sulla produttività, un altro passo verso la fascistizzazione dello Stato.

Tiziano Antonelli

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Arriva Bersani a Livorno: proteste, cariche e feriti. Foto e video

da: senzasoste.it

bersani_contestazione_1

Il teatrino delle primarie continua come se nulla stesse succedendo nella società reale di questo paese. Questa sera i precari, gli studenti e i disoccupati della ex caserma si sono presentati, come già fecero con Renzi, per espriemere il loro dissenso verso uno schieramento che quotidianamente garantisce la maggioranza parlamentare alle politiche disastrose del governo Monti. Oggi in particolare per gridare la propria vicinanza al movimento No Tav ed esprimere il proprio sdegno contro la repressione ad orologeria che ha colpito decine di militanti. Insieme a loro, a contestare Bersani, le lavoratrici Sodexo di Pisa in lotta contro i 78 licenziamenti delle operatrici delle pulizie dell’ospedale di Cisanello.

Guarda il video delle cariche

Bersani_contestazione_2

Ma a differenza della passata contestazione contro Renzi, questa volta alle porte del Terminal Crociere i manifestanti hanno trovato polizia e carabinieri in assetto antisommossa che li hanno caricati. L’ennesima dimostrazione dell’arroganza e della violenza del potere a difesa di personaggi e politiche antipopolari che colpiscono quotidianamente chiunque non faccia parte dei ceti dominanti. Di seguito il comunicato della ex caserma e le foto della contestazione. red. 1 dicembre 2012

***

Bersani_contestazione_3

In merito alla contestazione svoltasi al terminal crociere durante il comizio conclusivo della campagna elettorale di Pierluigi Bersani per le primarie del Partito Democratico, l’Ex Caserma Occupata, in quanto soggetto organizzatore, intende precisare la realtà dei fatti.

Stasera, 30/11/2012, come precar*, student* e disoccupat* ci siamo recati al terminal crociere per contestare pacificamente la presenza di Bersani. Già una settimana fa ci eravamo mobilitati per la presenza di Renzi.

Ci siamo presentati a entrambe le assemblee pubbliche per entrare e portare il nostro dissenso, con uno striscione da srotolare durante il comizio. Ma questa volta, al contrario di una settimana fa, abbiamo trovato l’ingresso sbarrato da digos, celere e carabinieri in assetto antisommossa con atteggiamento provocatorio.

Bersani_contestazione_4

La volontà di non farci esprimere il nostro dissenso è stata evidente fin da subito: più di una volta siamo stati respinti senza motivo, fino a quando siamo stati caricati per tre volte a freddo. Una decina di manifestanti hanno riportato ferite e contusioni.

E’ evidente che il Partito Democratico non accetta il confronto pubblico con la popolazione livornese che vorrebbe esprimere il proprio dissenso per le politiche criminali portate avanti da un partito che da 60 anni (sotto varie forme) governa questa città come se fosse un feudo privato.

Disoccupazione, precarietà, 3 sfratti al giorno, corruzione e speculazioni di ogni tipo. E’ questo il PD Livornese.
Noi non ci fermeremo di fronte all’arroganza e alle cariche delle forze dell’ordine. Continueremo a scendere in piazza e a esprimere il nostro dissenso con ogni mezzo necessario.

Inoltre vogliamo esprimere la nostra più sentita solidarietà e complicità ai/alle no tav mess* agli arresti domiciliari ieri, 29/11/2012, a Torino. La valle non si arresta, no tav liber* subito!

Ex caserma occupata

1 dicembre 2012

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Ripreso il presidio di Chiomonte

Siamo tanti, tanti che la piazzetta di Chiomonte non ci contiene. Alcuni di noi vengono dal presidio di Torino, dove circa 300 persone hanno dato vita ad un corteo per il centro.
I carabinieri che bloccavano via Roma, la strada che scende in località Gravela, dove c’è la casetta del presidio sequestrata e sigillata nelle prime ore del mattino dalle forze del disordine, se ne vanno.
Il serpentone dei No Tav scende veloce verso il presidio. Sul ponte sulla Dora c’è un discreto schieramento di polizia con tanto di idrante che non manca di innaffiare le prime file dei manifestanti. In montagna le strade sono tante e i No Tav le conoscono tutte. Il presidio viene raggiunto aggirando i militari schierati all’ingresso dell’area.
Poi si tratta di lavorare di lena per liberare la nostra casa comune, una delle tante che il movimento ha costruito in Valle a presidio del territorio, per coordinare la resistenza e per condividere momenti di festa e di gioco.
Le truppe si ritirano dietro i cancelli del check point della centrale. Al presidio si fa assemblea.
LTF oggi ha annunciato in pompa magna di aver cominciato lo scavo. Lunedì Monti potrà raccontare a Hollande che il primo cantiere per la Torino Lyon mai aperto in territorio italiano ha cominciato i lavori.
Ci sono voluti vent’anni. Da quando hanno deciso di usare la forza hanno impiegato un anno e mezzo. In quest’anno e mezzo i No Tav gli hanno fatto sudare ogni momento, contrastando attivamente l’avvio del cantiere. Il ministero dell’Interno ha impiegato migliaia di uomini in quest’angolino di montagna, spendendo centinaia di migliaia di euro, la zona è stata dichiarata di interesse strategico militare e vi prestano servizio i reduci dalla guerra in Afganistan.
In questi mesi ci hanno gasati e bagnati, hanno spaccato teste e braccia, hanno arrestato e processato tanti di noi. Su di noi hanno raccontato infinite menzogne, sono arrivati all’infamia di dire che siamo cattivi genitori, segnalando le famiglie No Tav ai servizi sociali.
Noi abbiamo la testa dura e le gambe ben salde in terra. Non ci siamo mai fatti spaventare, nemmeno quando la paura ci faceva battere forte il cuore.
Monti tutto questo a Hollande non potrà spiegarlo.
Lunedì 3 dicembre a Lyon ci saremo anche noi.
Appuntamento alle12 in place Brotteaux

Venerdì 30 novembre
Assemblea contro la repressione
interverranno gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini di Milano e alcuni imputati nei processi No Tav e antirazzisti
ore21 in corso Palermo 46

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