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200 in piazza a Livorno contro i veleni

Sabato 18 febbraio oltre 200 persone sono scese in piazza a Livorno per dire che il mare non può essere una discarica per rifiuti tossici, né un sito industriale.

Lo scorso 17 dicembre, durante una violenta libecciata, due semirimorchi contenenti 198 fusti tossici vengono “persi”, al largo dell’Isola di Gorgona, dal cargo “Venezia” della compagnia armatrice Grimaldi. Questa vicenda è stata caratterizzata da due mesi di silenzi, omissioni e notizie contrastanti da parte delle istituzioni e della compagnia armatrice. Queste hanno avviato le operazioni di recupero dei fusti tossici ormai con un grave e colpevole ritardo, sotto la pressione della protesta popolare che si stava organizzando.

È una notizia della scorsa settimana, che siano stati individuati i semirimorchi ad una profondità di circa 500 metri, a nord-ovest della Gorgona. Nei giorni immediatamente precedenti alla manifestazione, l’ARPAT (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana) emette un comunicato sul proprio sito in cui afferma che i fusti tossici si sarebbero aperti a causa della pressione, e che quindi le acque marine già sarebbero contaminate. Subito scatta la reazione da parte di Vertenza Livorno (rete per la difesa della salute e dell’ambiente) che, la mattina di sabato 18, denuncia in una nota i ritardi delle autorità competenti e della Grimaldi ed invita a partecipare alla manifestazione organizzata per il pomeriggio. A quel punto l’ARPAT ritratta, aggiungendo un “forse” alle dichiarazioni fatte poche ore prima.

La manifestazione di sabato è stata importante e significativa. Si è rotto il silenzio e la disinformazione, portando nelle strade della città la ferma protesta contro l’ennesimo disastro ecologico. Sono stati affissi striscioni in luoghi simbolici, sulle scale monumentali del Municipio e di fronte alla sede in città della compagnia Grimaldi. Tra gli altri, nella manifestazione, presente anche uno striscione di solidarietà per il movimento NO TAV: “Libertà per i/le NO TAV – le lotte ambientali non si arrestano!”. Nutrita la presenza anarchica al corteo, anche se poco visibile, vista l’indicazione di manifestare senza bandiere data dagli organizzatori.

Dopo aver attraversato il centro cittadino, la manifestazione si è conclusa al porto, di fronte alla lapide che ricorda le vittime della tragedia del Moby Prince. Tra gli interventi anche quello di Loris Rispoli, presidente dell’Associazione 140 dei familiari delle vittime del Moby Prince.

Con gli interventi si è chiuso il corteo, ma non si è certo conclusa la lotta. Una lotta che, se per ora ha ottenuto il risultato di rompere il muro di silenzio che si era creato attorno alla vicenda, dovrà essere capace di mettere di fronte alle proprie responsabilità le autorità e la compagnia armatrice.

Chi si assume a parole la responsabilità di tutelare la sicurezza e la salute pubblica (Capitaneria di Porto, Prefettura, Enti locali) privilegia sempre la tutela degli interessi capitalistici, sia degli armatori che dei produttori dei rifiuti.

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Comunicato FAL sul disastro ambientale causato dai bidoni tossici

Federazione Anarchica Livornese

Via degli Asili 33

57126 Livorno

Livorno, 18/02/2012

La Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Livornese, appreso dell’avvenuto ritrovamento dei rifiuti tossici persi dall’Espresso Venezia al largo dell’isola di Gorgona, e appreso altresì che il contenuto tossico si sarebbe disperso nell’ambiente;

rileva che:

  • le istituzioni competenti hanno diramato l’allarme alle popolazioni con colpevole ritardo;
  • con altrettanto ritardo sono cominciate le ricerche del pericoloso carico;
  • che tutto questo è avvenuto solo grazie alla mobilitazione dal basso dei cittadini, degli ambientalisti e degli organismi sociali, politici e sindacali che si sono mossi al di fuori e contro ogni logica di delega;

denuncia che chi si assume a parole la responsabilità di tutelare la sicurezza e la salute pubblica (Capitaneria di Porto, Prefettura, Enti locali) privilegia sempre la tutela degli interessi capitalistici, sia degli armatori che dei produttori dei rifiuti;

sottolinea che questa logica è la stessa del governo nazionale e dell’Unione Europea, intenzionati a scaricare sui ceti popolari i costi della crisi;

esprime la propria solidarietà ai militanti del movimento no-tav, incarcerati per aver lottato contro l’ennesimo scempio ambientale e l’ennesimo furto di pubblico denaro, e ne chiede l’immediata scarcerazione;

invita a seguire l’esempio del popolo greco, scendendo in piazza per combattere attraverso l’autorganizzazione e l’azione diretta un sistema basato sulla disuguaglianza sociale e la gerarchia.

La Commissione di Corrispondenza

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Lacrime e fiamme

Grecia, il parlamento cede agli strozzini e Atene brucia

da: Umanità Nova, n. 6 del 19 febbraio 2012

Chi ha seguito il dibattito nel parlamento greco e i commenti che si sono susseguiti ha potuto raccogliere una messe di informazioni che raramente vengono alla luce e soprattutto vengono collegate fra di loro.

Sul Corriere della Sera di lunedì 13 febbraio vengono riportati commenti della stampa tedesca sugli acquisti di armi fatti dal Governo greco. Quest’anno il 3% del prodotto interno lordo se ne andrà in spese militari; fino al 2009 i produttori di armi tedeschi hanno fatto una fortuna con la Grecia; nel 2008 la Grecia era al quinto posto come nazione importatrice di armi; ancora l’estate scorsa, secondo il Wall Street Journal, i governi di Berlino e Parigi avevano posto come condizione per approvare il piano di salvataggio l’acquisto di nuove, inutili, armi; per il 2012 la Grecia prevede una spesa militare superiore ai sette miliardi di euro, più del 18% rispetto al 2011.

Anche al Portogallo Francia e Germania stanno cercando di imporre l’acquisto di armi in cambio di aiuti.

Il legame tra crisi economica e spese militari, che gli anarchici hanno sempre denunciato, non poteva apparire più chiaramente.

Ma la Grecia è un esempio per tutta l’Europa anche per i nuovi rapporti fra le classi. Alcuni affermano che il governo tedesco ha sbagliato a non aiutare la Grecia quando questo poteva essere fatto a costi minori. In realtà, agendo così, il governo tedesco, ma sarebbe più giusto dire la Commissione Europea, è riuscito ad imporre un drastico peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro in Grecia: taglio delle pensioni, taglio dei salari, licenziamenti, nuove tasse e così via.

Oggi la Grecia rappresenta il futuro dell’Europa.

Quello che è stato imposto alla classe operaia e ai ceti popolari greci non è ciò che servirà ad uscire dalla crisi, è quello che la Commissione europea si era prefissata come obiettivo per tutta l’Europa. Nella comunicazione del gennaio 2011 fatta dalla commissione UE al parlamento europeo in cui si pongono gli obiettivi per l’anno: riduzione del costo del lavoro, riforma delle pensioni, flexsecurity, diminuzione della disoccupazione.

Intanto sono riusciti ad imporlo alla Grecia e alla Romania, in Spagna il governo Rajoy ha presentato la riforma del lavoro, in Italia ci stiamo muovendo a grandi passi per raggiungere la Grecia.

Intanto la Commissione Europea ha elaborato una bozza di regolamento in cui si attua quanto già previsto dal trattato di Maastricht: il contenimento degli aumenti salariali. Che l’attuale crisi finanziaria sia provocata artificialmente o meno, i governi la usano spregiudicatamente per ricattare il movimento operaio ed aumentare lo sfruttamento.

La Grecia è un esempio anche per quello che riguarda l’opposizione alle misure volute dall’Europa: per quale ragione una dozzina di scioperi generali non hanno ottenuto nulla? Il fatto è che le dirigenze sindacali, succube dei partiti parlamentari, non hanno un piano alternativo, un progetto per supplire alla crisi del capitalismo con l’autogestione, ma nemmeno per difendere le conquiste dei lavoratori. Gli scioperi generali sono diluiti nel tempo, dettati dalle scadenze del dibattito parlamentare e non della crescita del movimento di massa.

In queste condizioni, gli scioperi generali finiscono per stancare il movimento di lotta, anziché farlo crescere verso obiettivi decisivi. I partiti della sinistra usano queste scadenze in vista delle prossime elezioni, parlano di opposizione popolare, di rovesciare il governo, di superamento del capitalismo, ma intanto pensano alle elezioni politiche che ci saranno fra breve.

In questa situazione la crescita del movimento anarchico non è dovuta alla rappresentazione che ne fanno il governo e i principali organi di informazione. Anche in Grecia, ci sarà qualcuno che si avvicinerà all’anarchismo sulla base del mito dei black bloc, ma nella realtà la crescita del movimento anarchico si accompagna alla crescita del movimento di massa. Dalla fine degli anni ’90 gli anarchici greci hanno partecipato alle assemblee popolari locali, che si formavano su obiettivi specifici. In ogni quartiere di Atene e delle grandi città esistono strutture del genere, che con l’aggravarsi della crisi hanno ampliato il loro raggio d’azione: hanno occupato spazi pubblici abbandonati, hanno partecipato agli scioperi generali e alle manifestazioni popolari.

La manifestazione che si è svolta sabato 4 febbraio ad Atene dimostra l’influenza che gli anarchici reali, non quelli dipinti dalla stampa borghese, si sono conquistati nel movimento di massa.

Anche in questo la Grecia è un esempio: di fronte alle ruberie e alle violenze dei governi, di fronte alle esitazioni e ai tradimenti delle burocrazie sindacali e dei parlamentari di sinistra, il movimento anarchico si batte per gli sfruttati e gli oppressi, per la nuova società basata sulla giustizia sociale e sulla libertà.

Tiziano Antonelli

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Presidio in solidarietà al popolo greco – 17/02 ore 17:30 in Piazza Grande

Solidarietà al popolo gerco!

estendiamo la lotta contro sacrifici e austerità

Il popolo greco è di fronte a una crisi economica e politica senza precedenti. La popolazione è condotta alla povertà e alla disoccupazione di massa dalle richieste dell’Unione Europea. Gli ospedali sono privi di medicine, circa metà della popolazione giovane è disoccupata, i lavoratori di alcuni settori non ricevono lo stipendio da mesi, le condizioni di vita dei pensionati sono sotto un duro attacco e moltissime persone sono ormai costrette a rivolgersi alle mense o a scavare nei rifiuti.

La Grecia è solo la punta più avanzata di misure di austerità che stanno per essere introdotto in tutta
Europa. E’ del tutto evidente che mentre le misure proteggono gli interessi dei più ricchi queste non fanno che peggiorare la situazione per la maggioranza della popolazione. Ciò che sta accadendo in Grecia e in Romania oggi lo vedremo domani in Portogallo, in Italia e in Irlanda il giorno dopo.

La troika europea, con l’appoggio del governo greco di unità nazionale, esige un nuovo e ancor più feroce piano di austerità per il popolo greco: riduzione brutale dei salari e delle pensioni (-22%, con il salario minimo che dovrebbe passare da 751 € a 600), soppressione di 15.000 posti di lavoro nel
pubblico impiego, frantumazione del diritto del lavoro. E non basta. Privatizzazione dei servizi pubblici svenduti per ricavare 4 miliardi e mezzo (con l’impegno ad altre e generalizzate privatizzazioni, per arrivare a incassare dalle svendite 50 miliardi entro il 2015), smantellamento del servizio sanitario con il taglio di 1,1 miliardi di farmaci rimborsati dallo stato, distruzione della
scuola pubblica. E intanto si spendono miliardi per nuove armi.

I lavoratori greci sono chiamati ancora a pagare la crisi. L’immensa maggioranza paga le spese di una politica che non aveva scelto, imposta dai mercati finanziari, dalle banche, dal padronato, dai governi sotto l’ala protettrice di Merkel e Sarkozy.
Quello che accade in Grecia richiede innanzitutto la nostra indispensabile solidarietà per un popolo che non ha alcuna responsabilità per la crisi che si è creata.
L’austerità serve a salvare le banche (in particolare quelle francesi e tedesche) che speculano da anni sul debito ellenico. Ma la brutalità dell’attacco serve soprattutto a mostrare al resto dei popoli europei quello che li attende, in termini di abbassamento drastico dei livelli di vita. E la protervia con cui non si ascoltano neanche minimamente le massicce, prolungate e dure proteste dei greci serve a scoraggiare in tutti gli altri paesi (prima fra tutti l’Italia) ogni speranza e ogni voglia di resistere alla violenza dell’attacco delle banche e degli Stati.
E il popolo greco non si arrende. Le giornate di sciopero generale si susseguono, con partecipazione crescente. Numerosi ministeri sono occupati dai lavoratori, altrettanto accade in molte aziende e nelle scuole e nelle università.
Durante il passato weekend, il parlamento è stato assediato da centinaia di migliaia di manifestati nel tentativo determinato di far sentire la propria voce alle istituzioni ormai commissariate di fatto.

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà al popolo greco in lotta.
E’ con una lotta su scala europea che i popoli del continente devono ribellarsi contro i piani di austerità.

Sinistra Critica, Federazione Anarchica Livornese, Collettivo Anarchico Libertario, Ex Caserma Occupata, Unicobas, USB, “CGIL che vogliamo” Funzione Pubblica

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Volantino per la manifestazione del 18 febbraio – Lottiamo per una vita libera dai veleni!

Lottiamo per una vita libera dai veleni!

Il 17 dicembre scorso, durante una violenta libecciata, il cargo “Venezia” della
compagnia armatrice Grimaldi, “perde” al largo della Gorgona due semirimorchi con 198 fusti tossici (catalizzatori di monossido di cobalto e molibdeno) provenienti da un araffineria siciliana. Capitaneria, Prefettura ed amministrazioni locali hanno atteso ben 11 giorni prima di divulgare la notizia del disastro. Soltanto grazie alla controinformazione di comitati e associazioni ecologiste si è venuti a conoscenza del pericolo: il materiale contenuto nei bidoni “persi” al contatto con l’aria può infiammarsi, sprigionando polveri e gas nocivi, ed è tossico per la fauna marina.
A distanza di due mesi continuano a susseguirsi versioni contrastanti sulla ricostruzione dei fatti da parte delle autorità e della compagnia armatrice Grimaldi, principale responsabile del disastro.
L’annuncio dell’inizio delle operazioni di recupero dei bidoni non corrisponde ad una reale volontà da parte della compagnia Grimaldi di procedere rapidamente ed a proprie spese al recupero.
Come sempre le istituzioni (Capitaneria, enti locali, Prefettura) tutelano il profitto dell’armatore, del produttore e trasportatore delle sostanze tossiche, invece della salute delle popolazioni.
La storia si ripete, anche se con le dovute distinzioni. Come in Val Susa, come a Napoli, come all’Aquila, come a Casale Monferrato, come nella Livorno rigassificata col consenso della stragrande maggioranza dei partiti politici: da parte delle istituzioni solo disinteresse, minimizzazioni, imposizione di nocività.
Il diritto alla salute dei singoli e della collettività può essere tutelato solo attraverso l’autorganizzazione e l’azione diretta.
Solo impegnandosi in prima persona e lottando fuori e contro le istituzioni si può imporre:
-CHE SI METTANO IN AZIONE TUTTE LE MISURE PER RECUPERARE I BIDONI
-CHE SI FACCIA LUCE SU COSA EFFETTIVAMENTE E’ ACCADUTO SUL CARGO
VENEZIA LA NOTTE DEL 17 DICEMBRE
-CHE I RESPONSABILI DEI SILENZI E DELLE OMISSIONI SIANO MESSI DI FRONTE ALLE LORO RESPONSABILITA’

18 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE
organizzata da Vertenza Livorno – rete per la difesa della salute e dell’ambiente
ORE 15 PIAZZA CIVICA
Scendiamo in piazza sabato 18 febbraio a Livorno, non solo per difendere la salute e l’ambiente, ma anche contro la repressione nei confronti del movimento NO TAV, che in Val di Susa è ormai da anni un esempio per tutti coloro che lottano contro la violenza dello Stato e le devastazioni ambientali del capitalismo.
Un esempio raccolto anche dalle lotte popolari per la difesa della salute e dell’ambiente che pure nella nostra città si sono sviluppate in questi anni, come questa mobilitazione contro i veleni in mare.
Il 25 febbraio ci sarà in Val di Susa una grande manifestazione nazionale contro la repressione a cui sarà fondamentale partecipare. Libertà per i NO TAV!

Federazione Anarchica Livornese – F.A.I.
Collettivo Anarchico Libertario

 

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Grecia. Tra il male e il peggio c’è chi sceglie la libertà

da: http://anarresinfo.noblogs.org/2012/02/12/grecia-tra-il-male-e-il-peggio-c%E2%80%99e-chi-sceglie-la-liberta/

 

Domenica 12 febbraio. In un clima di nervosa attesa, mentre ad Atene stavano per cominciare le manifestazioni intorno al Parlamento che questa notte potrebbe approvare un nuovo durissimo piano di tagli alla sanità, ai salari, alle pensioni, abbiamo discusso con Massimo Varengo, compagno di Milano che conosce bene la situazione greca e il movimento anarchico di quel paese, delle prospettive di un movimento di opposizione popolare ben deciso a non ingoiare il rospo imposto dalla trojka (FMI, BCE, UE).
Mentre scriviamo Atene brucia: gli scontri intorno al Parlamento sono durissimi, la polizia spazza la piazza con cariche e lacrimogeni, i dimostranti rispondono con pietre, bombe carta e molotov.
La ricetta proposta dal premier Papademos, il tecnocrate chiamato ad eseguire i diktat europei, è particolarmente dura. Papademos, sostenuto in maniera bipartisan dai due principali partiti greci, la conservatrice Nea Democratia e i socialisti del Pasok, vuole servire ai greci altri durissimi sacrifici. Il paese è ormai allo stremo: in alcuni ospedali la gente deve portare da casa aghi e carta igienica, i pronto soccorso straripano di gente che non può pagare il medico di base, la disoccupazione è alle stelle.
Il piano che con ogni probabilità verrà approvato questa notte prevede una radicale riforma del mercato del lavoro, con una profonda deregulation, una diminuzione di oltre il 20% del salario minimo garantito e un taglio delle pensioni. In vendita le quote pubbliche in petrolio, gas e acqua.
È significativo che in questi stessi giorni anche in Spagna dopo la riforma laboral imposta dal governo di Mariano Rajoy, a Madrid ci siano state manifestazioni sfociate in scontri con la polizia.
In Italia Monti si sta accingendo a varare misure analoghe, tentando approcci – poi smentiti con la segretaria CGIL Camusso – per un passaggio morbido delle misure.
Papademos sta sostenendo che la scelta è tra il male e il peggio. Ormai da tempo i lavoratori greci rifiutano la scelta e optano per la libertà.
Assediando il parlamento ma non solo. In alcune località come la cittadina di Kirkis, a 80 chilometri da Salonicco, i lavoratori dell’ospedale locale hanno deciso di autogestire la struttura con criteri di condivisione e solidarietà.
Ascolta l’intervista a Massimo Varengo

Aggiornamento al 13 febbraio. Tutti i giornali definiscono gli anarchici teppisti, black bloc, devastatori. Ma alcuni sono stati costretti ad ammettere che la notte di rivolta che ha accompagnato il voto parlamentare sui tagli di 3,3 miliardi di euro è stata sostenuta e appoggiata dalla popolazione.
Lo scrive Il Giornale:  “sostenuti dalla popolazione, stanca dei continui tagli a pensioni e salari”. E La Stampa nell’edizione on line della notte scrive che gli anarchici sono “accolti dagli applausi della piazza”; nell’edizione di questa mattina la notizia scompare. Nonostante questo il reportage racconta di una popolazione decisa a restare in piazza, nonostante lacrimogeni, manganellate e idranti.

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Sabato 18 manifestazione a Livorno: “Il nostro mare non è una discarica”

da: senzasoste.it

 

manifesto_bidoni_livorno

Sembra incredibile, ma a due mesi di distanza dall’incidente del cargo Venezia, che ha perso in mare circa duecento bidoni di rifiuti tossici, continua il balletto delle versioni fornite dalla compagnia e dalle autorità. Continuano a susseguirsi versioni contrastanti sul luogo dove sarebbe avvenuto l’incidente, sulla dinamica, sul numero dei bidoni, sul loro contenuto, sulle modalità previste per il recupero e così via.
Prima si tace, poi si parla di cobalto, poi sparisce il cobalto e viene fuori il nichel, i bidoni da 198 diventano 112…
L’unica cosa certa è che nel nostro mare ci sono almeno 40 tonnellate di rifiuti tossici che se non verranno recuperati provocheranno un disastro (ammesso che il disastro non sia già in corso …)
Niente quadra in questa vicenda. Per questo temiamo che, nonostante sia stato annunciato l’inizio delle operazioni, non vi sia una reale volontà da parte della compagnia Grimaldi di procedere rapidamente e a proprie spese al recupero dei bidoni, né da parte di Comune, Provincia, Prefettura e Capitaneria di Porto, di fare chiarezza sulla vicenda e garantire la salute dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente marino.
Particolarmente grave l’atteggiamento del sindaco di Livorno Cosimi che ha mentito dichiarando di essere stato avvisato dell’incidente solo dopo molto tempo, quando invece sapeva e non ha ritenuto di dover avvisare tempestivamente la popolazione.
Quello del cargo Venezia è l’ennesimo incidente che avviene nel nostro mare, si pensi al Concordia e alla chimichiera che sabato scorso ha urtato il pontile Solvay di Vada; da tempo il nostro porto è indicato come uno snodo di primo piano nel traffico internazionale di rifiuti tossici.
Questo probabilmente non preoccupa quegli amministratori locali che vogliono imporci il rigassificatore offshore, una bomba galleggiante priva dei minimi requisiti di sicurezza che inquinerà il Santuario dei Cetacei, né il presidente della Regione Rossi che indica come precedente virtuoso da seguire per il nostro porto l’affare delle navi dei veleni Karin B e Deep Sea Carrier.
Con la nostra manifestazione chiediamo quindi:
LA VERITA’ SU QUANTO AVVENUTO A BORDO DEL CARGO VENEZIA IL 17 DICEMBRE L’IMMEDIATA RIMOZIONE DEI BIDONI TOSSICI A TOTALE CARICO DELLA GRIMALDI LE DIMISSIONI DEI FUNZIONARI INCAPACI E DEL SINDACO DI LIVORNO UN’INDAGINE CREDIBILE SUL LIVELLO DI INQUINAMENTO DELLE NOSTRE ACQUE E SULLE MALATTIE PROVOCATE DALL’INQUINAMENTO NEL NOSTRO TERRITORIO
INVITIAMO TUTTI I MANIFESTARE SABATO 18 FEBBRAIO, RITROVO ORE 15, IN PIAZZA CIVICA

Vertenza Livorno, rete per la difesa della salute e dell’ambiente

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Tribunale del riesame per 4 No Tav: carcere per Luca e Giorgio, ai domiciliari Zeno e Federico

Tribunale del riesame per 4 No Tav: carcere per Luca e Giorgio, ai
domiciliari Zeno e Federico

Oltre a Tobia Imperato trasferito nel carcere di Cuneo, anche Luca
Cientanni è stato spostato per punizione nel carcere di Ivrea.

Questa mattina, lo riferisce l’avvocato Lamacchia, il tribunale del
riesame si è pronunciato sulle richieste di scarcerazione dei quattro No
Tav per i quali c’è stata l’udienza il 6 febbraio.
Luca Cientanni e Giorgio Rossetto restano in carcere, a Federico Guido e
Zeno Rocca sono stati concessi i domiciliari. L’udienza del riesame per
gli altri No Tav è stata fissata il 13 febbraio: l’esito si saprà il
prossimo fine settimana.
Giungono notizie dal carcere da Gabriela Avossa, le cui condizioni di
detenzione sono particolarmente dure: è rinchiusa in una cella senza
finestre e dorme in un letto pieno di pulci.

Un motivo in più per essere in tanti alla manifestazione del 25 febbraio
da Bussoleno a Susa.

Per informazioni e approfondimenti: http://anarresinfo.noblogs.org

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Solidarietà ai compagni sotto processo!

Il 16 gennaio 2010 si tenne a Livorno il corteo nazionale contro gli omicidi di Stato organizzato per iniziativa di Maria Ciuffi, madre di Marcello Lonzi, ucciso nel carcere Le Sughere di Livorno l’11 luglio 2003. Oltre mille persone scesero in piazza quel giorno con un corteo comunicativo che attraversò il centro della città, una importante manifestazione alla quale parteciparono anche i familiari di altre vittime.

In quell’occasione la città fu di fatto militarizzata con una massiccia e provocatoria presenza di decine di mezzi blindati e centinaia di agenti in assetto antisommossa. Quel 16 gennaio il centro venne stretto d’assedio dalle forze dell’ordine, rimosse auto e cassonetti, fatti chiudere i negozi ed addirittura le farmacie. Un tentativo di isolare la manifestazione che non riuscì a intimidire chi quel giorno era in piazza. In quell’occasione venne da più parti denunciata la volontà delle autorità di provocare e criminalizzare il corteo.

Tre compagni che il 16 gennaio di due anni fa parteciparono a quella manifestazione sono in questi giorni sotto processo a Livorno, accusati di aver cercato di allontanare dal corteo alcuni agenti della Digos che stavano schedando e riprendendo alcuni manifestanti.
A questi, due compagni ed una compagna, va la nostra solidarietà ed il nostro sostegno.

Contro ogni repressione
Per una società libera dalla violenza e dall’oppressione dello Stato

 

Collettivo Anarchico Libertario

collettivoanarchico-at-hotmail.it

http//collettivoanarchico.noblogs.org

 

Federazione Anarchica Livornese – F.A.I.

cdcfedanarchicalivornese-at-virgilio.it

 

 

una foto del corteo contro gli omicidi di Stato, lo striscione di apertura tenuto dai familiari delle vittime.

 

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Rimandato il presidio di Giovedì 2 febbraio, per il ripescaggio dei bidoni tossici

Il presidio organizzato da Vertenza Livorno per il ripescaggio dei bidoni tossici, che si sarebbe dovuto tenere domani giovedì 2 febbraio è stato annullato a causa delle condizioni meteorologiche.

http://www.senzasoste.it/livorno/rimandato-il-presidio-di-protesta-per-il-ripescaggio-dei-bidoni-tossi

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