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Secondo report: Dentro al campo profughi di Manduria

da: http://www.senzasoste.it/migranti/dentro-al-campo-profughi-di-manduria

Proteste all’interno del campo di Manduria

All’interno del campo profughi di Manduria, oggi, sabato 16 aprile, si è respirata un ‘aria molto più pesante  rispetto a ieri, infatti, alle ore 20:30 del giorno precedente,  vi è stata un’ altra vittima del campo profughi. Un uomo di 51 anni, mentre stava camminando sul ciglio della strada, è stato travolto da un auto, ed è morto sul colpo.

Questa rappresenta la terza vittima per colpa della velocità delle macchine che sfrecciano  su questa strada, la quale divide il campo profughi dall’immensa campagna.

Una colpa non attribuibile soltanto alla velocità delle macchine,o alla accidentalità, come ci dichiarano i cittadini del paese,  ma anche dall’odio che alcune persone nutrono verso i migranti.

Intanto i giornali del luogo riportano due versioni diverse dell’accaduto, il primo “il quotidiano di Puglia” scrive che la donna al volante non ha proprio visto i ragazzi sulla strada, l’altro “la gazzetta del Mezzo Giorno” riporta una versione diversa, ovvero, che la donna non ha fatto in tempo a frenare, perché i ragazzi dal ciglio della strada, si sono spostati troppo velocemente al  centro della corsia. Insomma due versioni che non danno una reale versione dei fatti, in quanto non combaciano nel loro accaduto.

Una domanda, di fronte a tutto questo, sorge spontanea:  perché le autorità, non hanno messo neanche una pattuglia sulla strada, quando d’avanti e dentro il centro profughi vi sono ventine di macchine, camionette (e perfino cavalli) della polizia e dei carabinieri? Perché si preoccupano tanto di sorvegliare questi ragazzi, quando a pochi metri di distanza, altre persone, italiane, uccidono o feriscono dei ragazzi, di fronte agi occhi impassibili di tutti?

A queste domande, non occorre trovare complicate risposte, basta riflettere  su dove, il nostro governo ha situato i ragazzi, ovvero dentro a veri e propri lager, e con quale “accoglienza” ha deciso di accompagnare la loro permanenza in Italia, ovvero con quella del terrore e della polizia.

Un ragazzo del campo, Mohammed, (il più disponibile  a raccontare che cosa accade dietro a quelle mura), ci ha dichiarato che la polizia, nelle prime ore del mattino, l’ha rintracciato sia  per poter svolgere l’identificazione del corpo, attraverso una fotografia,  sia per poter comunicare alla famiglia del defunto, la perdita del proprio caro. Costringendolo così, a sopportare un triplo dolore.

Durante questa triste mattinata, i ragazzi del campo profughi, di Santa Maria Capovetere, si sono messi telefonicamente  in contatto con noi, per poterci comunicare l’arrivo di 130 permessi di soggiorno, subito distribuiti all’interno del campo.  Ma  a Manduria , la polizia, ritarda nelle distribuzione dei permessi.

Mohammed, ci racconta che una mediatrice del campo, gli ha confidato che i permessi sono già arrivati, ma che la polizia ha deciso di non spartirli fra i ragazzi, almeno fino a lunedì.

Per questa motivazione, alle ore 02:00, del mattino di sabato, nel campo si è manifestata una lunga protesta, in cui i ragazzi urlavano soltanto  una frase “VOGLIAMO I PERMESSI !”

Mohammed, non capisce le motivazioni di questo comportamento da parte della polizia, pensa soltanto che l’unico fine sia quello di innescare una rivolta all’interno del campo, soprattutto perché nella prima mattinata sono state aggiunte nuove reti e nuovi fili spinati al campo profughi.

Nuovamente parliamo con altri ragazzi, rinchiusi nel campo, domandandogli  se la polizia li ha mai informati dei loro diritti, dei loro permessi, di dove si trovavano soltanto geograficamente, ma l’unica risposa è che la polizia non li ha mai informati di niente, tanto che nei primi giorni, quando alcuni ragazzi tentavano di scappare dal campo,alcuni di loro arrivarono a piedi fino a Bari, credendo di essere arrivati a Bologna. Dunque si può notare la più totale disinformazione dei ragazzi, sia di dove si trovano sia dei loro diritti.

Le uniche informazioni, che sono riusciti ad avere, sono state quelle derivanti dai cittadini e dalle associazioni presenti nel luogo.

Il dialogo, soprattutto negli ultimi giorni, con le forze dell’ordine è inesistente, soprattutto perché non si fidano di quelle divise, e perché vogliono soltanto una cosa … i loro permessi di soggiorno.

Non tutti i ragazzi, che abbiamo intervistato o con cui abbiamo semplicemente parlato, ci raccontano apertamente di come la pensano sulle forze dell’ordine e sulla loro gestione del campo, perchè hanno molta paura di andare in contro a diversi tipi di ripercussioni, altri invece si fidano di chi gli intervista, e sono determinati a far sapere a tutte le persone , che cosa avviene in quei luoghi .

Una cosa è certa, i loro occhi e il loro tono di voce, ci comunica una profonda rabbia per ciò che sono costretti a subire,  e una profonda stanchezza, perché come ci dicono, si sentono presi in giro da questo governo e da questa polizia, che ogni giorno gli promettono  il rilascio del  proprio permesso di soggiorno, e ogni giorno, puntualmente, infrangono  questa promessa.

Tutti liberi !!!

Irene C.

17 aprile 2011

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APERITIVO + CINEFORUM GIOVEDI’ 21

Secondo appuntamento per il cineforum organizzato dal Collettivo Anarchico Libertario.

GIOVEDI’ 21ORE 20:30

presso la Federazione anarchica Livornese, Via degli Asili 33, Livorno
-ORE 20:30 APERITIVO CON ABBONDANTE BUFFET!

-ORE 21:30 PROIEZIONE
del film “Il giudizio universale” del 1961, di Vittorio de Sica

Prossimi appuntamenti del cineforum:

-martedì 26 aprile ore 21:

“Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo, Marco Malfi Chindemi, Cesare Cantù

-giovedì 12 maggio ore 21:

“Come un uomo sulla terra” di Riccardo Biadene, Andrea Segre e Dagmawi Yimer

-martedì 17 maggio ore 21:

“Riff Raff” di Ken Loach

-giovedì 26 maggio ore 21:

“Carandiru” di Hector Babenco

Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmail.it

http://collettivoanarchico.noblogs.org/

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Dentro al campo profughi di Manduria

da: http://www.senzasoste.it/migranti/dentro-al-campo-profughi-di-manduria

manduria_campo_profughi

Lo  scenario che si presenta a Manduria , nel campo profughi,  è quello di uno schieramento di macchine della polizia, camionette e poliziotti a cavallo ( per poter prendere più facilmente i migranti in fuga ). Uno schieramento che non può che provocare un insito terrore nelle menti delle persone, come se fra quelle mura e quel filo spinato si nascondessero i peggiori criminali del mondo, controllati dall’esterno dalle nostre forze dell’ordine, pronte a salvaguardare la cittadinanza da quel  mostro, definito “extra comunitario o immigrato”. Un profondo contro senso, perché in questa contorta Italia, che protegge politici corrotti e mafia, si controllano persone, che non hanno nessun tipo di pericolosità, che scappano dalle loro terre per avere una seconda vita, per poter trovare un luogo dove si respiri libertà e non oppressione di un regime di tipo dittatoriale.

I ragazzi del campo profughi , appena scendiamo dalla macchina, si avvicinano subito a noi, si presentano, sorridono tutti quanti, hanno voglia di comunicare, di parlare di condividere ciò che stanno vivendo giorno per giorno dentro a questo lager. Offriamo a loro sigarette, cibo e vino, ma non siamo gli unici. Tutte ,o quasi, le persone che vivono nei paesi intorno a Manduria, portano ai ragazzi del campo profughi ogni tipologia di cibo, bevande, vestiario, offrendo loro la più completa disponibilità per qualsiasi tipo di favore da quello economico a quello di tipo comunicativo, per poterli mettere in contatto, con i loro cari tramite internet o tramite vie telefoniche. Vi è perfino un panificio, che per questi ragazzi, ha ridotto il prezzo di pane, schiacciata, pizza…rispetto al costo normale.  Fortunatamente, nonostante le mosse messe in campo da  questo governo di terrore verso i migranti, le persone del luogo si dimostrano molto accoglienti verso i ragazzi, e cercano in tutti i modi di poterli aiutare. 

Un ragazzo, Mohammed, ci parla brevemente della loro situazione. Ci racconta delle sue aspettative, prima di partire dalla Tunisia, che nutriva verso l’Italia, aspettative puntualmente deluse. La permanenza nel campo non è semplice , ma al limite dell’immaginabile.

Sono costretti a dormire dentro a delle tende, in nove persone, dove è raro trovare dei materassi su cui poter sdraiarsi, e dunque,  costretti a riposare per terra, tra umido,acqua e sporco.  Nei loro bagni non vi è acqua, anche se sono muniti di finiti rubinetti, e l’unico modo con cui possono lavarsi è tramite le docce, che sono dotate solo ed esclusivamente di acqua gelida. Mohammed, mi dice che da quando è qua, soffre di tosse e raffreddore cronico, difficile da poter superare, vivendo in condizioni simili…in condizioni che neanche un animale da macello è costretto a dover superare.

Il cibo è molto scarso, e per poterlo prendere, come per fare qualunque altra cosa (dalla doccia all’accesso dei wc) , devono affrontare file chilometriche di persone. Basti immaginare, che all’interno del campo vi sono 2.500 persone, per poter capire quanto può essere impossibile compiere un gesto, anche quello che a noi risulta il più comune, come quello di mangiare un piatto di pasta.

La comunicazione, inoltre, all’interno del campo tra forze dell’ordine e immigrati, è inesistente. I ragazzi non  si fidano della polizia. Come mi dice Mohammed, ci sono stati molteplici episodi , nei quali, la polizia ha picchiato e maltrattato i ragazzi del campo. Sia quando volevano scappare,dove  sono stati picchiati dalla polizia che li ha rincorsi a cavallo, sia quando noi eravamo proprio fuori dal campo profughi, dove un ragazzo, dopo aver fatto una lunghissima fila per prendere la sua dose di cibo, è stato spintonato dalle forze dell’ordine svariate volte. E questo ultimo particolare ci è stato riportato proprio da un altro ragazzo del campo, che ha assistito a tutta la scena.

Mohammed ci dice, che la loro domanda più frequente è : “Perché ci fanno questo?! Perché ci trattano così?! Noi non siamo animali “

Infatti questi ragazzi non sono animali, ne  tanto meno degli assassini o dei terroristi, sono persone, normali … che vengono costrette a sopravvivere in lager e sotto una mentalità fascista, esercitata dalle forze dell’ordine italiane, nonché esercitata dallo Stato italiano.

Questo è stato soltanto il primo giorno che io sono arrivata al campo, e questi ragazzi mi hanno subito comunicato la loro voglia di far sapere che cosa accade dietro quel filo spinato e che cosa sono costretti a subire giornalmente, senza far sì che le atrocità delle forze dell’ordine, restino rinchiuse dentro a quelle tende, in mezzo a quelle file e scolpite sui quei corpi… ma provando a urlare a tutte le persone una parola sola “LIBERTà!” .

NESSUN UOMO è ILLEGALE !!!!

per Senza Soste, Irene C.

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Un operaio muore dissanguato in un cantiere a Calambrone

da: senzasoste.it

 

La tragedia è avvenuta ieri pomeriggio in un cantiere dell’ex-colonia Vittorio Emanuele II. Ancora da accertare l’esatta dinamica dell’incidente. La ditta per cui lavorava Antimo Ceccarelli, la Lo Conte Costruzioni SRL, che lavora per il gruppo Bulgarella proprietario della struttura, era già stata sanzionata dall’Asl. Francese, segretario generale della Cgil di Pisa: “Quel cantiere era stato già controllato dalle autorità competenti e sottoposto a precise prescrizioni”.

morti_cantiereUn nuovo morto sul lavoro nel nostro territorio e un interminabile lista di nomi che si allunga ancora una volta per quella che molti hanno chiamato “una guerra senza fine”. Darsi una ragione per una morte è cosa sempre difficile, diventa quasi impossibile quando si muore sul posto di lavoro.

E’ questo ciò che accaduto nel pomeriggio di ieri, intorno alle 16, ad Antimo Ciccarelli, 57 anni, originario di San Giorgio a Cremano (Napoli), e residente a Cascina. L’operaio è morto dissanguato nel cantiere edile dove lavorava: L’ex colonia Vittorio Emanuele II, edificata tra il 1934 e il 1940, dove secondo i piani di ristrutturazione del gruppo di Andrea Bulgarella, titolare della Edilcentro di Pisa, la società immobiliare proprietaria della struttura, verranno realizzati appartamenti di lusso, un centro benessere, un ristorante e una piscina.

La dinamica dell’incidente non è ancora chiara e sul posto sono intervenuti i tecnici della Medicina del lavoro per ricostruire l’accaduto. A quanto si è appreso, però, Ciccarelli è morto dissanguato dopo essersi reciso l’arteria femorale. L’operaio si trovava al sesto piano dell’ impalcatura, coincidente con il terzo dell’edificio, quando, forse scivolando su un ferro, si è provocato una profonda ferita a una gamba.

I soccorritori del 118, giunti sul posto in pochi minuti, hanno provato a tamponare l’emorragia ma le condizioni di Ciccarelli sono parse subito disperate e per oltre un’ora si è tentato di rianimarlo senza riuscire però a salvargli la vita. I primi ad intervenire sono stati i suoi compagni di lavoro, poi l’arrivo dei soccorsi e dei Vigili del Fuoco visto che l’uomo si trovava in alto su una impalcatura e dunque si rendeva necessario l’utilizzo dell’autoscala per raggiungerlo e cercare di salvarlo. Un tentativo che però, nonostante gli sforzi, è stato vano. Solo nel tardo pomeriggio la salma è stata portata presso l’istituto di medicina legale per l’autopsia e a disposizione della magistratura. A seguire l’inchiesta aperta dalla Procura sarà il Pubblico Ministero Sisto Restuccia.

Ciccarelli lavorava per l’impresa edile Lo Conte Costruzioni SRL di Melito Iripino ad Avellino, tra i fornitori del gruppo Bulgarella, una ditta che aveva già avuto sanzioni per motivi di sicurezza da parte della Asl.

E che in particolare in quel cantiere ci fossero dei problemi era già noto. A rivelarlo è il segretario provinciale della Cgil di Pisa, Gianfranco Francese, che ricorda come fosse “stato già controllato dalle autorità competenti e sottoposto a precise prescrizioni”. “Ci risulta – aggiunge Francese – che il cantiere avesse subito delle prescrizioni, perché tutto non era a norma come avrebbe dovuto essere: questa morte dunque dimostra che quelle prescrizioni forse sono state disattese e per questo chiediamo con forza di accertare i fatti e le eventuali responsabilità”.

Il segretario della Cgil pisana sottolinea che “purtroppo siamo ancora una volta di fronte a un evento tragico che colpisce profondamente tutta la nostra comunità: un lutto che ancora una volta colpisce chi lavorava in subappalto e ciò ripropone con forza la questione della sicurezza nei luoghi di lavoro”. “Nelle prossime ore – conclude Francese – d’intesa con gli altri sindacati, decideremo come muoversi visto che è il secondo incidente mortale nel giro di un mese nella provincia di Pisa”.

E su quanto avvenuto interviene anche Stefano Iaccarino, membro della segreteria della Filca, la federazione degli edili della Cisl: “Perché l’operaio – come sarebbe emerso dai primi accertamenti – è morto dissanguato? È stato rispettato il Pos (piano ordinario di sicurezza) che ogni impresa edile è chiamata a redigere quando allestisce un ponteggio? Una cosa è certa: la morte in un cantiere edile non è mai una fatalità”.

La notizia della morte dell’operaio è stata data nel pomeriggio di ieri dallo stesso sindaco nel corso del Consiglio Comunale che ha deciso di mantenere un minuto di silenzio per l’ennesima morte bianca nel nostro territorio.

“Esprimo il dolore e la commozione della città – ha detto Filippeschi – per l’infortunio sul lavoro che è costato la vita ad Antimo Ciccarelli. Sarà sempre più forte l’impegno della città per la sicurezza nel lavoro, per far valere le regole nuove che si sono conquistate e per garantire il massimo di sicurezza in ogni cantiere”.

tratto da www.pisanotizie.it

15 aprile 2011

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Sabato 16 aprile davanti al carcere delle Sughere: verità e giustizia per Marcello Lonzi

da: senzasoste.it

lonzi_marcello

Dopo la vergognosa e definitiva archiviazione del processo sulla morte di Marcello Lonzi, la mamma di Marcello, Maria Ciuffi, ha indetto UN PRESIDIO PER SABATO 16 APRILE A PARTIRE DALLE ORE 16.00 SOTTO IL CARCERE “LE SUGHERE” DI LIVORNO.
Invitiamo la cittadinanza e tutti/e i compagni/e che lottano contro il carcere e le morti di stato a partecipare a questo presidio cge vedrà per l’ultima volta Maria Ciuffi, dopo 8 anni di lotta incessante, scendere in piazza a Livorno per chiedere solidarietà e verità e giustizia per Marcello.

Link: La Cassazione insabbia definitivamente il caso Lonzi

Link: Caso Lonzi, la vergogna continua: la Procura annuncia l’archiviazione. L’indignazione della madre

Link:Caso Lonzi: ecco la perizia del medico legale che smentisce la Procura

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Stasera inizia il cineforum del Collettivo

CINEFORUM IN VIA DEGLI ASILI

Stasera, 12 aprile, inizia la rassegna di film presso la Federazione Anarchica Livornese in Via degli asili 33, organizzata dal Collettivo Anarchico Libertario.

Alle ore 21 proiezione di:
“La battaglia di Algeri” del 1966, di Gillo Pontecorvo

altri film in programma nelle prossime settimane:

-giovedì 21 aprile ore 21:

“Il giudizio universale” di Vittorio De Sica

-martedì 26 aprile ore 21:

“Il corpo delle donne” di Lorella Zanardo, Marco Malfi Chindemi, Cesare Cantù

-giovedì 12 maggio ore 21:

“Come un uomo sulla terra” di Riccardo Biadene, Andrea Segre e Dagmawi Yimer

-martedì 17 maggio ore 21:

“Riff Raff” di Ken Loach

-giovedì 26 maggio ore 21:

“Carandiru” di Hector Babenco

Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmail.it
http://collettivoanarchico.noblogs.org/

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Il gioco delle tre carte di Maroni

da: http://senzafrontiere.noblogs.org

Da settimane il governo italiano – in prima fila il ministro dell’Interno Roberto Maroni – sta ballando tra Tunisi, Parigi e Bonn.
Alti funzionari dell’ENI viaggiano per la Cirenaica scossa dalla guerra per convincere il Governo di transizione a mantenere i contratti firmati con Gheddafi. Nel frattempo dalla Libia partono barconi pieni di profughi dal corno d’Africa.  I primi dopo lo stop imposto dal trattato di amicizia italo-libica. Chi non ce la fa chiude la sua vita nella grande bara azzurra del Mediterraneo.
Maroni, Berlusconi e Frattini hanno provato senza troppo successo a comprarsi il governo tunisino. Dopo aver annunciato in pompa magna che Tunisi si riprendeva in blocco i 22.000 ragazzi sbarcati negli ultimi mesi in cambio di soldi e armi, il governo italiano è stato smentito da Essebsi. Sono seguite trattative convulse. Tunisi, dopo aver incassato i permessi temporanei per chi era già in Italia, non sta mantenendo l’impegno di fermare nuove partenze.
Nel frattempo è arrivato il no dell’Unione Europea alla libera circolazione dei tunisini provenienti dall’Italia.
La premiata ditta gabbie, respingimenti e deportazioni sta facendo acqua da tutte le parti.
Maroni prova a fare il gioco delle tra carte tra Roma, Tunisi e Parigi. E perde.

Vi proponiamo le principali tappe di questa vicenda nella ricostruzione di TAZ laboratorio di comunicazione libertaria.
“Il mare ne ha inghiottiti duecentocinquanta. Quella che si è consumata il 6 aprile è stata una delle peggiori tragedie – se mai fosse possibile stilare una classifica dell’orrore – tra quelle conosciute nel Canale di Sicilia. Il mare era agitatissimo, la presenza del barcone viene segnalata in acque maltesi, ma le autorità della Valletta non intervengono perché «impossibilitate». I soccorsi partono dunque dall’Italia: tre motovedette, un aereo e un elicottero. C’è anche il peschereccio mazarese “Cartagine” che riesce a recuperare tre persone. Il mare forza 6 e una falla nel barcone rendono tutto complicatissimo. Gli immigrati cadono in acqua, donne e bambini compresi, proprio durante i tentativi di trasbordo. Se ne salveranno solo quarantotto, per la maggior parte eritrei e somali.
Nel frattempo, la politica ha messo in scena le sue miserie. È entrato in vigore lo speciale decreto del presidente del consiglio con il quale viene riconosciuto a tutti gli immigrati tunisini presenti in Italia da gennaio uno speciale permesso di soggiorno della durata di tre mesi, concepito per garantire la libera circolazione all’interno dell’area di Schengen. Il provvedimento è stato varato partendo dal presupposto che la stragrande maggioranza dei tunisini approdati nelle ultime settimane a Lampedusa ha manifestato apertamente la volontà di andare in Francia o in Germania considerando l’Italia una testa di ponte. E proprio da Francia e Germania è arrivata la doccia fredda.

Parigi ha dapprima contestato la legittimità dei permessi di soggiorno concessi dall’Italia, e poi è stata diramata una direttiva a tutte le prefetture d’Oltralpe che stabilisce requisiti molto rigidi per consentire l’apertura delle proprie frontiere ai tunisini. Stessa indisponibilità da parte della Germania, mentre la stessa Unione Europea – per mezzo di Cecilia Malmstrom, titolare del portafoglio interni della Commissione europea – ha chiarito che i permessi temporanei italiani non possono garantire la libertà di circolazione nell’area Schengen perché i tunisini sono migranti economici, e quindi sempre passibili di espulsione.
Non si pensi che, in tutto questo, il governo italiano sia formato da uomini giusti ma incompresi. L’accordo italo-tunisino voluto da Maroni prevede, infatti, che gli immigrati che arrivano in Italia da questo momento in poi vengano rimpatriati subito con procedure semplificate. Ovvero, deportazioni sbrigative dall’aeroporto di Lampedusa. In cambio, l’Italia donerà alle forze dell’ordine di Tunisi sei motovedette, quattro pattugliatori e un centinaio di fuoristrada per controllare meglio le coste e impedire nuove partenze. Un meccanismo che Maroni ha cinicamente descritto come una “chiusura del rubinetto”. Intanto, Lampedusa è stata evacuata dagli immigrati deportati nelle tendopoli allestite in Italia (specialmente al Sud), ma tutto è durato davvero poco perché gli sbarchi sono ripresi massicciamente.
Dalle tendopoli si riesce a scappare, specialmente a Manduria e Caltanissetta. Più blindata la tendopoli di Kinisia, nelle campagne fra Trapani e Marsala. Cinquecento immigrati vivono in un’area circondata da un doppio perimetro di rete metallica sorvegliato a vista da un agente in tenuta antisommossa ogni dieci metri, seduto su una sedia. Nonostante tutto, dieci immigrati sono riusciti a fuggire, ma solo in sei hanno effettivamente riconquistato la libertà.”

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LOCKLEAR SI FA LA BASE NATO A SPESE DELLA REGIONE CAMPANIA

da:  http://www.comidad.org

 

Sebbene confinata nelle cronache locali della Campania, si è appresa la notizia che a novembre di quest’anno dovrebbe essere consegnata all’ammiraglio Locklear la nuova base militare NATO di Giugliano, vicino al Lago Patria, già sede di un’altra storica base militare USA; ma anche vicino alla ex centrale nucleare del Garigliano, che è attualmente deposito di scorie nucleari, sia di provenienza civile che militare. La zona di Giugliano e della vicina Castelvolturno, che è in provincia di Caserta, è stata oggetto nel 2008 di una opportuna “ripulitura” delle baraccopoli degli immigrati, con un eccidio di lavoratori africani attribuito al solito Clan dei Casalesi. Sta di fatto che la Direzione Distrettuale Antimafia ha accertato che clan camorristici erano coinvolti nella costruzione sia della base che degli alloggi del personale americano. Il fatto che la NATO, dovunque sia allocata, risulti sempre in stretto rapporto con la criminalità organizzata del luogo, ovviamente è una pura coincidenza, che, nella circostanza, non ha mancato di stupire il coordinatore della DDA campana, il magistrato Franco Roberti. Si tratta probabilmente di uno stupore del tutto retorico, dato che Roberti non è affatto nuovo a quella scoperta dell’acqua calda che è l’intreccio affaristico tra NATO e crimine organizzato. (1) La nuova base di Giugliano Lago Patria, secondo le dichiarazioni ufficiali, dovrebbe sostituire la storica base NATO di Bagnoli, anche se ai tempi di restituzione di quell’area non si accenna neppure. Il trasferimento del Comando di Bagnoli già è stato dilazionato al 2012, e di per sé ciò non comporta l’effettiva restituzione di quel territorio; perciò è probabile che Bagnoli segua la sorte di altre basi militari ufficialmente dismesse, ma in realtà ancora sotto controllo USA. La base aeronautica e missilistica NATO di Comiso avrebbe dovuto essere riconvertita per usi civili, anzi era diventata ufficialmente aeroporto civile nel 2007; uno scalo che, per una sorta di macabro scherzo, era stato intitolato a Pio La Torre, ucciso dalla mafia proprio per essersi opposto alla costruzione di quella base ed all’installazione dei missili. Nel 2008 la Giunta Comunale di centrodestra ha tolto l’intitolazione a Pio La Torre, tributando così un involontario onore al grande avversario della NATO e della mafia. In questi giorni, incidentalmente, si è però riparlato della base di Comiso come possibile asilo per immigrati, segno che questa riconversione dell’aeroporto dal militare al civile non è mai decollata sul serio; ma il ministro Maroni ci ha informato che il territorio della base non è ancora disponibile per altri usi. Il motivo dichiarato da Maroni è la fatiscenza di quella base, ma probabilmente è perché gli Stati Uniti non l’hanno mai davvero mollata. (2) L’ammiraglio Locklear intanto ha dovuto distogliere la sua preziosa attenzione dai bombardamenti democratici sulla Libia ed occuparsi dei ritardi nei lavori della base di Giugliano, sui quali dovrà relazionare a Bruxelles da qui a due mesi. Gli amministratori locali sono quindi sotto pressione da parte dei comandi NATO. Per rendere definitivamente operativa la base di Giugliano il presidente della Regione Campania, il presidente della Provincia, ed il sindaco di Giugliano, hanno dovuto prendere l’impegno di stanziare ulteriori finanziamenti, prelevandoli dai fondi Fas per lo sviluppo regionale, in modo da approntare le necessarie infrastrutture, sia viarie che idriche. Si tratta di opere faraoniche, data la vastità della struttura militare, dislocata su 330mila metri quadri. (3) Ma che c’entrano gli amministratori locali con una base militare NATO? E cosa sono questi “fondi Fas”? Ufficialmente la base NATO di Giugliano avrebbe dovuto essere finanziata dalle quote dei Paesi membri della NATO stessa; di fatto, però, persino la Giunta Regionale precedente, presieduta da Bassolino, aveva a sua volta stanziato fondi per la base di Giugliano, andando a bussare anche al governo per reperire altri finanziamenti. Tutte queste spese sono state giustificate accampando la consueta litania secondo cui queste strutture militari rappresenterebbero un’occasione di sviluppo economico ed occupazionale per le aree che le “ospitano”. (4) Non si tratta soltanto di slogan ad uso dei giornalisti, poiché nei bilanci pubblici le spese per le infrastrutture necessarie all’operatività delle basi militari non figurano come spese militari, bensì sotto la voce di “spese sociali”; ed infatti si va ad attingere direttamente ai fondi Fas, che le Regioni ricevono per destinarli allo sviluppo locale; ciò a dimostrazione ulteriore che la spesa sociale effettiva non soltanto è una minima parte della spesa pubblica, ma è addirittura una quota infima di ciò che ufficialmente figura come spesa sociale. Insomma, i denari stanziati dalla Regione e dal governo per la base NATO di Giugliano, in quanto sotto la voce “fondi Fas”, passeranno alla storia finanziaria del Paese come spese per lo sviluppo del Mezzogiorno, secondo la regola aurea che impone che al danno debba sempre accompagnarsi la beffa. (5) Dopo aver fatto pagare la base NATO di Giugliano ai contribuenti campani e italiani, l’ammiraglio Locklear già pensa al futuro; ed infatti, di qui a poco, anche i contribuenti libici potrebbero avere l’onore di pagarsi le loro basi USA e NATO, con tutti i business criminali annessi e connessi a queste basi. I vantaggi della democrazia!

(1) http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:5Sc_Qmf6sWwJ:www.antimafiaduemila.com/content/view/10290/138/+roberti+nato+cam€orra&cd=5&hl=it&ct=clnk&gl=it&source=www.google. http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:Sqp2bE5eqSIJ:corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2010/26-luglio-2010/camorra-ecco-identikit-capo-cupola-michele-zagaria-1703464465449.shtml+roberti+nato+zagaria&cd=3&hl=it&ct=clnk&gl=it&source=www.google.it

(2) http://www.ragusanews.com/articolo/20604/maroni-ex-base-nato-di-comiso-non-adatta-per-migranti

(3) http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/1-aprile-2011/nuovo-quartier-generale-natoa-lago-patria-novembre-consegna–190356593199.shtml

(4) http://www.comune.giugliano.na.it/index.php?param=n&idparam=569&ta=1&idamm=2

(5) http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:RTfB8Rv1AQoJ:www.denaro.it/VisArticolo.aspx%3FIdArt%3D578669+fondi+fas+campania&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it&source=www.google.it

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Cineforum aprile-maggio 2011

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RIUNIONE ASSEMBLEA CONTRO I CENTRI DI ESPULSIONE

GIOVEDI’ 7 APRILE ALLE ORE 21:30, PRESSO IL C.S.A. GODZILLA

è CONVOCATA LA RIUNIONE DELL’ASSEMBLEA CONTRO I CENTRI DI ESPULSIONE

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