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Secondo report: Dentro al campo profughi di Manduria

da: http://www.senzasoste.it/migranti/dentro-al-campo-profughi-di-manduria

Proteste all’interno del campo di Manduria

All’interno del campo profughi di Manduria, oggi, sabato 16 aprile, si è respirata un ‘aria molto più pesante  rispetto a ieri, infatti, alle ore 20:30 del giorno precedente,  vi è stata un’ altra vittima del campo profughi. Un uomo di 51 anni, mentre stava camminando sul ciglio della strada, è stato travolto da un auto, ed è morto sul colpo.

Questa rappresenta la terza vittima per colpa della velocità delle macchine che sfrecciano  su questa strada, la quale divide il campo profughi dall’immensa campagna.

Una colpa non attribuibile soltanto alla velocità delle macchine,o alla accidentalità, come ci dichiarano i cittadini del paese,  ma anche dall’odio che alcune persone nutrono verso i migranti.

Intanto i giornali del luogo riportano due versioni diverse dell’accaduto, il primo “il quotidiano di Puglia” scrive che la donna al volante non ha proprio visto i ragazzi sulla strada, l’altro “la gazzetta del Mezzo Giorno” riporta una versione diversa, ovvero, che la donna non ha fatto in tempo a frenare, perché i ragazzi dal ciglio della strada, si sono spostati troppo velocemente al  centro della corsia. Insomma due versioni che non danno una reale versione dei fatti, in quanto non combaciano nel loro accaduto.

Una domanda, di fronte a tutto questo, sorge spontanea:  perché le autorità, non hanno messo neanche una pattuglia sulla strada, quando d’avanti e dentro il centro profughi vi sono ventine di macchine, camionette (e perfino cavalli) della polizia e dei carabinieri? Perché si preoccupano tanto di sorvegliare questi ragazzi, quando a pochi metri di distanza, altre persone, italiane, uccidono o feriscono dei ragazzi, di fronte agi occhi impassibili di tutti?

A queste domande, non occorre trovare complicate risposte, basta riflettere  su dove, il nostro governo ha situato i ragazzi, ovvero dentro a veri e propri lager, e con quale “accoglienza” ha deciso di accompagnare la loro permanenza in Italia, ovvero con quella del terrore e della polizia.

Un ragazzo del campo, Mohammed, (il più disponibile  a raccontare che cosa accade dietro a quelle mura), ci ha dichiarato che la polizia, nelle prime ore del mattino, l’ha rintracciato sia  per poter svolgere l’identificazione del corpo, attraverso una fotografia,  sia per poter comunicare alla famiglia del defunto, la perdita del proprio caro. Costringendolo così, a sopportare un triplo dolore.

Durante questa triste mattinata, i ragazzi del campo profughi, di Santa Maria Capovetere, si sono messi telefonicamente  in contatto con noi, per poterci comunicare l’arrivo di 130 permessi di soggiorno, subito distribuiti all’interno del campo.  Ma  a Manduria , la polizia, ritarda nelle distribuzione dei permessi.

Mohammed, ci racconta che una mediatrice del campo, gli ha confidato che i permessi sono già arrivati, ma che la polizia ha deciso di non spartirli fra i ragazzi, almeno fino a lunedì.

Per questa motivazione, alle ore 02:00, del mattino di sabato, nel campo si è manifestata una lunga protesta, in cui i ragazzi urlavano soltanto  una frase “VOGLIAMO I PERMESSI !”

Mohammed, non capisce le motivazioni di questo comportamento da parte della polizia, pensa soltanto che l’unico fine sia quello di innescare una rivolta all’interno del campo, soprattutto perché nella prima mattinata sono state aggiunte nuove reti e nuovi fili spinati al campo profughi.

Nuovamente parliamo con altri ragazzi, rinchiusi nel campo, domandandogli  se la polizia li ha mai informati dei loro diritti, dei loro permessi, di dove si trovavano soltanto geograficamente, ma l’unica risposa è che la polizia non li ha mai informati di niente, tanto che nei primi giorni, quando alcuni ragazzi tentavano di scappare dal campo,alcuni di loro arrivarono a piedi fino a Bari, credendo di essere arrivati a Bologna. Dunque si può notare la più totale disinformazione dei ragazzi, sia di dove si trovano sia dei loro diritti.

Le uniche informazioni, che sono riusciti ad avere, sono state quelle derivanti dai cittadini e dalle associazioni presenti nel luogo.

Il dialogo, soprattutto negli ultimi giorni, con le forze dell’ordine è inesistente, soprattutto perché non si fidano di quelle divise, e perché vogliono soltanto una cosa … i loro permessi di soggiorno.

Non tutti i ragazzi, che abbiamo intervistato o con cui abbiamo semplicemente parlato, ci raccontano apertamente di come la pensano sulle forze dell’ordine e sulla loro gestione del campo, perchè hanno molta paura di andare in contro a diversi tipi di ripercussioni, altri invece si fidano di chi gli intervista, e sono determinati a far sapere a tutte le persone , che cosa avviene in quei luoghi .

Una cosa è certa, i loro occhi e il loro tono di voce, ci comunica una profonda rabbia per ciò che sono costretti a subire,  e una profonda stanchezza, perché come ci dicono, si sentono presi in giro da questo governo e da questa polizia, che ogni giorno gli promettono  il rilascio del  proprio permesso di soggiorno, e ogni giorno, puntualmente, infrangono  questa promessa.

Tutti liberi !!!

Irene C.

17 aprile 2011

Posted in Antirazzismo, Carcere, Generale, Internazionale, Repressione.

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