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da UN rubrica BelLavoro

( da Umanità Nova del 1 marzo 2009 n.8:  http://isole.ecn.org/uenne/archivio/archivio2009/un08/art5726.html )

A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese

Irlanda: continua l’occupazione alla Waterford Crystals

E’ giunta alla terza settimana l’occupazione da parte dei lavoratori
della Waterford Crystals, a rischio di chiusura causa dissesto
finanziario: questi assicurano, a rotazione, una presenza continua
nell’azienda di 60 di loro. Dall’inizio dell’occupazione i lavoratori
hanno dato vita ad una manifestazione nel capoluogo della Contea,
Waterford, con una partecipazione di oltre 6.000 persone e hanno
manifestato nella capitale Dublino, dinnanzi agli uffici della Deloitte
& Touche, società incaricata dalla proprietà di
condurre l’amministrazione controllata della Waterford Crystals; mentre
il gruppo "Save Waterford Crystal" su Facebook ha in pochi giorni
raggiunto i 4.600 membri da ogni parte del mondo.
Nello stesso giorno sono sfilate a Dublino ben 3 manifestazioni: quella
dei lavoratori di Waterford, quella dei conducenti della Bus Eireann
(la società di trasporto su strada dell’Eire) e quella degli
studenti (20.000 partecipanti). Gli uni per protestare contro il taglio
dei posti di lavoro, gli altri contro l’aumento  delle rette
scolastiche.

Sciopero alla Dhl contro la riduzione dei diritti e degli occupanti

Nella giornata del 12 febbraio un centinaio di lavoratori della
Dhl  di Corteolona (Pavia) hanno bloccato per 4 ore i cancelli
dello stabilimento, dall’alba fino alle 9,30. I tir  sono stati
bloccati sulla strada, la provinciale per Villanterio,  creando
problemi di circolazione stradale.
Non è la prima volta che iniziative di lotta esplodono nello
stabilimento. Due anni fa il motivo scatenante è stata la morte
di un albanese di 27 anni, caduto da un "muletto" che lo aveva
sollevato a diversi metri di altezza. Dopo questa vicenda ci sono
sempre stati fermenti nel capannone di logistica. Adesso il motivo
principale dello sciopero improvviso è stato il passaggio di
appalto dalla cooperativa Team Logistica alla cooperativa Elaia. Come
è risaputo le gare di appalto sono determinate dalla riduzione
di costi, ma a farne le spese sono solo i lavoratori.
Il rappresentante dello Slai Cobas, il sindacato di base presente
nell’azienda, denuncia: "Al momento della stipula dei contratti
è stato fatto firmare un contratto peggiorativo, con diminuzione
del salario e declassazione dal quinto al sesto livello". Con il trucco
di aver perso alcuni dei contratti firmati non tutti i lavoratori sono
stati riassunti come prevede la normativa. Inoltre si rivendicano le
spettanze (liquidazione, ecc.) dalla gestione precedente (la
cooperativa Team Logistica).
La situazione si è normalizzata solo quando i dirigenti
dell’azienda Dhl si sono impegnati a convocare le cooperative coinvolte
e le rappresentanze dei lavoratori per arrivare ad un accordo.

Portovesme: protesta contro la chiusura degli impianti alla Eurallumina

Durante la recente campagna elettorale in Sardegna era intervenuto
addirittura Berlusconi per tentare di convincere la proprietà
russa della Eurallumina di Portovesme (Cagliari) a non interrompere la
produzione, causando la messa in cassa integrazione di ben 450 addetti
su un totale di 700. Fatto sta che le elezioni sono oramai alle spalle
e che – a quanto pare – le parole di Silvio non sono state accolte con
il dovuto rispetto che si deve ad un amico intimo dell’oligarca Putin.
L’unico risultato certo è che dal 28 febbraio la Eurallumina
cesserà la produzione, colpendo i salari non solo dei 450
dipendenti. Alla Eurallumina infatti è direttamente collegato
l’indotto del quale fanno parte le imprese di appalto, la Alcoa, che si
rifornisce di allumina proprio dalla società in via di chiusura
e di altre aziende, ivi compresa la locale centrale dell’ Enel, per un
totale di circa ulteriori 3.000 posti di lavoro.
Oltretutto, ad un incontro che si doveva tenere a Roma tra i sindacati,
la proprietà e il ministro Scajola, sia il ministro che la
Eurallumina hanno pensato bene di non presentarsi.
Per protesta 5 dipendenti si sono arrampicati su di un silos a 50 metri
di altezza, dove si sono poi incatenati. Nel frattempo  gli altri
operai, sia dell’Eurallumina che delle imprese di appalto hanno
iniziato il presidio degli ingressi delle fabbriche e delle strade di
accesso, mentre alcuni si sono incatenati in solidarietà con i
colleghi sul silos.
 

All’ospedale di Legnano nasce lo sciopero del futuro?

Licenziate a settembre dall’ospedale di Legnano (Milano), che aveva
deciso di affidare i servizi telefonici ad un call center siciliano, le
11 dipendenti che avevano perso il posto di lavoro, dopo sei anni di
impieghi a termine, avevano inscenato uno strip di protesta "Cosa
abbiamo ancora da perdere? Ci lasciano in mutande, ci toglieremo anche
quelle" e si erano messe all’asta su YouTube.
Passano i mesi ma il loro caso non è ancora risolto
perché "Dal Consiglio Regionale al Consiglio Provinciale solo
promesse e sempre la stessa risposta: non dipendeva da loro. L’Ospedale
attribuiva il licenziamento alla legge Brunetta, mentre il Ministro
Brunetta diceva che era ascrivibile ai vertici aziendali. Il Sindaco di
Legnano se ne è lavato le mani ed il Prefetto, vista
l’indifferenza generale, non sapeva cosa fare".
Il 18 febbraio scorso, con il sostegno della rappresentanza sindacale
RdB-CUB, hanno partecipato al presidio davanti a Palazzo Madama insieme
a circa 200 fra delegati della Ricerca, della Sanità, degli Enti
Locali e Lsu, lavoratori che, dopo tanti anni di precariato nella P.A,
con l’approvazione del Ddl A.S. 1167 vedono ora definitivamente
bloccati i processi di stabilizzazione già avviati.
Per l’occasione le 11 dipendenti hanno partecipato bendate portando
riproduzioni del quadro di De Chirico Canto d’Amore, dando vita a
quello che hanno definito il primo "Sciopero del futuro". Sempre
bendate, le lavoratrici hanno poi raggiunto il Ministero della Funzione
Pubblica, dove hanno ripreso il presidio che intendono mantenere fino a
che non otterranno l’incontro richiesto con il ministro Brunetta.

Presidio contro la chiusura della Terex-Comedil di Cusano Milanino

Dal 16 dicembre scorso, gli operai della Terex-Comedil, azienda
produttrice di gru da oltre 80 anni – situata nella cintura industriale
di Milano – presidiano i cancelli giorno e notte contro la decisione
della proprietà italo-statunitense di cessare la produzione e
licenziare il personale, motivandola tutto questo con il solito
ritornello: "l’affitto è oramai troppo alto e siamo in piena
crisi economica".
Da quel giorno infatti i lavoratori – reduci dall’avere appreso la
notizia –  hanno iniziato il presidio, che nel frattempo si
è dotato di una tenda, alcune sedie con un tavolo e, dato il
rigore invernale, anche di una stufa elettrica.
Come in tanti, troppi, casi analoghi, la storia si ripete tragicamente:
il bilancio 2007 in attivo, quello del 2008 ancora in attivo ma in
calo, un accordo con i sindacati a ottobre 2008 che concede alla
azienda di mettere in cassa integrazione 27 operai con l’impegno
però di riprendere l’attività, finché, il 15
dicembre, la improvvisa notifica della chiusura e l’avvio della
procedura di mobilità, senza nemmeno "graziare" i dipendenti con
la cassa integrazione.
Corre il sospetto che si voglia trasferire la produzione in Friuli,
terra di origine della costola Italiana della proprietà, magari
approfittando di aiuti economici che la Lombardia non  concede.
Nel frattempo però i lavoratori hanno vinto una causa contro
l’azienda per condotta anti sindacale, guadagnandosi così altri
75 giorni di stipendio, mentre incombe oramai la data del 1 marzo 2009,
giorno in cui la proprietà esige che l’azienda sia totalmente
smantellata.
Vedremo se la resistenza dei lavoratori Terex-Comedil, come quella dei
lavoratori INNSE, riuscirà a smuovere la solidarietà dei
lavoratori nell’area milanese.

Per contattare questa rubrica
Bel-lavoro@federazioneanarchica.org

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