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LIVORNO: MONTATURA POLIZIESCA

da Umanità Nova n. 6 del 17 febbraio 2013

Puoi acquistare il nuovo numero del settimanale anarchico presso le edicole di Piazza Damiano Chiesa e di Piazza Grande (angolo Bar Sole), presso la Libreria Belforte in Via della Madonna e presso la sede della Federazione Anarchica Livornese in Via degli Asili 33 (apertura ogni giovedì dalle 18 alle 20).

 

LIVORNO: MONTATURA POLIZIESCA

Nella mattinata di lunedì 11 febbraio è scattata la rappresaglia delle istituzioni per i tre giorni a cavallo fra novembre e dicembre che hanno visto prima la violenza ingiustificata della polizia contro manifestanti pacifici e poi la risposta massiccia dei cittadini che non intendevano e non intendono piegare la testa.

Il pubblico Ministero, su indicazioni della Digos, ha indagato 36 persone, con numerose perquisizioni domiciliari e 8 misure cautelari (obbligo di firma), per ipotesi fantasiose e tutte volte a nascondere le provocazioni poliziesche e il ruolo dei dirigenti cittadini del Partito Democratico in questi fatti. Di questi, tre compagni del Collettivo Anarchico Libertario e uno della Federazione Anarchica Livornese.

L’ipotesi fantasiosa del pubblico Ministero, sostenuta anche dal procuratore capo De Leo, che l’ha definita “una risposta doverosa alla città”, è che gli accusati, in concorso materiale e morale tra loro, sulla base di unico disegno criminoso, abbiano usato violenza e minaccia nei confronti di pubblici ufficiali; e questo nei giorni di venerdì, sabato e domenica.

Di ogni episodio pubblico ministero e Digos danno resoconti volti a colpevolizzare i manifestanti e ad assolvere la polizia, mentre del ruolo del partito di maggioranza a Livorno non si fa cenno.

Per questo riteniamo importante ritornare su quanto è successo venerdì, sabato e domenica, per smentire la ricostruzione inquisitoria e dimostrare la funzionalità dell’operazione al blocco di potere livornese.

Venerdì 30 novembre si teneva a Livorno il comizio di Bersani, in occasione delle elezioni primarie del PD.

In conseguenza degli arresti e delle perquisizioni nei confronti di membri del movimento No TAV, avvenute nei giorni pecedenti, alcuni manifestanti decidono di recarsi al Terminal Crociere per contestare pacificamente la presenza di Bersani. Giunti sul posto trovano un gruppo di lavoratrici della Sodexo di Pisa in lotta per il posto di lavoro. Ma trovano anche il servizio d’ordine del PD spalleggiato dalla DIGOS al gran completo e da un reparto antisommossa. I tentativi di entrare si concludono con tre cariche ed alcuni compagni contusi. In pratica sono i responsabili del servizio d’ordine del PD a dirigere la forza pubblica. Tutto questo nella fantasiosa ricostruzione della Digos e del magistrato diventa il tentativo di impedire (sic) il comizio, così come le cariche della polizia diventano tre tentativi di sfondamento da parte dei manifestanti.

L’indomani, sabato 1° dicembre, vine convocato un presidio itinerante con lo scopo di denunciare le cariche della sera precedente, la Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico e Libertario decidono di partecipare.

Il presidio si conclude in Piazza Cavour, nella zona pedonale. Poco prima dello scioglimento arrivano i reparti antisommossa di Polizia e Carabinieri che fronteggiano i manifestanti ed intimano di sciogliere il presidio; senza porre tempo in mezzo e senza che ci fossero state reazioni da parte dei manifestanti parte la carica, brutale e violenta come non ce n’erano mai state a Livorno. Nella carica vengono manganellati alla rinfusa manifestanti e passanti: due persone finiscono all’ospedale. Ma, dopo un primo sbandamento, il presidio si ricompone e i compagni rimangono a fronteggiare la polizia, mentre passanti solidali arrivano a dar man forte alle vittime della violenza. Appena la situazione si fa meno tesa e la polizia arretra, il presidio si scioglie e viene riconvocato per il giorno successivo, domenica alle ore 17, sempre in piazza Cavour, per riprendersi la libertà di di manifestazione e per dimostrare che non ci si piega di fronte alla repressione e alla violenza poliziesca.

Tutto questo viene completamente ribaltato e, invece delle brutali e ingiustificate cariche a danno di un presidio pacifico, che si stava concludendo sul marciapiede, l’atto del magistrato, parlando degli indagati, afferma “avvicinandosi e entrando in contatto”, “usavano violenza aggredendo e scagliandosi”. La ricostruzione del pubblico ministero è talmente fantasiosa, che lo stesso giudice delle indagini preliminari la mette in dubbio.

Lo stesso discorso vale per il giorno dopo: si è capito chi ha orchestrato il tam-tam mediatico attorno al cosiddetto “assalto” alla prefettura: a più di tre mesi di distanza dagli atti di protesta (due lamperogeni, una transenna), questi sono diventati “atti di un medesimo disegno criminoso”.

Nel consiglio comunale svoltosi pochi giorni dopo tutte le forze politiche hanno condannato la violenza della polizia, che è stata difesa solo dal consigliere di estrema destra e dal sindaco del Partito Democratico. E’ vergognoso che Cosimi, che dovrebbe rappresentare tutta la città, dopo una manifestazione pacifica che ha visto la città stringersi attorno alle vittime della violenza delle istituzioni, abbia parole solo per i violenti indivisa

Trentasei indagati, in una città piccola come Livorno, sono tanti: è una vendetta nei confronti di chi non si piega, di chi non accetta la rovina della città di cui il PD è uno degli artefici, di chi non accetta la disoccupazione, gli sfratti, la politica di guerra.

La criminalizzazione dei movimenti di lotta nasconde l’illegalità e la violenza dei governanti, che cercano di togliere diritti su diritti ai lavoratori, a tutti i cittadini, violando la loro stessa costituzione.

Gli anarchici livornesi hanno subito rilevato l’estrema gravità dei fatti del 1° dicembre 2012, un’aggressione a freddo di polizia e carabinieri nei confronti di manifestanti pacifici: scene a cui i cittadini di Livorno non sono abituati; la storica presenza anarchica, nutrita e radicata, la componente antagonista e antiistituzionale hanno garantito nei fatti una notevole agibilità politica; agibilità che evidentemente disturba il manovratore.

Oggi gli anarchici sono solidali con le vittime della repressione, e invitano tutti quanti hanno a cuore le sorti della libertà, le organizzazioni antifasciste, i sindacati di base e quanti si battono per la trasformazione sociale a protestare contro questa ennesima manovra repressiva.

Tiziano Antonelli

Posted in Anarchismo, Antifascismo, Generale, Iniziative, Repressione.

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